FRAMMENTI DI IDIOZIA
Breve esempio: il ferro bagnato, ora non piu' metallo
rossastro; il timore del monarca quando si inginocchia
sull'altare di marmo; il fondo del biberon lubrificato...
Quante volte negli ultimi anni non voglio essere patetico!!!
Tenevo la mano lessa sulla spalla di com'e' silenzioso il
corpo tuo!!!
Il silenzio inferiore alla bellezza superiore!!!
Tutte queste schiocchezze sono allegati presi in prestito
da alcuni passi letterari di Smunito.
Munito era Smunito di orologio appeso sulla parete con le
lancette immobili da molto mesi...e questo e' importante!
Il tempo, che fino ad allora era trascorso come un flusso
indifferente dal nulla verso il dopo nulla, aveva ricominciato
a riacquistare un ritmo articolato. Ecco la risposta alla
domanda del perche' Smunito aveva i pensieri silenziosi.
La tristezza che emana questo triste personaggio e' presente
tutt'oggi in quasi tutti noi. Smunito si difendeva calandosi
nelle fosse a sua disposizione attraverso l'uso di cariole
fatte a mano, raggiungendo tale profondita' da arrivare al
suo intimo, dove evidentemente dimorava il suo Dio
mistico; nella sfera erotica a questa intimita' religiosa
corrispondeva la masturbazione che egli praticava con una
regolarita' morbosa. Si. Tutte le giunture erano spezzate...o
interrotte, come la partecipazione alla ricerca dell'amore.
Smunito si abituo' col tempo, lentamente, al fatto che aveva
perso la sua continuita', che gli era caduta di mano...o meglio
che la mano, come il resto degl'arti, erano sconnessi fra di
loro.
Non gli restava altro che l'ombra del suo sguardo, ed era
solo allora che si poteva accorgere della gente intorno a se'.
Il primo ad emergere da questa confusione fu il Boxer di
Terni 12, nativo di Camuspharna (parlava un dialetto di
periferia quasi incomprensibile), finito male per aver
picchiato un poliziotto. Gli aveva dato quattro schiaffi forti
perche' erano vecchi compagni delle medie e stavano
litigando per via del commento del poliziotto al Boxer circa
la sua eclatante quanto strana sciarpa di visone.
Il Boxer si era fatto sei anni di galera e poi appena uscito
ando' a cercare il poliziotto per conciarlo per le feste.
Tanto lui non era legato al nulla, e mostrava verso il proprio
futuro un'indifferenza insolente, noncurante e fastidiosa.
Per caso un giorno Smunito si trovo' solo con il Boxer, e per
tener viva la conversazione, gli chiese -”Come fa lei a tirare
quei cazzotti cosi' letali!”. Il Boxer di Terni 12 lo squadro' e poi
disse -”Io ho un mio sistema! Mi immagino che il bersaglio abbia
la faccia del poliziotto; e mi prende una tale rabbia che faccio centro
stendendoli tutti”.
Smunito voleva chiedergli come se l'immaginava quella
faccia, ma il Boxer prevenne la domanda e gli disse -”Non so
perche' voi tutti mi facciate tanti complimenti. Se ci fosse una
rissa di gruppo, e' a voi che prenderei a cazzotti!”.
Smunito perse la possibilita' di rispondere, e perse anche
il diritto al rinvio dall'area di rigore, cosi' non gli resto' che
aspettare la chiamata autunnale. Se ne ando' lasciando una
traccia spumosa o una sostanza colorante...fate voi!
Introduciamo adesso il Pugnale Musikista.
Naque a Venezia come presidente di una potente compagnia
di detersivi, cosa che non sapeva nessuno, ed a quel tempo
fu un'ottima notizia perche' il Pugnale era conosciuto
benissimo ed aveva una certa simpatia per Charlo.
A Charlo, infatti, piaceva moltissimo cantare le canzoni
appena uscite, e cantarle non pedantemente, ma con il
braccio alto sopra la testa e assumere, cantando, un aria
da vero cantore partorito dalla madre dentro la cassa della
batteria durante una festa da ballo.
Infatti, ad ogni festa, Charlo invitava il Pugnale Musikista
a tirar fuori il sax soprano e a imitare il suono della
campana.
In quel modo (col soprano, Charlo e il contrabbasso),
parteciparono per due anni al corteo del Primo Maggio e il
Pugnale, che era un bel ragazzo al quale piaceva mettere in
mostra la sua capigliatura ricciuta, veniva vestito di un
costume popolare preso in prestito, mentre Charlo ballava
lungo il fiume, lanciando urli chiassosi. Il fatto che il Pugnale
conosceva bene Charlo costituiva un vantaggio.
