Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |       
Autore: TonyCocchi    10/03/2012    5 recensioni
L’amata fiaba di Cenerentola non sarà mai più la stessa dopo essere stata rappresentata dalle nostre ben conosciute nazioni! Se poi alla regia ci si mette America il risultato (buono o cattivo?) è assicurato!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao a tutti, cari lettori! ^__^
Chiusa la prima parte della mia “Historia Russiae”, ne approfitto per metterla un pochino in pausa e tornare a scrivere qualcosa di meno pesante!
Per la verità, sono tornato all’Hetalia comica anche per le mie VM18, ma a quanto pare quelle vi vergognate di commentarle, quindi speriamo che con una favoletta questo non accada! XD

Che dire, il titolo e la descrizione sono abbastanza esplicativi, quindi non mi resta che augurarvi buon divertimento!

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

PPS: Altra mia fic hetaliana “seria” recente: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=984188&i=1

 

 

 

Stava per concludersi un’altra riunione lì alle Nazioni Unite. I partecipanti osservavano i loro orologi, aspettando che America, il presidente d’assemblea di quel giorno, annunciasse da un momento all’altro la fine dei lavori per la giornata.

Alfred stava appunto per far risuonare il tanto sospirato colpetto di martello sopra il grande tavolo circolare, ma stava anche per rubar loro un altro pochino di tempo, prima di lasciarli andar via, per un annuncio che avrebbe riacceso l’attenzione di tutti!

“Molto bene! L’assemblea ha deciso: d’ora in avanti, per fare in modo di ricordarci meglio che Canada esiste, ogniqualvolta qualcuno di noi lo saluterà col suo nome (ammesso che riesca a vederlo) riceverà in premio una barretta di cioccolata, barattabile con un buono per un hamburger al mio fast-food preferito, per quelli che hanno palato fino!”

E lo stomaco rovinato, si sarebbe potuto aggiungere… Lui era l’unico immune per costituzione a una simile dieta!

Canada, sospirando contento, strinse forte a sé il suo orsetto: “Finalmente si pensa anche a me!”

“I punti in programma per oggi sono finiti. Prima di concludere però un attimo di attenzione! Vi annuncio che domani pomeriggio, nel teatro qui di fronte si svolgerà una rappresentazione da me diretta, alla quale siete tutti invitati!”

Gli umori nell’assemblea a quell’annuncio andavano dal piacevolmente sorpreso al cautamente preoccupato.

Lituania alzò la mano: “America non sapevo facessi il regista, addirittura teatrale…”

Tutti sapevano che lui era un tipo da cinema: nel senso che viveva nei suoi film mentali più di metà della sua giornata!

“Nemmeno io, caro Toris, è un hobby che ho scoperto di recente! Voglio vedere come me la cavo! Vi posso solo dire che sarò un regista teatrale innovativo, infatti consentirò al pubblico di mangiare pop-corn durante la recita!”

E poi l’idea di dover dirigere e dare ordini a tutti gli piaceva un sacco!

Estonia prese a sua volta la parola: “Cosa rappresenterete? Otello? Re Lear? Sogno di una notte di mezza estate?”

“Molto meglio! In tabellone c’è nientemeno che Cenerentola!”

“……”

America udì i grilli cantare anche se, in una sala riunione, di grilli non dovevano essercene: preoccupante e oltremodo umiliante…

“Beh… Sono solo un esordiente sapete… Fatemi partire dal basso e poi vedrete!”

La maggior parte delle nazioni fece semplicemente spallucce: tanto era gratis…

“Che bello! A me Cenerentola piace!” –esultò la piccola Wy, decisamente più vicina al pubblico “target” dell’opera…

“Anche a me!” –esclamò Sealand- “Chi sono gli attori?” domandò.

“Oh, vedrete anche questo… Uh uh! Uh uh uh uh uh!”

Impaurito dalla sua risata, Lettonia si appoggiò alla spalla del biondo fratello maggiore.

“Tranquillo Ravis, non penso ci sia nulla da temere… Credo…”

“Che Perrault lo perdoni…” –alzò gli occhi al celo Seychelles!

 

Il giorno dopo, quasi tutte le nazioni presenti il giorno prima (eccetto gli attori misteriosi ovviamente) prendeva posto nella lunga sala, su delle comode poltroncine imbottite rosse.

