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Autore: Alexandra_ph    11/03/2012    0 recensioni
Questo racconto natalizio è stato scritto a quattro mani nel dicembre 2004. Lo pubblico sotto il mio nick su richiesta della mia socia, ma è firmato ALEX e DESI.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Jennifer Coates, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piazzale della Chiesa
La notte della Vigilia

 
Erano appena usciti dalla cappella, la funzione era terminata e le parole del Pastore riecheggiavano ancora nella sua mente, “È il sorriso di un bambino che contempliamo in questa notte. Apriamo il nostro cuore alla tenerezza che ci suscita e lasciamo che l’Amore ci prenda per mano…”

Affondò il viso nella morbida sciarpa fino a coprirsi la punta del naso. La fredda aria invernale la fece rabbrividire, mentre rimasta sola lo aspettava.

L’avrebbe raggiunta appena terminati i saluti. Quando aveva saputo che Jennifer abitava nella stessa palazzina di Harm non era riuscito a mascherare la delusione che provò, si vide preclusa qualsiasi possibilità di prolungare il tempo da poter trascorrere insieme a lei. Che scusa avrebbe potuto trovare per riaccompagnarla a casa? Doveva escogitare qualcosa… non voleva lasciarla andare così.

Non era ancora riuscito a pensare a nulla quando si accorse che Harm non sarebbe andato direttamente a casa, ma avrebbe prima portato Mac al suo appartamento. Non si fece sfuggire l’occasione e prima che qualcun altro potesse farsi avanti si propose lui di accompagnare il Sottufficiale.

“Non si preoccupi, Capitano. La riaccompagno io a casa”, aveva detto, sperando di esser riuscito a mantenere un tono neutrale, anche se dentro di sé si sentiva emozionato e felice come un adolescente che per la prima volta accompagna a casa la ragazza che gli piace.

Sembrava che in quella notte magica ogni desiderio potesse realizzarsi…

Salutò il Colonnello e il Capitano e gli sembrò che quest’ultimo, prima di entrare in macchina, gli avesse fatto l’occhiolino, quasi a volergli dire “Forza!”.

Scosse la testa e tornò da Jennifer che lo stava aspettando vicino alle scale della Chiesa con le mani infilate nelle tasche del cappotto ed il viso coperto per metà dalla sciarpa. L’aria era frizzante e gelida, ma lui non sentiva freddo, provava un confortante tepore al solo guardarla. Avrebbe voluto donarle un po’ di quel calore che sentiva abbracciandola…

Le si avvicinò.

“Andiamo?”

Lei alzò lo sguardo, sorrise ed annuì.

Galindez fece per andare allora verso l’auto, ma lei lo fermò toccandogli un braccio.

“Ti va se facciamo quattro passi?”

“Non hai freddo?”

“Mhm”, ammise. “Mi scalderò camminando. Voglio respirare l’aria di questa notte… sembra magica, non trovi?”, gli domandò innocente.

Fissò per qualche secondo quel viso dolce, poi guardò il cielo coperto ed inspirò chiudendo gli occhi.

“Hai ragione.”

Le offrì il braccio e Jennifer vi si aggrappò infilandovi sotto la mano, lasciandosi scaldare da quel contatto. Provò subito una piacevole sensazione di tepore, ma non solo sulle sue dita infreddolite, sentì anche il cuore scaldarsi…

Si incamminarono senza dire più una parola, semplicemente godendo l’uno della presenza dell’altra. Camminavano vicini, ognuno immerso nei proprio pensieri. Gunny ripensava a come si erano incontrati e a come da quel momento non fosse riuscito a smettere di immaginare il suo volto dolce e sbarazzino; Jennifer non riusciva a vedere altro che i suoi profondi occhi scuri e ogni tanto lo guardava di sottecchi cercando di controllare i battiti del suo cuore.

Era da moltissimo tempo che non si sentiva così bene in compagnia di un uomo, se poi pensava che lo conosceva solo da pochi giorni, anzi, praticamente solo da qualche ora, le sembrava ancora di più di vivere in un sogno. Gli strinse involontariamente il braccio, quasi per accertarsi che fosse tutto vero e ad un tratto si fermarono.

“Che succede?”, chiese timorosa, con un’espressione indecifrabile sul volto. Sembrava un bambino che non capiva perché fosse stato interrotto mentre giocava.

“Credo che siamo arrivati. Non è qui che abiti?” le disse, non riuscendo a trattenersi dal sorridere divertito.

Sorrideva… ecco di nuovo quella fossetta sulla sua guancia… le piaceva da impazzire, avrebbe voluto toccargliela con un dito e baciarla…

Cos’è che aveva detto? Erano arrivati? Dove? Si guardò intorno, e vide una casa dall’aspetto familiare, alzò gli occhi al primo piano e capì che erano già arrivati a destinazione. Come aveva fatto a non accorgersi?

Pronunciò un mesto “Oh”, senza voltarsi, senza saper cos’altro dire. Senza sapere cosa fare. Sapeva solo che voleva restare ancora un po’ con lui…

All’improvviso sentì qualcosa di freddo che le si posò su una guancia… era neve… aveva cominciato a nevicare… Si girò verso l’uomo che non aveva smesso un attimo di fissarla.

Le sfiorò con il dorso della mano il punto del viso su cui si era posato quel primo fiocco di neve, prolungando quel contatto incapace di allontanarsi.

Lei lo fissò negli occhi prima di sollevare a sua volta una mano e premere ancora di più sul suo viso quella di lui. Voleva sentire il calore del suo palmo.

Rimasero a fissarsi con un’intensità tale da far perdere loro la cognizione del tempo e dello spazio. Si guardavano come se fossero le uniche cose esistenti in quel momento ed in quel luogo.

Quegli occhi profondi le stavano accarezzando il cuore, le sembrava che potesse saltarle via da un momento all’altro…

Poi Galindez si mosse piano abbassando il viso fin quasi a sfiorare quello di lei, ma si trattenne ancora a contemplarla. E poco dopo si sporse maggiormente sfiorandole le labbra con un bacio che le sembrò una carezza. Chiuse gli occhi sperando di poter sentire di nuovo quel dolce tocco su di lei. Sentì le sue forti braccia attrarla a lui mentre le posava una mano sulla schiena per poi farla risalire verso la nuca e farla ridiscendere lentamente facendo scorrere i capelli tra le dita.

Jen posò le sue mani sul suo torace e si abbandonò all’abbraccio.

E di nuovo quelle calde labbra si posarono sulle sue, ma questa volta vi indugiarono più a lungo trasformando quel delicato contatto in un bacio che si fece sempre più appassionato.

Si baciarono a lungo, incuranti del dolce turbinio bianco che li circondava.

Nell’ovattato silenzio creato dai fiocchi di neve che scendevano ondeggiando dal cielo, nella notte di Natale due persone si erano lasciate prendere per mano dall’Amore…

 

  
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