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Autore: Lawliet    11/03/2012    5 recensioni
[ Daesung-centric ]
Questa è la storia di raggi di luce che spaccano la roccia, di cascate e di ghiaccio.
E' la storia che hanno vissuto tante di noi.
Una storia per chi crede e protegge.
E a ogni grido mi è scesa una lacrima.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I had a dream that you were with me ,

It wasn't my fault, you rolled me over, flipped me over, a somersault.
And that doesn't happen to me
I've never been here before
I saw forever in my never.
[Blue October – My Never]









 
Nessuno sa.
Le sirene, il battito accelerato di un cuore che si nasconde dietro la porta chiusa di una stanza.  E il pianto sommesso di due madri, nessuno l’ha mai sentito, ma lui sì, ed è stato il suo grilletto personale.
Sono stati secondi infiniti di silenzio. Il tipo di secondi che scavano ed erodono come acido solforico, e ogni goccia è una tortura che sembra bruciarti la pelle e ti fa chiedere perché sei vivo se fa così male.
Quando si cade, si piange. Quando ci si fa male, si grida. Quando si muore restando in vita, le nostre urla silenziose ci deformano il cuore.
Un leone in gabbia, chiuso in una stanza, che piange, piange e urla, fissa il soffitto, si arrabbia con se stesso, frustrato e triste. E’ allo stesso tempo vittima e carnefice, perché soffre della prigionia che si è autoinflitto, eppure la considera giusta. Come se il dolore che si provoca potesse disinfettare tutto il male che sente di aver fatto.
Il dolore è il suo cilicio, e le urla silenziose sono la sua preghiera.
Odia il tempo perché è trascorso troppo in fretta, troppo crudele, impossibile da contrastare. Lo odia perché pensa ancora a quanto ne dovrà trascorrere affinché il dolore svanisca, lo odia perché non può farlo tornare indietro, e allora si infuria ancora di più, sente il cuore scoppiare.
Volete infliggere a un uomo la seconda tortura peggiore del mondo? Lasciatelo solo con se stesso. Completamente. Finché la solitudine non lo distruggerà e gli porterà via tutto quello che ha dentro.

Tiratelo fuori, se resta ancora un po’ là dentro, morirà.

La tortura peggiore del mondo, però, è rinchiudersi in se stesso volontariamente.
Fin quando l’angoscia non si stacca sotto l’impeto del flusso di quel dolore glaciale, un po’ per volta, a scaglie di ghiaccio. E sotto il ghiaccio si vede la pelle ustionata, lacerata di nuovo al contatto con l’aria sferzante dell’esterno
Il dolore autoinflitto, provocato dalla solitudine, porta via tutto il peso che si ha dentro, fa gridare e piangere, stringere gli occhi e perdersi nel buio di palpebre chiuse.
Lo pensa davvero.

Fatelo uscire.

Spegnete le luci, spegnetele tutte.
Chiudete le tende, seppellitelo sotto le coperte, nascondetelo al mondo e lasciatelo lì.
E’ questo ciò che lui vuole.

Strappate le tende, fate entrare il sole, scaldatelo.

Loro vogliono questo.

Solo urlare è l’unica cosa che può fare, e per non sentirsi soffocato dal silenzio che c’è intorno si stordisce di grida anche nella propria mente.
Stringe i denti, serra gli occhi, affonda la testa nel materasso del suo letto dal sapore di mare.

Dev’essere dura essere lui, deve pensare la gente, la sua vita è finita, lui penserà di farla finita? Oh, se lo meriterebbe, guarda cos’ha fatto. Non perdete tempo con me, non c’è futuro per me, chi penserà mai più a me?


Non amate qualcuno che non ha futuro.


E poi le ha sentite.

Le sente gridare, le sente gridare fin da lì, nel suo immobile silenzio di pietra, gridano tutte il suo nome.
E ogni urlo è una lacrima, è un raggio di luce più luminoso, una voce più potente, dei volti più nitidi.

E a ogni grido mi è scesa una lacrima.

All’inizio erano offuscate, voci lontane e attutite, come miraggi, sbiaditi fili di luce. Ma non hanno smesso,  sono cresciute e diventate interi cori distinti, si sono fatte più forti, e con loro si è fatta più luminosa anche la luce che lottava per entrare dalla finestra.

Morirò, morirò, state zitte.

Ma loro continuavano a gridare.

Hanno squarciato la tenda chiusa della sua stanza, l’hanno ridotta a brandelli. Hanno distrutto a picconate il suo carcere di roccia, e l’hanno accecato come fanno i soccorritori di un minatore che viene liberato dalla caverna dove una frana l’aveva imprigionato.

Perché lo fate? Mi tendete la mano, vi preoccupate delle mie ferite, chi sono io perché piangiate per me?

Perché sei un sogno.

Un sogno lontano, un desiderio inarrivabile, una speranza immutabile. Nessuno potrà portarlo via, perché è il loro sogno, decidono loro quando svegliarsi.
E se la nostra vita è fatta di sogni, se viviamo di loro, è normale proteggerli.

“Non si realizzerà mai”, dicono dei sogni altrui. “Non potrà mai succedere”, “non avrà mai futuro”.
Si è già realizzato, è già successo, è già proiettato al futuro.
Perché il mio sogno è per sempre.

Ed è già rinato una volta.








Credi in me, credi in me
Perché passerà tutto.

























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01:45 am.
Non ho parole. Supero il blocco dello scrittore a quest'ora e con questa roba. Beh. E' anche la mia prima incursione nel fandom dei Big Bang - e ovviamente mi devo fare riconoscere con la mia vena allegra, scrivendo sull'incidente di Daesung dell'anno scorso XD Ho cercato di buttare giù un po' di idee, su quello che deve aver provato lui e quello che magari era lo stato d'animo di tutte le VIP. Non saprei. Se ci ho azzeccato, sta a voi dirlo C:

Ma perchè da un po' di tempo scrivo introspettive nonsense alla Baricco? MMMAH.

P.S. Ah, ho scritto tutta la storia di getto, ascoltando a ripetizione Weight of the World dei Blue October. Secondo me è una buona soundtrack per la one-shot, potreste provare a leggere sentendola ^^
  
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