Ciao
a tutti, cari lettori! ^__^
Chiusa la prima parte della mia “Historia Russiae”, ne approfitto per metterla
un pochino in pausa e tornare a scrivere qualcosa di meno pesante!
Per la verità, sono tornato all’Hetalia comica anche per le mie VM18, ma a
quanto pare quelle vi vergognate di commentarle, quindi speriamo che con una
favoletta questo non accada! XD
Che
dire, il titolo e la descrizione sono abbastanza esplicativi, quindi non mi
resta che augurarvi buon divertimento!
PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
PPS: Altra mia fic hetaliana “seria” recente: http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=984188&i=1
Stava
per concludersi un’altra riunione lì alle Nazioni Unite. I partecipanti
osservavano i loro orologi, aspettando che America, il presidente d’assemblea
di quel giorno, annunciasse da un momento all’altro la fine dei lavori per la
giornata.
Alfred
stava appunto per far risuonare il tanto sospirato colpetto di martello sopra
il grande tavolo circolare, ma stava anche per rubar loro un altro pochino di
tempo, prima di lasciarli andar via, per un annuncio che avrebbe riacceso
l’attenzione di tutti!
“Molto
bene! L’assemblea ha deciso: d’ora in avanti, per fare in modo di ricordarci
meglio che Canada esiste, ogniqualvolta qualcuno di noi lo saluterà col suo
nome (ammesso che riesca a vederlo) riceverà in premio una barretta di
cioccolata, barattabile con un buono per un hamburger al mio fast-food
preferito, per quelli che hanno palato fino!”
E
lo stomaco rovinato, si sarebbe potuto aggiungere… Lui era l’unico immune per
costituzione a una simile dieta!
Canada,
sospirando contento, strinse forte a sé il suo orsetto: “Finalmente si pensa
anche a me!”
“I
punti in programma per oggi sono finiti. Prima di concludere però un attimo di
attenzione! Vi annuncio che domani pomeriggio, nel teatro qui di fronte si
svolgerà una rappresentazione da me diretta, alla quale siete tutti invitati!”
Gli
umori nell’assemblea a quell’annuncio andavano dal piacevolmente sorpreso al
cautamente preoccupato.
Lituania
alzò la mano: “America non sapevo facessi il regista, addirittura teatrale…”
Tutti
sapevano che lui era un tipo da cinema: nel senso che viveva nei suoi film
mentali più di metà della sua giornata!
“Nemmeno
io, caro Toris, è un hobby che ho scoperto di recente! Voglio vedere come me la
cavo! Vi posso solo dire che sarò un regista teatrale innovativo, infatti consentirò
al pubblico di mangiare pop-corn durante la recita!”
E
poi l’idea di dover dirigere e dare ordini a tutti gli piaceva un sacco!
Estonia
prese a sua volta la parola: “Cosa rappresenterete? Otello? Re Lear? Sogno di
una notte di mezza estate?”
“Molto
meglio! In tabellone c’è nientemeno che Cenerentola!”
“……”
America
udì i grilli cantare anche se, in una sala riunione, di grilli non dovevano
essercene: preoccupante e oltremodo umiliante…
“Beh…
Sono solo un esordiente sapete… Fatemi partire dal basso e poi vedrete!”
La
maggior parte delle nazioni fece semplicemente spallucce: tanto era gratis…
“Che
bello! A me Cenerentola piace!” –esultò la piccola Wy, decisamente più vicina
al pubblico “target” dell’opera…
“Anche
a me!” –esclamò Sealand- “Chi sono gli attori?” domandò.
“Oh,
vedrete anche questo… Uh uh! Uh uh uh uh uh!”
Impaurito
dalla sua risata, Lettonia si appoggiò alla spalla del biondo fratello
maggiore.
“Tranquillo
Ravis, non penso ci sia nulla da temere… Credo…”
“Che
Perrault lo perdoni…” –alzò gli occhi al celo Seychelles!
Il
giorno dopo, quasi tutte le nazioni presenti il giorno prima (eccetto gli
attori misteriosi ovviamente) prendeva posto nella lunga sala, su delle comode
poltroncine imbottite rosse.
“Svezia,
ti spiace toglierti da lì?” –sbottò Svizzera- “Sei troppo grosso e non vedo
niente!”
“Mh…”
Ovviamente
se si spostava lui doveva spostarsi pure Finlandia: lo acchiappò e se lo trascinò
con sé qualche posto più in là!
