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Autore: thewhitelady    11/03/2012    4 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I hitched a ride with my soul
By the side of the road
Just as the sky turned black
I took a walk with my fame
Down memory lane
I never did find my way back


Erano passate quasi tre settimane e tutto quel che era successo si poteva riassumere in una singola parola: niente. Il niente sovrano. Anche se un polso rotto per Liam devo ammettere che era stato un bell'exploit, prima di quella distesa di apatia che furono i giorni seguenti alla sua lite con Noel.
Fissavo il bollitore elettrico, senza neppure accorgermi che l'acqua al suo interno si stava agitando già da diversi secondi, quando alla fine Noel si decise a spegnerlo con un click che mi riportò alla realtà. Sbadigliai, trascinando un'occhiata per scandagliare senza scopo ogni centimetro quadro dell'appartamento in cui vivevo – più che altro una tana in cui avevo rigurgitato oggetti quotidiani e memorie di un passato che doveva essere ancora cestinato -, e stavo ancora indugiando con vago disappunto sui mobili scompagnati quando mi venne versata una tazza di tè. Non fosse stato per il caldo che dalle tapparelle abbassate provava ad espugnare la stanza avrei detto che era inverno. Altro sbadiglio.
Noel mi sedette esattamente di fronte, e con un gesto che mi parve insolito, allungò una mano per scostarmi il ciuffo – sulle punte ancora qualche ciocca di azzurro – dal viso. Notai con una certa soddisfazione che sulla destra portava ancora il suo Claddagh Ring con la punta del cuore rivolta all'esterno.
- Che c'è? - mi domandò.
- Noia – risposi, mentre mandavo più a fondo con il cucchiaino la bustina di tè. Lui si spinse indietro contro lo schienale della sedia e si stiracchiò, con un certo fare felino, data l'espressione sorniona, - Dimmi -. Io lo guardai. - Secondo te cosa significa Wonderwall? -
Cazzo, Noel che iniziava coversazioni, questa me la dovevo segnare...dove accidenti sono i calendari quando servono?!
- Non sono un critico musicale – feci, un po' incuriosita dalla situazione.
- Non parla di Meg, lo sai, vero? -.
Wow, ora sperimentava pure con le domande retoriche! - Non è facile dire alla propria donna che una canzone non è su di lei, quando tutti gli altri lo credono, eh? -, ero abbastanza divertita ora, punzecchiarlo sulla bionda era una delle mie attività predilette, principalmente perchè non sapevo mai esattamente come avrebbe reagito Noel. Il che mi intrigava.
Lui sbuffò, sapeva che lo prendevo in giro. Ma poi mi diede una delle sue occhiate serie, quelle di quando vuole davvero una risposta e sa che la otterrà, allora usai l'arma tattica di prendere una sorsata di tè, giusto per avere il tempo di riflettere un secondo e lui per tutto il tempo non mi staccò gli occhi di dosso.
- Wonderwall –, cominciai, – è quell'amico che magari neppure esiste, ma che sai che verrà e ti salverà. Soprattutto da te stesso -
Mentre parlavo lui s'era alzato dal tavolo ed era andato a stravaccarsi sul divano, una gamba che pendeva dal bracciolo, il che m'aveva costretto a seguirlo con la testa, in una maniera quasi contorsionistica. Che bastardo.
- Nient'altro? -
M'alzai pure io e cominciai a cercare le chiavi della macchina che dovevano essere lì da qualche parte – in quel casino cosmico -, avendo la netta sensazione che Noel mi stesse fissando, seguendo ogni mio singolo movimento.
- Oh, be' –, interruppi il mio girovagare di botto quando trovai le chiavi, - dimenticavo, se mai la pubblicherete come singolo, renderesti più facili le dichiarazioni d'amore di un'intera generazione di teenagers brufolosi e con l'ormone impazzito – conclusi veloce, mentre mettevo la mia tazza nell'acquaio. Ero di spalle ma sapevo che Noel doveva avere un'espressione perplessa, era l'effeto che gli facevano quella mia sorta di complimenti alla sua capacità componitiva, misti a una grande quantità di nonsense. Difatti ci fu un secondo di silenzio, ma poi potei quasi essere in grado di sentire il ghigno che si formava sulle sue labbra: - Anche tu sei una teenager – osservò. Fanculo, pochi mesi e basta. Ma indubbiamente avevo ancora diciannove anni, per cui stetti zitta e andai verso la porta.
- Dove vai? - fece spiazzato Noel, che non aveva registrato veramente i miei movimenti precedenti
- A rendermi utile –, stavo per chiudere la porta quando tornai un secondo sui miei passi, - Chiudi a chiave quando te ne vai – aggiunsi – e lava la tazza prima -. Non feci quasi neppure in tempo a cogliere l'espressione sempre più perplessa e di disappunto di Noel.

