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Autore: vario    13/10/2006    3 recensioni
Per alcuni la misericordia è come la pioggia che lava le colpe di coloro che invocano la pietà; benedice quanti la ricevono, mondando il nero che sporca l’anima e il corpo facendoli tornare bianchi. Forse in quella notte di pioggia di tanti anni fa, la pioggia che cadde bagnando il corpo esanime del mio maestro ed il mio, non portò morte, frustrazioni e dolore ma, un soffio di vento che odorava di nuova vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dei misericordiosi

Dei misericordiosi.

 

 

Fortunatamente non piove.

Il cielo è chiuso e, non c’è pericolo che il sole faccia capolino tra la coltre di nuvole grigie.

Fortunatamente. Ci sarebbe mancata solo la pioggia a farmi incazzare di più.

Confido nel trovare un villaggio il più presto possibile; confido nel trovarlo il più presto possibile per il bene di questi due idioti qua dietro.

Quasi un giorno di marcia ci allontana dall’ultimo villaggio; quasi un giorno su un trabiccolo quattro ruote, sporco, rumoroso, con una compagnia inaugurabile e il fottutissimo sole del deserto del Togenkio  a non darmi tregua.

Vorrei sapere chi a concepito queste sacre vesti. Immagino che il Budda sia illuminato da una luce ben più congeniale di quella del cocente sole  che devo subirmi io.

Comunque ora il sole non c’è, ringrazio quei misericordiosi Dei.

Misericordiosi è un aggettivo forte. Non mi sembra misericordia quella che ho avuto. Non mi pare buon cuore costringermi in un viaggio suicida per salvare da un folle un mondo, di cui per altro non me ne frega altamente nulla. Non ha l’aspetto di benignità farmelo fare on the road su un drago trasformista; e soprattutto non si mostra a benevolenza il fatto di trascorrerlo con tre idioti.

Dei che palle.

-Sanzo….

Dei misericordiosi…

-Sanzo…

Calma, stai calmo.

-…io…

Calma, calma

-..ho faaaameee!

CALMA! Sdeng!

Dei misericordiosi, appunto.

 

-Hakkai, quanto dista il prossimo villaggio?

Eccola lì. Quella faccia ipocrita con un sorriso incastonato.

-Poco più di venti minuti, almeno spero.

 Venti minuti. Intimerò il silenzio, aspettando le mura delle case al di là di questa sabbia.

 

 

  1. Albergo: Sala di ristorazione.

Ora di cena.

 

-          Devo farti i miei complimenti scimmia.

-          Per cosa?

-          Molti fisici ritengono impossibile muoversi alla velocità della luce…ma non hanno visto te mangiare!

-          Bastardo!

SDENG! Silenzio.

Non penso di arrivare ai trent’anni. Sarebbe un miracolo.

Dovrei imparare l’arte dell’autocontrollo, per sopportare battute sceme e scene grottesche a tavola. Dovrei impegnarmi in un corso accelerato di meditazione. Ma se lo facessi dovrei seguire aforismi tipo:

“Attieniti fermamente a ciò che non ha né sostan­za, né esistenza”

 Questo mi porterebbe a contemplare il cervello della scimmia.

“Ascolta solo la voce che non ha suono”

E come faccio con un animale petulante dentro casa? E con il mio io che reclama a gran voce l’harisen?

“Fissa il tuo sguardo solo su ciò che è invisibile tanto all'interno che all'esterno”

In poche parole l’utilità del Kappa; invisibile!

Non arriverò ai trenta. È inevitabile. Ma se non raggiungerò io gli ‘enta non lo faranno neanche questi due, perché li porterò con me… soprattutto ora che si stanno colpendo usando le cosce di pollo come spade! È intollerabile!

Dei, è misericordia dunque questa?

Creare l’uomo e dotarlo di un pollice opponibile in grado di cogliere oggetti,magari contundenti, poterli impugnarli e, scagliarli contro queste inutili teste di cazzo, ma allo stesso tempo negar loro la possibilità di godere in fondo di questa sublime dote, predicando la non violenza o diavolerie simili con la minaccia della dannazione e bla bla bla…

Insomma, sarebbe misericordia lasciarmeli uccidere in santa pace. Invece no.

 

  1. Camera da letto

 

L’albergo non è un granché. Abbiamo preso due doppie con un arredamento minimalista. Minimalista è un eufemismo per dire che non c’è quasi nulla. La nostra contiene un letto, o meglio una massa di gommapiuma ammuffita, l’unica luce è quella di una lampadina nuda appesa ad un filo che attraversa la stanza da una parete all’altra a mò di liana. I cuscini non hanno nemmeno le federe e, il copriletto è macchiato.

Pazienza, infondo è una notte.

Goku entra prima di me. Fa una faccia schifata e fa qualche passo verso il letto. Io entro dopo di lui, mi chiudo la porta alle spalle.

 La camera di Hakkai e Gojio è affianco alla nostra e, dal rumore che sento ci stanno dando dentro. Ancora misericordia, questa volta per le mie orecchie.

Faccio qualche passo verso Goku; troppo bello.

Lo facciamo; come tutte le sere da non so più quanto tempo. È una consuetudine ormai: combatto con i demoni, fotto Goku, mi scazzo leggendo il giornale, combatto ancora, fotto.

La giornata si è conclusa già da un pezzo, quando abbiamo finito.

Sta piovendo. La luna si riflette nelle migliardi di gocce che cadono dal cielo e battono contro i vetri della nostra finestra. Si posano sul vetro scivolando giù. La loro ombra si proietta sul corpo nudo di Goku, sembrano accarezzarlo. Mi accendo una sigaretta e lo guardo dormire.

Per alcuni la misericordia è come la pioggia che lava le colpe di coloro che invocano la pietà; benedice quanti la ricevono, mondando il nero che sporca l’anima e il corpo facendoli tornare bianchi. Forse in quella notte di pioggia di tanti anni fa, la pioggia che cadde bagnando il corpo esanime del mio maestro ed il mio, non portò morte, frustrazioni e dolore ma, un soffio di vento che odorava di nuova vita. Si, nuova vita. Da quando udii la sua voce chiamarmi cominciò per me una rinata esistenza. Per quanto posso attaccarmi ai ricordi passati, essi ormai sono solo lo spettro della vita che un tempo fu, e che ora non è, lavata via dalla pioggia che ebbe pietà di me adesso come allora.

Guardo ancora Goku.

Dei misericordiosi, grazie.

 

  
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