Qualche
fila più indietro prendevano posto anche Hong Kong e Corea del Sud.
“Accidenti,
siamo capitati in ultima fila…” fece il primo.
“Beh,
si vede benissimo lo stesso non trovi?”
Davanti
a lui c’era Canada, il quale a quelle parole si sentì sull’orlo di una crisi di
trasparenza (nonché di nervi)!
In
prima fila c’era ovviamente lui, il generale degli attori, ovvero il regista,
il prode (a suo dire) ed eroico (sempre a suo dire) Alfred Jones! E cos’è un
regista senza un vice dalle folte sopracciglia al suo fianco?
“Perché distruggere una fiaba così bella, mi domando?”
“Uffa, Arthur! Ma perché non credi mai in me?”
“Tu e la parola teatro vicine siete incompatibili!” –disse la patria di
Shakespeare- “Avrei scommesso di vedere Grecia su una Ferrari piuttosto che te
a dirigere in teatro!”
“Esagerato! Non avrò esperienza, ma ho tanta volontà e mi sono procurato gli
attrezzi del mestiere: vedi?” –tirò fuori da sotto il proprio posto un
megafono.
“Ecco,
quello ad esempio non ci vuole! Stai dirigendo una recita teatrale, una forma
d’arte antichissima e nobile, e l’hai già disonorata abbastanza con i venditori
di snack!”
“Pop-corn!”
“Patatine!”
“Gelati!”
“Hamburger!”
“Uno
di ogni cosa!” -fece Australia alzandosi in piedi!
“Uniamo
il dilettevole al profittevole, no?” -sorrise Alfred- “E poi, che diamine!
Perché davanti la tv o lo schermo si e dal vivo no? Questa è discriminazione,
ecco! Reggi un po’ il megafono: voglio anch’io un po’ di pop-corn.”
Arthur
si sbatté la mano in faccia.
“…
Dai, dimmi cosa vuoi che te lo vado a prendere!”
Inghilterra comprese subito che, lì in prima fila al suo fianco, sarebbe stata
una recita davvero lunga!
“Bene!
Da dietro le quinte mi hanno avvisato che è tutto pronto!”
Alfred
rimise in tasca il walkie-talkie che usava per parlare con il suo uomo di
fiducia dietro il palco e si risedette, poggiando sul bracciolo tra il suo
posto e quello di Inghilterra quello che era praticamente un bidone intero di
pop-corn imburrati!
“Questa
roba ti fa male!”
“E la tua ha un sapore orrendo: schifo per schifo…”
“Iniziate!”
si sentì gridare Sealand nella sala.
Wy,
seduta vicino a lui iniziò parimenti a rumoreggiare: “Vogliamo Cenerentola!
Vogliamo Cenerentola!”
“Wow! Che pubblico ardente già al mio esordio! Non lo deluderò!”
Arthur sospirò, augurandogli mentalmente buona fortuna.
“Sei
certo di quello che fai? Non avete provato neanche una volta e la tua
protagonista (e non solo lei…) hanno cercato più volte di darsela a gambe.
Ancora non ho capito come hai fatto a convincerli ad esibirsi qui oggi.”
America
si impettì: “In quanto regista, io sono il generale e il cast è il mio
esercito: ho usato la disciplina ferrea per tenerli uniti. Umpf!”
“……”
“Li ho pregati, scongiurati e corrotti.”
“Capisco.
Vabbé, vediamo un po’.”
“Ecco,
bravo, mettiti comodo e guarda il nostro trionfo!” –prese il walkie-talkie e lo
portò alla bocca- “Forza Cina! Si balla!”
“Aru! Ricevuto!”
Poi
prese il megafono: “Motore! Azione!”
Pubblico:
O_ò
Inghilterra:
-__-
America:
(^__^) “Eh eh! Ho sempre sognato di dirlo! Forza, narratore! È il tuo turno!”
Inghilterra
cercò sotto la propria poltroncina e tirò fuori il copione. Accese un microfono
ed andò alla prima pagina, mentre Cina provvedeva ad alzare il sipario,
zittendo così il mormorio entusiasta del pubblico.
C’era una volta, in un regno
molto molto lontano…
“Certo
che qui l’originalità si spreca…”
“Questo copione me l’hai dato tu! Non cominciare o te lo leggi da te!”