“Svezia, ti spiace toglierti da lì?” –sbottò Svizzera- “Sei troppo grosso e non vedo niente!”

“Mh…”

Ovviamente se si spostava lui doveva spostarsi pure Finlandia: lo acchiappò e se lo trascinò con sé qualche posto più in là!

Qualche fila più indietro prendevano posto anche Hong Kong e Corea del Sud.

“Accidenti, siamo capitati in ultima fila…” fece il primo.

“Beh, si vede benissimo lo stesso non trovi?”

Davanti a lui c’era Canada, il quale a quelle parole si sentì sull’orlo di una crisi di trasparenza (nonché di nervi)!

In prima fila c’era ovviamente lui, il generale degli attori, ovvero il regista, il prode (a suo dire) ed eroico (sempre a suo dire) Alfred Jones! E cos’è un regista senza un vice dalle folte sopracciglia al suo fianco?
“Perché distruggere una fiaba così bella, mi domando?”
“Uffa, Arthur! Ma perché non credi mai in me?”
“Tu e la parola teatro vicine siete incompatibili!” –disse la patria di Shakespeare- “Avrei scommesso di vedere Grecia su una Ferrari piuttosto che te a dirigere in teatro!”
“Esagerato! Non avrò esperienza, ma ho tanta volontà e mi sono procurato gli attrezzi del mestiere: vedi?” –tirò fuori da sotto il proprio posto un megafono.

“Ecco, quello ad esempio non ci vuole! Stai dirigendo una recita teatrale, una forma d’arte antichissima e nobile, e l’hai già disonorata abbastanza con i venditori di snack!”

“Pop-corn!”
“Patatine!”
“Gelati!”

“Hamburger!”

“Uno di ogni cosa!” -fece Australia alzandosi in piedi!

“Uniamo il dilettevole al profittevole, no?” -sorrise Alfred- “E poi, che diamine! Perché davanti la tv o lo schermo si e dal vivo no? Questa è discriminazione, ecco! Reggi un po’ il megafono: voglio anch’io un po’ di pop-corn.”

Arthur si sbatté la mano in faccia.

“… Dai, dimmi cosa vuoi che te lo vado a prendere!”
Inghilterra comprese subito che, lì in prima fila al suo fianco, sarebbe stata una recita davvero lunga!

 

“Bene! Da dietro le quinte mi hanno avvisato che è tutto pronto!”

Alfred rimise in tasca il walkie-talkie che usava per parlare con il suo uomo di fiducia dietro il palco e si risedette, poggiando sul bracciolo tra il suo posto e quello di Inghilterra quello che era praticamente un bidone intero di pop-corn imburrati!

“Questa roba ti fa male!”
“E la tua ha un sapore orrendo: schifo per schifo…”

“Iniziate!” si sentì gridare Sealand nella sala.

Wy, seduta vicino a lui iniziò parimenti a rumoreggiare: “Vogliamo Cenerentola! Vogliamo Cenerentola!”
“Wow! Che pubblico ardente già al mio esordio! Non lo deluderò!”
Arthur sospirò, augurandogli mentalmente buona fortuna.

“Sei certo di quello che fai? Non avete provato neanche una volta e la tua protagonista (e non solo lei…) hanno cercato più volte di darsela a gambe. Ancora non ho capito come hai fatto a convincerli ad esibirsi qui oggi.”

America si impettì: “In quanto regista, io sono il generale e il cast è il mio esercito: ho usato la disciplina ferrea per tenerli uniti. Umpf!”

“……”
“Li ho pregati, scongiurati e corrotti.”

“Capisco. Vabbé, vediamo un po’.”

“Ecco, bravo, mettiti comodo e guarda il nostro trionfo!” –prese il walkie-talkie e lo portò alla bocca- “Forza Cina! Si balla!”
“Aru! Ricevuto!”

Poi prese il megafono: “Motore! Azione!”

Pubblico: O_ò

Inghilterra: -__-

America: (^__^) “Eh eh! Ho sempre sognato di dirlo! Forza, narratore! È il tuo turno!”

Inghilterra cercò sotto la propria poltroncina e tirò fuori il copione. Accese un microfono ed andò alla prima pagina, mentre Cina provvedeva ad alzare il sipario, zittendo così il mormorio entusiasta del pubblico.

