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Autore: MrEvilside    11/03/2012    4 recensioni
«Lo dica» sibilò, infastidita da quel silenzio che non faceva che prolungarsi, senza che Gold si desse la pena di spezzarlo. «Lo sappiamo tutti e due qual è il suo prezzo. Lo dica, avanti».
L’uomo la osservò per un lungo istante, esaminandola con calma e a fondo. La guardò. Ed Emma seppe di non aver mai avuto alcun motivo per credere che per lui fosse diverso da com’era per lei. Gold aveva semplicemente avuto la pazienza di aspettare.
Aspettare che lei accettasse di guardarsi allo specchio.
Aspettare che lei pensasse bene di gettarsi sotto un treno in corsa.

( Gold/Emma, 1x09 )
( Per il COW-T II, prompt "E' meglio un mozzicone di candela accesa che una candela spenta" )
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Intoxicating slowly
 
I hate feeling like this
I’m so tired of trying to fight this
 
Emma fissò la bussola che giaceva tra loro sul bancone, lo stato penoso in cui versava in netto contrasto con la levigatezza e la lucidità del legno chiaro.
L’emblema dell’ennesimo debito.
Quasi si pentiva d’essere andata in cerca dell’aiuto di Gold, sebbene sapesse che non avrebbe potuto riuscire in altro modo nel suo intento di ritrovare il padre dei gemelli: avrebbe però voluto vivere nel sollievo dell’assenza di stretti legami tra lei e Gold ancora per un poco. Accarezzare quella libertà di cui lei stessa, in fondo al cuore, riconosceva la transitorietà e la falsità, ancora per un poco.
Soltanto per un poco, prima di ricominciare a prestare attenzione a ogni parola, a ogni espressione, a ogni sorriso sbilenco che quell’uomo le rivolgeva e che lei gli dava in cambio. Prima di ricominciare a combattere contro se stessa nel tentativo di sopprimere ciò che stava lentamente fiorendo dentro di lei.
Non aveva nomi per quel sentimento.
Attrazione, interessamento o infatuazione non erano sufficienti; amore era troppo.
«Signorina Swann?»
Non servì altro; quando era particolarmente immersa nei propri pensieri, non era facile ritrovare la sua attenzione, ma a Gold bastava pronunciare il suo nome con quella voce roca e carezzevole per risvegliare il suo interesse.
Troppo facile.
Troppo pericoloso.
«Stavo solo pensando» si giustificò, gentile ma mordace. Il suo intento era intimidire o quantomeno farsi rispettare, tuttavia Mr. Gold, al solito, incassò la sua aggressività con un sorrisetto accomodante, quello di un adulto che tolleri con benevolenza i capricci di un bambino. «Mi chiedevo cosa volesse in cambio di queste informazioni».
Con lui aveva sempre l’impressione di essere scoperta e talmente prevedibile che l’uomo avrebbe potuto fare di lei qualsiasi cosa. Tale consapevolezza la spingeva a combattere, che sembrava esattamente ciò che Gold voleva.
Troppo avvantaggiato.
Troppo odioso.
«Naturalmente. Tutto ha un prezzo» commentò senza perdere la propria aria accondiscendente e sardonica insieme, anche se a essa si mescolò una certa malinconia di cui Emma non riusciva a individuare la fonte.
Lui era chiuso ermeticamente, lei si sentiva nuda.
Era irritante e a lungo andare la sfiancava – proprio quel che Gold desiderava: che lei si stancasse, che, anche solo per un istante, lasciasse aperta una breccia in cui lui potesse insinuarsi, svelto e letale come un serpente velenoso.
«Qual è il prezzo di questa bussola?»
 