You know that I gotta say time's slipping away
And what will it hold for me
What am I gonna do while I'm looking at you
You're standing ignoring me


Era pomeriggio tardo quando arrivai in Galles e il sole, per quanto ancora alto in cielo, era pallido e spento, per cui la casa davanti a cui parcheggiai mi apparve ancora più tetra e grigia di quanto non fosse realmente. Spinsi la porta a vetri, senza stupirmi che del fatto che fosse aperta – quando rientri a casa ubriaco non è già diffcile centrare la toppa per aprire, figurarsi avere culo due volte per chiudere anche -. Le luci dentro erano spente, e passando davanti alla cucina scorsi un sandwich mezzo mangiato che era segno inconfondibile della presenza di un certo inquilino. Allaungai la strada verso le scale per prendere il panino e finirlo, cosa che avrebbe fatto Noel, se solo fosse stato con me, questo pensiero mi riportò alla mente il motivo della mia visita; salii le scale ricoperte di moquette sino alle camere da letto, ed entrai nell'unica che aveva la porta completamente chiusa.
- Ti dispiace chiudere le persiane completamente? -. La stanza era praticamente al buio, c'era solo qualche lama di luce che filtrava dagli scuri socchiusi, ma a quanto pareva era indesiderata. - Aspettavi l'arrivo di qualcuno per chiudertele o pensavi di alzare il culo prima o poi, Liam? -, domandai al ragazzo che se ne stava accucciato contro il muro, mentre eseguivo la sua richiesta.
- Qualcuno prima o poi si sarebbe presentato -, borbottò predendo una boccata di fumo, che dopo esser stato esalato andò ad accumularsi assieme a quello di molte altre sigarette a livello del soffitto. - Anche se, personalmente, avrei puntato più su Russell -.
- Be' -, spalancai le braccia, - sorpresa! - esclamai sarcastica. Liam mi fissò con occhi dalle pupille estremamente dilatate – e non penso fosse solo colpa del buio -, aveva una strana aria da cucciolo indifeso. Mi inginocchiai per essere alla sua stessa altezza visiva, - Dov'è finito il gesso? - gli domandai con tono ingentilito, sfiorandogli appena il braccio, che per istinto lui ritrasse involontariamente. Poi però fece subito spuntare un sorriso sghembo e spavaldo, - L'ho tagliato via subito la sera dopo che me l'hanno messo, mica potevo andare al pub con quel coso! -. Tipicamente Ourkid.
Non mi presi neppure la briga di dirgli qualcosa, conscia che sarebbero state parole gettate nel cesso e che tanto Liam la stava già pagando con il dolore che di certo provava, per quanto potesse attutirlo con l'acool e le droghe. Lui mi guardò vacuo ancora per qualche secondo, infine con sforzo mal celato si tirò in piedi, e si cavò di dosso la maglia. Gettò quell'ammasso puzzolente sul letto. - Potresti farmi il favore di dirmi quel che mi devi dire? Così poi almeno vado al pub – mi disse con un'occhiata storta.
- Ok, avrei voluto farti un discorso molto ispirante, ma dovrò ridurre il tutto a un: muovi il culo, mettiti d'accordo con quell'altro coglione e torna a cantare -
Trovò una maglietta che gli andava a genio sul fondo della cassettiera e la indossò con impensabile destrezza, dopodichè mi applaudì un paio di volte, - Perfetto, vado al pub – commentò. Eppure rimase lì fermo dov'era per una manciata di secondi, così quando poi si girò io non poteri non richiamarlo, perchè avevo visto quello sguardo che avevo già incontrato durante le registrazioi per Definitely Maybe. - Hey! Ora non si torna indietro, idiota! Tira fuori le palle o sarà tutto perduto, il primo album avrà pure fatto record, ma di qui e un anno non si ricorderà più nessuno di voi. Il tempo è infame e non aspetta nessuno, neppure te -, feci una pausa per prendere un po' di respiro – Liam - . Al che lui tornò verso di me, e per l'ennesima volta mi trovai a fissare quegli occhi verdazzurri, - Bene -, mi prese gli occhiali da sole appesi alla scollatura della t-shirt – Me li presti, vero? -. Ero basita mentre lo guardavo camminare fuori dalla stanza con quella sua andatura. Forse pensavo che le mie parole avrebbero funzionato davvero, e invece ora mi ritrovavo a credere che Liam a volte fosse fin troppo rock star, che si fosse calato sin troppo in quei panni, lui faceva show anche quando non c'erano telecamere accese. Magari era vero che c'era nato per questo genere di cose.
Dalla finestra lo segui mentre s'allontava a piedi verso la città, o meglio, il pub più vicino. E per un attimo mi assalì la paura che finesse come Rory Gallagher, ammazzato da un fegato che lui stesso aveva provato ad affogare. Mi scossi via con un brivido quel pensiero e mi concedetti di ricadere sul letto. Girai la testa e mi ritrovai di fianco la maglia male odorante di Liam. Merda.
Mi svegliai con dei vaghi rumori, era tutto buio e dovevo aver dormito per ore, quando i miei occhi si abituarono alla mancanza di luce un'ombra mi apparve più consistente delle altre. Fruscio di vestiti, il rumore metallico della cintura che cade per terra. Liam si sdraiò accanto a me sul materasso, si rigirò a pancia in su. - Io non sarò dimenticato – disse con voce meno impastata di quanto mi aspettassi – Io vivrò per sempre -. Liam non cercava conferme, lui lo sapeva e basta. E lo sapevo anche io.
Anche per questa volta il pericolo era stato scampato, due giorni dopo ci trovavamo in quella specie di limbo che è una sala di registrazione.