 

C’era una volta, in un regno molto molto lontano…

 

“Certo che qui l’originalità si spreca…”
“Questo copione me l’hai dato tu! Non cominciare o te lo leggi da te!”

“No no, scusa, vai avanti…”

 

Dicevamo… C’era una volta, in regno molto molto vicino (così siamo più originali), una bellissima fanciulla costretta a sgobbare dal mattino alla sera in una villa lussuosa. Questa ragazza in casa faceva tutto: puliva, riordinava, lavava, stirava, batteva i tappeti, sbatteva fuori i venditori porta a porta, e ripuliva il caminetto dalla cenere. Per questo era sempre logora e sporca, e siccome veniva da Roma, la chiamavano tutti Romanentola…

 

Sul palco in penombra ecco accendersi un riflettore, il quale andò a puntare Romano Vargas vestito con una copia, della sua attuale taglia, del vestitino da domestica che aveva da piccolino, quando lavorava a casa di Antonio.

“Romanentola… Questo nome fa schifo!”

 

Aveva purtroppo un certo problema di carattere…

 

“Vorrei vedere voi a indossare questa roba!”

 

Resta nel personaggio per favore…

 

“Bah!”

 

Dunque… Questa ragazza così bella era anche tanto scazzata. E lo era perché aveva due sorellastre veramente odiose. La prima era stupida, brutta e cattiva, ma soprattutto cattiva, e si chiamava Prussiastasia…

 

Un altro riflettore illuminò Gilbert con un abito viola da dama ottocentesca.

“Ah ah ah! Si, sono proprio una sorellastra cattiva! … Questo non è per niente degno del mitico me…” –disse Prussia con la cipria e il trucco sulle guance e gli occhi!
La vocina di Ungheria lo punse dalla buia sala: “Sei splendido così Prussia!”
“CHIUDI IL BECCO!”  

La seconda sorellastra era stupida, brutta e vanitosa, ma soprattutto vanitosa, ma soprattutto stupida: dopotutto si chiamava Franciaveffa...

 

Terzo riflettore ed ecco anche Francia col suo bel vestitino e tutto truccato anche lui a saltellare per il palcoscenico: “Ah ah ah! Ve lo faccio vedere io come si recita! Io si che sono fatto per questo ruolo! Umpf!”

Inghilterra (-__-): “Si, soprattutto vanitoso ma soprattutto stupido. Gli si addice alla perfezione.”

America deglutì: “Il pubblico in sala c’è ancora?”

Inghilterra si sporse a guardare dietro di sé: “Nessuno se n’è ancora andato se è questo che intendi.”
“Evvai!” –esultò lui nel suo megafono, spaccandogli i timpani- “Se non se ne sono andati ora che sono entrati quei due vestiti in quel modo non se ne andranno più! Vai così Inghilterra, stiamo andando forte!”

 

Queste due sorellastre non facevano che rendere la vita della povera Romanentola ancora più difficile, prendendola di continuo in giro.

 

“Ah ah ah! Indossate vestiti da donna! Indossate vestiti da donna!”
“ANCHE TU!” –ruggirono Francia e Prussia.

“Si ma io non ho quella roba in faccia: vi siete visti? Ah ah ah! Siete delle checche!”

“Non è vero! Sono adorabili!” –protestò Polonia dal pubblico- “Vorrei averli io tipo dei vestiti così fascinosi nel mio guardaroba!”

“Te li vendo dopo lo spettacolo!” –gridò al megafono America, rompendo altre paia di timpani.

Feliks ringraziò e risedette.

Nel frattempo, mentre Romano rideva di loro (e il pubblico con lui), le due sorellastre si erano chiuse in un silenzio da progetti omicidi…

“Tu lo blocchi e io lo pesto.” propose Prussia.
“No! Tu lo blocchi e io me lo lavoro!”
Prussia rabbrividì: il termine che aveva usato lasciava spazio alle più terribili ipotesi! Dopotutto si trattava di Francia!

Romano si mise in guardia: “Fatevi sotto, sorellastre del cavolo! Non mi farò mettere i piedi in testa da due sceme come voi!”

 

E purtroppo non c’erano solo loro. Colei che si era impadronita della bellissima villa, e che costringeva la povera Romanentola a lavorare dal mattino alla sera era lei, la sua perfida matrigna!

 

“Umpf! E dov’è questa matrigna? Avanti, venga qui se ha il coraggio! Sistemerò anche…”

“Ciao!” –fece Russia in abito lungo da donna e con le labbra coperte dal rossetto.