I don’t wanna sleep
I don’t wanna dream
‘cause my dreams don't comfort me
 
Non si trattava soltanto di quella bussola, lo sapevano entrambi. Perfettamente.
Non era di un oggetto qualunque il prezzo di cui stavano trattando, bensì dell’opportunità di avere una famiglia felice.
Dentro di sé, in un angolo nascosto e inascoltato della propria mente, sapeva che cosa Gold avrebbe voluto, ma, fin quando non lo avesse pronunciato ad alta voce e quelle parole non avessero riempito l’aere tra loro, Emma non avrebbe voluto dare ascolto a se stessa.
Si aprì una breccia.
«Oh, beh, signorina Swann, immagino che lei capisca quanto possa essere difficile stimare un prezzo per qualcosa di così prezioso…»
Gold prese tempo, ma non per ideare uno stratagemma: lo concesse a lei, per comprendere, per accettare l’inevitabile e prepararsi a esso. Quella sua apparente cortesia, tuttavia, non durava mai abbastanza da permetterle di difendersi; era come uno scherzo, uno scherzo crudele e di cattivo gusto.
Emma odiava quella situazione.
Quella sensazione di attesa, di paura e d’eccitazione insieme, che strisciava nel suo animo e lo stringeva in una morsa mortale, che non le permetteva neppure di respirare. Neppure di essere coerente con se stessa.
Quante volte aveva immaginato qualcosa di simile? In realtà si era sempre sorpresa che Gold non gliel’avesse mai proposto prima. In alcuni momenti – momenti che preferiva ignorare, dimenticare – aveva temuto che non fosse accaduto perché Gold, semplicemente, non vedeva in lei quello che lei vedeva in lui.
Lei era soltanto un giocattolo, un passatempo divertente ma senza particolare importanza. Avrebbe potuto benissimo essere così, ma non riusciva ad accettarlo.
Desiderava che Gold la guardasse.
E quante volte aveva bramato quello che stava accadendo? Tutte le volte in cui non aveva trovato pace nel sonno e si era svegliata, sudata e ansante, preda d’emozioni che non le capitava di provare da molto tempo e che non avrebbe dovuto provare, non per lui, nell’istante immediatamente successivo al risveglio aveva desiderato che quei sogni fossero la realtà.
Da allora aveva smesso di dormire, riposava il meno possibile e si sostentava bevendo caffè.
Emma Swann aveva paura di se stessa, ma era stanca di non trovare la forza di guardarsi allo specchio per timore di vedere quel lato oscuro che si sforzava con tanto zelo e poco successo di seppellire.
«Lo dica» sibilò, infastidita da quel silenzio che non faceva che prolungarsi, senza che Gold si desse la pena di spezzarlo. «Lo sappiamo tutti e due qual è il suo prezzo. Lo dica, avanti».
L’uomo la osservò per un lungo istante, esaminandola con calma e a fondo. La guardò. Ed Emma seppe di non aver mai avuto alcun motivo per credere che per lui fosse diverso da com’era per lei. Gold aveva semplicemente avuto la pazienza di aspettare.
Aspettare che lei accettasse di guardarsi allo specchio.
Aspettare che lei pensasse bene di gettarsi sotto un treno in corsa.
Dopo quello che aveva la consistenza di un minuto e il sapore dell’eternità, Gold increspò quelle sue labbra sottili, conturbanti quanto letali, in un sorriso divertito e compiaciuto a un tempo. Sollevò una mano, abbracciò con un ampio cenno la bussola dimenticata sul bancone.
«È lei, signorina Swann. Il prezzo è lei».
Emma avrebbe voluto scoppiare a ridere.
Lei, che si era impegnata per rovinarsi la vita nei modi peggiori possibili e impedirsi di costruire una famiglia, adesso si ritrovava a pagare perché qualcun altro avesse quella possibilità.
 
