The flowers don't cry

Cara Madoka,

da quando ti conosco forse è la prima volta che ho il coraggio di aprirti il mio cuore per mostrati quello che contiene senza cambiare direzione all’ultimo momento.
Non arrabbiarti e scusami se non l’ho fatto prima, ma ti conosco e so che quei tuoi occhi, che apparentemente sembrano in grado di poter sostenere qualsiasi cosa, montagne incrollabili, sono in realtà fragili e il ghiaccio sulle vette si scioglie con facilità, ferendo il tuo cuore  e facendoti passare giornate a letto con la voglia di rimanere sotto le coperte per nasconderti da tutto e da tutti.
Mi ricordo che accadde alle elementari forse, ti dissi che i miei genitori avevano litigato, senza confessarti il reale motivo,ma bastò per far oscurare il tuo viso e a rigarlo di lacrime.
“Come stai Sayaka-chan?” nei tuoi occhi grandi e rosati vidi riflessa quella parte che dentro di me, stava cercando di non mostrati ciò che provavo veramente.
“Non fare quell’espressione triste! Nessuno sposerebbe una ragazza con un viso così angosciato! Andrà tutto bene, vedrai!” lo esclamai con enfasi stringendoti a braccetto, ma in realtà lo gridai a me stessa per convincermi delle mie parole. “Andrà tutto bene..” cerco di ripetermelo tutt’ora, ma sono che non andrà come desidero e ho paura, ma non posso nasconderlo.
Le mani mi tremano anche ora che la tempesta si è placata e non impugnano più una spada.
Io non sono più con te, sono lontana, in un luogo che spero non raggiungerai mai; sono un oggetto.
La vita scorre lungo le corde di un violino e suona una melodia che non è creata dalle mie mani. Chi sta suonando? Per quale motivo lascio che lo faccia senza di me? Perché non ho scelta.
Ho espresso il mio desiderio con coscienza, ho riflettuto a lungo su quella scelta importante:
amo Kyousuke e sono felice che possa sorridere nuovamente, ma mentre lui ha ripreso in mano il suo strumento io ho abbandonato il mio…
 L’ho fatto anche per te, perché ti voglio bene Madoka, ma non devi sentirti in colpa, perché sono stata io a voler essere al tuo fianco ogni volta che saresti caduta, perché Mami non ci avrebbe più protette; anche lei aveva visto l’esitazione nei tuoi occhi e si è rassegnata, ma tu continua ad ancorarti a quel timore di scegliere.
Non trovare mai il desiderio in te stessa.
Non pronunciare mai le parole: “Sono pronta”, perché non lo sarai mai.
Sei viva e padrona del tuo corpo, gettare questo tesoro non vale la pena.
Salvati almeno tu, perché io sento che il vento non guida più la mia barca, le onde mi spingono distante, ma non credere di poterti liberare di me così facilmente!
La mia mano sarà sempre per stringere la tua in tutti i momenti di difficoltà.
 Il mio sorriso sarà pronto ad confortarti e quella spada sarà innalzata per incoraggiarti ad avanzare in questo labirinto che è la vita.
Ho paura, ma adesso mi sento felice, perché so che leggerai questa lettera e potrai capire che non ti ho abbandonata; quindi non mi odierai, ma, spero, che mi lascerai vegliare su di te come fanno le gocce di rugiada su un fiore al mattino, che gli carezzano i petali per assicurarsi che non piangano, ma bagnano la loro superficie per spronarli a svegliarsi e aprirsi al sole.
Io sarò la rugiada Madoka, ma tu sarai il fiore e talvolta ti capiterà di chiudere gli occhi, ma sarai tu ad apprendere l’arte di riaprirli per continuare a guardare quella luce che ti fornisce calore, poiché ricorda: i fiori non piangono.

Ti voglio bene.
Che tu possa essere felice Madoka.
 
Sayaka.