I thought that I heard someone say now 
There's no time for running away now
Hey now! Hey now!


Il lavoro sull'album riprese a tempo di record, e senza ulteriori intoppi le sessioni terminarono, i due fratelli, una volta riappacificati erano pure parecchio affiatati. In effetti erano state profetiche le parole di Bonehead, che dopo il litigio aveva detto che sarebbe tutto tornato come prima, che coi Gallagher ci voleva solo tempo, pazienza, e molte sigarette durante l'attesa. Ed io probabilmente, negli anni a seguire non avrei mai cambiato quel metodo. Tutto sarebbe andato a posto, bastava aspettare. La post-produzione venne fatta a Londra, di modo che tutti noi potessimo tornare in quella che ormai era casa.Era di nuovo tutto perfetto, anzi più che perfetto se si pensava che nell'ultima canzone dell'album faceva comparsa con chitarra e voce Weller. C'erano momenti incui mi sembrava normale una cosa del genere, che fosse nell'ordine naturale delle cose avere il Modfather a due centimetri di distanza e occuparsi delle sue chitarre. Una volta m'era capitato di passare un pomeriggio afoso da sola, chiusa in casa, e a ripensare a quell'episodio mi venne quasi da ridere: dal riparare le chitarre nella periferia di Manchester a presenziare a una jam session con Paul Weller. Che pazzia. E allora mi chiedevo cosa pensassero Liam o Noel, da costruttore di recinzioni e operaio a rock star. Che fottuta pazzia. Per lo più però questa idea non sfiorava però il cervello di nessuno, eravamo troppo presi a viverla quella pazzia. Stavamo sognando e non volevamo che nessuno stronzo ci svegliasse, era troppo bello quello che vedevamo ad occhi chiusi.
La normale amministrazione di quei mesi estivi da festival – Glastonbury e Roskilde in Danimarca su tutti – fu pervasa da un'atmosfera di inquietudine crescente dettata da due schieramenti che si andavano formando, però. Oasis contro Blur. Nord contro Sud. Gli operai attaccabrighe contro i fricchettini da college. Caino contro Abele. Io la trovavo una cosa assurda, non tanto perchè fossi una pacifista o non volessi essere di parte – nel profondo dell'anima ero una Northerner e i miei pregiudizi li tenevo stretti, sopratutto dopo un paio di pinte -, ma semplicemente da un punto di vista musicale non credevo si potessero comparare le due cose. Era assurdo, ma alla gente piacevano le cose assurde e se quindi all'inizio era una cosa che era stata palesemente messa su dai giornali per vendere – e non avevo una laurea in marketing per capirlo -, ben presto parve che l'idea di uno scontro intranazionale fosse nato spontaneamente dal popolo. E così le notizie sui due gruppi più chiacchierati di Gran Bretagna erano sempre più ricorrenti in giornali e telegiornali, tanto che mi trovavo ad essere attorniata dal sorrisetto di Damon che ammiccava da un'edicola o dall'espressione arrogante di Liam che mi fissava dalle pagine del Daily Mail pure quando ero al cesso. La cosa m'avrebbe potuto fin dare sui nervi per quanto era stupida, ma alla fine tutto ciò era pubblicità, la migliore che Marcus Russell avesse mai potuto desiderare, e oltretutto era senza sforzo. Per cui io mi limitavo a vivere passivamente la cosa, tutt'al più a riderci sopra con Gem che, data la sua estrema e proverbiale saggezza, trovava ridicola la faccenda.
Noel e Liam erano troppo al centro della questione perchè gli importasse se la rivalità era stata creata a regola d'arte dai giornali o se era voluta da quello che ormai sembrava essere il loro popolo; per natura e grazie i precedenti avvenuti in un certo locale, si limitavano a odiare in maniera genuina i Blur. E più di tutti Damon e Alex James, il bassista dal ciuffo perennemente davanti agli occhi che aveva scalzato Graham Coxon nella lista nera dei Gallagher.