“No
no, scusa, vai avanti…”
Dicevamo… C’era una volta, in
regno molto molto vicino (così siamo più originali), una bellissima fanciulla
costretta a sgobbare dal mattino alla sera in una villa lussuosa. Questa
ragazza in casa faceva tutto: puliva, riordinava, lavava, stirava, batteva i
tappeti, sbatteva fuori i venditori porta a porta, e ripuliva il caminetto
dalla cenere. Per questo era sempre logora e sporca, e siccome veniva da Roma,
la chiamavano tutti Romanentola…
Sul
palco in penombra ecco accendersi un riflettore, il quale andò a puntare Romano
Vargas vestito con una copia, della sua attuale taglia, del vestitino da
domestica che aveva da piccolino, quando lavorava a casa di Antonio.
“Romanentola…
Questo nome fa schifo!”
Aveva purtroppo un certo
problema di carattere…
“Vorrei
vedere voi a indossare questa roba!”
Resta nel personaggio per
favore…
“Bah!”
Dunque… Questa ragazza così
bella era anche tanto scazzata. E lo era perché aveva due sorellastre veramente
odiose. La prima era stupida, brutta e cattiva, ma soprattutto cattiva, e si
chiamava Prussiastasia…
Un
altro riflettore illuminò Gilbert con un abito viola da dama ottocentesca.
“Ah
ah ah! Si, sono proprio una sorellastra cattiva! … Questo non è per niente
degno del mitico me…” –disse Prussia con la cipria e il trucco sulle guance e
gli occhi!
La vocina di Ungheria lo punse dalla buia sala: “Sei splendido così Prussia!”
“CHIUDI IL BECCO!”
La seconda sorellastra era
stupida, brutta e vanitosa, ma soprattutto vanitosa, ma soprattutto stupida:
dopotutto si chiamava Franciaveffa...
Terzo
riflettore ed ecco anche Francia col suo bel vestitino e tutto truccato anche
lui a saltellare per il palcoscenico: “Ah ah ah! Ve lo faccio vedere io come si
recita! Io si che sono fatto per questo ruolo! Umpf!”
Inghilterra
(-__-): “Si, soprattutto vanitoso ma soprattutto stupido. Gli si addice alla
perfezione.”
America
deglutì: “Il pubblico in sala c’è ancora?”
Inghilterra
si sporse a guardare dietro di sé: “Nessuno se n’è ancora andato se è questo
che intendi.”
“Evvai!” –esultò lui nel suo megafono, spaccandogli i timpani- “Se non se ne
sono andati ora che sono entrati quei due vestiti in quel modo non se ne
andranno più! Vai così Inghilterra, stiamo andando forte!”
Queste due sorellastre non
facevano che rendere la vita della povera Romanentola ancora più difficile,
prendendola di continuo in giro.
“Ah
ah ah! Indossate vestiti da donna! Indossate vestiti da donna!”
“ANCHE TU!” –ruggirono Francia e Prussia.
“Si
ma io non ho quella roba in faccia: vi siete visti? Ah ah ah! Siete delle
checche!”
“Non
è vero! Sono adorabili!” –protestò Polonia dal pubblico- “Vorrei averli io tipo
dei vestiti così fascinosi nel mio guardaroba!”
“Te
li vendo dopo lo spettacolo!” –gridò al megafono America, rompendo altre paia
di timpani.
Feliks
ringraziò e risedette.
Nel
frattempo, mentre Romano rideva di loro (e il pubblico con lui), le due
sorellastre si erano chiuse in un silenzio da progetti omicidi…
“Tu
lo blocchi e io lo pesto.” propose Prussia.
“No! Tu lo blocchi e io me lo lavoro!”
Prussia rabbrividì: il termine che aveva usato lasciava spazio alle più
terribili ipotesi! Dopotutto si trattava di Francia!
Romano
si mise in guardia: “Fatevi sotto, sorellastre del cavolo! Non mi farò mettere
i piedi in testa da due sceme come voi!”
E purtroppo non c’erano solo
loro. Colei che si era impadronita della bellissima villa, e che costringeva la
povera Romanentola a lavorare dal mattino alla sera era lei, la sua perfida
matrigna!
“Umpf!
E dov’è questa matrigna? Avanti, venga qui se ha il coraggio! Sistemerò anche…”
“Ciao!”
–fece Russia in abito lungo da donna e con le labbra coperte dal rossetto.
“…
lei…”
La
“matrigna” si piazzò a un passo da lui e iniziò a sprigionare una minacciosa
aura oscura.