“… lei…”

La “matrigna” si piazzò a un passo da lui e iniziò a sprigionare una minacciosa aura oscura.
“Cosa stavi dicendo prima?”

Romano tirò fuori lo strofinaccio e prese a lucidare il pavimento: “Niente! Come vede sto lavorando, mia padrona! È sempre una gioia per me farmi venire i calli a lucidare i suoi pavimenti!”
“Oh, che brava sguattera: non si trovano più così al giorno d’oggi!”

Prussia e Francia fecero un passo indietro per precauzione…

“A questo punto direi di fare i complimenti a chi ha scelto i ruoli, ovvero me: lui era assolutamente tagliato per questo!” –sorrise America compiaciuto.

“Beh, non si può dire che non si senta la sua… “presenza” sul palcoscenico…” –commentò Inghilterra, che osservava scioccato Romano lucidare il palco, i fondali, gli elementi scenografici, le tende del sipario, le scarpette col tacco di Ivan, le facce delle sorellastre impiastricciandole di trucco…

“V-v-vado bene, matrigna?”
“Vai molto bene, Romanentola!”

Inghilterra si sbrigò a girare pagina sul copione! Per fortuna nella prossima scena non c’erano personaggi così spaventosi!

 

La povera Romanentola aveva quindi tutte le ragioni di questo mondo per essere così scazzata. Doveva sempre lavorare, sempre, sempre, sempre. Non poteva mai uscire a divertirsi, e così il suo unico amico era il topino di casa…

 

“Ve! Sono io il topino!” –fu la battuta di ingresso di Veneziano, piombando sul palcoscenico con un costume integrale da topo, il naso colorato di nero e i baffetti disegnati!

“Stupida matrigna! Un giorno di questi io la…” –borbottava ancora Romanentola, buttando la spugna nel secchio e asciugandosi il sudore dalla fronte.

“Ciao Romano! Guarda! Sono entrato in scena anch’io!”
“Devi chiamarmi “Romanentola” scemo! Anche se è un nome che fa schifo…”

“Ve! Va bene… E ora che succede?”

“Accidenti!” –sbottò Arthur- “Veneziano non sa la prossima battuta!”

“Tranquillissimo, Artie! È per questo che a teatro esiste il suggeritore!”
“Meno male… E chi è?”
“Gre… Oh, no!”

I due fratelli Italia buttarono lo sguardo nella tromba del suggeritore, dove Herakles dormiva della grossa con il cuscino che si era portato da casa!

“Zzz… Zzz…”

“Va bene, ci penso io…” –fece Alfred munendosi di megafono- “LA PARTE DEL FORMAGGIO, VENEZIANO!”

“PIANTALA DI MEGAFONARMI LE ORECCHIE, BLOODY SHAKESPEARE!”

“Ah, giusto! Romanentola, vuoi un po’ di formaggio per tirarti su?”

Romano sbuffò: “Oh, beh, va bene.”

(^__^”) “Non ce l’ho.”

(>__<) “E che me lo offri a fare!”

“Cavolo! Cina, a te!” –disse pronto America nel suo walkie-talkie e subito due scodelle di ravioli fumanti scivolarono sul palcoscenico fino a fermarsi davanti i due italiani. Guardatisi un attimo, fecero spallucce e presero subito a mangiare.

“Cina, che fine ha fatto il formaggio che Veneziano doveva dare a Romano?”
“Se l’è mangiato il mio panda.”

“Oh, beh, cos’è una rappresentazione senza qualche inconveniente…” –ironizzò America- “Anzi, speriamo ce ne siano ancora di più! È nelle situazioni più disperate che l’eroe da il meglio di sé! Dirigerò la Cenerentola più disastrata di tutti i tempi e nonostante questo più bella di tutti i tempi! Ah ah ah!”

Inghilterra annuì: “Sul primo punto non ho dubbi…”

 

Un giorno iniziò a diffondersi per il paese una notizia sensazionale. Il principe, non avendo ancora trovato la donna del suo cuore da sposare, aveva indetto un gran ballo, e tutte le ragazze del regno erano invitate: almeno una di esse sarebbe stata sicuramente la sua anima gemella.

La notizia arrivò ovviamente anche a casa di Romanentola.