Poi nel caldo appiccicaticcio degli inizi d'Agosto il fenomeno esplose, stavo parlando con un roadie della Food Records quando venne fuori che i Blur avevano intenzione di posticipare l'uscita del loro singolo, Country House. All'inizio non ci credetti, se fosse stato così...no, era stupido... sarebbe uscito nella stessa settimana del nostro singolo. Due giorni dopo i giornali del settore e non, annunciavano che Country House sarebbe stato rilasciato sul mercato il 14 d'Agosto, esattamente lo stesso giorno di Roll With It, la canzone che Noel aveva scelto come secondo singolo. Tutto ciò oltrepassava l'assurdità, se fossero usciti i singoli in settimane diverse, pure adiacenti, la prima posizione sarebbe stata garantita per entrambi, invece così ora sarebbe stata battaglia aperta. E fu proprio così che la chiamarono i giornalisti: Battaglia del Britpop.
Se prima avevo pensato che alla cosa stessero dando dimensioni spropositate, nei giorni immediamente precedenti all'uscita dei singoli, essa crebbe a dismisura. Mentre sui tabloids si parlava della gente che veniva ancora ammazzata in Bosnia o di Saddam Hussein che a quanto pareva aveva voglia di giocare con il nucleare, le testate giornalistiche riuscivano ad infilarci dentro pure le ultime news su Oasis e Blur, il tutto condito con vari pronostici e analisi. Persino la BBC ne parlava, dando delle specie di bollettini di guerra giornalieri. Ci mancava solo un inviato al fronte, cazzo, magari avrebbero ben pensato di mandare un cronista a Burnage, non mi sarei certo più stupita, in effetti lo fecero. E be', la gente andava matta per tutta quella roba.
Un paio di giorni prima dell'uscita mi trovai a leggere una copia di NME da cui occhieggiavano sia Liam che Damon, “Campionato Britannico dei Pesi Massimi”. A quanto pareva si stava arrivando all'Armageddon, e chiusi la rivista lanciandola nel cestino della sala comune alla Creation, ero ormai quasi esasperata da quei volti e da quelle parole così ricorrenti. Era inutile sprecare così tanto inchiostro su una faccenda tale, le vendite avrebbero parlato da sole.
Io ero indifferente, Liam baldanzoso, McGee in uno stato di fibrillazione ansiosa, Marcus Russell paranoico e Noel semplicemente aspettava, determinato.
Il giorno dell'uscita arrivò e – sorpresa, sorpesa - il mondo non esplose, la Regina non morì e non accadde nulla di tanto catastrofico o sconvolgente come quello a cui sembrava che i giornali si stessero preparando.
In mezzo a tutto quel casino però trovò spiraglio un po' di sano cazzeggio in stile Gallagher, qualcuno in seguito avrebbe poi detto che quella era contestazione, che era ribellione nei confronti del sistema musicale britannico e un sacco di altre cazzate. Quel che vi dico io è però che quanto accadde il 17 Agosto negli studi di Top Of The Pops non fu altro che pura coglionaggine e voglia di farsi una risata alle spalle degli organizzatori del programma.
Entrai nel backstage di TOTP dopo che ero andata a farmi una sigaretta con altri della crew e capii che qualcosa non andava, forse il fatto che Liam stesse indossando la tracolla con annessa chitarra di Noel. Era un'immagine strana e parecchio ridicola quella di un Ourkid a stretto contatto con uno strumento diverso da un tamburello – a volerlo elevare a quel grado -.
- Cazzo fai? - gli chiesi, a metà tra il riso e la preoccupazione. Lui mi guardò placido, continuando a strimpellare accordi inesistenti.
- Mettila giù prima di far danni e far incazzare Noel – continuai, ma in quel momento il diretto interessato mi sfilò davanti dicendo che era ora d'andare, senza scomporsi alla vista del fratello minore che aveva deciso di rubargli il posto. - Ma che...? - balbettai appena, avrei giurato però che da dietro le lenti scure degli occhiali da sole Noel mi fece un occhiolin, allo stesso tempo delle voci dallo schermo che era appeso dietro le quinte mi fecero voltare. Erano Robbie Williams – in stile rapper con maglia da basket - e la presentatrice – una con la faccia da stordita - che annunciavano la prossima band che si sarebbe esibita in studio. L'immagine di Noel che alzava in aria il tamburello, strigendo una mano al microfono mi fece quasi piegare in due dalle risate, che intanto stavano rimbombando più o meno in tutta la stanza, feci uno sforzo per rimettermi in posizione eretta e asciugarmi le lacrime che mi offuscavano la vista, solo per poter vedere Noel che iniziava a cantare con voce che assomigliava decisamente troppo a quella di suo fratello, e muoversi con atteggiamenti che a lui dovevano sembrare da figo, da vero frontman. Liam nel frattempo si muoveva a ritmo di musica, suonando una chitarra che per fortuna dell'apparato uditivo di tutti i presenti era scollegata.