Breathing life
Waking up
My eyes
Open up
 
Era freddo e duro. L’oscurità l’avviluppava nelle sue spire.
A malapena aveva la percezione di trovarsi in una stanza – il retro del suo negozio, probabilmente lo sgabuzzino in cui riponeva le cianfrusaglie troppo vecchie per essere messe in vetrina – e, non fosse stato per il muro ruvido contro il quale poggiava la schiena, avrebbe dubitato dell’esistenza di quattro pareti intorno a sé.
Non che in quel momento concesse a simili riflessioni più di un secondo: tutto ciò che avvertiva – tutto ciò che davvero aveva importanza – era la consistenza reale del corpo di quell’uomo contro di sé, su di sé, attorno a sé. Dovunque.
Il bastone era stato abbandonato da qualche parte e Gold doveva appoggiarsi a lei perché la sua gamba storpia non cedesse.
Emma sentiva il suo respiro caldo all’orecchio, lo sentiva mescolarsi al proprio, che si faceva più affannoso ogni istante che passava. Sentiva le sue lunghe dita affusolate, che parevano essere in grado di arrivare ovunque sul suo corpo. Sentiva che il suo modo di toccare era lo stesso che aveva di parlare: gentile, carezzevole e allo stesso tempo seducente e sarcastico.
Avrebbe voluto disprezzare quel patto, disprezzare se stessa per averlo accettato, disprezzare Gold per averlo suggerito, ma non riusciva a far altro che strappargli i vestiti di dosso, rischiando di rovinare la stoffa pregiata non senza un certo cupo compiacimento, graffiargli la pelle nuda che scopriva e ansimare quando lui le rendeva il favore accarezzandola proprio laddove era più sensibile.
«Lei è una serpe schifosa» gemette a fatica, quando le dita dell’uomo le cinsero il seno sinistro.
Lui sorrise nel buio, un sorriso che sapeva di risata. Emma lo sentì. «Non credevo che le piacessero le “serpi schifose”, signorina Swann».
Le sue mani sui seni, la sua presenza tra le gambe, dentro.
Approfittatore, approfittatore, approfittatore.
Il bacino di lei che si tendeva e ritraeva contro quello di lui, le sue dita che affondavano senza pietà nella pelle dei fianchi, la sua bocca che divorava quella di lui come se volesse strappargli denti, labbra e lingua a morsi.
Approfittatrice, approfittatrice, approfittatrice.
Era caldo e morbido. Le tenebre penetravano sotto le sue palpebre abbassate.
Il profumo di lui le riempiva le narici, la sua presenza in parti di lei così intime e proibite la intossicava, le dava la nausea e al contempo le piaceva – non l’avrebbe mai ammesso, mai. Non poteva scorgere il suo sorriso, ma riusciva a percepirlo tra i gemiti e i sospiri che invadevano lo sgabuzzino, contro le labbra tumide e arrossate dai loro baci famelici.
Avrebbe scommesso di poter sentirlo ridere – Dio, era ossessionata.
Non aveva mai avuto l’occasione di udire una sua risata dacché l’aveva conosciuto, era indubbio che fosse impossibile riuscire a farlo in quel frangente. Eppure aveva quella strana sensazione, come se per una volta il muro di mistero e nostalgia fosse crollato ed Emma avesse l’opportunità di distinguere uno scorcio di lui nel buio.
Lui che rideva.
 
Waking up to you never felt so real
 
«Stavo pensando di aggiungere anche il suo perdono, signorina Swann, e dopo il debito sarà saldato. Sarebbe possibile?»
Un sorriso affilato come una stilettata – oh, no, per una volta non l’avrebbe avuta vinta.
«Non credo proprio, Mr. Gold. In realtà sono dell’idea che per questa volta lei possa farmi uno sconto. In cambio, suppongo che potrei tollerarla».
In risposta, un sogghigno dolce come il miele, rosso come il sangue – con quanta forza gli aveva morso il labbro?
«Tutto ha un prezzo, signorina Swann. Se il prezzo della sua tolleranza» marcò con attenzione la parola «è questo, per oggi mi accontenterò».
«Davvero, Mr. Gold? Lei è davvero capace di accontentarsi
«Mai sentito il detto “Meglio un mozzicone di candela accesa che una candela spenta”? Le sembrerà strano – oh, vedo dello scetticismo nei suoi occhi, mi ferisce – ma è così: anche io so quand’è il momento di accontentarsi».
Un’impercettibile esitazione – non si aspettava un simile cedimento, non così in fretta.
«Molto bene. Allora me ne vado, Mr. Gold. Arrivederci».
Un guizzo negli occhi mentre lei gli dava le spalle e sfuggiva alla presa del suo sguardo magnetico, un sorriso divertito che affiorava alle labbra.
Mi accontento perché presto lei tornerà da me, signorina Swann.





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La canzone è Comatose degli Skillet.
Io ho visto fino a questo episodio, perciò niente spoiler, grazie, o vi stacco la testolina <3 Se però vorrete commentare questo piccolo esperimento, beh, chi sono io per impedirlo? :D
  
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