 

“Iniziate già a chiamarmi regina! Ah ah ah!” –sghignazzò Franciaveffa, sbattendo il suo ventaglio mentre ancheggiava- “Il principe è già mio!”

“Umpf! Sarò anche stato costretto a mettermi questo vestitino del cavolo, ma non sia mai detto che il meraviglioso sottoscritto perda in qualcosa! Lo sposo io il principe!” –ribatté Prussiastasia.

“Vai Prussia! Dacci lo yaoi!” gridò Ungheria.

“GRRR! ZITTA TU!”

“Bene, ragazze.” –disse la matrigna- “Preparatevi che io chiamo una taxi-carrozza a tre posti per andare al ballo.”

“Ehi! Come sarebbe a tre posti?” –si incavolò Romanentola- “E io?”
“Ah ah ah! Non farci ridere!” –la schernì Franciaveffa- “Sarai pure caruccia ma scazzata come sei non hai speranze!”

“Fuori dai piedi, schiappetta!” –la spintonò la cattiva Prussiastasia.
“Ora sono stufo di questo venire continuamente preso per il culo! Io non sono una pezza, la uso soltanto! Ora vi pesto e poi vado a quel ballo!”
“Tu al ballo non ci vai.” –sorrise radiosamente la matrigna dagli occhi viola assetati di sangue.

“Io al ballo non ci vado!” –si corresse lui in un microsecondo!

“Non hai da pulire qualcosa, Romanentola?”

“Si si si si! Mi perdoni matrigna!”

Detto fatto, raccolse la spugna e ricominciò a far brillare il già brillante palcoscenico, e a togliere la polvere che si era posata addosso all’ancora addormentato Grecia.

Ivan gongolò: “Eh eh eh! Adoro questa parte, mi ci sento molto a mio agio!”

Tra il pubblico intanto, Lettonia si era abbracciato ad Estonia, che gli teneva la mano sugli occhi: “Su su, tranquillo, ti avviso io quando la matrigna cattiva non c’è più e puoi tornare a guardare.”

Altro che film horror!

Il sipario si richiuse per permettere il cambio di scena: adesso l’azione si spostava nel giardino della villa, quindi via i mobili ed ecco gli alberi e una fontanina, sotto la quale stava seduto l’imbronciato Romano.

 

Fu così che la matrigna e le due sorellastre si avviarono al ballo sulla taxi-carrozza a tre posti, alla quale Romanentola aveva di nascosto truccato il tassametro in modo da fargli pagare il triplo per la corsa.

Malgrado lo scherzetto l’avesse fatta sentire meglio, Romanentola era tanto triste, poveretta.

 

“Maledette bastarde, le ammazzerò! E un giorno troverò anche il modo di occuparmi di quel mostro di matrigna che vi siete trovati per questa recita del cavolo!”

“Se non ci è riuscita la sedia di Busby…”

 

Aveva tanto sognato di vedere il palazzo e poter conoscere il principe. Sconsolata, corse via nel giardino e cominciò a piangere.

 

“……”

Ehm, Romanentola? Piangi, su!

 

“Scordatelo! Non piangerò mai come una femminuccia davanti a tutti!”

 

Dai, non fare il solito rompiscatole, attieniti al copione…

 

“Bah! Ma chi ci vuole andare a questo stupido ballo? Al diavolo! E al diavolo pure il principe! Non c’è nessun motivo per cui debba mettermi a piangere! Umpf!”

Inghilterra si grattò la testa preoccupato; ma per fortuna, il regista gli suggerì qualcosina nell’orecchio.

 

Lo sai che al ballo sarà servito un ricco buffet?

 

“…… Qu-quanto ricco?”

 

Oh, molto ricco!

 

“C-ci saranno anche le mozzarelline?”

 

Tantissime mozzarelline!

 

“UAAAAAHHH! VOGLIO ANDARCI ANCH’IO AL BALLO! SIGH! CHE TRISTEZZA! COME SONO SFORTUNATA! UAAAHH! SNIFF!”

“Bell’idea!”

“Umpf, non per niente sono il regista!”
Arthur gli diede una pacca sulla spalla: “Tsk, cosa faresti senza di me!”

 

La poverina piangeva, piangeva, piangeva; perché i suoi sogni non si sarebbero mai realizzati. Quand’ecco comparire dal nulla…

 

Cina lanciò un fumogeno sul palco, e dalla nuvoletta di fumo bianco comparve una stupenda fata, con i capelli biondi, un nastrino rosso e un paio di alucce azzurre coi brillantini.

