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Autore: _Clarita_    14/03/2012    7 recensioni
«Cos’altro ti ha detto la Dottoressa Cranston di interessante?»
«Afferma che contraddico me stesso.» A Ziva sfuggì un sorriso per quella constatazione, anche se non occorreva essere una psicologa per capire che Tony era una contraddizione vivente.
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«McGee, lascia stare il cambio di Tony. Hanno già provveduto.» chiuse la telefonata prima che Timothy iniziasse a riempirlo di domande. Ne aveva già una che gli frullava in testa, non ne voleva altre.
«Butto giù la porta ora o aspetto ... ... ...»
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Missing Moments puntata 9x01 "Nature of the Beast"
Tony e Ziva si sono stuzzicati troppo l'un l'altra per non scrivere qualche accenno di Tiva! ^_^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Contraddizioni
 












Nella stanza 1206 dell’ospedale di Washington era calato il silenzio, finalmente.
Niente più domande.
Niente più ricordi tirati fuori a forza.
Avrebbe dovuto riposare, Tony, come gli aveva consigliato il medico, ma neppure il riflesso delle luci della città che filtravano dalla finestra ed il tipico brusio dato dall’andirivieni delle infermiere nei corridoi gli conciliava il sonno.
Come poteva riuscirci? La Dottoressa Cranston lo aveva talmente incitato a parlare e a ricordare, che ora il suo cervello non riusciva a fermarsi. Era come se sentisse di avere nella scatola cranica un criceto che si stava allenando per i mondiali di corsa nella ruota.1 Correva, correva sempre più veloce.
Accese il piccolo televisore posto in alto, difronte al suo letto, e i bagliori biancastri mangiarono un po’ del buio della stanzetta. Passavano un vecchio western in bianco e nero, quello che ci voleva per distrarsi. Si accomodò supino e con un braccio poggiato sullo stomaco e l’altro lasciato morbido accanto al suo corpo, pronto per una serata cinefila in pieno stile DiNozzo.

«No, così non va.» Gli doleva la spalla. Si mosse un po’ e invertì la posizione delle braccia.

«Ma che film è? Un western di quart’ordine!» Irrequieto, si mosse ancora roteando un po’ le spalle per sciogliere in muscoli tesi. Niente da fare: era un fascio di nervi doloranti.

Incrociò le gambe lasciate scoperte dalla tunica ospedaliera troppo corta. Ne tirava i lembi di tanto in tanto, ma era inutile e smise di farlo prima che la stoffa leggera si strappasse definitivamente. «Quanto ci mette McGee a portarmi un cambio? Se ha messo le mani tra i miei dvd, lo uccido!»
Invertì l’incrocio anche delle gambe «Dio, quanto è scomodo questo letto!»
Nervoso, cercò il telecomando dando il via, dopo averlo trovato, ad uno zapping selvaggio. «Ma non hanno la Tv via cavo negli ospedali? Dovrebbe essere un diritto sacrosanto! Chiamerò il Presidente e lo farò inserire nella nostra costituzione!»

Nessuna immagine attirò la sua attenzione, neanche un match di wrestling femminile.2 Sbuffando contrariato spense il televisore e gettò il telecomando sulla poltrona con stizza.

«Ok, mi arrendo! Hai vinto tu, stupido omino del cervello. Niente film, niente sonno. Vuoi arrovellarti? Fai pure! Non opporrò resistenza!» Si appuntò mentalmente, però, di chiedere al medico quali fossero le possibili conseguenze di un trauma cranico e quanto sarebbero durate.
Perché era dovuto al trauma il fatto che stesse parlando con il suo cervello, vero?! Doveva essere così.

La stanza ritornò nella penombra e, cercando di rilassarsi, si stese meglio sul letto incrociando le braccia sotto la testa. Chiuse gli occhi, solo per riposarli un po’, dato che Morfeo non aveva nessuna intenzione di stringere amicizia con l’Agente speciale Anthony DiNozzo, quella sera.
Seguì il consiglio della Dottoressa Rachel e lasciò la mente libera di vagare evitando solo di ricordare, di nuovo, tutti i dettagli del caso. Non avrebbe giovato al suo nervosismo pensare che il bastardo che aveva ferito lui, ucciso L’Agente Cade e forse anche EJ, fosse ancora in giro: era riuscito perfino ad avvicinarlo, lì, in ospedale.
Doveva trovare qualcosa di più piacevole e rilassante su cui concentrarsi.