In diverse occasioni si erano trovati spesso tutti e tre
insieme: il terzo era il contrabbassista Chico.
Una volta (Chico era distratto per via della morte dello
scrittore tedesco Divano Carossa) il Pugnale si era inventato
che sulle montagne russe vivevano alcuni mongoloidi, e
aveva documentato il tutto con citazioni a colori da un
presunto testo scientifico che trattava appunto di tutt'altro
argomento.
Charlo era stupito di non averne mai sentito parlare. Il
Pugnale disse che non c'era di che stupirsi: uno struzzo
aveva tenuto nascosto di proposito l'esistenza dei
mongoloidi perche' i capitalisti ne facevano commercio come
schiavi.
-”Bisognerebbe scrivere di questi accaduti!”, gridava Chico.
-”Perche' non lo si fa'...puttana troia!!!
Forse di queste cosce non si scrive perche' si tratta di una
faccenda alquanto delicazza e scabrosa: i mongoloidi erano
infatti dotati di una potenza sessuale straordinaria che li
rendeva ricercatissimi quindi esportati in gran segreto, in
cambio di chicchi d'uva e talvolta di alcuni automi mezzi
rotti, soprattutto a Terni 12, dove venivano presi a servizio
dalle vecchie signore, le quali poi ovviamente abusavano di
loro in tutt'altra maniera.
Chico e Charlo chiesero al Pugnale Musikista che aspetto
avesse un mongoloide, e lui rispose che sia Charlo che Chico
discendevano dai mongoloidi da parte dei genitori.
(Tutti gli uomini di valore puzzano di imbecillita'!)
Alla sfotteria provocatoria del Pugnale Charlo rispose con
una cartolina breve e banale, mentre le lettere di Chico non
ricevettero risposta. Il trio era su in montagna a raccogliere
qualche soldo al Club Tempesta, e il silenzio di Pugnale
procurava tristezza nell'atmosfera. Nessuno capiva cosa
stesse accadendo. Tornarono dalla montagna per una via che
non conoscevano...dopo tre ore di carro si ritrovarono al
punto di partenza. Chico telefono' a chiunque: una voce
femminile, sconosciuta, gli annuncio' che Pugnale aveva
lasciato il gruppo. Charlo era infelice, come puo' essere
infelice un ragazzo di vent'anni che non ha ancora scopato;
Chico invece, ancora abbastanza timido, che finora aveva
conosciuto l'amore fisico solo poche volte, di sfuggita e male,
si mise per terra e con uno stecco d'albero delimito' un arco e
due raggi (cose che fanno i mongoloidi).
Charlo a quella vista si sforzo' a fare l'ululato della civetta
attraendo pero' verso di se' topi e gatti che attaccandolo gli
ferirono le sue belle gambe e l'animo.
Intanto il Pugnale arrivo' alle soglie di settembre, e con esso
la ripresa delle lezioni di sax soprano, e prima ancora del
lavoro al circolo dei soci. Quando arrivo' davanti alla porta
del circolo, bastava che lui suonasse alcune note usando la
scala araba, e la porta si apriva da sola. Una volta dentro
fu assalito dai sorci; dopodiche', i soci lo fecero sedere. Il
Pugnale si sedette e capi' che si trattava di qualcosa di
infausto. Tutto aveva avuto origine dalla terribile tendenza
del Pugnale agli scherzi idioti e dall'incapacita' di Charlo e
Chico di capire uno scherzo. Charlo faceva parte a quel tipo
di individui che prendono ogni cosa sul serio (per questa sua
qualita' si identificava perfettamente col genio della
lampada); tutt'altro...era abbastanza dotato e intelligente, ma
la sua ingenua credulita' apparteneva piu' alle sue apparenze
gruiformi che alle sue discutibili grazie fisiche.
In effetti e' stato terribilmente comico quando Charlo entro'
nello studio per la prima volta, dove si facevano le prove; lo
colpi' in modo particolare, e Chico gli chiese informazioni
sul totocalcio (era una sua idea fissa). “Ma che importa!”,
rispose Charlo, poi continuo' -”Alla gente si deve lasciare il
diritto del privato, senza impicciarsi”. Chico a quelle parole
scontrose, gli si butto' addosso e fecero a botte per un po'.
Il Pugnale dal canto suo stava pensando cosa si mettera'
domani...probabilmente il maglione rosa indecente con
stampata sopra un ricamo di vulva.
Ma pensava ad altre cose...pure! Fra se e se diceva -”Avro'
anche delle rughe, ma ho anche un fascino diverso, che non ha
nessun sassofonista giovane, il fascino dell'esperienza!”