Note: Paulie's POV. Non è propriamente una slash, ma... *bromance ♥*
Dopo aver rovinato l'atmosfera, mi ritiro nelle mie stanze. Au revoir.
Ode al tempo che fugge
Ode al tempo che fugge e che non torna mai più.
Ode a quel giorno d'estate
al caldo infernale
al campanile severo che osservava tutto senza fiatare.
Ode alle note stonate
alle chitarre rubate
ai pomeriggi passati tra la casa e il giardino
tra il letto e la finestra
e il cielo azzurro senza nuvole.
Ode ai pianti sommessi
ai sorrisi nascosti
alla fotografia che tenevi sotto il cuscino.
Ode alle ingiustizie
alle bugie
alla pioggia quando non avevi l'ombrello
alle scenate di Mimi
alla porta che sbatteva furiosa.
Ode al negozio di dischi.
Ode al sole che sorgeva sui nostri occhi stanchi
alla bandiera inglese
al bagno pulito in casa di Astrid.
Ode alle giacche di pelle
a un paio di forbici
alle vite spezzate prima del tempo
del tempo che fugge e non torna più indietro e forse
dovrebbe, a volte, dico, dovrebbe tornare indietro e
darci la possibilità di chiedere perchè e perchè proprio
a lui e forse le cose sarebbero diverse o forse no
io non lo so, non so più niente.
Ode ai treni
agli aerei che odiavi
ai bus colorati
alle limousine.
Ode al furgone
a Mal che non si fermava anche se faceva freddo
e il parabrezza era rotto
e si gelava
e casa era lontana.
Ode agli amici
alle nottate insonni
a te che senza te non è la stessa cosa
e ho tanta, tanta paura.
Ode ai tour infiniti
alle stanze di albergo,
alle ragazze che agitavano la mano
che urlavano
che sorridevano e le prendevi per mano
e il loro profumo dolce
e i loro capelli morbidi
e il loro amore usa e getta
e i loro vestiti stropicciati
e i loro occhi sciupati.
Ode alla noia mortale
alle ore interminabili
al caffè al tè col latte al vino rosso.
Ode alle grida di Julian
alle sue risate che risuonavano per tutta la casa
scintillavano
sognanti leggere ingenue
cristalline.
Ode a Cyn e alla sua pazienza.
Ode a chi ti rimproverava dolcemente e tu che non capivi
e detestavi il tuo dover essere sempre presente
e quando non lo eri e desideravi esserlo.
Ode alla tua testardaggine.
Alla tua timidezza.
Ode ai tuoi difetti.
Ode ai portacenere pieni
alle sigarette consumate
a tutto quello che ci faceva superare la notte
e il giorno dopo
e poi la notte
e il giorno dopo ancora.
Ode agli edifici in rovina
alle case infestate
ai ponti distrutti
alle sedie rimaste vuote.
Ode ai cambiamenti
alle rivoluzioni
alla tempesta che infuria fuori dalla finestra
che infuria dentro la mia testa.
Che sono passati tanti anni
e sono ancora qui e guarda, mi scende una lacrima
mentre scrivo mentre penso, ma, guardami,
sembro proprio uno stupido.
Ode alle tue scarpe di tela
a quella spilletta che ti ho regalato.
Ode alle nostre disgrazie
ai nostri dolori
alle serate malinconiche.
Ode al nostro ultimo incontro
alla nostra ultima telefonata
alla nostra ultima risata insieme.
Al telefono che squillava a vuoto.
Al sollievo che provavo nel sentire la tua voce.
Ode a tutto quello che eravamo
a tutto quello che eri
a te.
Ode a te, solo a te.
Che ti sei portato via un pezzo di cuore
che me l’hai strappato dal petto
che te lo sei tenuto
e io che ti ho lasciato fare perchè era
quello che volevo che facessi.
Ode a te che mi manchi
sempre
per sempre
ogni giorno.
Che mi manchi e mi manchi e mi manchi.
Ode a te che te ne sei andato e non sei più tornato
e non torni più
e non tornerai mai più.
Che mi hai lasciato solo
che eri tutto quello che eri e Dio se avevo bisogno di te.
Ode al tempo che fugge.
Ode al tempo che, come te, non torna più.