Ziva.

Ricordava quegli occhioni belli irritati e dispiaciuti quando aveva declinato l’invito a festeggiare il suo reintegro operativo. L’israeliana era sicuramente furiosa con lui ma si sarebbe fatto perdonare appena dimesso.
“Ray non c’è, ho il campo libero.” Pensò, sorridendo malizioso nel buio.




«Cosa ne sa lei di me?»
«Oh, so parecchie cose su di lei. So di Kate. So di Jeanne Benoit. So degli stranissimi rapporti che ha con l’Agente David …»




«Touché, Dottoressa.» Bisbigliò piano, sorridendo ancora.
Il respiro si stava regolarizzando e anche il tremore delle mani dovuto allo shock andava scemando.

L’erba cattiva non muore mai, glielo aveva detto anche Gibbs.

Fu in quei momenti, in cui aveva smesso di agitarsi nel letto e stava forse anche prendendo sonno, che sentì la serratura scattare e la porta aprirsi leggermente, per poi richiudersi piano dietro le spalle del suo visitatore.

«Dottoressa Cranston, non ha già spremuto abbastanza la mia mente per oggi? Non credo sia una visita di cortesia e non credo nemmeno di essere il suo tipo, quindi, cos’altro vuole sapere?» chiese ironico Tony, rimanendo steso e ad occhi chiusi. Non si era preoccupato che potesse essere di nuovo il finto Agente dell’FBI, Stratton. Gibbs aveva messo tre uomini a piantonare il corridoio.

«Voglio sapere il perché? » rispose una voce femminile.

DiNozzo aprì lentamente gli occhi. Come aveva fatto a non riconoscere quel profumo all’istante? L’odore di Oriente, di deserto, tipico della sua pelle, mischiato a quello di rose selvatiche del suo bagnodoccia. Sarà colpa del trauma anche questo?

«Il perché di cosa, Ziva?» chiese, accendendo la piccola lampada posta sul comodino vicino al letto. La luce fioca illuminò la figura della donna, rigida, di un passo scarso lontano dalla porta.

«Di molte cose, Tony.» Rispose risentita.

«Dimmele tutte e ti risponderò, una ad una.» Disse scendendo dal letto e rimettendosi in piedi, lentamente. «Parola di lupetto.» Aggiunse mimando il gesto scout. «Avanti, spara i tuoi “perché”.» finì, sorridendogli dolce.

Ziva squadrò la figura dell’uomo e rise un po’ divertita della sua mise. «Ti dona molto quella camiciola.» biascicò tra le risate sommesse.

«Questo non è un “perché”, quindi non risponderò.» Era un po’ imbarazzato ma lo nascose con una finta smorfia offesa.

La donna tornò seria e con gli occhi gli indicò una sacca appoggiata sulla poltrona lì vicino: gli aveva portato degli abiti puliti.

«Grazie.» sussurrò Tony e, fisso nei suoi occhi, la esortò a parlare.

«Perché non mi hai ascoltata? Perché non ti sei fidato di me quando ti ho chiesto che incarico ti avevano assegnato? … »



«Cosa vuoi fare, Tony?»
«Il mio dovere.»



«Perché non potevo. Stavo eseguendo degli ordini e non potevo dirlo a nessuno.» Rispose, interrompendola, con un tono di voce troppo alto. Se ne accorse e finì quasi sussurrando il resto della frase. «È stato meglio così, credimi. Avrei messo in pericolo anche te.»

«Vedi che ho ragione? Non hai sentito nulla di quello che ti dissi mesi fa!»

«Che cosa avrei dovuto ascoltare, Ziva?» lo ricordava ma stava bleffando. Voleva sentirselo dire di nuovo. Ne aveva bisogno.



«Da quando abbiamo perso Levin e Franks ed EJ se n’è andata, è stata dura per la squadra. È stata dura per noi. Ci occorre tempo. »
«Ci? Intendi a me e a te?»
«Non intendevo questo.»
«Oh, e cosa volevi dire, Ziva?»
«Volevo dire: sta attento a te, ti prego.»