Se l'effetto del playback non fosse stato chiaro a qualcuno, Noel pensò bene pure di mostrare la propria lingua al pubblico mentre il cantato fuoriusciva ancora dalle casse. La cosa divertente era che la gente che assisteva in studio era ancora lì a comportarsi normale, cosa che trovavo incredibile quando io e i miei astanti a mala pena ci reggevamo in piedi. Mi stavo quasi per riprendere quando arrivò l'assolo di chitarra. Fatto da Liam. A quel punto cedetti del tutto e mi lasciai ad una risata perputua, accompagnata da Guigsy dallo schermo che come evidentemente non ce la faceva più a mantenere un vago contegno. Adoravo quei coglioni.
Quando finalmente tornarono tutti nel backstage io non m'ero ancora ripresa dai dolori a muscoli addominali, e da quanto mi dolevano avrei pensato che non sarebbero mai più tornati alla normalità. Noel con nonchalanche si sfilò gli occhiali, - L'ho sempre detto che avevo la stoffa del frontman -.
Quel pomeriggio poi quando infine terminai di caricare assieme agli altri tutta la strumentazione, e come ogni altro giovedì decisi di andare a fare un giro per Londra alla ricerca di un negozio di CD in cui entrare e girovagare senza un preciso intento. Finii per trovarmi nella centrale Soho, e poi in Berwick Street. Forse il mio cervello mi ci aveva trascinato perchè era ancora memore della scampagnata alle quattro e mezza del mattino che m'ero dovuta fare un paio di settimane prima per scattare l'immagine per la copertina dell'album. Brian Cannon, colui che si occupava dell'artwork, e Noel avevano scelto quella via dopo una piccola ricerca, e che ne dicesse The Chief, la scelta era caduta su quella perchè la Berwick era d'angolo con Noel Street. Egocentrico, altro che sentore urbano. Ancora mi domando con quale sforzo di volontà sia uscita dal letto per andare a recuperare il dj Sean Rowley e portarlo sul luogo per fare le foto, che furono ben trecento. Avrei voluto poi uccidere Cannon quando fu scelto per la copertina il primo scatto fatto.
L'unico lato positivo di quella mattinata fu che scoprii un negozio di dischi proprio in Berwick, erano mesi che abitavo a Londra, ma viaggiavo sempre e quando non lo facevo tendevo a tenermi a distanza dal centro della città. Entrai da Reckless Records, lasciandomi dietro lo scampanellio della porta, e mi aggirai dapprima senza una vera e propria meta, se non la ricerca di qualcosa che mi stuzzicasse la vista e la curiosità. Poi però i miei occhi temporeggiarono su di un disco che conoscevo sin troppo bene, con quella foto scattata sulla spiaggia, dei ragazzi con cappotti scuri che guardano diversi televisori piantati in mezzo alla sabbia. Presi in mano Roll With It, con un ghigno lo rigirai, tanto per sincerarmi che Noel non avesse piazzato tra le B-side un altra canzone in cui venivo tirata in causa, ma quelli che trovai furono solo i nomi familiari di It's Better People, Rockin' Chair e Live Forever. Rimisi giù il disco, ma poi continuai a fissarlo. Ero tentata di prenderlo. Alla vecchiai maniera? Infilandomelo in tasca, sperando che nessuno mi beccasse? A volte mi mancavano le cose che facevo nella vecchia buona Manchester.
Alla fine decisi di prendermelo, mi diressi verso l'uscita, ma prima deviai per la cassa. - Compro questo – dissi con aria allegra al proprietario del negozio.
- Anche tu ti schieri in questa Battaglia? - domandò lui, mentre mi metteva il CD in un sacchetto.
A quanto pareva sì.

