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Autore: __WeatherlyGirl    14/03/2012    0 recensioni
-Sei sempre il solito! Ora basta, V! E’ finita- E Y si dirigeva a grandi passi verso la camera da letto, V le andava dietro.
-Y, fermati, ti prego. Amore, calmati, mi dispiace...- Nonostante le scuse di V, Y continuava a camminare veloce, da dentro un armadio prese una grande valigia di pelle nera e la poggiò sul letto
-Ora falla, e smettila di chiamarmi amore. V, è finita davvero. Vattene- V era rimasto in piedi, pallido e rosso allo stesso tempo, non sapeva cosa dire o cosa fare. Era bloccato.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dalle cinque del pomeriggio la compagnia di danza non aveva smesso di provare tutte le varie coreografie. Per Y tutto doveva essere perfetto: le uscite, le entrate, i movimenti coordinati, le coreografie più difficili dovevano essere eseguite alla perfezione. Nonostante la neve si aspettavano che qualcuno li andasse a vedere, sicuramente i genitori e i parenti dei ragazzi sarebbero andati, magari anche qualche amico, e -con un po’ di fortuna- anche quelli che con la compagnia non c’entravano niente, ma semplicemente avevano visto i manifesti e avevano deciso di andare. Y incessantemente riprendeva le bambine, dava ordini alle più grandi, correva da una parte all’altra del teatro senza aver neanche il tempo materiale di riflettere. Tutto ciò che era accaduto quel pomeriggio non sfiorava la sua mente, i suoi pensieri. Così era fatta Y, aveva la forza di controllare la propria mente ed il proprio cuore, e decidere a cosa pensare, per cosa preoccuparsi. 

V, invece, era rimasto dietro le quinte, attendendo che fosse il proprio turno per provare: anche lui avrebbe ballato, sicuramente in una parte minore, una piccola coreografia fatta apposta per lui da Y: la parte del Monaco. In realtà, per quanto minore fosse questo personaggio l’intero spettacolo non era niente senza di lui, proprio come la vita di Y.

E così, freneticamente e ansiosamente, arrivò l’ora dello spettacolo. I genitori cominciarono ad entrare nel teatro, gli amici prendevano posto e tutto il pubblico trepidava. Ma dietro le quinte si respirava un’altra aria.

Quella sera, Y e V condividevano il camerino.

-Non ti dispiace se mi cambio, vero?- disse Y

-Mi devo cambiare anche io, quindi...- rispose V. Era assurdo come dopo tutto quel tempo passato insieme, non riuscissero neanche più a parlarsi senza provare imbarazzo. Y si girò verso la porta e cominciò a cambiarsi, V si voltò verso lo specchio e fece lo stesso. Ma questo non fu un caso: Y sapeva che, se si fosse specchiata avrebbe visto riflesso anche V, e lui, per lo stesso motivo, fece in modo di specchiarsi e vedere Y. Lei si tolse i pantaloni, prima una gamba e poi l’altra, poi si tolse la maglietta, rimanendo così solo in biancheria intima. Nel frattempo V non faceva niente, ogni tanto si piegava fingendo di dover raccogliere qualcosa da terra, ma non togliendo mai gli occhi da quello specchio. E’ difficile dire se Y non si accorgesse o non si volesse accorgere di essere osservata, ma come se niente fosse continuò a cambiarsi. All’improvviso, ancora in biancheria, si voltò verso V:

-Beh, cosa fai ancora vestito? Si va in scena tra poco-

-Io stavo aspettando...- Probabilmente solo in quel momento Y capì cosa stesse accadendo veramente.

-Cambiati, V, non farmelo dire ancora, per favore- Ancora una volta la sua voce era supplicante. I suoi occhi erano fissi su quelli di V, pieni di lacrime represse.

-Y, va bene, mi cambio- ancor prima che Y fosse riuscita a muoversi, V si era di nuovo voltato verso lo specchio e lentamente si toglieva la maglietta. La donna continuava a fissarlo dal riflesso nello specchio e la situazione sembrò essersi ribaltata.

V era silente, stranamente calmo, e con gesti ampi e lenti si toglieva i vestiti da addosso. Y era ferma, ancora in biancheria intima, aspettando che V dicesse o facesse qualcosa.

Nel frattempo, nel silenzio, V era ormai senza vestiti. Y, senza controllare i propri movimenti cominciò ad avanzare verso di lui, lentamente ed altrettanto in silenzio. Cosicché V neanche se ne accorse, fino a che non sentì una mano cingergli la vita e il respiro di lei sempre più vicino. Lui rimase impietrito, alzò lo sguardo e lasciò andare la borsa che teneva tra le mani, poi la osservò dallo specchio. Y era sempre più vicina a lui, la sua mano destra cingeva il fianco di V, mentre la sinistra era stesa lungo il proprio fianco. A piccoli e lenti passi si avvicinava alla schiena di V, sperando che lui si voltasse e facesse qualcosa. E fu così. Quando ormai lei era molto vicina, lui si voltò, la prese tra le braccia e la baciò. Dal corridoio venivano le voci delle ragazze che si preparavano, ma sembrava che Y e V non sentissero nulla. V la prese in braccio, senza lasciarle le labbra e l’appoggiò sul tavolo. La scena continuò per qualche minuto, fino a che dei passi nel corridoio si avvicinarono alla porta e qualcuno bussò. 

Come svegliati improvvisamente da un bellissimo sogno, Y e V si separarono, Y scese dal tavolo e andò ad aprire la porta del camerino, mentre V riprendeva la borsa coi propri vestiti di scena e prese fuori il pezzo di sotto. Ad aver bussato non era I, come Y e V avevano sospettato preoccupati, bensì era K, la madre di Y.

-Hai bisogno di qualcosa?- chiese alla figlia -si comincia tra dieci minuti-

-Sì, mamma- rispose distratta Y-lo so. Non preoccuparti, puoi andare a controllare cosa fanno le bambine?-

-E tu cosa fai ancora svestita?- e poi K aggiunse, rivolgendosi verso V -cosa ci fa qui?-

Y sospirò, voltandosi anche lei verso l’uomo e ammiccandogli; K vide dal riflesso nello specchio.

-Mamma, fa il monaco, non ricordi?- Y sospirò nuovamente controllando spaventata lo sguardo della madre, cercando di comprenderne i sentimenti.

-Y,- disse K avvicinandosi all’orecchio della figlia -fa’ in modo che sia solo il monaco, perché I...-e poi col la destra indicò il corridoio.

Y diede uno sguardo fuori e vide I in piedi, con un cappellino da baseball e una giacca a vento, che la salutava. Lei sorrise, rientrò nel camerino e chiuse la porta.

-Cosa voleva?- chiese V, ignorando che I fosse così vicino

-Nulla, voleva solo sapere se avevo bisogno di qualcosa.E non credo di aver bisogno di niente- e con gli occhi che le brillavano, Y fece l’occhiolino a V. Lui finalmente si sentì felice, come non lo era da molto tempo, ormai.

-Dove eravamo rimasti?- e si riavvicinò a lei, cercando ancora le sue labbra; ma lei si allontanò ridendo, e disse:-Ehi, tra poco si va in scena, prepariamoci!- E lui sentì una gioia e una voglia di salire sul palco mai provate prima.

Così, scherzando e ridendo, si prepararono per andare in scena e lo spettacolo cominciò.

   
 
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