«Non volvevo sapere quale fosse la tua missione. Volevo solo che stessi attento, che ti guardassi le spalle! Invece Gibbs mi chiama nel cuore della notte dicendomi che ti hanno sparato!» Era preoccupazione quella che Ziva stava gridando? «Perché sei andato da solo a quell’incontro? Io avrei potuto coprirti anche senza essere a conoscenza dei fatti. Non ti avrei chiesto nulla, lo sai.» Sì, lo era.

«Non ero solo. C’erano EJ e Cade con me.»

«Oh, ti sono stati di enorme aiuto! Uno è morto e l’altra è scomparsa! » rispose la donna con una risata sarcastica e nervosa «Perché non mi hai portata con te?!» concluse in modo più duro.

«Ora sei tu a non aver ascoltato me, mia piccola ninja sul piede di guerra.» rispose cauto, avvicinandosi un po’ a lei che, invece, era rimasta ferma sulla porta. «Avresti potuto essere ferita. Ti avrei messa in pericolo ed era l’ultima cosa che volevo.»

La risposta la sorprese. Lui poté notarlo dal modo in cui spalancò un poco i suoi occhi scuri e da come, quelli, lo fissavano interrogativi.
Ziva non aggiunse altro e rimase in attesa, ferma sulla soglia, di cosa non riusciva a capirlo nemmeno lei. Ora che aveva sfogato la sua rabbia e la sua preoccupazione, si sentiva come una marionetta senza burattinaio. Svuotata della forza che l’aveva portata fin lì nel cuore della notte.

«Hai soddisfatto tutti i tuoi perché, guanciotte dolci?» chiese Tony, malizioso, accorciando la loro distanza ancora un po’.

«Smettila di chiamarmi con questi nomignoli assurdi!» disse cercando di sembrare risentita e decisa delle sue posizioni. Cercando, appunto, senza riuscirci.

«Dimmi la verità: sei ancora offesa perché non ho festeggiato con te la revoca della sospensione.» Non era una domanda quella di Tony.

«Ma che diavolo dici, DiNozzo?!» rispose stridula, muovendo una mano davanti a sé come a scacciare una mosca immaginaria davanti al suo naso.

«So riconoscere quando menti … » stava per inventare un altro nomignolo ma lo sguardo della donna fu eloquente, così optò per un diplomatico «Agente David.»

«E va bene! Sì, forse sono ancora un po’ offesa.» bisbigliò incerta.

«Ah, ah!» esultò contento di aver fatto confessare l’ex mastino del Mossad.
«Mi farò perdonare, occhioni belli.» soffiò suadente, ormai a pochi centimetri da lei.

«Stai giocando con il fuoco, Tony.» sussurrò maliziosa.

«Sì, me l’ha detto anche la Cranston. Sostiene mi piacciano solo donne sexy, con la pistola, disadattate … ah e anche bisognose di aiuto.» le disse facendosi sempre più vicino.

«Io non sono disadattata, e tantomeno bisognosa di aiuto!» protestò la mora.

«Ma sei presuntuosa.» la schernì. «Non stavo parlando di te, perché pensi il contrario?» chiese allusivo e con voce bassa.

Ziva si morse l’interno della guancia, colta in fallo, e distolse lo sguardo come scottata mentre si malediva mentalmente. Aveva fatto la figura di una ragazzina inesperta ai primi flirt. Era destabilizzante per lei quella situazione.
Lui, era destabilizzante per lei.
Lui, con quel misero pezzo di stoffa a coprire quel corpo ancora ben in forma, era destabilizzante per lei.
Incredibile, stava ragionando davvero come una ragazzina con l’ormone impazzito.
Si mosse un poco inquieta sul posto e quel movimento portò le loro mani a sfiorarsi, inavvertitamente. DiNozzo lo prese come un permesso di avvicinarsi ancora e, poggiando i palmi delle mani sulla porta, chiuse ogni via di fuga a Ziva, ormai poggiata di schiena alla porta.
I loro visi erano ad un palmo scarso l’uno dall’altro.
Troppo vicini secondo Ziva, che cercò di cambiare discorso e riportarlo su di lui. «Cos’altro ti ha detto la Dottoressa Cranston di interessante?» Tony amava parlare di sé, così magari l’avrebbe distratto.