“Cosa stavi dicendo prima?”
Romano
tirò fuori lo strofinaccio e prese a lucidare il pavimento: “Niente! Come vede
sto lavorando, mia padrona! È sempre una gioia per me farmi venire i calli a
lucidare i suoi pavimenti!”
“Oh, che brava sguattera: non si trovano più così al giorno d’oggi!”
Prussia
e Francia fecero un passo indietro per precauzione…
“A
questo punto direi di fare i complimenti a chi ha scelto i ruoli, ovvero me:
lui era assolutamente tagliato per questo!” –sorrise America compiaciuto.
“Beh,
non si può dire che non si senta la sua… “presenza” sul palcoscenico…”
–commentò Inghilterra, che osservava scioccato Romano lucidare il palco, i
fondali, gli elementi scenografici, le tende del sipario, le scarpette col
tacco di Ivan, le facce delle sorellastre impiastricciandole di trucco…
“V-v-vado
bene, matrigna?”
“Vai molto bene, Romanentola!”
Inghilterra
si sbrigò a girare pagina sul copione! Per fortuna nella prossima scena non
c’erano personaggi così spaventosi!
La povera Romanentola aveva
quindi tutte le ragioni di questo mondo per essere così scazzata. Doveva sempre
lavorare, sempre, sempre, sempre. Non poteva mai uscire a divertirsi, e così il
suo unico amico era il topino di casa…
“Ve!
Sono io il topino!” –fu la battuta di ingresso di Veneziano, piombando sul
palcoscenico con un costume integrale da topo, il naso colorato di nero e i
baffetti disegnati!
“Stupida
matrigna! Un giorno di questi io la…” –borbottava ancora Romanentola, buttando
la spugna nel secchio e asciugandosi il sudore dalla fronte.
“Ciao
Romano! Guarda! Sono entrato in scena anch’io!”
“Devi chiamarmi “Romanentola” scemo! Anche se è un nome che fa schifo…”
“Ve!
Va bene… E ora che succede?”
“Accidenti!”
–sbottò Arthur- “Veneziano non sa la prossima battuta!”
“Tranquillissimo,
Artie! È per questo che a teatro esiste il suggeritore!”
“Meno male… E chi è?”
“Gre… Oh, no!”
I
due fratelli Italia buttarono lo sguardo nella tromba del suggeritore, dove
Herakles dormiva della grossa con il cuscino che si era portato da casa!
“Zzz…
Zzz…”
“Va
bene, ci penso io…” –fece Alfred munendosi di megafono- “LA PARTE DEL
FORMAGGIO, VENEZIANO!”
“PIANTALA
DI MEGAFONARMI LE ORECCHIE, BLOODY SHAKESPEARE!”
“Ah,
giusto! Romanentola, vuoi un po’ di formaggio per tirarti su?”
Romano
sbuffò: “Oh, beh, va bene.”
(^__^”)
“Non ce l’ho.”
(>__<)
“E che me lo offri a fare!”
“Cavolo!
Cina, a te!” –disse pronto America nel suo walkie-talkie e subito due scodelle
di ravioli fumanti scivolarono sul palcoscenico fino a fermarsi davanti i due
italiani. Guardatisi un attimo, fecero spallucce e presero subito a mangiare.
“Cina,
che fine ha fatto il formaggio che Veneziano doveva dare a Romano?”
“Se l’è mangiato il mio panda.”
“Oh,
beh, cos’è una rappresentazione senza qualche inconveniente…” –ironizzò America-
“Anzi, speriamo ce ne siano ancora di più! È nelle situazioni più disperate che
l’eroe da il meglio di sé! Dirigerò la Cenerentola più disastrata di tutti i
tempi e nonostante questo più bella di tutti i tempi! Ah ah ah!”
Inghilterra
annuì: “Sul primo punto non ho dubbi…”
Un giorno iniziò a
diffondersi per il paese una notizia sensazionale. Il principe, non avendo
ancora trovato la donna del suo cuore da sposare, aveva indetto un gran ballo,
e tutte le ragazze del regno erano invitate: almeno una di esse sarebbe stata
sicuramente la sua anima gemella.
La notizia arrivò ovviamente
anche a casa di Romanentola.
“Iniziate
già a chiamarmi regina! Ah ah ah!” –sghignazzò Franciaveffa, sbattendo il suo ventaglio
mentre ancheggiava- “Il principe è già mio!”