“Ciao Romanentola! Sono la tua Belgio-Madrina!”
(*__*) “LA MIA BELGIO-MADRINA!” –saltò in piedi appena la vide, sfoggiando degli enormi occhioni pucciosi!

“Non piangere più adesso! Grazie alla mia magia potrai andare al ballo e…”
“E gustarmi le mozzarelline!”
“Stavo per dire incontrare il principe, ma se preferisci così…”

Da dietro un cespuglio finto, ecco risbucare il topolino: “Ve! Voglio venire anch’io! Non so ballare ma ho tanta fame!”
“Tranquillo, verrai anche tu: anche tu fai parte della mia magia!”
Romano uscì un attimo dal personaggio, o meglio, approfittò del personaggio, per abbracciarsi stretto-stretto a Belgio: “Come sono fortunato ad avere una Belgio-Madrina tutta per me!”

(^///^) “Ehm, si… Però ho delle magie da sbrigare, quindi… Forza Romanentola, vai nell’orto e prendi la grande zucca che ci è cresciuta!”

I tre guardarono verso l’orto e videro che l’indispensabile ortaggio era assente.

Immediatamente i walkie-talkie si riaccesero: “Regista chiama Cina! Che fine ha fatto la zucca?”
“Se l’è mangiata il panda.”

“Pure? Accidenti… Va bene, a questo punto fa entrare la carrozza direttamente.”

“Aru!” –con prontezza, Wang Yao tirò una leva e una voragine si aprì sotto i piedi di Belgio.

“AAAAAAAHHH!”

“No! La mia Belgio-Madrina! Ora come farò ad andare al ballo?”

Dalla voragine per fortuna il pavimento del palco tornò presto su; sopra di esso c’era una bellissima carrozza-zucca e, sopra ancora, sul tetto, la Belgio-Madrina, sbiancata dallo spavento.

“Ehm… Sim-sala-Zucca! Eccola qui! Ehm, mi aiutate a scendere?”

 

La Belgio-Madrina, fatta comparire la carrozza dal nulla, non aveva mica finito! C’era ancora da trovare il cavallo che l’avrebbe trainata, e il cocchiere che l’avrebbe condotta.

 

“Ora trasformerò il tuo amico topino in un bianco destriero. Nel frattempo, Romanentola, tu vai a cercare il cane di casa: lo trasformerò in uno stupendo cocchiere dalla lustra divisa!”
“Perché? Mi piace anche così!” –ridacchiò Romano, tornando sul palco da dietro le quinte portandosi dietro di sé Germania al guinzaglio, con un paio di orecchie di cane in testa e una coda finta attaccata ai pantaloni.

(-__-) “…… Bau.”

“Non ti perdonerà mai.” –scosse il capo Inghilterra.

“Oh, quante storie: all’oktoberfest fa ben di peggio!”

Ovviamente Romano non esitò a marciarci su: “Eh eh eh! Questa recita comincia a piacermi sempre di più! Cuccia! Ah ah ah!”

“Grrrrr!”

“Ringhi come un cane vero!”
“Ve! Che bello ora c’è anche Germania!” –fece Veneziano, che adesso aveva addosso un costume da cavalluccio bianco- “Facciamo del nostro meglio per il pubblico!”

Belgio, temendo li strangolasse entrambi, si affrettò a compiere la “trasformazione”, staccando le orecchie e la coda finta al disgraziato tedesco.

“Grazie infinite…”
“Sim-sala-beer! Ecco a voi un pilota professionista di carrozze!”

Alla parola “pilota” gli occhi di Ludwig divennero sbrilluccicosi: << Sono come Schumacher! >>

“Ed ora l’ultimo tocco! Il vestito!”

Belgio afferrò Romano per la mano e, tirandolo, lo piazzò su una X rossa disegnata sul pavimento. Poi gli alzò le braccia.

“Ecco, fermò così: sim-sala-dress!”

Cina tagliò una corda ed ecco dall’impalcatura coi riflettori si sganciò un sontuoso abito da sera con le paiette, che cadde precisamente sopra Romano: le braccia alzate finirono dentro le maniche e in un attimo Romanentola si ritrovò bella, pronta e profumata per la festa.
“Però! Pratico!”