Feel no shame - 'cause time's no chain
Feel no shame


58.000 era il numero di dischi di differenza fra quanto avevano venduto i Blur e gli Oasis. Abele alla fine aveva ammazzato Caino. Quando la notizia mi raggiunse tramite televisione, mi trovavo al pub sotto casa mia a bermi una birra in tutta tranquillità; la prima cosa che feci fu di tirare giù una sfilza di imprecazioni mentre la maggior parte dei presenti nel locale invece esultavano, perchè alla fine la parte d'Inghilterra che contava, aveva contato anche questa volta.
Presi la metro, sapendo d'essere troppo incazzata per guidare – l'avessi fatto, avrei messo in pericolo tre quarti di Londra – e raggiunsi Camden. Quando entrai senza bussare, trovai Noel seduto al tavolo in cucina, a fumare in solitudine, una bottiglia di whiskey che stava già pericolosamente a metà.
- Penso che dovrei tornare a Manchester – disse continuando a fissare la parete davanti a sè, senza levare lo sguardo su di me.
Scoppiai a ridere, lui che scriveva canzoni sullo scappare da quella maledetta città ora voleva tornarci? Ma, vaffanculo!
Eppure rimase tremendamente serio. Non scherzava. Mi sedetti di fronte a lui, solo per dare un senso a quel suo sguardo così fisso e vitreo e capii subito che allora non era lui a parlare. O almeno non il Noel che aveva mandato a 'fanculo Manchester.
- Sei un coglione – commentai, poi allungai una mano e bevvi un sorso di whiskey, più che altro per portarlo fuori dalla sua portata, - avessi messo un'altra canzone al posto di Roll With It gli avresti fatto il culo, a quel buffone di Albarn -, altra sorsata, - Magari quella con il mare in sottofondo...che, a proposito, faresti meglio a decidere il titolo -. Provavo a distogliere la sua attenzione dalla sconfitta appena subita.
- E' un po' tardi per quello, il punto è che i Blur hanno venduto di più -
Quello stronzo di Marcus avrebbe fatto meglio a smetterla con sta faccenda delle vendite, era ossessivo, stava riempiendo il cervello di merda pure a Noel. - Be', Roll With It costava anche qualche sterlina in più rispetto a Country House –, tentai di indorare la pillola, ma lui non mi ascoltava: quando voleva, sapeva essere più testardo di Liam, il che era tutto dire.
- Forse dovresti pensare alla proposta che ti ha fatto Albarn -, questa volta mi guardò davvero negli occhi, ed i suoi erano mortalmente freddi – smettere di lavorare con certe persone -.
Gli tirai un pugno dritto sul naso, o almeno questo è quanto feci nelle mie fantasie, in realtà rimasi completamente immobile. Noel doveva ringraziare il fatto di non essere sobrio o avrei potuto anche menarlo per le cazzate che andava dicendo. - Non sei in te – gli dissi solamente, poi lo feci alzare e traballante lo accompagnai nella sua stanza, che profumava vagamente di un qualcosa di estraneo. Meg. Lo lasciai cadere a peso morto sul materasso – non si meritava molta gentilezza – e gli levai le scarpe. Prima d'andarmene aprii il cassetto del comodino e vi trovai dentro un po' di bianca, Noel girò appena la testa e fece un verso stanco di disapprovazione quando me la intascai – l'ultima cosa che volevo era che quell'idiota si facesse, e poi soffocasse nel sonno -, ma era troppo ubriaco per prendermela di mano.
- 'Notte, Noelie -.

The first thing I saw
As I walked through the door
Was a sign on the wall that read
It said you might never know
That I want you to know
What is written inside of your head


Se mai fossi diventata una maniaca, penso che sarei stata un'ottima maniaca, non una di quelli che si fanno beccare dopo due minuti da Scotland Yard. Mi ci vollero un bel po' di telefonate e un numero giustamente proporzionale di monetine nella cabina telefonica per entrare finalmente in contatto con chi volevo.- Pronto? -. Era assonnato, e mi pareva giusto dato che erano le tre di notte. In lontananza sentii la voce di una donna che si lamentava. - Chi è? -
Il tuo peggior incubo, gli avrei voluto rispondere, ma sarebbe stato troppo melodrammatico, - Cassandra -.
Gli ci volle un po' di tempo evidetemente per connettere il nome a una faccia, ma infine Damon domandò – La roadie? -.
- Esattamente -.
Dall'altro capo del filo udii una breve conversazione tra lui e Justine, attutita dal fruscio delle lenzuola, poi silenzio. Potevo immaginarmi i piedi nudi del cantante che solcavano leggeri un parquet tirato a lucido, sino a raggiungere un bel divano di vera pelle, di quelli avvolgenti.
- Hai visto? -
Fui ingenua, - Cosa? -
- Abbiamo vinto noi -, mi rispose veloce lui, aveva quel sorrisetto divertito sulle labbra, lo percepivo anche a metà Londra di distanza – L'avevo detto a quelli dell'etichetta discografica di non preoccuparsi -.
Questa volta fui io a rimenere silenziosa, il ricevitore incollato al viso, - Un momento, sei stato tu a spostare la data di rilascio? -
- Mi pare ovvio, ero stufo di quei buzzurri attaccabrighe arrivati nel giro da due giorni e che volevano già spadroneggiare. Qualcuno doveva metterli a tacere -, era baldanzoso, ancora palesemente felice per la vittoria riportata quella sera stessa. - M'hai chiamato per quella proposta? Per diventare una nostra roadie? -. Se la prima volta era stato abbastanza serio, ora era soltanto una presa in giro.
Avrei voluto trovare una battuta fulminante, una di quelle che l'avrebbero congelato su quel fottuto divano di pelle in tinta con il resto dell'arredamento, - No -, risposi invece, - Per mandarti a 'fanculo. E per dirti che quei buzzurri hanno dieci volte la tua anima, che quella non te la danno con nessun diploma in nessun cazzo di college di questo merdoso Paese -, misi giù. Non ero stata di classe, non avevo trovato quella frase incisiva, m'ero ridotta ad un mucchietto di insulti, che erano stati pure meno fantasiosi di quanto avrebbe potuto fare Ourkid, però mi sentivo appagata. E lo sarei stata anche di più se avessi saputo che Damon era rimasto davvero bloccato sul divano, fosse stato anche solo perchè lui non aveva un solo roadie che avrebbe chiamato i Gallagher in piena notte per insultarli.

