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Autore: Shellyng    13/03/2012    1 recensioni
La parte migliore di quel viaggio Naya non avrebbe saputo sceglierla. Se la visita al Louvre, il giro panoramico sulla Tour Eiffel, lo shopping compulsivo nei negozi più alla moda di Parigi o semplicemente rimanere sulla veranda, con il tiepido sole del mattino a scaldarle la pelle e gli occhi rivolti verso Dianna, addormentata sul letto e avvolta tra le coperte, con i capelli biondi sparsi sul cuscino e un lieve broncio sulle labbra.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Dianna Agron, Naya Rivera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo : Somewhere Only We Know
Fandom : Glee RPF
Personaggi/Pairing:  Naya Rivera/Dianna Agron (Rivergron)
Warning:  femslash, fluff, roba random.
Note : Ovviamente niente di tutto ciò è reale, I fatti sono frutto della mia mente bacata e non fateci caso.

Somewhere only we know.

La parte migliore di quel viaggio Naya non avrebbe saputo sceglierla. Se la visita al Louvre, il giro panoramico sulla Tour Eiffel, lo shopping compulsivo nei negozi più alla moda di Parigi o semplicemente rimanere sulla veranda, con il tiepido sole del mattino a scaldarle la pelle e gli occhi rivolti verso Dianna, addormentata sul letto e avvolta tra le coperte, con i capelli biondi sparsi sul cuscino e un lieve broncio sulle labbra.
Quel viaggio era stato organizzato in meno di ventiquattro ore. Naya si era sempre rimproverata di non aver mai visitato l’Europa, e per quanto le foto di Parigi le avevano sempre fatto sognare quell’atmosfera romantica ed elegante, propria di quella città, non era mai riuscita a visitarla.
E poi era arrivata Dianna, rimproverandola per non aver mai visto “La città dell’amore” ed elencandole mille motivi per il quale dovevano andarci al più presto. E l’aveva convinta.
Si era lanciata in quel viaggio all’ultimo minuto ed ora erano lì, in quell’albergo al centro di Parigi, a godersi una meritata vacanza, insieme.
La cosa la fa sorridere, in realtà. Non avrebbe mai pensato, o creduto possibile, di ritrovarsi così vicino a qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è biondo, dagli occhi verdi e il sorriso smagliante.
Il gemito di Dianna la trascina fuori dai suoi pensieri, facendola sobbalzare e riportando lo sguardo di Naya sul corpo della bionda, inarcato sul letto in una strana tecnica di stiracchiamento che fa scoppiare la ragazza in una risata gutturale.
“Buongiorno”  sussurra divertita, mentre con passo felpato si avvicina al letto, lasciando che la camicia troppo larga di Dianna le si apra sul petto. La bionda arriccia il naso, allungando le braccia verso l’altra che si lascia cadere tra le lenzuola, stretta nel suo abbraccio.
“Perché non eri a letto?” mugugna Dianna, affondando il viso nel collo di Naya e lasciando velati baci sulla sua pelle scura. Naya sorride, accarezzandole i capelli corti e socchiudendo gli occhi alla sensazione delle sue labbra.
“Perché mi è squillato il cellulare e ho dovuto rispondere. A differenza tua, IO ho il sonno leggero”  esclama, saccente, gemendo poi per il morso poco delicato con cui Dianna si difende. Mugugna qualcosa, ma Naya non ci fa caso, perché i disegni della lingua di Dianna sul suo collo la stanno decisamente distraendo. Chiude gli occhi e si inarca, alzando la testa e lasciandole più spazio, ma Dianna si ferma e sorride, strofinando il naso sulla sua guancia, per poi morderle teneramente il lobo.
“Non te la caverai così Rivera..” sussurra, con la voce roca e Naya non può fare altro che gemere frustrata. Sente la gamba di Dianna sul suo ventre, e da lì a poco se la ritrova a cavalcioni, sorridente e assonnata.
Ma gli occhi di Dianna, quelli raccontano tutta un’altra storia. 