“Umpf!
Sarò anche stato costretto a mettermi questo vestitino del cavolo, ma non sia
mai detto che il meraviglioso sottoscritto perda in qualcosa! Lo sposo io il
principe!” –ribatté Prussiastasia.
“Vai
Prussia! Dacci lo yaoi!” gridò Ungheria.
“GRRR!
ZITTA TU!”
“Bene,
ragazze.” –disse la matrigna- “Preparatevi che io chiamo una taxi-carrozza a
tre posti per andare al ballo.”
“Ehi!
Come sarebbe a tre posti?” –si incavolò Romanentola- “E io?”
“Ah ah ah! Non farci ridere!” –la schernì Franciaveffa- “Sarai pure caruccia ma
scazzata come sei non hai speranze!”
“Fuori
dai piedi, schiappetta!” –la spintonò la cattiva Prussiastasia.
“Ora sono stufo di questo venire continuamente preso per il culo! Io non sono
una pezza, la uso soltanto! Ora vi pesto e poi vado a quel ballo!”
“Tu al ballo non ci vai.” –sorrise radiosamente la matrigna dagli occhi viola
assetati di sangue.
“Io
al ballo non ci vado!” –si corresse lui in un microsecondo!
“Non
hai da pulire qualcosa, Romanentola?”
“Si
si si si! Mi perdoni matrigna!”
Detto
fatto, raccolse la spugna e ricominciò a far brillare il già brillante
palcoscenico, e a togliere la polvere che si era posata addosso all’ancora
addormentato Grecia.
Ivan gongolò: “Eh
eh eh! Adoro questa parte, mi
ci sento molto a mio agio!”
Tra
il pubblico intanto, Lettonia si era abbracciato ad Estonia, che gli teneva la
mano sugli occhi: “Su su, tranquillo, ti avviso io quando la matrigna cattiva
non c’è più e puoi tornare a guardare.”
Altro
che film horror!
Il
sipario si richiuse per permettere il cambio di scena: adesso l’azione si
spostava nel giardino della villa, quindi via i mobili ed ecco gli alberi e una
fontanina, sotto la quale stava seduto l’imbronciato Romano.
Fu così che la matrigna e le
due sorellastre si avviarono al ballo sulla taxi-carrozza a tre posti, alla
quale Romanentola aveva di nascosto truccato il tassametro in modo da fargli
pagare il triplo per la corsa.
Malgrado lo scherzetto
l’avesse fatta sentire meglio, Romanentola era tanto triste, poveretta.
“Maledette
bastarde, le ammazzerò! E un giorno troverò anche il modo di occuparmi di quel
mostro di matrigna che vi siete trovati per questa recita del cavolo!”
“Se
non ci è riuscita la sedia di Busby…”
Aveva tanto sognato di vedere
il palazzo e poter conoscere il principe. Sconsolata, corse via nel giardino e
cominciò a piangere.
“……”
Ehm, Romanentola? Piangi, su!
“Scordatelo!
Non piangerò mai come una femminuccia davanti a tutti!”
Dai, non fare il solito
rompiscatole, attieniti al copione…
“Bah!
Ma chi ci vuole andare a questo stupido ballo? Al diavolo! E al diavolo pure il
principe! Non c’è nessun motivo per cui debba mettermi a piangere! Umpf!”
Inghilterra
si grattò la testa preoccupato; ma per fortuna, il regista gli suggerì
qualcosina nell’orecchio.
Lo sai che al ballo sarà
servito un ricco buffet?
“……
Qu-quanto ricco?”
Oh, molto ricco!
“C-ci
saranno anche le mozzarelline?”
Tantissime mozzarelline!
“UAAAAAHHH!
VOGLIO ANDARCI ANCH’IO AL BALLO! SIGH! CHE TRISTEZZA! COME SONO SFORTUNATA!
UAAAHH! SNIFF!”
“Bell’idea!”
“Umpf,
non per niente sono il regista!”
Arthur gli diede una pacca sulla spalla: “Tsk, cosa faresti senza di me!”
La poverina piangeva,
piangeva, piangeva; perché i suoi sogni non si sarebbero mai realizzati.
Quand’ecco comparire dal nulla…
Cina
lanciò un fumogeno sul palco, e dalla nuvoletta di fumo bianco comparve una
stupenda fata, con i capelli biondi, un nastrino rosso e un paio di alucce
azzurre coi brillantini.
