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Autore: Swami_    11/03/2012    0 recensioni
Lui e Lei.
A dividerli un oceano e vari continenti, incomprensioni e passati.
Ad unirli quella strana attrazione fra poli di segno opposto.
Intorno a loro, un mondo che scorre velocemente seguendo ritmi talvolta insostenibili.
Lui e Lei, e la loro storia.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#Game Over
 
Piove a Milano.
Piove così tanto che i tombini rigurgitano acqua scura, le auto a fatica frenano, le persone si riparano sotto i cornicioni e i balconi.
Piove.
Piove e Federico Villani non fa che pensare a lei, bloccato nel traffico nella sua auto, cullato dai ricordi di lei.
Piove e lui ricorda il suo sorriso sghembo, la sua piccola ruga che solca la guancia, le labbra soffici e carnose.
Piove e lui la immagina seduta sulla sua scrivania a battere velocemente sulla tastiera paroloni e articoli, concentrata ed attenta, gli occhi scuri leggermente appannati dalla stanchezza.
Piove e lui la vede ridacchiare a una sua battuta, sgridarlo per il suo troppo ordine, amarlo con pochi e decisi tocchi.
Scuote la testa Federico e osserva l'orologio dell'auto scandire il tempo.
E' partita ormai.
Ha preso un aereo per andarsene di nuovo, alla ricerca di una nuova avventura.
Giappone.
Suonava male quella parola detta da lei, suonava come un ultimatum, una decisione irrevocabile.
La loro non era stata una storia importante, una relazione che portava alla condivisione di sentimenti e abitudini. Non c'erano progetti di case, figli e cerimonie nuziali, solo liste di pizze del take away più vicino, qualche birra consumata nella notte, qualche confidenza sussurrata e la certezza del presente.
Nessun futuro, nessuna speranza.
E andava bene così.
Vigliacco com'era non era mai riuscito ad imporsi, a investirla di quel titolo che altre avevano sfoggiato prima di lei, solo perché era diversa. Non tanto per la pelle, le origini ambigue, quella scintilla selvaggia nei suoi occhi scuri e lo sguardo provocatorio che donava a chiunque si soffermava a guardarla.
Era diversa perché riusciva ad amarlo per com'era.
Vigliacco, preciso fino all'ossessione, incapace di uscire dagli schemi, di natura ansioso.
Lo aveva amato nonostante le pressioni insistenti con cui cercava di dominarla, con cui cercava di dimostrare i suoi sentimenti, con cui cercava di strapparla dal suo mondo confusionario e riordinarla.
Aveva apprezzato i suoi fiacchi ed inutili tentativi con un sorriso divertito, ma aveva declinato volentieri.
Lei non poteva essere racchiusa in nessuna scatola di cristallo.
 
 
Rientrò bagnato nel suo appartamento in periferia.
Accese le luci del corridoio e decise che si sarebbe concesso una lunga doccia e infine un veloce pasto. Propositi che furono spazzati via quando vide una chitarra appoggiata sul suo divano.
Alla fine, lei aveva preferito donargliela.
Accanto alla chitarra, segnato dal tempo e dalle emozioni che aveva trasmesso, aveva lasciato una busta.
Si tolse la camicia umida e le scarpe zuppe e le lasciò accanto al divano.
Si sedette e come immerso in un lungo incubo al rallentatore, sfiorò la busta.
Una lettera.
L'aprì tremante e incerto, la lesse confuso.
 
 
Sinceramente non so perché ti sto scrivendo.
Sono certa che ci siamo detti tutto ormai.
Forse sto, stiamo, solo metabolizzando il tutto ora.
Mi sono accorta di non essere mai stata del tutto onesta con te.
Ti ho raccontato delle mie ambizioni, dei miei sogni, del modo in cui ho cercato di ottenere ciò che bramavo, ma non ti ho mai detto il perché di questo trasferimento.
Ma sono sicura di aver omesso il perché.
Perché?
Perché me ne vado e volto il viso di fronte all'unica persona con cui sento un legame?
 
Perché non ho mai capito il significato della parola “casa”.
Non ho mai avuto una casa, pensavo di averla trovata in te, ma in realtà il mio era un capriccio egoista, la proiezione di un futuro improbabile.
Non si può considerare una persona tua.
Si può decidere di stare insieme, di affrontare la vita insieme, ma non si può marchiare una persona.
Ed è per questo che ti lascio.
Marchiarci non è una soluzione per la felicità di nessuno.
L'innamoramento è una scelta.
L'amore è un dovere.
Per quanto mi riguarda, sono incapace di adempiere a questo obbligo che è l'amore.
Perché non sono pronta per le conseguenze dell'amore.

Sta tutta qui la mia motivazione, Federico.

Tua, Winona
 
 
Una lettera.
Una serie semplice di vocali e consonanti che creano parole.
Parole che vengo raccolte e diventano frasi.
Frasi che sanno da quale lato squarciare un cuore.
 
 
Chiuse gli occhi e lasciò cadere la lettera.
Game Over.
La sua macchinina si era schiantata contro un muro e aveva decisamente perso. Per un secondo l'idea di rivestirsi e correre in aeroporto, gettandosi sul primo volo per quell'arcipelago di isole e marchiarla.
O di adempiere a quell'obbligo.
Qualunque cosa pur di rivederla, di nuovo.
Ma ora aveva solo voglia di chiudere gli occhi e provare a dimenticare.
 





 
 
*§*§*§*§*§*§*§*
 
Questa storia nasce quasi per caso e mi sta aiutando a superare un piccolo blocco, che mi ha impedito di aggiornare le altre storie.
Questo racconto ha ben tre protagonisti, Winona, Federico e gli ostacoli.
Non quelli del cuore, ma quelli della vita che spesso ci hanno allontanato da persone importanti per il nostro cuore. Ostacoli che hanno indurito il nostro cuore e impedito ad esso di godere appieno dei sentimenti. Diciamo che “Mine Colorate” è un lavoro più adulto.
Spero che vi piaccia,
Swami_
   
 
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