A Parigi la gente è diversa. Sorride, sempre, con quell’aria di chi la vita se la sta godendo a pieno e non ha assolutamente voglia di tirarsi indietro. E’ cordiale, si ferma ad ammirare case, palazzi, negozi, senza fretta, godendosi la perfezione di un solo attimo. 
Da loro è diverso.
Da loro tutto corre, sfugge, scappa. Aerei, autobus, concerti, scene da girare.
E’ tutto un miscuglio di orari da rispettare e paparazzi da evitare. E Dianna è stufa.
Ecco perché ora, con un gelato tra le mani e un buffo cappello in testa, riesce a sorridere, mentre Naya la guarda alle spalle del ragazzo che sta cercando di ritrarre al meglio quella esigente bionda davanti a se.
Le brillano gli occhi e non può negare quella familiare sensazione di totale calma che la circonda, abbracciandola come un bozzolo di farfalla. Dianna sa esattamente che tra poche ore tutto quello sarà finito, che dovrà prendere un aereo per Manchester e tuffarsi di nuovo in quella routine devastante ma allo stesso tempo eccitante che è la sua vita, ma per ora, come una perfetta francese, si gode l’attimo.
“Va bene così?” il ragazzo sbuffa, passandosi una mano sporca di inchiostro tra i capelli arruffati. Dianna si sporge un po’, sorridendo e accennando un applauso, attenta a non rovesciare il cono.
Naya ride, e annuisce, estraendo il portafoglio e lasciando all’artista un sorriso soddisfatto. Si allontanano insieme, il foglio arrotolato sotto il braccio di Naya che osserva accuratamente il paesaggio.
C’è tanto verde, a Parigi. Tanti fiori, tanti alberi, tante piante e la fa sentire rilassata, in qualche modo. Le serviva staccare un po’. Per quanto le piaccia la sua vita, deve ammettere che un paio di giorni di riposo sono stati decisamente opportuini. Anche se effettivamente, con Dianna, riposo non è la prima parola che le viene in mente.
“Ma tu ti fermi mai?” ridacchia, guardando l’altra saltellare e indicare un negozio di antiquariato alla fine della strada che stanno percorrendo. Dianna rotea gli occhi, sbuffando fintamente infastidita e le strattona il braccio.
“Avanti, voglio comprare qualcosa di carino per Lea!” esclama, entusiasta della sua idea. 
Escono da quel negozio pochi minuti dopo, firmando qualche autografo e reggendo tra le mani oggettini di varie dimensioni, senza, ovviamente, aver trovato nulla da regalare a Lea.
Camminano ancora, in quel silenzio confortante che piace a entrambe, trascinandosi poi in una strada secondaria. C’è un negozietto, tra i tanti, che attira l’attenzione di Dianna. C’è una bimba che ride sulla porta d’ingresso e un tepore accomodante all’interno. Entra senza pensarci, seguita da Naya che non accenna ad opporsi e comincia a guardarsi intorno.
“Mi piacciono queste sciarpe” borbotta, indicando una pila colorata alla sua destra. Naya si avvicina e annuisce, voltandosi a guardarla.
“Ne vuoi una?” sussurra dolcemente, e Dianna deve trattenersi dal saltarle addosso, limitandosi a mordersi un labbro e mormorare un “sì” non troppo convinto.
“Ok, sceglila” ridacchia Naya, ma Dianna scuote la testa e incrocia le braccia.
“E invece no. Tu la sceglierai per me e io per te” decide, posata e all’altra non resta altro da fare che seguire l’ordine, bisbigliando qualcosa.
“E’ una di quelle cose da fidanzati? Regalarsi cose uguali durante i viaggi?” 
Dianna rotea gli occhi e le spinge dolcemente una spalla, mentre la mano scivola sulla stoffa delle sciarpe.
“Ok ma non farmi vedere quella che scegli. Ce la scambiamo dopo, stasera!” 
“Agli ordini, capo”

“Dì, ti prego, devo andare in bagno” Naya piagnucola contro la porta in legno scuro della toilette. Dianna sembra essersi barricata lì dentro da ore, e l’altra, ormai stufa di parlare da sola, cerca un qualsiasi modo di tirarla fuori di lì.
“Ho finito, mi sembri Santana!” ridacchia Dianna, i capelli ancora umidi, mentre piccole gocce d’acqua le scivolano sul collo, finendo inesorabilmente sul petto della ragazza, coperto solo da un leggero asciugamano.
Naya manda giù il groppo che le si è formato in gola e si morde le labbra, scuotendo la testa.
“Rivera, i miei occhi sono qui!” ghigna Dianna, avvicinandosi all’altra e stampandole un bacio a fior di labbra.
“Si, si, scusa” 
“Si, certo. Allora, dov’è la mia sciarpa?” ride, e Naya non riesce a spiegarsi come riesca a passare in due secondi dall’essere completamente adorabile al suo alterego malizioso e sensuale.
“E’ proprio lì” risponde, indicando il mobile accanto al letto sul quale è poggiata la busta arancione che la  bimba del negozio le ha impacchettato con molta cura.
“No, ho già guardato, quella è la tua” risponde Dianna, alzando le spalle, confusa.
“No, Dì, sono abbastanza sicura che quella è per te” borbotta Naya, avvicinandosi alla busta appesa alla maniglia del bagno. “Questa è mia” 
Ci vuole un attimo per realizzare la situazione, e poi entrambe scoppiano a ridere.
“Ci siamo regalate le stessa sciarpa” ridacchiano, gettandosi sul letto e aprendo i loro rispettivi regali.
“Sarà di qualche tonalità più chiara la tua” ridacchia Dianna poggiando il capo sul petto dell’altra, che sospira, passandole una mano tra i capelli corti.
“Grazie Dì..” sussurra.
Dianna alza la testa, guardandola negli occhi e per un attimo Naya si chiede se sa quanto può essere bella in quell’esatto momento.
“Di cosa?” 
Una scrollata di spalle è quello che ottiene in risposta, insieme a un mugugno imprecisato.
“Quando vuoi tesoro. La prossima volta ti porto a cavalcare i lama” ride, e Naya non può fare altro che fare lo stesso, avvicinando le labbra a quelle dell’altra.
“Non vedo l’ora”



  
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