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Autore: Yawarakai_Kusa    11/03/2012    4 recensioni
Un tempo, in un regno dalle usanze molto strane, vivevano un re, una regina e il loro figlio, il principe Falco.
Egli cresceva bene, circondato da ricchezze, vivendo una vita di agi e lussi.
Ma, nonostante ciò, egli era molto triste.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Falco e Canarina
La storia del principe Falco e della principessa Canarina

Un tempo, in un regno dalle usanze molto strane, vivevano un re, una regina e il loro figlio, il principe Falco.
Egli cresceva bene, circondato da ricchezze, vivendo una vita di agi e lussi.
Ma, nonostante ciò, egli era molto triste.
- Come si fa a non essere felici con tutte queste ricchezze?- si chiedevano i sovrani. Ebbene sì. Nonostante i vestiti di seta pregiata, i magnifici stalloni che possedeva e l'immenso castello in cui viveva, il principe Falco era triste.
Così, al suo sedicesimo compleanno, essi provarono a fargli un ultimo dono, nel tentativo di farlo sorridere.
Convocarono a palazzo tre principesse: la principessa Aquila, la principessa Pettirosso e la principessa Rondine.
Esse amavano moltissimo Falco. Ma non di certo per il suo carattere, per le sue virtù... ma per il suo bell'aspetto e per le sue ricchezze.
E il principe? Non voleva saperne di mogli!
Voleva essere libero.
Quel palazzo costituiva una prigione, per lui, un posto desolatamente grande e triste.
Il giorno della scelta, Falco, dopo essersi seduto sul trono del padre con aria insofferente, si preparò al ricevimento.
Arrivò la principessa Aquila, dal regno di Montagna, accompagnata dal suono di cento campanelli d'oro. Il suo abito era rosso e i capelli castani sciolti sulla schiena. Si avvicinò a passo di danza, canticchiando un'allegra melodia.
- Salve, mio principe- disse, inchinandosi leggermente.
- Salve a lei, Aquila. La sua radiosa bellezza mi lascia senza parole-.
Ridendo dolcemente, ella rispose: - La ringrazio. Giungo dal regno di Montagna per mostrarle di cosa son capace-.
Schioccò le dita e due servi, vestiti con una livrea marrone, le portarono un flauto traverso di perle rosa. Iniziò, così, a suonare.
Era una melodia dolce, che trasmetteva pace e serenità. Falco sentì il profumo dell'aria di montagna e le con la mente riuscì a scorgere le gole, i pendii e i picchi del regno da cui veniva la principessa.
Sarebbe stato libero lì? Aquila si fermò, ripose il flauto in una custodia di velluto e parlò: - Ci saranno feste ogni giorno, allietate da questa musica, cene, banchetti e balli!-. No, non sarebbe stato libero, ma costretto a fingere di divertirsi a delle feste.
- Mia cara... lei è incantevole, e questo lo ammetto, ma la proposta non mi alletta. Mi vedo costretto a rinunciare. Addio-.
Aquila scoppiò in lacrime e corse verso l'uscita, strillando.

Fu la volta della principessa Pettirosso, dal reame di Bosco.
Si presentò, accompagnata dal suono di cento corni d'argento.
- Salve, mio principe- disse, chinando semplicemente il capo.
- Salve a lei, Pettirosso. I suoi abiti non sono paragonabili a nessun vestito di regina, di principessa o di nobile dama presente in tutti i regni!-.
Ridendo dolcemente, lusingata da quelle parole, mentre si spostava una ciocca di capelli neri dal viso, ella rispose: - La ringrazio. Giungo dal regno di Bosco per mostrarle di cosa son capace-.
Schioccò le dita e due servi, vestiti con una livrea bianca, si avvicinarono, porgendole un rotolo di pergamena.
Lei iniziò a recitare una poesia.
Raccontava della bellezza dei boschi in cui ella viveva e della pace che si provava a trascorrere intere giornate sotto le chiome dei pini.
Quando ebbe terminato, Falco si chiese: sarò libero nel regno di Bosco?
Pettirosso si mise la pergamena in grembo e parlò: - Leggeremo e comporremo poesie tutti i giorni per allietare le nostre giornate!-. No, non sarebbe stato libero. Sarebbe stato costretto a fare qualcosa che non gli piaceva, come scrivere.
- Mia cara... lei è molto bella, e questo lo ammetto, ma la proposta non mi alletta. Mi vedo costretto a rinunciare. Addio-.
Anche Pettirosso scoppiò a piangere e uscì correndo dal palazzo.