“Ciao
Romanentola! Sono la tua Belgio-Madrina!”
(*__*) “LA MIA BELGIO-MADRINA!” –saltò in piedi appena la vide, sfoggiando
degli enormi occhioni pucciosi!
“Non
piangere più adesso! Grazie alla mia magia potrai andare al ballo e…”
“E gustarmi le mozzarelline!”
“Stavo per dire incontrare il principe, ma se preferisci così…”
Da
dietro un cespuglio finto, ecco risbucare il topolino: “Ve! Voglio venire
anch’io! Non so ballare ma ho tanta fame!”
“Tranquillo, verrai anche tu: anche tu fai parte della mia magia!”
Romano uscì un attimo dal personaggio, o meglio, approfittò del personaggio,
per abbracciarsi stretto-stretto a Belgio: “Come sono fortunato ad avere una
Belgio-Madrina tutta per me!”
(^///^)
“Ehm, si… Però ho delle magie da sbrigare, quindi… Forza Romanentola, vai
nell’orto e prendi la grande zucca che ci è cresciuta!”
I
tre guardarono verso l’orto e videro che l’indispensabile ortaggio era assente.
Immediatamente
i walkie-talkie si riaccesero: “Regista chiama Cina! Che fine ha fatto la
zucca?”
“Se l’è mangiata il panda.”
“Pure?
Accidenti… Va bene, a questo punto fa entrare la carrozza direttamente.”
“Aru!”
–con prontezza, Wang Yao tirò una leva e una voragine si aprì sotto i piedi di
Belgio.
“AAAAAAAHHH!”
“No!
La mia Belgio-Madrina! Ora come farò ad andare al ballo?”
Dalla
voragine per fortuna il pavimento del palco tornò presto su; sopra di esso
c’era una bellissima carrozza-zucca e, sopra ancora, sul tetto, la Belgio-Madrina,
sbiancata dallo spavento.
“Ehm…
Sim-sala-Zucca! Eccola qui! Ehm, mi aiutate a scendere?”
La Belgio-Madrina, fatta
comparire la carrozza dal nulla, non aveva mica finito! C’era ancora da trovare
il cavallo che l’avrebbe trainata, e il cocchiere che l’avrebbe condotta.
“Ora
trasformerò il tuo amico topino in un bianco destriero. Nel frattempo,
Romanentola, tu vai a cercare il cane di casa: lo trasformerò in uno stupendo
cocchiere dalla lustra divisa!”
“Perché? Mi piace anche così!” –ridacchiò Romano, tornando sul palco da dietro
le quinte portandosi dietro di sé Germania al guinzaglio, con un paio di
orecchie di cane in testa e una coda finta attaccata ai pantaloni.
(-__-)
“…… Bau.”
“Non
ti perdonerà mai.” –scosse il capo Inghilterra.
“Oh,
quante storie: all’oktoberfest fa ben di peggio!”
Ovviamente
Romano non esitò a marciarci su: “Eh eh eh! Questa recita comincia a piacermi
sempre di più! Cuccia! Ah ah ah!”
“Grrrrr!”
“Ringhi
come un cane vero!”
“Ve! Che bello ora c’è anche Germania!” –fece Veneziano, che adesso aveva
addosso un costume da cavalluccio bianco- “Facciamo del nostro meglio per il
pubblico!”
Belgio,
temendo li strangolasse entrambi, si affrettò a compiere la “trasformazione”,
staccando le orecchie e la coda finta al disgraziato tedesco.
“Grazie
infinite…”
“Sim-sala-beer! Ecco a voi un pilota professionista di carrozze!”
Alla
parola “pilota” gli occhi di Ludwig divennero sbrilluccicosi: << Sono come Schumacher! >>
“Ed
ora l’ultimo tocco! Il vestito!”
Belgio
afferrò Romano per la mano e, tirandolo, lo piazzò su una X rossa disegnata sul
pavimento. Poi gli alzò le braccia.
“Ecco,
fermò così: sim-sala-dress!”
Cina
tagliò una corda ed ecco dall’impalcatura coi riflettori si sganciò un sontuoso
abito da sera con le paiette, che cadde precisamente sopra Romano: le braccia
alzate finirono dentro le maniche e in un attimo Romanentola si ritrovò bella,
pronta e profumata per la festa.
“Però! Pratico!”
“Tutti
a bordo!”
“Grazie Belgio-Madrina! Fatti dare un bel bacione!”
