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Autore: MiuNakamura    11/03/2012    0 recensioni
Avevo deciso.Quel fondo contro il quale avevo sbatutto sarebbe diventato la base in cui avrei ricostruito la mia vita.In fondo avevo già perso tutto.Potevo solo guadagnarci.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Prologo

Mi chiamo Miu Nakamura, a prima vista vi potrebbe sembrare che io sia giapponese,e che sia fissata con tutte quelle cose tipo i manga,gli anime,e la musica orientale;Invece no.(Magari).Sono nata da madre italiana e padre giapponese.E nonostante i miei genitori mi costringessero a passare con loro tutte le estati della mia infanzia in giappone,non ho appreso un granchè della cultura orientale,ne tantomeno mi sono appassionata al cibo,ne ho letto alcun anime.Per me trascorrere le vacanze in giappone era una tortura.Un castigo che durava tutta l'estate e finiva a settembre quando finalmente potevo tornare a casa,nemmeno il paese dove vivo mi affascina,non ha grandi strutture,e nemmeno grossi centri commerciali dove passare i weekend.Bello schifo.




 

Capitolo 1 – Arrivi e Partenze.




 

Guardai per l'ultima volta i miei pacchi.L'indomani tutta la mia vita sarebbe stata impachettata,e accuratamente imballata per seguirmi nel mio viaggio.

Feci diverse telefonate quella sera,richiamai per assicurarmi che tutto fosse in ordine meticolosamente,dopo essermi convinta che non mancava assolutamente nulla,mi guardai allo specchio incredula di quello che avrei fatto a me stessa l'indomani mattina.

Allo specchio mi risposero i miei grandi occhi verdi,incorniciati da capelli lisci e castani

.Mi guardai ancora per un poco,intenta a contemplare la mia immagine riflessa.Un sorriso si estese lungo le mie labbra,ancora non ci credevo.Proprio io? Era tutto vero? Nemmeno un mese fa sarei morta al pensiero di questo viaggio...invece ora non vedevo l'ora.

Cullata da questi pensieri agrodolci mi addormentai serena,pronta ad aspettare la mattina seguente.

Molte persone,almeno quelle normali,pensano alle partenze a lungo termine,come qualcosa di negativo,che ti tiene lontano dalle persone care.Per me,invece era un'occasione per fuggire dalla vita che fino a oggi mi aveva sempre soffocata,che mi aveva impedito di vivere liberamente,quante persone sognano l'avventura,la sognano e basta e poi non la compiono mai?Io,invece stavo per farlo,e poteva essere un'esperienza dolorosa,potevo tornare a casa dopo due giorni,maledendo il mio scarso senso dell'orientameno e la mia incapacità di cavarmela davanti alle situazioni difficili,invece,per quanto il pensiero di non farcela fosse spaventoso,il pensiero di andarmene e fuggire dai miei fantasmi,bhè quello aveva la meglio in quel momento.

<>mi chiamò debolmente mia madre.
<>disse.

Guardai i miei genitori,a loro l'idea che io andassi a vivere in Giappone a più di mille miglia da loro,per giunta in una città straniera di cui non sapevo assolutamente nulla,ah,a loro questa sembrava pura follia.

In effetti...era una pazzia..ma..sono dettagli.

<>conclusi stizzita.

<> disse tristemente

<> ruggì.
La verità era che io volevo fuggire da quella città. Lo volevo con tutte le mie forze, volevo fuggire dal mio passato. Ma per quanto ardentemente io desiderassi che i miei fantasmi sparissero, loro erano lì. A ricordami quanto avevo sofferto. Dicono che il tempo cancelli le ferite.Nel mio caso invece, le aveva rese più difficili da sopportare.Avevo toccato il fondo.Mi ero ridotta a poco più di uno straccio. Quando tocchi il fondo,o meglio quando ci sbatti violentemente come era accaduto a me,hai due scelte;O rimani lì a piangerti addosso,oppure alzi il culo e inizi la tua scalata verso qualcosa di meglio.Ed io ero rimasta troppo tempo ferma in quel limbo..ma alla fine il mio istinto di sopravvivenza aveva avuto la meglio, e  ora volevo solo risalire e respirare l'aria fresca.Avevo deciso.Quel fondo contro il quale avevo sbatutto sarebbe diventato la base in cui avrei ricostruito la mia vita.In fondo avevo già perso tutto.Potevo solo guadagnarci.

