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Autore: Rota
Capitolo: 1
Norvegia mugugnò qualcosa, in un ringhio rauco e anche piuttosto cattivo – Danimarca ghignò al pensiero che l'avesse appena insultato tra sé e sé con uno di quei epiteti decisamente coloriti che usava quando era molto, molto irritato. La situazione, d'altronde, l'avrebbe giustificato appieno così come l'avrebbero giustificato anche i gesti e i movimenti di Danimarca, che non faceva altro che solleticare il suo desiderio e il suo amor proprio.
Gli aveva appena sussurrato, direttamente nell'orecchio, cosa aveva intenzione di fargli, e aveva sottolineato la sua momentanea impotenza e costretta immobilità, al ché Norvegia aveva teso con una certa rabbia i muscoli delle spalle e delle braccia e aveva fatto tintinnare il ferro delle manette che lo tenevano prigioniero contro lo schienale del letto.
Lasciare il corpo così disponibile all'uomo non gli era parsa una buona idea fin dal principio e qualcosa di molto simile alla coscienza gli aveva suggerito di non fidarsi, di non permettergli di avere campo libero sulla sua persona. Norvegia si era fidato di lui, del suo sorriso dolce, del fatto che di norma tanto attivo non lo era mai stato e di certo ancor meno malizioso, quindi confidava in un'arida fantasia di fondo.
Lo aveva sottovalutato, davvero.
Dopo averlo ammanettato, si era seduto sopra il suo bacino e aveva cominciato a spogliarsi – lento, molto lento, guardandolo fisso in viso senza togliergli un solo istante gli occhi di dosso. Arrivato a petto nudo però si era fermato e abbassato sopra di lui, per aprirgli i primi bottoni della camicia scura che indossava; aveva fatto passare il palmo della mano sui muscoli del petto, con un sorriso in volto soddisfatto e compiaciuto.
-Sei bello, Norvegia.-
Gli aveva appena sussurrato, direttamente nell'orecchio, cosa aveva intenzione di fargli, e aveva sottolineato la sua momentanea impotenza e costretta immobilità, al ché Norvegia aveva teso con una certa rabbia i muscoli delle spalle e delle braccia e aveva fatto tintinnare il ferro delle manette che lo tenevano prigioniero contro lo schienale del letto.
Lasciare il corpo così disponibile all'uomo non gli era parsa una buona idea fin dal principio e qualcosa di molto simile alla coscienza gli aveva suggerito di non fidarsi, di non permettergli di avere campo libero sulla sua persona. Norvegia si era fidato di lui, del suo sorriso dolce, del fatto che di norma tanto attivo non lo era mai stato e di certo ancor meno malizioso, quindi confidava in un'arida fantasia di fondo.
Lo aveva sottovalutato, davvero.
Dopo averlo ammanettato, si era seduto sopra il suo bacino e aveva cominciato a spogliarsi – lento, molto lento, guardandolo fisso in viso senza togliergli un solo istante gli occhi di dosso. Arrivato a petto nudo però si era fermato e abbassato sopra di lui, per aprirgli i primi bottoni della camicia scura che indossava; aveva fatto passare il palmo della mano sui muscoli del petto, con un sorriso in volto soddisfatto e compiaciuto.
-Sei bello, Norvegia.-
Personaggi: Danimarca, Norvegia
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