“N-non è necessario! Ma fai attenzione, Romanentola! Devi tornare entro la
mezzanotte, perché dopo tre ore la tariffa per il parcheggio di fronte il
palazzo reale aumenta ed è una vera ladrata! Ah, e poi la magia si scioglie a
quell’ora.”
“Capito!
E ora bacetto?”
“Ehm…
Cina?”
Cina
tirò un altro fumogeno e Belgio si volatilizzò, con gran dispiacere della
protagonista!
“Vedi
Inghilterra? Uno spettacolo non è solo attori, è anche lavoro tecnico, e Cina è
un elemento validissimo… Peccato per il panda sbafone…”
Romanentola
salì sulla carrozza. Veneziano, dopo essere stato imbrigliato e attaccato alla
carrozza si divertiva a nitrire e a sbuffare come un cavallo vero. Germania
intanto aveva preso il suo posto sul davanti della carrozza: “Siamo pronti,
principessa Romanentola.”
“Va
bene, Ambrogio! Andiamo!”
“Ambrogio?”
Ludwig
fece spallucce e… E si chiese come far partire una carrozza di alcuni quintali,
e con due passeggeri a bordo, con Veneziano che tentava inutilmente di tirarla
lì davanti!
“Veeeee! Gnnnn!
Veeeee… Uff… Anf… Anf…”
Germania
lanciò un’occhiataccia ad America, ricevendone un imbarazzato sorriso che non
risolse ovviamente alcunché.
“Complimenti
genio!” –lo apostrofò il vice-regista chiudendo il copione- “Un meccanismo per
far comparire una carrozza vera sul palcoscenico e nessun sistema per togliercela!”
“Beh,
mi era sembrata una figata… Però, guarda: è già avanzata di qualche
millimetro!”
“Veee…
Germania! Aiutami!”
“Forza,
tiriamo insieme!”
In
prima fila, la fila del comando, la tensione saliva.
“Tsk,
e adesso?”
“Cina?”
“Spiacente capo, non posso chiedere al panda di mangiarsi la carrozza. È sazio.”
“Non
preoccuparti… Però chiamami più spesso “capo”! Suona bene!”
Intanto,
sul palco, mentre Ludwig si era aggiunto a Veneziano nel tiro, Romano invece dava
il suo supporto dal finestrino della carrozza: “Forza! Il buffet ci aspetta!”
Ci
voleva un miracolo!
E
non appena quest’ultimo arrivò, Lettonia si gettò di nuovo sul petto del fratello
Eduard!
Russia
era apparso sul palco salutando con la manina il pubblico.
“Russia?”
–fece il regista- “Che ci fai lassù?”
“Incoraggio!”
E
da dietro la schiena tirò fuori una frusta.
Germania
e Veneziano: O____O”
Russia:
^____^
SCIACK!
“AAAAAAAAAARGH!”
I
due “cavalli” tirarono così forte che Ivan ebbe il tempo di tirare solo
un’altra frustata (in aria per fortuna) prima che la carrozza sparisse dietro
le quinte, producendo un rumore di schianto da incidente d’auto, che però l’entusiasta
regista Alfred non notò minimamente (al contrario del pubblico…).
“Fiuuu!
Grazie, Russia! Sei un angelo!”
“Oh, figurati!”
Non
appena sparì dal palco, le teste di Wy e Sealand, abbracciatisi, tornavano a
farsi vedere dietro gli schienali delle poltroncine.
“Ah,
che brava persona, eh Arthur?”
“Qu-que-quello lì è un mostro…”
Grazie
all’intervento provvidenziale di Russia, poté calare finalmente il sipario, sul
quale campeggiava la scritta: FINE PRIMO TEMPO!
“Idiota!
A teatro si chiamano atti non tempi!”
“Fa
lo stesso, Artie…”
“Si,
come i ravioli cinesi al posto del formaggio.”
“Se li sono mangiati lo stesso, no?”
“Ma va là…”
Si,
questa è una fic-delirio, scritta quasi del tutto all’improvvisata, e non me ne
vergogno! XD
Spero
neanche voi vi vergognerete di esprimere il vostro parere al riguardo, e di
seguirmi anche nel secondo tempo! ^__°
Che
voto date intanto alla recitazione, ma soprattutto alla regia? Fatemi sapere,
che magari alla fine possiamo assegnare un oscar teatrale al migliore! XD
PS:
NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!