«Afferma che contraddico me stesso.» A Ziva sfuggì un sorriso per quella constatazione, anche se non occorreva essere una psicologa per capire che Tony era una contraddizione vivente. Stava per ribattere e dire che per la prima volta si trovava d’accordo con Rachel, quando lui continuò a parlare. «Sai, credo che abbia ragione. Sento di averlo appena fatto di nuovo.» soffiò vicinissimo all’orecchio della donna.

«E su cosa ti saresti contraddetto questa volta?» chiese in un sussurro, incapace di far uscire la propria voce. Quella vicinanza era destabilizzante. Troppo.

«Sul fatto che non parlavo di te, prima.» ghignò malizioso cercando di far incrociare i suoi occhi. Ziva fu di nuovo colta di sorpresa e non seppe replicare. Però, anche se le sue sinapsi avessero connesso e partorito una riposta a tono, non avrebbe avuto modo di pronunciarla.
Tony annullò la distanza tra i loro corpi, tutta la loro distanza, anche quella tra le loro bocche. Completamente ammaliata dal suo profumo, dai suoi occhi e dal suo tono di voce così basso e seducente, Ziva non ebbe il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo. Dopo aver velocemente allungato un braccio verso la porta ed averla chiusa a chiave, Tony, le aveva preso delicatamente il viso tra le mani e con uno sguardo fugace ma desideroso alle sue labbra, vi si avventò sopra.

Le assaggiò, di nuovo, dopo tanto tempo.

Sorpresa, Ziva, non rispose subito a quel contatto ma bastò il ricordo di averlo già assaporato ed averlo desiderato, ancora e ancora, a riscuoterla. Rispose, allora, abbracciandolo, dopo tanto tempo.




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Gibbs aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia, quando sentì la serratura scattare, dall’interno. Accostò l’orecchio alla porta riuscendo ad udire solo passi veloci e sospiri.

«Avevo detto di non far entrare nessuno. Chi diavolo c’è nella stanza con DiNozzo.» chiese brusco al piantone lì vicino.

«Signore, lei aveva detto che gli autorizzati potevano entrare. Credevo che l’agente David avesse il permesso.» rispose quello, intimorito.

Gibbs si voltò di scatto verso la porta e la fissò infuriato. Prese poi il cellulare dalla tasca della giacca ed evitò che anche un’altra persona facesse un viaggio a vuoto per portare degli abiti puliti a DiNozzo, ne aveva già in abbondanza e non era nemmeno sicuro che gli servissero. Probabilmente in quel momento se li stava togliendo.

«McGee, lascia stare il cambio di Tony. Hanno già provveduto.» chiuse la telefonata prima che Timothy iniziasse a riempirlo di domande. Ne aveva già una che gli frullava in testa, non ne voleva altre.


«Butto giù la porta ora o aspetto che finiscano per procurare un trauma cranico ad entrambi?»













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NdA
1. La frase è tratta da un passo di un libro, "W" di J. Lee Carrell. Non c'entra nulla con la storia che ho raccontato, mi piaceva solo come suonava. (Il libro è molto bello, se avete tempo ne vale la pena)
2. Riferimento al regalo che Tim e Ziva fanno a Tony nella puntata 9x02
3. I dialoghi in corsivo e centrali sono quelli dell'episodio, li ho ripresi qua e là.
4. Non è nulla di che ma l'ho pensato sul bus di ritorno dopo una giornata in facoltà. Siate comprensivi! ;) Credo di essere anche sforata nell' OOC. Se così fosse, fatemelo notare ed aggiungerò l'avvertimento.
5. Se c'è qualcuno che (ancora) se lo chiede (?) : no, l'altra storia non l'ho abbandonata. Ho solo poco tempo da dedicargli. Abbiate fede il capitolo arriverà.
6. Credo sia tutto per ora ... Grazie in anticipo a chi passerà da queste parti.

Besitos,
_Clarita_
  
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