Adesso toccava alla giovane principessa Rondine, del regno di Città.
Ella giunse al cospetto di Falco accompagnata dal suono di cento violini.
- Salve, mio principe- disse, senza inchinarsi.
- Salve a lei, Rondine. I suoi occhi risplendono più del sole!-.
Sorridendo, lusingata da quelle parole, mentre arricciava le labbra rosse, ella rispose: - La ringrazio. Giungo dal regno di Città per mostrarle di cosa son capace-.
Schioccò le dita e due servi, vestiti con una livrea nera, si avvicinarono, portandole un cavalletto con una tela e dei colori.
Rondine si mise a dipingere.
Con rapide pennellate di colore disegnò un bellissimo panorama visto da una finestra. Falco fu tentato. Amava l'arte e dipingere era la sua passione.
Ma... sarebbe stato libero?
Appena la principessa ebbe terminato, ella disse: - Dipingeremo tutti i magnifici panorami che si scorgono da tutti i tetti del regno di Città!-.
Sarebbe stato libero a metà. L'idea gli piaceva, ma dipingere non bastava.
- Mia cara... lei è stupenda, e questo lo ammetto, ma la proposta non mi alletta. Mi vedo costretto a rinunciare. Addio-.
Rondine non pianse e s'incamminò verso l'uscita.

Quella sera, Falco, si recò nel giardino sul retro del palazzo per la consueta passeggiata serale. Un suono gli arrivò alle orecchie.
Era un canto: un canto dolce e melodioso, acuto e magnifico.
Ne fu subito attratto e iniziò a camminare in direzione del suono.
Giunse ai piedi di una quercia, sul cui ramo più robusto, era appesa una gigantesca gabbia dorata.
Al suo interno vi era una fanciulla.
Era lei che cantava e, non appena si accorse di Falco, parlò: - Salve, mio principe. Il mio nome è Canarina e non vengo da nessun regno-
- Cosa ci fate qua?-
- Ero venuta per mostrarle la mia dote, ma la mia gabbia non entrava nel castello...-. Falco era perplesso, ma quella fragile creatura vestita di giallo, dai capelli d'oro e dagli occhi castani lo incuriosiva.
- Perchè siete rinchiusa in quella gabbia?-.
Canarina si appoggiò alle sbarre.
- Perchè, altrimenti, scapperei-.
Il principe non capiva. Si avvicinò alla ragazza.
- E perchè mai dovreste scappare?-
- Perchè non sono libera. Scappando lo diventerei-.
Solo in quel momento, Falco si accorse di quanto ella fosse triste.
Il suo viso accennava ad un timido sorriso e il pallore della sua carnagione riluceva, ma era addolorata. I suoi grandi occhi erano infelici, spenti.
- Oh! Perdonatemi... non vi ho portato il rispetto che vi meritate...-.
Detto questo, Canarina si inginocchiò, abbassando il capo in segno di rispetto.
Falco sorrise. Quella principessa l'aveva colpito e ora ne era innamorato.
Voleva esattamente ciò che voleva lui: la libertà.
- Alzatevi, mia cara. Vi darò ciò che desiderate-.
Canarina sorrise ancora di più e si alzò.
- Laggiù, tra le rose, vi è la chiave della gabbia-.
Falco la recuperò, ferendosi le mani con le spine.
Infilò la chiave nella serratura arrugginita e aprì la porticina di sbarre.
- Vieni, amor mio-.
Canarina tese la mano verso il principe, questi la strinse delicatamente nella sua e, insieme, spiccarono il volo.
Finalmente liberi e felici.

Fine 
  
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