And time as it stands 
Won't be held in my hands
Or living inside of my skin 
And as it fell from the sky 
I asked myself why 
Can I never let anyone in?


Seguivo con lo sguardo le volute di fumo che, una volta espirate dal mio naso, andavano rapide a cercare una via di fuga verso l'unico spiraglio lasciato libero dalla finestra semichiusa. Eravamo sdraiati sul letto – o meglio, io ero sdraiata su Noel -, lui pareva essersi incantato nel movimento ripetitivo di carezzarmi i capelli, le dita che a volte si avventuravano più in basso, lungo la linea della mia mandibola. I polpastrelli erano ruvidi e, quando arrivano sino alle mie labbra per potermi rubare la Benson che ero impegnata a fumare, potevo riconoscere l'odore che portavano con sè, quello delle corde di chitarra, quasi ne sentivo il sapore metallico. Andammo avanti così a lungo, fino a un paio di sigarette, un numero inconsueto se consideravo che di solito uno dei due sarebbe caduto addormentato molto prima. Cominciai ad accorgermi che il corpo sotto il mio era in tensione , le mani presero ad esitare, per poi ricominciare a passare trai miei capelli come se nulla fosse stato. Il tutto si ripetè per alcune volte, abbastanza per me per quasi non farci più caso, per essere riuscita ad assumerlo nella routine.
Poi si fermò di botto, le mani poggiate sulle mie spalle. - Ti amo -. Forse non era lui ad essersi fermato, ma tutto attorno a me.
- Devo andare al bagno -. Mi scostai da Noel, m'alzai dal letto e gettai la sigaretta nel posacenere, senza neppure spegnerla, poi mi diressi verso la porta che fronteggiava il matrimoniale e che mai mi era sembrata tanto lontana. Me la chiusi dietro e m'attaccai allo specchio, dove una me con il respiro affannato mi scrutava. Forse era stata tutta la mia immaginazione, magari lui non aveva neppure parlato, eppure sentivo ancora le sue labbra vicine al mio collo, che si muovevano.
Quando facevamo sesso di solito non mi facevo mai la doccia prima della mattina dopo, mentre il tè bolliva, invece ora sentivo la pelle ardere, così mi buttai sotto l'acqua aperta, senza fregarmene se fosse calda o fredda. Un minuto, ma anche meno, dopo ero di nuovo fuori, non potevo fare così, affogare tutto sotto un getto d'acqua.
Rientrai nella stanza da letto che gocciolavo ancora, ma non vi trovai nulla se non una parte dei suoi vestiti ancora appallottolati sul pavimento e la mia sigaretta che esalava gli ultimi fili di fumo dal posacenere.

I thought that I heard someone say now 
There's no time for running away now
Hey now! Hey now!
Feel no shame - 'cause time's no chain
Feel no shame


Vado in America. Fu quanto lasciai scritto a Noel sul tavolo della cucina – aveva lasciato le chiavi di casa da me, prima o poi doveva tornare -, e quanto dissi a Tim Abbott per congedarmi per un po' dalla Creation, il mio tanto era un contratto che mi lasciava abbastanza respiro, e in un certo senso era come se l'etichetta mi potesse subaffittare. Per cui accettai il primo contratto a tempo determinato che mi potesse portare oltre Oceano nel più breve tempo possibile. Non ricordo neppure quale fosse il nome della band per la quale lavoravo, scaricavo soltanto amplificatori e accordavo strumenti, questo mi bastava.
Le notizie sulla Battaglia del Britpop, che però era diventata ormai meno cruenta una volta sancita la vittoria dei Blur con Country House, arrivano pure a migliaia di chilometri di distanza. Quando avevo toccato suolo americano era uscito da poco The Great Escape e pareva che sul campo si stessero contando morti e feriti, in attesa del verdetto finale, che sarebbe arrivato solo con l'uscita nei primi di Ottobre di Morning Glory. Nessuno si aspettava più nulla, ma nessuno neppure aveva probabilmente calcolato il fattore Gallagher. Noel Gallagher, per la precisione.
Spero che prendano l'AIDS e muoiano. Questa frase era riferita a Damon e a Alex James, a quanto pareva The Chief aveva avuto molta più fantasia di me in quanto a insulti da appioppare ai componenti della band rivale. Ero lontana, ma l'eco del vespaio che scatenò quella frase – un tantino azzardata, se si pensa alla campagna che si stava facendo all'epoca contro l'HIV – arrivò ben udibile sino a me. La prima cosa che pensai fu che ero felice d'essermene andata, per una volta non sarei dovuta essere io quella che doveva risolvere i casini, per una volta non c'entravo niente. Ero una roadie e facevo soltanto quello per cui ero pagata.
Certo, ero felice, però mi sentivo pure a disagio, c'era una parte di me che era attirata come da una calamita verso quella fottuta isoletta che spuntava nel Mare del Nord e che rispetto alla grande America non era che uno sputo. Era il mio giorno di riposo quando mi giunse notizia di quell'uscita scomoda da parte di The Chief, e saremmo rimasti con la band a L.A. ancora per un paio di giorni prima di dirigerci verso Nord. E non sapevo che fare, se non pensare a che cosa stava succedendo dall'altra parte del mondo, mentre passeggiavo nella parte Ovest della città, chiamata Venice Beach. All'improvviso il mio occhio si trovò a cogliere il nome di una via che era rimasta per quasi un anno incagliato da qualche parte nella mia mente, risalii quella Hollywood Boulevard sino al numero 8505, dove trovai una casa immersa in una macchia di verde. Camminai lungo il vialetto di pietra, il sole che stava scomparendo dietro le colline che stavano sul retro della casa.
Rimasi a fronteggiare la porta dipinta di verde scuro per un bel po', sino a quando la mia mano non decise di impugnare la maniglia e spingerla verso il basso. Non era chiusa a chiave, per cui mi avventurai con naturalezza nell'atrio di quella casa. Il dentro, come anche l'esterno, non era solo ricoperto da una strana patina di sciatteria, ma da una vera e propria confusione: i muri bianchi dell'atrio erano coperti di strisce di colore senza senso, alcune fatte propabilmente con delle bombolette spray che giacevano ancora, vuote sul pavimento di cotto.
In principio forse la casa doveva essere stata arredata in uno stile spagnoleggiante, come era tipico del posto, ma alcuni mobili erano scheggiati e altri come le pareti erano stati vittima di un attacco artistico, tanto che ora apparivano come opere grottesche. Un po' dappetutto erano sparse lattine di birra, cartoni di pizza, contenitori di take away cinese e mozziconi di sigarette da cui proveniva quel forte sentore di fumo e unto. E lì, in mezzo, nel salotto, come perfetto elemento finale di quell'arredamento era seduto un uomo, i capelli più lunghi, ma il volto scarno come me lo ricordavo.
- Ciao, John – dissi come se fossi appena tornata da una passeggiata di una mezz'oretta, e l'avessi lasciato indietro.
Lui si girò, e non era certo più stupito di me, inclinò appena la testa mentre fermava la penna con cui stava scrivendo su di un blocco di fogli, lo sguardo spiritato, - Era un po' che ti stavo aspettando -.
     

I hitched a ride with my soul
By the side of the road
Just as the sky turned black
I took a walk with my fame
Down memory lane
I never did find my way back     




Buona giornata! Iniziamo subito con un po' di informazioni: questo qui sotto è il Claddagh ring di Noel ( direttamente dal mio booklet di WTS?MG, scusate se è enorme), ed un tipico anello irlandese, quando la punta del cuore è rivolta verso l'esterno vuol dire che chi lo porta è single, e in generale simboleggia amore, amicizia, e fedeltà.
La storia di Liam che s'è tolto da solo il gesso è vera, e se ricordassi dov'è vi metterei pure la foto della lastra xD
Reckless Records esiste e in vetrina espone una foto della copertina di WTS?MG con una freccina che indica il negozio e dice YOU ARE HERE.
Chiedo scusa al povero Damon Albarn, spero di non averlo maltrattato troppo, ma d'altronde è sempre vero che è stato lui a spostare la data di rilascio di Country House u.u
La canzone del capitolo è questa http://www.youtube.com/watch?v=BZSV6z73RKc e di solito è considerata un filler nell'album, ma in my honest opinion ha uno dei testi più belli e personali che Natale abbia mai scritto, per cui, dategli un'occhiata, non ve ne pentirete ;)
http://www.youtube.com/watch?v=oUTL2jSRIgE il famoso video di TOTP in cui Noel e Liam si son scambiati i ruoli :D Io penso d'aver finito u.u Cheers^^

 

   
 
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