Tutto il resto del viaggio fino all'aereoporto fu silenzioso.Non mi importava di LUI. Non volevo parlare di "quello" nemmeno a me stessa,figuriamoci dirlo a mia madre.La strada mi sembrò incredibilmente corta. Un giorno sarei tornata in quella città. Ma promisi a me stessa che ci sarei tornata solo dopo aver ripreso in mano la mia vita.

 

Ci salutammo,e promisi di chiamarli almeno due volte a settimana.Un brivido mi percosse la schiena.Che fossi pronta o meno era ora di buttarsi. Perchè le ossa me le ero già rotte.E io al dolore e alla solitudine ero abituata.

Prendere l'aereo fu il male minore,ormai era una procedura che conoscevo a memoria.Aprofittai del tempo libero che avevo a bordo dell'areo per ripassare il mio scarso giapponese.

Jap.Buongiorno.
Si trova qui questo posto?

Inutile dire che dopo nemmeno mezz'ora avevo rinunciato a tutto ciò.Perciò dovevo trovarmi altro da fare per altre 12 ore e mezza.

Dormire,mangiare,leggere,mangiare,osservare i passeggeri,e non so come,seppur lente,le ore trascorsero una dopo l'altra.

<>

Che succede? Mi domandai,e poi vidi tutti che si affrettavano ad allacciarsi le cinture di sicurezza,e presa dal panico,feci lo stesso anche io.

Mi incamminai verso l'uscita con la mia valigia verde.Unica amica in questo viaggio solitario.

Superai tutti i controlli e...

Non feci nemmeno in tempo a voltarmi che vidi un'ometto che mi indicava come se fossi una pazza terrorista che era arrivata in Giappone per piazzare una bomba nel più vicino bagno.

<> pensai.

<>

<> dissi, mentre metà aereoporto mi fissava. Ma sti giapponesi farsi gli affari loro no?

<<(gozaimasu) おはよう>> signorina,mi dispiace ma mi dovrebbe seguire,di norma tutti i passeggeri provenienti da altri paesi sono tenuti a fornire le loro impronte digitali>> mi disse in un inglese piuttosto scarno.

<> dissi terrorizzata.

<>mi disse una ragazza

Non gli risposi nemmeno stizzita com'ero, e mi incamminai verso l'ometto attaccabrighe di prima.

Pochi minuti dopo mi trovavo in compagnia della mia valigia verde (che avevo rinominato pinky Boo per l'occasione),e tokyo mi accoglieva con una schifosissima (arashi あらし) tempesta.

Presi il primo taxi che riuscì e cartina in mano indicai dove volevo essere portata.Controllai l'interno della mia borsa,per essere sicura ci fosse tutto,almeno una decina di volte.

<>concluse il tassista
immediatamente risposi <<"arigatou".ありがとう >>

Quello che mi trovavo di fronte era una grande palazzina,con l'insegna traballante che ne indicava il nome.

<> sentenziai.Se vedo un solo topo io me la dò a gambe pensai.

Ad aspettarmi,c'era la signora Katsu Fukao (50) con la quale avevo intrattenuto un contatto telefonico mentre ero in Italia.

<> disse gentile
<>dissi.

<>. Disse

<>esclamai.

Anche se da fuori la palazzina poteva sembrare cadente e in disuso,dentro era ben arredata e piena di luce.Beh..se trovo un topo qui, come minimo mi offrirà di prendere il Thè pensai.

Presi il thè dalla signora Katsu,e dopo mi lasciò sola in camera a sistemarmi.

Esaminai l'appartamento,pavimento di tatami,muri ben tenuti,era molto pulita e ben arredata,mi ci sarei trovata bene,se solo fossi riuscita a trovare una conquilina con cui dividere le spese,visto che le stanze da letto erano due.

<>pensai.

Quella notte,mentre dormivo nel mio Futon (una sottospecie di sacco a pelo)mi tornò in mente tutto. E soffrii ancora. Cercavo di scacciare i miei fantasmi fuggendo da loro. Ma la verità era che ancora non mi sentivo in grado di affrontarli.Non quella notte.Non dopo un viaggio di 12 ore. 

Dovevo trovare una ragazza con cui dividere l'appartamento.

 

 

  
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