“Tutti a bordo!”
“Grazie Belgio-Madrina! Fatti dare un bel bacione!”
“N-non è necessario! Ma fai attenzione, Romanentola! Devi tornare entro la mezzanotte, perché dopo tre ore la tariffa per il parcheggio di fronte il palazzo reale aumenta ed è una vera ladrata! Ah, e poi la magia si scioglie a quell’ora.”

“Capito! E ora bacetto?”

“Ehm… Cina?”

Cina tirò un altro fumogeno e Belgio si volatilizzò, con gran dispiacere della protagonista!

“Vedi Inghilterra? Uno spettacolo non è solo attori, è anche lavoro tecnico, e Cina è un elemento validissimo… Peccato per il panda sbafone…”

Romanentola salì sulla carrozza. Veneziano, dopo essere stato imbrigliato e attaccato alla carrozza si divertiva a nitrire e a sbuffare come un cavallo vero. Germania intanto aveva preso il suo posto sul davanti della carrozza: “Siamo pronti, principessa Romanentola.”

“Va bene, Ambrogio! Andiamo!”
“Ambrogio?”

Ludwig fece spallucce e… E si chiese come far partire una carrozza di alcuni quintali, e con due passeggeri a bordo, con Veneziano che tentava inutilmente di tirarla lì davanti!

“Veeeee! Gnnnn! Veeeee… Uff… Anf… Anf…”

Germania lanciò un’occhiataccia ad America, ricevendone un imbarazzato sorriso che non risolse ovviamente alcunché.

“Complimenti genio!” –lo apostrofò il vice-regista chiudendo il copione- “Un meccanismo per far comparire una carrozza vera sul palcoscenico e nessun sistema per togliercela!”

“Beh, mi era sembrata una figata… Però, guarda: è già avanzata di qualche millimetro!”

“Veee… Germania! Aiutami!”

“Forza, tiriamo insieme!”

In prima fila, la fila del comando, la tensione saliva.

“Tsk, e adesso?”

“Cina?”
“Spiacente capo, non posso chiedere al panda di mangiarsi la carrozza. È sazio.”

“Non preoccuparti… Però chiamami più spesso “capo”! Suona bene!”

Intanto, sul palco, mentre Ludwig si era aggiunto a Veneziano nel tiro, Romano invece dava il suo supporto dal finestrino della carrozza: “Forza! Il buffet ci aspetta!”

Ci voleva un miracolo!

E non appena quest’ultimo arrivò, Lettonia si gettò di nuovo sul petto del fratello Eduard!

Russia era apparso sul palco salutando con la manina il pubblico.

“Russia?” –fece il regista- “Che ci fai lassù?”
“Incoraggio!”

E da dietro la schiena tirò fuori una frusta.

Germania e Veneziano: O____O”

Russia: ^____^

SCIACK!

“AAAAAAAAAARGH!”

I due “cavalli” tirarono così forte che Ivan ebbe il tempo di tirare solo un’altra frustata (in aria per fortuna) prima che la carrozza sparisse dietro le quinte, producendo un rumore di schianto da incidente d’auto, che però l’entusiasta regista Alfred non notò minimamente (al contrario del pubblico…).

“Fiuuu! Grazie, Russia! Sei un angelo!”
“Oh, figurati!”

Non appena sparì dal palco, le teste di Wy e Sealand, abbracciatisi, tornavano a farsi vedere dietro gli schienali delle poltroncine.

“Ah, che brava persona, eh Arthur?”
“Qu-que-quello lì è un mostro…”

Grazie all’intervento provvidenziale di Russia, poté calare finalmente il sipario, sul quale campeggiava la scritta: FINE PRIMO TEMPO!

“Idiota! A teatro si chiamano atti non tempi!”

“Fa lo stesso, Artie…”

“Si, come i ravioli cinesi al posto del formaggio.”
“Se li sono mangiati lo stesso, no?”
“Ma va là…”

 

 

Si, questa è una fic-delirio, scritta quasi del tutto all’improvvisata, e non me ne vergogno! XD

Spero neanche voi vi vergognerete di esprimere il vostro parere al riguardo, e di seguirmi anche nel secondo tempo! ^__°

Che voto date intanto alla recitazione, ma soprattutto alla regia? Fatemi sapere, che magari alla fine possiamo assegnare un oscar teatrale al migliore! XD

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi