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Autore: TheComet13    15/03/2012    8 recensioni
"L’avevano sempre saputo, sin dall’inizio. Avrebbero sempre e soltanto vissuto di tempo preso in prestito. Non sarebbe mai stato abbastanza. Eppure quella consapevolezza non era mai stata sufficiente per fermarle. Per tenerle lontane l’una dall’altra."
A 18 anni, Lila si trasferisce in una vecchia casa vittoriana, dove trova il diario di Grace Henley, una donna vissuta più di cent'anni prima e misteriosamente scomparsa, per la quale Lila inizia a sviluppare un'ossessione. Ma quando Grace le apparirà di fronte agli occhi, i sentimenti di Lila si trasformeranno dall'ossessione all'amore.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1.

I WILL FIGHT THE TIME AND BRING YOU BACK



Time is blowing out

Dividing you and me

Can you see me?

Everything is wrecked and grey

I’m focusing on your image

Can you hear me in the void?

I will fight the time and bring you back



L'avevano sempre saputo, sin dall’inizio: avrebbero sempre e soltanto vissuto di tempo preso in prestito. Non sarebbe mai stato abbastanza, eppure quella consapevolezza non era mai stata sufficiente per fermarle, per tenerle lontane l’una dall’altra.
Nemmeno sapere che stavano infrangendo ogni regola della natura, ogni singola regola di spazio e tempo… nemmeno quello sembrava un motivo valido per dire basta, per tirarsi indietro. Sapevano che il loro era un amore impossibile, che era destinato a finire in tragedia, ma erano determinate a tenerselo stretto per quanto tempo fosse stato possibile.
“Lo sai che un giorno ti prenderanno, vero?” aveva detto Lila una notte, mentre giacevano sul letto coperte solo da un leggero lenzuolo bianco, la luce della luna che filtrava dal lucernario e conferiva ai loro corpi un bagliore quasi sovrannaturale, irreale. “Ti prenderanno e ti rimanderanno indietro. Distruggeranno l’orologio e io ti avrò persa per sempre.”

“Ne sarebbe comunque valsa la pena,” aveva risposto Grace, attirando Lila a sé e baciandola, e, come tutte le volte, ogni preoccupazione per il futuro, o per il passato, svaniva in quel bacio, nel groviglio dei loro corpi, nel battito dei loro cuori.
In cuor loro, però, sapevano che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Prima o poi si sarebbero dovute dire addio, per sempre.

***

Lila non avrebbe mai dimenticato la prima volta che aveva sentito parlare di Grace Henley.
Ai tempi aveva diciotto anni e la sua famiglia si era appena trasferita in un’antica casa vittoriana nei sobborghi di Londra. I proprietari precedenti avevano lasciato un enorme quantitativo di cianfrusaglie in soffitta e Lila, da sempre appassionata di storia, si era messa a frugare tra bauli e scatole, trovando vecchi libri, probabilmente prime edizioni che valevano una fortuna ora, fotografie, vestiti, e molto altro.
Fu in uno di quei bauli che ritrovò il diario di Grace.
Ogni sera, prima di andare a dormire, Lila era solita leggere pagine e pagine di quel diario, scoprendo in Grace una donna con desideri e pensieri completamente inappropriati per il suo tempo: sognava di diventare un soldato, un pilota, un marinaio, una scrittrice, di compiere grandi imprese - tutti sogni negati alle donne di quell’epoca. Descriveva dettagliatamente incontri sessuali clandestini con uomini e donne, e si prendeva gioco della cattiva reputazione che le era stata affibbiata e che l’aveva portata a diventare la vergogna della famiglia Henley.

Lila era completamente affascinata da quella donna così progressista, così al di là del suo tempo, e sperava che, andando avanti nella lettura, avesse potuto che Grace era riuscita a realizzare almeno uno dei suoi desideri.
Purtroppo il diario si interrompeva brutalmente il 22 luglio 1894, quando, secondo i calcoli di Lila, Grace aveva dovuto avere all’incirca trentadue anni. L’ultima entrata del diario era poco più di un vaneggiamento su come Grace avesse trovato un modo per sfuggire all’oppressione del suo tempo ed essere finalmente libera. Non vi erano dettagli su come pensava di realizzare quel suo piano, solo speranze che l’attendesse un future migliore.
Una volta finito di leggere il diario, Lila si era data alla ricerca folle di qualsiasi informazione potesse trovare su Grace Henley. Aveva setacciato la casa da cima a fondo, riuscendo a venire in possesso di una fotografia sbiadita della donna, risalente al 1989, in cui Grace sfoggiava un abbigliamento sicuramente poco consono a una donna vittoriana: pantaloni, camicia e gilet. Ai tempi, Lila era in piena fissazione per lo stile Steampunk e vedere Grace abbigliata in quel modo non aveva fatto che accrescere l’ammirazione che provava per quella donna. C’era qualcosa di familiare in lei, come se Lila l’avesse già conosciuta prima, il che era del tutto impossibile, e Lila lo sapeva bene, ma non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di aver già visto quella donna da qualche parte.
Tramite le sue approfondite ricerche, Lila era venuta a sapere che Grace Henley era stata ufficialmente dichiarata dispersa nell’aprile 1895, nonostante fosse scomparsa già da qualche mese, e da allora nessuno aveva più avuto sue notizie, nemmeno un certificato di morte. Dovunque fosse scappata, Grace aveva fatto in modo di non essere mai più ritrovata, nemmeno sotto forma di cadavere. C’era stato solo un possibile avvistamento, due anni dopo la sua scomparsa, ma probabilmente era stato un falso allarme, o un tentativo da parte di qualcuno di ottenere la ricompensa che la famiglia di Grace aveva offerto per il ritrovamento.
Secondo delle lettere che Lila aveva ritrovato, testimonianza della assidua corrispondenza tra la sorella di Grace e una cara amica, l’ipotesi più probabile per spiegare la scomparsa della donna era stata una gravidanza indesiderata e extraconiugale, che aveva portato Grace a scappare e nascondersi. La totale mancanza di sue notizie era probabilmente dovuta alla morte della donna durante il parto, in chissà quale luogo remoto e sotto chissà quale falso nome, motivo per cui la famiglia Henley non era stata avvisata del decesso, e per cui non vi era nessun documento che testimoniasse la morte. Di tutte le possibilità e congetture sulla scomparsa di Grace, quella offerta dalla sorella era la peggiore, pensava Lila. Una donna con così tanti sogni, con così tanta voglia di vivere, non poteva essere stata stroncata da una gravidanza imprevista. No, Grace era scappata e la sua vita era stata piena di avventure e eccitazione, esattamente come aveva sempre sognato che fosse!
Lila teneva la fotografia e il diario di Grace nel cassetto del suo comodino. Ogni sera sfogliava quelle pagine riempite dalla calligrafia elegante di Grace e rimaneva incantata a fissare la fotografia, il sorriso provocatore della donna, che Lila amava immaginare fosse rivolto a lei. Di notte sognava di vivere nella stessa epoca di Grace, di scappare insieme, imbarcarsi su una nave diretta in America, o diventare pirati - sempre che i pirati esistessero ancora nell’epoca vittoriana, cosa di cui Lila non era del tutto convinta, ma in fondo poco importava, perché si trattava solo di sogni nei quali l’accuratezza storica era un dettaglio del tutto trascurabile.
Circa un anno dopo il ritrovamento del diario, Lila riuscì a venire in possesso di un’altra fotografia di Grace, questa volta di pochi mesi prima della scomparsa della donna, in cui indossava un vestito dell’epoca, i capelli biondi raccolti e ornati da un cappellino in uso a quei tempi. Nonostante rimanesse di una bellezza impressionante, Lila la preferiva in quei panni un po’ mascolini della prima fotografia che aveva trovato. Nella sua mente, Grace si faceva passare per un uomo e conquistava ogni ragazza che incontrasse sulla sua strada.
I genitori di Lila, inizialmente, l’avevano presa in giro per questa nuova passione, ma bonariamente. Avevano sempre saputo che la figlia era una grande appassionata di storia e capivano che l’aver ritrovato testimonianze di una persona vissuta nel passato, una persona reale e non semplicemente una figura storica descritta nei libri scolastici o nei romanzi, potesse esercitare su Lila un enorme fascino, soprattutto considerato che quella donna era vissuta in quella casa, e probabilmente aveva dormito nella stessa camera da letto dove ora dormiva Lila. Andando avanti, però. avevano iniziato a preoccuparsi per l’eccessivo entusiasmo con cui Lila parlava di Grace e con cui si dedicava a ricercare informazioni sulla donna. Speravano che, col tempo, l’ossessione di Lila sarebbe finalmente andata scemando.
Ovviamente non fu così: il tempo passava e Grace continuava a occupare un posto fisso nei pensieri di Lila, un primo posto dal quale niente e nessuno sembrava poterla spodestare. Il culmine fu raggiunto quando Lila, ormai ventenne, aveva smesso di frequentare un ragazzo perché si era resa conto che quello che provava per lui non era minimamente paragonabile ai sentimenti che il solo pensiero di Grace scatenava dentro di lei.
E tutto questo fu ancora prima di incontrare Grace. Quando la incontrò, il passo dall’ossessione al vero e proprio amore fu breve.

***

Era l’inverno del 2002. Il Natale era passato e il Capodanno era alle porte; Lila, ai tempi ventunenne e in vacanza dall’università, si stava godendo la tranquillità della casa senza i genitori, che erano andati a sciare in Svizzera.
Lila non era mai stata il genere di ragazza che amava dare feste, andare nei locali a ubriacarsi e rincasare all’alba. Era quella che a scuola veniva considerate una secchiona - una sfigata, a volte. Per questo, il suo godersi la casa libera altro non era che, nello specifico di quella sera, un bagno caldo circondata da candele, musica soffusa, un buon libro e, come massima trasgressione, una birra e un paio di sigarette fumate direttamente in vasca, cosa che non avrebbe mai potuto fare con i suoi genitori presenti.
Totalmente immersa nell’ennesima rilettura de “La macchina del tempo” di HG Wells, non fece caso ai rumori che provenivano dalla sua stanza, finché un urlo seguito da una non ben distinta imprecazione non reicheggiò per tutta la casa. La sorpresa e lo spavento furono tali da far sì che Lila lasciasse cadere il libro nella vasca.
“Merda!” esclamò, quasi più preoccupata per la sorte di uno dei suoi libri preferiti che per la minaccia di uno sconosciuto, o meglio, sconosciuta - la voce che aveva urlato era decisamente femminile - in casa sua.
I rumori ora le provenivano chiari e forti, così Lila uscì dalla vasca, coprendosi con l’accappatoio, e si diresse con cautela in cucina per armarsi di un coltello, prima di avventurarsi nella sua camera da letto, luogo da cui provenivano i rumori.
Affacciandosi alla porta della stanza vide una figura femminile intenta a frugare nel cassette del comodino.
“Ferma dove sei! Metti le mani in alto e girati lentamente. Ho un coltello e non ho paura di usarlo!” urlò.
La donna rimase immobile per qualche secondo, come se stesse ponderando il da farsi, prima di eseguire gli ordini di Lila.
Lo stupore nel rendersi conto di chi fosse la persona che si trovava davanti fece quasi scivolare il coltello dalle mani di Lila.
“Grace?”

Lila non riusciva a credere ai suoi occhi: di fronte a lei Grace Henley se ne stava con le mani in alto, vestita con pantaloni, camicia e gilet simili a quelli della foto che Lila custodiva gelosamente nel suo comodino, e con lo stesso sorriso beffardo.
“Vedo che non abbiamo bisogno di presentazioni. Non pensavo di essere famosa a tal punto.”
Una volta recuperato l’uso della parola che aveva perso a causa dello shock, Lila abbassò il coltello, chiuse e riaprì gli occhi quasi istericamente per almeno cinque volte e scosse la testa.
“Ok, sono ufficialmente diventata pazza. Ora non mi limito più a sognare Grace quasi ogni notte, ma me la vedo anche davanti. Oh, ecco, magari sto sognando! Mi sono addormentata nella vasca da bagno e questo è un sogno, o forse invece sono scivolata e ho sbattuto la testa e ho le allucinazioni. Si, dev’essere sicuramente così,” borbottò, iniziando ad andare su e giù per la stanza sotto lo sguardo divertito di Grace.
“Bene, se non ti dispiace, io prenderei il mio diario e me ne andrei,” disse la donna vittoriana, afferrando il diario e iniziando a dirigersi verso la porta.
“Oh no no no!” la fermò Lila. “Tu non vai da nessuna parte, non finché non avrò trovato una spiegazione plausibile a questa situazione. Oddio, ora parlo anche con le mie allucinazioni! Devo proprio aver perso la testa!”
“Se proprio vogliamo dirla tutta non sono un’allucinazione,” Grace si avvicino a Lila e le strinse la mano. “Senti? Completamente corporea.”

Lila sgranò gli occhi. Era sempre stata una sognatrice e non una persona concreta, ma niente di quello che stava accadendo era razionalmente possibile, lo sapeva benissimo.
“Sei davvero Grace Henley?”
La donna sorrise. “In carne e ossa.”

“Com’è possibile?” chiese Lila con la voce tremante.
Grace era tentata di prendere il suo diario e sparire, ma qualcosa dentro di lei si bloccò alla vista di quella ragazzina così sconvolta e allo stesso tempo incuriosita, quella persona che abitava nella sua casa, dormiva nella sua stanza ,ed era attualmente in possesso del suo diario. Quella ragazza sapeva chi Grace fosse, quindi probabilmente le avrebbe creduto. Tanto valeva raccontarle la verità.
Tirò fuori dalla giacca dalla tasca dei pantaloni un orologio a cipolla e lo mostrò a Lila. “Con questo. Ho viaggiato nel tempo grazie a questo orologio e sono finita qui nel - in che anno siamo, a proposito?”

“2002,” rispose Lila sempre più incredula. “Ma non è possibile, i viaggi nel tempo sono solo una fantasia scientifica!”
“Evidentemente no,” disse Grace. “Ma prima di raccontarti tutto e convincerti che non sei pazza, mi piacerebbe sapere il tuo nome.”

“Lila,” si presentò la ragazza. “Lila Warren.”

“Felice di conoscerti Lila,” sorrise la donna. “Ora vieni, sediamoci un attimo così posso spiegarti tutto.”

Si sedettero sul letto di Lila, e Grace iniziò a raccontare la sua storia: “da quanto ho potuto constatare, hai letto il mio diario, quindi non solo sai chi sono, ma sei anche consapevole del fatto che non mi sono mai sentita a mio agio nel mio tempo. Sognavo cose che alle donne erano proibite, leggevo troppo, inventavo e mi dilettavo con piaceri erotici ritenuti inaccettabili. Più la gente cercava di trattenermi e di domare quella parte di me che non si sottometteva alle regole della società, più io mi ribellavo. Sono sempre stata convinta della possibilità di un futuro migliore, un futuro in cui una donna come me non avrebbe dovuto lottare quotidianamente contro la cattiva reputazione che si era fatta solo per essere curiosa e innovativa e, lo ammetto, un po’ libertina. Poi sono venuta in possesso di questo orologio. Non ero sicura che funzionasse, e invece… pochi minuti fa mi trovavo in questa stessa stanza, nel 1894, e ora sono nel 2002. Non pensavo neanche che il mondo potesse arrivare a superare la soglia del 2000.”

Lila rimase in silenzio a processare la storia che Grace le aveva appena raccontato. Le sembrava tutto così assurdo, eppure dentro di sé sapeva che era la verità. Quella era senza dubbio Grace, la stessa Grace di cui aveva ammirato la bellezza in quelle due fotografie che possedeva, la stessa Grace che aveva dominato i suoi sogni e i suoi pensieri per più di tre anni. Che altra spiegazione ci sarebbe potuta essere? Se non avesse avuto una fotografia di Grace, avrebbe potuto pensare che quello fosse uno scherzo accuratamente architettato dai suoi genitori per convincerla a porre fine alla sua ossessione per quella donna vittoriana, ma era quasi del tutto impossibile che avessero trovato qualcuno che assomigliasse così tanto alla donna raffigurata nelle fotografie. Quasi del tutto impossibile, come i viaggi nel tempo, eppure Lila era più propensa a credere a quello e quindi che Grace fosse realmente chi diceva di essere, piuttosto che all’altra ipotesi.
“E’ assurdo! Non riesco a credere che tu abbia viaggiato nel tempo e sia finita proprio qui, da me.”

“Beh, c’è una spiegazione molto logica al perché sono qui,” disse Grace. “Questo orologio permette di viaggiare nel tempo, ma non nello spazio. Posso solo ritrovarmi nello stesso posto da cui sono partita, ma anni dopo. O anni prima, nonostante visitare il passato non sia una delle mie priorità al momento.”
“Wow!” esclamò Lila. Era ancora frastornata dall’accaduto e aveva mille domande. Ma di una cosa era assolutamente certa: era felice di poter finalmente conoscere Grace. Conoscerla davvero, e non solo tramite le parole scritte in un diario.
Improvvisamente, Lila si rese conto di essera ancora in accappatoio, e arrossì. “Ehm, io dovrei vestirmi forse… mi dispiace di essermi presentata in questo modo.”

Grace la guardò confusa. “Pensavo fosse questo l’abbigliamento in uso in questo tempo.”

“No no, questo è un accappatoio!” rise Lila. “Ero nella vasca da bagno quando la tua voce soave mi ha sorpresa. Forse è il caso che mi metta addosso qualcosa di più consono.”
Prese i vestiti dall’armadio e fece per tornare in bagno quando si fermò a fissare la donna. “Grace? Resterai per un po’?”

“Per tutto il tempo che vuoi, cara,” sorrise Grace. “Non ho fretta di tornare nel mio tempo, e mi piacerebbe tanto poter esplorare questo nuovo mondo, questa nuova realtà.”
Lila non sapeva se fosse il caso di rivelare a Grace la verità, e cioè che probabilmente, visti i documenti e le lettere che aveva letto, non sarebbe mai più tornata nel suo tempo. L’effetto farfalla funzionava anche al contrario, e quindi rispetto al futuro? Ma, in fondo, che danno avrebbe potuto fare? Grace era stata dichiarata ufficialmente dispersa, il che voleva dire che non sarebbe tornata dalla sua famiglia in ogni caso, per cui quella rivelazione non avrebbe cambiato molto le cose. Già, e se invece era tornata nel suo tempo ma non dalla sua famiglia, e dicendole invece che non era così e quindi convincendola a restare, le cose fossero cambiate drasticamente nel passato? Non c’era una risposta giusta o una soluzione semplice, tanto più che nessuno dei libri che Lila aveva letto sull’argomento viaggi nel tempo le aveva mai presentato una situazione simile.
“Qualcosa non va?” chiese Grace, probabilmente accorgendosi dello stato profondamente pensieroso in cui era caduta la ragazza.
Lila scosse la testa. “No, sto solo cercando di capire le regole di questi viaggi nel tempo. Non so quante informazioni posso darti senza rischiare di cambiare qualcosa nel passato e di causare danni irreparabili.”
“Che cosa vorresti rivelarmi che potrebbe causare danni?”
“È questo il punto, non so se posso dirtelo,” sbuffò Lila. “Però aspetta! Come faccio a sapere che le tue decisioni passate non siano già state condizionate da quello che io ti dirò in futuro? Magari il mio dirti che non tornerai mai più nel tuo tempo sarà proprio ciò che ti spingerà a non tornare più, e quindi niente effetto farfalla. Ok, ma così torniamo al punto di partenza: magari tu ci sei tornata in quel tempo - o ci tornerai - con un altro nome, e quindi io dicendoti che non tornerai - o che non sei tornata - potrei farti cambiare idea e combinare chissà quale casino.”
Grace non sapeva se essere divertita o preoccupata alla vista di quella ragazzina che, ancora una volta, aveva preso a camminare tutta la lunghezza della stanza avanti e indietro e parlava da sola, borbottando frasi quasi incomprensibili, del tipo “maledetti film e libri, non servite a nulla”, e qualcosa riguardante delle farfalle. Che diavolo avevano a che fare le farfalle con quella situazione?
“Aspetta, hai detto forse che non tornerò mai nel mio tempo?” chiese infine Grace, rendendosi conto di quello che aveva detto Lila.
La ragazza più giovane si bloccò di colpo e si batté una mano sulla fronte. “Ecco, danno fatto! Quanto sono stupida? Ma ehi, non ho detto che non ci tornerai di sicuro, solo che non ti ritroveranno.”
“Come lo sai?”
Lila aprì uno dei cassetti della sua scrivania e tirò fuori una pila di fogli, che porse a Grace. “Queste sono tutte le ricerche che ho fatto su di te: non ci sono più tue notizie dal 1984, quindi ho dedotto che non saresti mai tornata… però c’è sempre l’ipotesi che tu sia tornata senza farti trovare, e quindi io dicendoti che invece non è così ho cambiato qualcosa e ho provocato chissà quali casini. C’è anche la possibilità che quel bastardissimo effetto farfalla non esista veramente, e che niente si possa cambiare, e in quel caso non avrei fatto nulla di male. Ma come posso saperlo?”
“Stai cominciando di nuovo a sbraitare, cara,” disse Grace dolcemente. “Non ho capito esattamente il tuo ragionamento, e davvero non riesco a immaginare cosa possa averti fatto di male una povera farfalla, ma non devi preoccuparti troppo per un eventuale cambiamento di eventi nel passato: anche se avessi intenzione di tornare nel mio tempo, sarebbe solo per un breve periodo, per poter vedere come le vite delle persone che conoscevo si sono sviluppate senza di me, ma non renderei mai nota la mia presenza, per cui puoi stare tranquilla.”
Lila tirò un sospiro di sollievo. “Fantastico!” esclamò. “Ora però devo veramente vestirmi. Torno subito. Non sparire!”
Grace scosse la testa. “Prometto, rimarrò.”

***

Grace mantenne fede alla sua promessa: restò a casa di Lila - che in fondo era anche casa sua - e le due passavano il tempo chiacchierando. Lila si faceva raccontare dell’epoca in cui Grace era vissuta e, in cambio, aggiornava la donna su tutto quello che era successo nei cento e passa anni che Grace aveva perso. Le insegnò ad usare tutte le nuove comodità che la società moderna offriva e gli occhi di Grace brillavano di fronte a ogni tipo di tecnologia, come quelli di un bambino la mattina di Natale.
Lila era caduta sotto l’incantesimo del fascino di Grace. Già dalla sola lettura del diario aveva capito che Grace possedeva una mente straordinariamente brillante, e il relazionarsi con lei di prima persona non aveva fatto altro che confermarlo. Grace si stava adattando con incredibile facilità e rapidità alla nuova cultura in cui si era ritrovata. Non sembrava sentire la mancanza del suo tempo e delle persone che aveva lasciato indietro ma, la notte, Lila la sentiva agitarsi nel sonno e lamentarsi.
Durante la seconda notte di Grace nel 2002, Lila fu svegliata da un grido proveniente dalla sua camera da letto, che aveva ceduto a Grace perché, in fondo, ne era stata la prima proprietaria, e lei era andata a dormire nel letto dei suoi genitori. Si precipitò subito nell’altra stanza, dove trovò Grace seduta sul letto, sudata e ansimante e con un’espressione terrorizzata sul volto.
“Che è successo?” chiese allarmata.
“Oh, un incubo, credo. Mi dispiace di averti svegliata,” si scusò Grace, con la voce ancora tremante. “Lila, resteresti con me questa notte?”
Lila sorrise e annuì, infilandosi sotto le coperte e attirando Grace a sé.
“Non devi preoccuparti,” le sussurrò, accarezzandole i capelli per calmarla. “Qui sei al sicuro. Tutto ciò che ti terrorizzava è rimasto nel passato. Niente può farti del male qui.”

Grace chiuse gli occhi abbandonandosi nell’abbraccio di Lila. Quanto avrebbe voluto che le parole della ragazza fossero vere.
Un paio di giorni dopo era l’ultimo dell’anno, e Lila stava discutendo con Grace i piani della serata.
“Avevo detto ai miei compagni di università che sarei andata a una festa a casa di uno di loro, ma se vuoi posso chiamare e disdire. Se preferisci possiamo stare qui o, non lo so, andare a fare una passeggiata e vedere i fuochi d’artificio.”

“Non c’è bisogno che rinunci alla tua festa per me,” la rassicurò Grace. “Se vuoi andare, vai pure. Mi rendo conto che portarsi dietro una persona di dieci anni più vecchia di te possa non essere l’ideale per questa notte, quindi io posso restare qui. Non preoccuparti, starò bene da sola.”

Lila scosse la testa. “No, non ti lascio qui da sola. Voglio stare con te, Grace, non mi importa dove. E se ti va di venire con me, per me sarebbe un’onore averti al mio fianco a questa festa.”

Lila procurò a Grace uno dei vestiti di sua madre, che le calzava a pennello, e insieme si diressero alla festa. Nonostante fosse ancora presto c’era già molta gente ubriaca, e Grace osservava divertita il comportamento della gioventù moderna sotto l’effetto dell’alcool.
“Tieni, prova questo,” le disse Lila mettendole in mano un bicchiere colmo di un liquido scuro. “Coca e vodka.”
“Chiedo scusa?” chiese Grace perplessa.
“Non fare domande e bevi. Fidati di me, ti piacerà,” rise la ragazza.
Grace bevve un lungo sorso del cocktail. “Niente male! Sai Lila, credo proprio che questo presente stia iniziando a piacermi un po’ troppo.”
Iniziò il conto alla rovescia per l’inizio del nuovo anno e Lila prese Grace da parte.
“Non so come funzionava ai tuoi tempi, ma ora è tradizione scambiarsi un bacio allo scoccare della mezzanotte.”

“Beh, non possiamo certo andare contro le tradizioni,” sussurrò Grace con un sorriso provocante, e si avvicinò a Lila, sfiorandole dolcemente le labbra con le sue proprio mentre tutti i presenti in sala auguravano buon anno urlando.
Il bacio fu breve e casto ma, non appena le loro labbra si staccarono, Lila attirò Grace nuovamente a sè, baciandola con passione. Tutto ciò che le circondava sembrò scomparire, c’erano solo loro, perse in quell’istante magico, le loro labbra che si cercavano appassionatamente, le loro lingue che danzavano insieme, le loro mani che si attiravano sempre più vicine.
Lasciarono la festa immediatamente e tornarono a casa. Salirono le scale per arrivare in camera da letto in silenzio e si spogliarono lentamente, per assaporare ogni singolo istante che stavano vivendo.
“Grace,” balbettò Lila imbarazzata una volta che si sdraiarono, il corpo di Grace che premeva il suo contro il materasso. “Non ho mai… è la prima volta per me… con una donna, intendo.”
Grace le regalò un sorriso carico di dolcezza. “Non ti preoccupare. Andrà tutto bene.”
Lila si rilassò sotto il tocco delicato di Grace. La donna baciò e accarezzò ogni singolo centimetro della sua pelle, mostrando una sicurezza che una donna del suo tempo non avrebbe dovuto avere, e che era derivata dalle tante esperienze che Grace aveva raccontato nel suo diario. Lila cercò di scacciare dalla mente quel pensiero, perché non voleva pensare ai dettagli degli incontri sessuali che Grace aveva avuto in passato. Voleva solo concentrarsi su quel momento che stavano vivendo, perché era un miracolo che aveva dell’incredibile.
La ragazza non riusciva a credere a quello che le stava succedendo. Aveva sognato quel momento tantissime volte, ma mai, nemmeno nelle sue fantasie più remote, avrebbe immaginato che sarebbe successo davvero. E come avrebbe potuto? La donna che aveva infestato i suoi sogni negli ultimi tre anni era vissuta cent’anni prima di lei. Eppure eccola lì, nel suo letto, a fare l’amore con lei, ancora più splendida di come se l’era immaginata.
“Se questo è un altro dei miei sogni,” pensò Lila, “allora non voglio mai più svegliarmi.”
Non era un sogno, e a quella prima volta ne seguirono altre, in cui Lila poté esplorare il corpo meraviglioso di Grace e adorarlo come meritava. Ogni volta pregava che quella fosse la realtà, perché nonostante tutto non era ancora pienamente convinta che lo fosse veramente.
Il 5 gennaio i genitori di Lila sarebbero tornati dalla Svizzera e la ragazza iniziò a preoccuparsi di cosa ne sarebbe stato di Grace quando non sarebbe più potuta rimanere da lei. Lila non poteva certo spiegare la situazione ai suoi genitori, perché probabilmente le avrebbero chiuse entrambe in un manicomio.
Grace avrebbe potuto prendersi un appartamento e trovarsi un lavoro, ma sarebbe stato difficile con nessuna prova della sua esistenza in questo tempo e praticamente nessuna conoscenza della società e del mondo moderno. Sì, Grace si stava ambientando eccezionalmente bene, ma era facile finché si trovava tra quattro mura, con Lila che l’aiutava - e, in fondo, non ci voleva chissà quale intelletto per far funzionare una televisione.
Quando si decise a parlarne con Grace, Lila notò il volto della donna rabbuiarsi sempre di più.
“Lila, sarebbe bello per me potermi trovare un lavoro e farmi una vita in questo tempo, con te, ma non è possibile. Non posso restare nel 2002,” disse Grace.
“Cosa?” urlò Lila. “Ma avevi detto… mi avevi promesso che saresti rimasta con me!”
Davvero Grace voleva andarsene? E dove? Aveva già detto che non sarebbe tornata nel suo tempo, quindi dove altro sarebbe potuta andare? Che avesse cambiato idea riguardo il tornare indietro?
“Manterrò la promessa, ma non in questo tempo. Lila, i viaggi nel tempo non sono privi di conseguenze. Ci sono delle regole della natura ben precise e io le sto infrangendo tutte.”
Lila sembrava confusa, così Grace si mise a raccontare di come era venuta in possesso dell’orologio: era stato costruito da un certo Alan Warwick, che Grace aveva conosciuto durante un ricevimento nel 1881, e tra i due era nata una profonda amicizia. Quando Grace gli aveva confessato il suo disagio nei confronti della vita imposta alle donne dell’epoca, lui le aveva raccontato dell’orologio che aveva costruito più di cent’anni prima. Alan, infatti, veniva dal 1748, e aveva saltato nel tempo di anno in anno fino a ritrovarsi lì. Le aveva spiegato che non avrebbe potuto restare in quel tempo a lungo, perché i viaggi nel tempo andavano contro le leggi della natura, e i cosiddetti Guardiani del Tempo, incaricati di monitorare che nessuno infrangesse quelle leggi, lo stavano cercando. Per questo si spostava di anno in anno, fermandosi solo poche settimane ogni volta, per evitare che lo trovassero. Meno si fermava in ogni epoca, più era difficile per i Guardiani rintracciarlo. Durante la primavera del 1894 Alan si presentò a Grace dopo più di un anno di assenza e le rivelò che i Guardiani erano sempre più vicini a catturarlo, e che avrebbe dovuto percorrere una distanza temporale molto più lunga del solito per evitare di farsi scoprire, e che quindi quella sarebbe stata probabilmente l’ultima volta che si sarebbero visti. Prima di dirsi addio, però, Alan decise di rimanere con Grace per un’ultima settimana. Fu un errore: i Guardiani del Tempo lo scoprirono e lo riportarono nel 1700 e, ovviamente, Grace non lo rivide mai più. Prima di essere catturato, non si sa come, Alan era riuscito a nascondere l’orologio e aveva lasciato a Grace le indicazioni per trovarlo. Grace aveva impiegato diversi mesi per trovarlo, ma alla fine ci era riuscita. Insieme all’orologio, Alan aveva lasciato delle istruzioni sul come usarlo.
Finita la storia, Grace porse a Lila un pezzo di carta ingiallito che teneva in tasca. Era il biglietto di Alan, l’ultimo messaggio che aveva lasciato a Grace.
“Non fermarti mai, Gracie, non più di un mese nello stesso tempo. Salta tra passato e futuro in modo imprevedibile, e cerca di compiere viaggi di lunga distanza temporale, se puoi. Stai attenta ai Guardiani, non ci è dato di sapere che cosa ne faranno di me quando mi troveranno. Fai buon uso del tempo che l’orologio ti regalerà, se scegli di usarlo, se questa è la vita che vuoi vivere. Ma non fermarti mai.”
Lila finì di leggere il biglietto, lo ripiegò e lo restituì a Grace. “Perché mi hai fatto credere che saresti rimasta?” chiese con gli occhi pieni di lacrime.
“Perché è così. Rimarrò con te, Lila, solo non in questo tempo - non adesso - ma tornerò, te lo prometto. Tornerò quante volte mi sarà possibile. Alan ha commesso l’errore di viaggiare solo nel futuro e a intervalli brevi di tempo. Tornava da me dopo solo poche settimane. Non farò lo stesso errore, sarò più prudente. Domani partirò e andrò nel passato - non so ancora quando, esattamente - e tornerò da te nel futuro. Tra un anno forse, magari di più, ma ti prometto che tornerò. Mi aspetterai?”

Lila annuì. Non che avesse molta scelta. Grace non poteva restare, e Lila non riusciva neanche a prendere in considerazione l’idea di non aspettarla, di non rivederla mai più. In quei tre anni da quando aveva trovato il diario di Grace, era nato in lei un sentimento profondo nei confronti di quella donna misteriosa, un sentimento che, in quei pochi giorni che avevano trascorso insieme, si era trasformato, diventando pericolosamente vicino all’amore. Avrebbe aspettato Grace, non importava per quanto.
“Grace,” chiese Lila incerta, “dimmi solo una cosa: Alan… lo amavi?”

Grace sospirò. “Per un certo periodo ho creduto di sì. Quando l’ho conosciuto avevo solo diciannove anni, ero una ragazzina ingenua, e Alan è stato il mio primo uomo. Col tempo mi sono resa conto che quello che ci legava era solo un profondo affetto; eravamo ottimi amici, io ho avuto molti altri amanti e sono sicura che anche lui abbia avuto altre donne. Ma no, non sono mai stata innamorata di lui, se è questo che mi stai chiedendo. Perderlo è stato un duro colpo per me, ma è stata la perdita di un caro amico, non un amante. Non devi preoccuparti, mia cara. Nel mio cuore non vi sono altri sentimenti, se non quelli nei tuoi confronti, che stanno pian piano crescendo.”
Lila sembrò soddisfatta dalla risposta. Attirò Grace a sé, la baciò e fecero l’amore, cercando di non pensare che quella sarebbe stata la loro ultima notte insieme per chissà quanto tempo.
Il giorno dopo Grace si fece accompagnare da Lila in Hyde Park. “È da qui che voglio partire, ed è qui che voglio tornare,” disse.
Scelsero un posto nascosto dove Grace sarebbe potuta scomparire e riapparire senza essere notata.
“Come farò a sapere quando tornerai?” chiese Lila.
“Non ti preoccupare,” rispose la donna. “Troverò un modo per comunicartelo. E, se non ci riuscissi, verrò a cercarti. Niente potrebbe impedirmi di tornare da te.”

Lila annuì, ma dentro di sé sentì il panico crescere. E se Grace fosse stata catturata in qualunque epoca stesse andando in quel momento? Lei non l’avrebbe mai saputo, e quella sarebbe stata l’ultima volta che la vedeva. Cercò di scrollarsi di dosso quei pensieri, per non rendere l’arrivederci ancora più triste, ma era impossibile non pensarci.
Grace sembrò leggerle nel pensiero. “Lila, questo non è un addio. Non mi farò catturare, te lo prometto.”
Le lacrime ora scorrevano libere sul viso di Lila. Si scambiarono un ultimo, lungo bacio, poi Grace tirò fuori l’orologio dalla tasca.
“Grace, ti prego, ti prego… torna da me, d’accordo?” la supplicò Lila singhiozzando.
Grace annuì sorridendo, e sparì.

***

Era giugno del 2004, l’inizio di un’estate che sembrava annunciarsi terribilmente calda. Era passato un anno e mezzo da quando Grace era scomparsa nel nulla in Hyde Park, e Lila aveva pensato a lei ogni singolo giorno. Ogni singolo giorno aveva sperato che fosse quello in cui avrebbe finalmente rivisto la donna che teneva prigioniero il suo cuore, e ogni singola notte era andata a dormire pregando che Grace tornasse presto da lei. In quell’anno e mezzo aveva riletto in diario di Grace centinaia di volte, sotto una luce diversa dalla prima volta, sapendo molti più particolari della storia. Si era torturata non solo con le due fotografie della donna, ma anche con quelle che avevano scattato per testimoniare i loro giorni insieme, e con i bigliettini che Grace le aveva lasciato sparsi per tutta la sua - la loro - camera da letto. La donna sembrava avere una fascinazione particolare per i post-it e, a distanza di quasi due anni, a Lila capitava ancora di trovare un nuovo bigliettino che non aveva mai notato prima, magari appiccicato sotto le doghe del letto o tra le pagine di qualche libro che Lila non aveva aperto per anni.
Non aveva mai perso la fede, non aveva mai smesso di credere nella promessa che Grace sarebbe tornata. Non era facile essere forti, ma Lila credeva in Grace.
Tutti avevano notato il cambiamento della ragazza: se prima era stata reticente a uscire con qualcuno, iniziare una relazione, ora non prendeva neanche in considerazione l’ipotesi. Si comportava come se fosse sposata, quando tutti sapevano che non era così. Per quanto ne sapevano, Lila non aveva neppure il ragazzo.
I genitori di Lila spesso le facevano delle domande a riguardo, soprattutto perché, a partire da gennaio 2003, Lila aveva iniziato a ricevere ogni mese un mazzo di fiori, e la ragazza si era sempre rifiutata di far leggere loro i biglietti allegati ai fiori.
Lila non sapeva come fosse possibile, ma quei biglietti, sui quali vi era scarabocchiata solo una lettera G, e quei fiori erano il modo di Grace per comunicarle che non l’aveva dimenticata e che sarebbe veramente tornata.
Era una mattina soleggiata quando Lila ricevette l’ennesimo bouquet di fiori da parte di Grace, ma c’era qualcosa di diverso quella volta: il biglietto non conteneva solo la sua iniziale, bensì un messaggio.
“Oggi pomeriggio, quattro in punto, Hyde Park. Tremo con impazienza all’idea di stringerti di nuovo tra le mie braccia. G.”
Lila, dopo aver letto quelle parole, scoppiò in lacrime di gioia. Quel giorno avrebbe finalmente rivisto Grace! Quasi non riusciva a crederci, aveva aspettato quel momento con ansia, l’aveva sognato ogni notte, e finalmente era arrivato. Corse in camera sua ridendo e canticchiando, lasciando a bocca aperta i suoi genitori.
“Cosa diavolo è preso a tua figlia?” chiese il signor Warren.
“Ah, non lo so. Quella ragazza mi preoccupa, è sempre più strana ogni giorno che passa,” rispose la signora Warren scuotendo la testa.
A Lila non interessava quello che pensavano i suoi genitori; non gliene era mai importato più di tanto, e sicuramente gliene fregava ancora meno questa volta. Si precipitò sotto la doccia, si vestì di tutto punto e uscì, diretta a Hyde Park con un largo anticipo rispetto all’ora dell’appuntamento. Portò con se la sua copia di “La macchina del tempo” - poteva diventare una tradizione, no? Leggere quel libro prima di incontrare Grace, soprattutto considerato quanto fosse appropriato - e si sedette nel parco a leggere, continuando a guardare l’orologio con impazienza.
Finalmente, alle quattro meno dieci, Lila si spostò nel punto stabilito, con il cuore che sembrava esplodere. Ed ecco che, dal nulla, la figura di Grace apparve, sorridente e bella da levare il fiato, come la prima volta che l’aveva vista. Lila si lanciò nelle braccia della donna, che la strinse forte e la baciò.
“Mi sei mancata così tanto!” pianse Lila, il volto nascosto nella curva del collo di Grace, che le accarezzava e baciava i capelli. “Dove sei stata tutto questo tempo?”

“Nel passato. Nel tuo passato, per la precisione,” rispose Grace, senza lasciare andare l’abbraccio. “Eri veramente carina quando eri piccola!”

“Cosa?” chiese Lila stupita. “Mi hai vista quando ero piccola?”

“E non solo,” disse Grace. “Ero alla tua cerimonia del diploma delle superiori. Non avevo dubbi che saresti stata la prima della classe!”

Lila la guardò con gli occhi sgranati. Grace era veramente stata nel suo passato. Era stata alla sua cerimonia del diploma. Ma allora…
“Quindi non ero pazza a pensare che il tuo viso mi era familiare. Quante volte ti avevo già vista nel passato? E perché non sei mai venuta a parlarmi?”

“Non potevo, tesoro. Non posso cambiare il passato. Ai tempi, tu non mi conoscevi e non avrei potuto venire da te. Ma avevo bisogno di conoscerti meglio, di sapere qualcosa di te e della tua vita, di vivere qualche momento con te, anche se tu ne eri ignara. Ma non importa, ora sono qui con te.”

Si raccontarono tutto quello che avevano fatto nel tempo che avevano passato distanti. Un anno e mezzo per Lila, e solo poche settimane per Grace, che nel frattempo aveva anche fatto un salto nel 1940 e aveva assistito alla Seconda Guerra mondiale per qualche giorno e, dopo che Lila si era diplomata, aveva pure visitato brevemente il Medioevo, ma era scappata a gambe levate dopo la prima domanda inquisitoria sui suoi abiti decisamente strani per quel tempo. Aveva pensato di andare nel 1748 e cercare Alan, ma aveva deciso che sarebbe stato troppo rischioso. Aveva promesso a Lila che non l’avrebbero catturata e non poteva esporsi a un pericolo del genere. Sicuramente i Guardiani del Tempo sapevano che stava usando l’orologio e immaginavano che avrebbe voluto provare a trovare Alan.
Non potendo stavolta alloggiare da Lila, visto che i suoi genitori erano a casa, Grace decise di prendere una stanza in un albergo a tempo indeterminato. Non aveva ancora deciso per quanto sarebbe rimasta quella volta ma sperava che, essendosi spostata di frequente e tra epoche diverse, avrebbe potuto rimanere di più senza essere troppo in pericolo. Lila le era mancata, ancora di più quando si era trovata a pochi passi da lei senza poterla stringere, senza poterci parlare. Aveva bisogno di stare con lei il più possibile ora.
Erano a letto dopo aver fatto l’amore, aspettando la cena che avevano ordinato grazie al servizio in camera, e Lila chiese a Grace come aveva fatto a mandarle quei fiori ogni mese.
“Durante la mia ultima visita al tuo passato ho preso accordi con un fioraio di iniziare a mandarti fiori ogni mese a partire da gennaio 2003, e il messaggio oggi. Il pover’uomo non riusciva a capire perché avessi richiesto di mandare fiori a partire da due anni nel futuro, ma si è rassegnato al fatto che non gli avrei dato spiegazioni,” rise Grace.
“Due anni? Grace, ma ai tempi sapevo già chi eri!” esclamò la ragazza.
“Lo so, cara, e infatti è stata una visita molto breve, il cui unico scopo era garantirmi che ricevessi il mio messaggio. Ho persino pagato un extra per fare sì che se il fioraio avesse cessato l’attività durate questi anni, avrebbe passato il compito a qualcun altro. Ti ho vista solo di sfuggita quella volta, perché non potevo rischiare che mi riconoscessi,” spiegò Grace.
Lila sapeva che il modo in cui Grace aveva agito era stato il più prudente e in realtà l’unico possibile, ma l’idea che la donna che amava - perché ormai era inutile negare l’evidenza: amava Grace, probabilmente sin da prima di conoscerla - era stata così vicina a lei e lei non aveva potuto vederla, le causava una profonda tristezza. Quante altre volte sarebbe successo? Quante altre volte Grace sarebbe andata nel passato solo per posare brevemente lo sguardo su di lei e poi sarebbe sparita? E quante altre volte si sarebbero potute incontrare nel futuro? Per quanto tempo sarebbe rimasta questa volta? Lila non aveva queste risposte, e probabilmente non le aveva neanche Grace. Non c’era modo di sapere come sarebbe andata in futuro. L’unica cosa che entrambe potevano fare era godersi il presente e fare tesoro di ogni momento passato insieme.
Grace rimase per due settimane e poi sparì. Quando ritornò, poco più di un anno dopo, Lila viveva sola in un appartamentino a Bayswater e aveva iniziato a lavorare. Insegnava storia in una scuola superiore, e spesso i suoi studenti si chiedevano come faceva la loro professoressa a conoscere tutti quei dettagli sulla vita nel passato, che raccontava come se lei stessa avesse vissuto in quell’epoca. In realtà, Lila si limitava a riutilizzare le storie che Grace le raccontava ogni volta che tornava da uno dei suoi viaggi.
Grace andava e veniva dall’appartamento con molta più frequenza. Non c’era più bisogno di programmare gli incontri, ora che Lila non viveva più con i suoi genitori. A volte quelle visite erano di brevissima durata, solo un giorno o due, altre volte si fermava il più a lungo possibile.
Quando non era con Lila, Grace visitava ogni epoca del passato. Era persino tornata nella Londra vittoriana una volta, molto brevemente, solo per vedere come stava vivendo la sua famiglia senza di lei, esattamente come aveva predetto a Lila che probabilmente avrebbe fatto. Le era bastato uno sguardo per capire che aveva preso la decisione giusta: nessuno sembrava particolarmente affranto dalla sua scomparsa. Sì, erano passati due anni, ma Grace aveva sperato che la sua famiglia sentisse un po’ di più la sua mancanza, e invece sembravano vivere benissimo senza di lei e avevano ormai rinunciato alle ricerche.
In quella visita Grace ne approfittò per cercare qualsiasi indizio Alan potesse aver lasciato riguardo l’orologio e i Guardiani del Tempo, ma purtroppo la ricerca fu priva di risultati.
Tutto ciò che sapeva era quello che Alan le aveva raccontato, e cioè che i Guardiani del Tempo avevano emissari in qualunque epoca, che si mimetizzavano tra la gente comune, e che non potevano rintracciare l’uso dell’orologio, ma solo avvistare i viaggiatori in epoche in cui non appartenevano, per questo era indispensabile muoversi il più possibile.
E così Grace continuò a fare, ma più tempo passava con Lila, più questo continuo spostarsi le iniziava a pesare, e non solo a lei. Lila cercava di essere forte, ma ogni volta che Grace spariva era come se una parte di lei se ne andasse via con la donna. Sapeva che non avrebbero mai potuto avere una relazione normale e questa consapevolezza le spezzava il cuore. Inoltre, iniziava a chiedersi cosa ne sarebbe stato del loro futuro in termini di invecchiamento. Continuando a spostarsi, Grace avrebbe effettivamente vissuto approssimativamente solo un quarto degli anni che invece Lila viveva normalmente. Lila sarebbe invecchiata e Grace sarebbe rimasta molto più giovane. Da qualunque parte guardasse quella situazione, Lila sapeva che non era destinata a un lieto fine. Grace non sembrava preoccuparsene, invece. O forse, semplicemente fingeva meglio di Lila. Eppure, nessuna delle due sembrava intenzionata a rinunciare a quell’amore.

***

“Lo sai che un giorno ti prenderanno, vero?” aveva detto Lila una notte, mentre giacevano sul letto coperte solo da un leggero lenzuolo bianco, la luce della luna che filtrava dal lucernario e conferiva ai loro corpi un bagliore quasi sovrannaturale, irreale. “Ti prenderanno e ti rimanderanno indietro. Distruggeranno l’orologio e io ti avrò persa per sempre.”

“Ne sarebbe comunque valsa la pena,” aveva risposto Grace, attirando Lila a sé e baciandola e, come tutte le volte, ogni preoccupazione per il futuro, o per il passato, svaniva in quel bacio, nel groviglio dei loro corpi, nel battito dei loro cuori.
Era il 2012, erano passati dieci anni dal loro primo incontro. Lila aveva trentun anni, e Grace trentaquattro. Avevano calcolato i giorni effettivi che Grace aveva vissuto, in un’epoca o nell’altra, e il totale si aggirava attorno ai due anni e mezzo. In quei dieci anni Grace aveva visitato diverse epoche del passato, non si era mai spinta troppo nel futuro, e aveva iniziato a trascorrere sempre più tempo con Lila. Sapeva che era rischioso, ma non poteva farne a meno.
“Sposami!” aveva detto improvvisamente Lila, dopo aver ripreso fiato in seguito all’ennesimo orgasmo della nottata. “Lo so che non è legale, ma l’unione civile sì, e qualcuno celebra i matrimoni anche se sono solo simbolici. Voglio che tu sia mia moglie, Grace. Stiamo insieme da dieci anni e non sappiamo quanti altri ne avremo a nostra disposizione, ma qualunque sia il tempo che ci è dato da trascorrere insieme, lo voglio passare come tua moglie.”

“Amore, non c’è niente che io voglia di più che essere tua moglie. Legalmente o simbolicamente, non importa. Lo voglio.”
Non ci fu una cerimonia. Andarono in comune a firmare l’unione civile e si scambiarono gli anelli privatamente nel loro appartamento. Trascorsero la loro luna di miele in giro per la Spagna, e nessuna delle due era mai stata più felice.
Lila sapeva che, al ritorno da quel viaggio, Grace se ne sarebbe dovuta andare, ma cercò di non pensarci per non rovinarsi il momento magico che stava vivendo. Grace, invece, prese una decisione che la lasciò spiazzata.
“Rimango,” disse alla moglie mentre disfavano i bagagli. “Non posso andarmene stavolta, non ce la farei a starti lontana. Rimango qui.”

“Grace, è pericoloso,” cercò di farla ragionare Lila, ma in cuor suo era felice di quella decisione. Sapeva che Grace non sarebbe dovuta rimanere, ma egoisticamente non poteva che gioire all’idea di avere sua moglie accanto quotidianamente e a tempo indeterminato.
“Sono passati anni, Lila, anni in cui ho passeggiato tranquillamente per le strade di mezzo mondo in ogni periodo della storia. Senza contare il tempo passato qui con te. E non solo, ho conosciuto persone, ho passato i controlli degli aeroporti… ci siamo sposate, Lila… esistono documenti con il mio nome sopra. Se i Guardiani mi stessero cercando, mi avrebbero già trovata.”
Non era da Grace essere incauta riguardo i suoi spostamenti, ma era da molto ormai che ci ragionava sopra. Più ci pensava, più arrivava alla conclusione che era al sicuro. Certo, Alan era stato catturato dopo anni, ma lui aveva incontrato i Guardiani più volte durante i suoi spostamenti, e comunque era sempre stato ricercato, perché era stato l’inventore dell’orologio. I Guardiani non potevano essere sicuri che Grace fosse in possesso dell’orologio, Alan l’aveva nascosto prima che lo portassero via e i Guardiani non avevano modo di sapere se veniva effettivamente usato o no. Era possibile che l’avessero tenuta d’occhio subito dopo l’arresto di Alan, essendo loro due stati molto legati, e magari avevano messo insieme gli indizi vedendola scomparire, ma in realtà Grace era convinta che nessuno si era meravigliato più di tanto della sua scomparsa. Sin da quando era piccola Grace aveva sempre espresso ad alta voce il suo desiderio di visitare terre lontane e vivere avventure, quindi probabilmente tutti avevano pensato che avesse finalmente deciso di agire per realizzare quei sogni.
Quindi Grace rimase nel 2012. Si guadagnava da vivere scrivendo libri scolastici di storia - forse non la decisione più saggia che aveva mai preso in vita sua… tutti quei racconti dettagliati avrebbero potuto attirare l’attenzione dei Guardiani - e lei e Lila vivevano come una normale coppia sposata. Fu il periodo più felice della loro vita. Nessuna avventura che Grace aveva vissuto poteva reggere il confronto con una vita accanto alla donna che amava.
Avrebbero dovuto aspettarsi che quella felicità non sarebbe durata a lungo.

***

Era passato un anno dal matrimonio. Era una sera di aprile, Grace e Lila stavano preparando la cena nella loro cucina, quando l’argomento figli fu introdotto.
“Stavo pensando che potremmo usare un tuo ovulo e un donatore anonimo e potrei partorirlo io, in questo modo sarebbe figlio di entrambi. Mi piacerebbe davvero avere una piccola Grace che gira per casa, con i tuoi capelli biondi e i tuoi occhi verdi,” disse Lila sognante.
“A me non dispiacerebbe neanche una bimba con i tuoi occhioni nocciola e le tue fossette, ma se vuoi partorirlo tu, a me va bene così. In fondo tu sei più giovane di me, quindi forse è meglio così,” rispose Grace. L’idea di un bambino suo e di Lila le riempiva il cuore di gioia. Mai e poi mai Grace si sarebbe aspettata di desiderare una famiglia e dei figli, eppure con Lila quei desideri le sembravano la cosa più naturale del mondo.
Il rumore di qualcuno che bussava alla porta arrivò inaspettato. Poteva essere qualche amico che aveva deciso di fare alle due donne una sorpresa, o la madre di Lila che, come sempre, piombava in casa non annunciata. O magari un vicino che aveva finito il latte. Ma quando Lila sentì provenire dall’ingresso l’urlo straziato di Grace, che era andata ad aprire la porta, seppe che nessuna di quelle opzioni era giusta.
L’avevano trovata. I Guardiani del Tempo erano venuti a prendere Grace.
Lila corse verso la porta di ingresso e si trovò davanti due uomini che tenevano ferma Grace per le braccia, e una donna che la stava ammanettando.
“No!” urlò Lila. “Non potete farlo! Non potete portarla via!”
“Questo non dipende da lei, miss Warren,” disse la donna dall’aspetto austero, con tono freddo e impassibile. “Ci sono delle leggi da rispettare, leggi che sono state violate per anni.”

“È mrs Henley-Warren,” la corresse Lila, come a voler puntualizzare che Grace ormai era parte integrante della sua vita, che apparteneva a quel tempo. Che apparteneva a lei. “E Grace non ha fatto nulla di male. Non ha cambiato il corso del passato nei suoi viaggi. Non potete rimandarla indietro, non ha più niente in quel tempo. Tutti la danno per dispersa, per morta. Lei ha visto cos’è successo nel passato, se rimandaste Grace indietro cambierebbe il corso della storia che ormai si è scritta in modo che Grace non fosse mai stata ritrovata. Ma qui ha una vita, ha un lavoro, una casa, delle persone che le vogliono bene. Qui ha me! Non potete farlo!”
“Questa non è un’opzione valida. E stia tranquilla, non ci sarà alcuna alterazione del passato. Grace Henley-Warren verrà rinchiusa in una prigione, dove rimarrà finché avrà vita. È questa la punizione per chi sconvolge le leggi del tempo,” rispose la donna.
Nel frattempo uno dei due uomini era andato a cercare l’orologio di Grace, e in breve tempo tornò, consegnando l’oggetto alla Guardiana.
“Si ritenga fortunata, mrs Henley-Warren. Le abbiamo concesso la possibilità di dire addio a Grace, e non è un lusso che è permesso a tutti. Avete un minuto,” disse la donna, glaciale.
Grace e Lila si guardarono con gli occhi pieni di lacrime. “Lila,” iniziò Grace, la voce rotta dal pianto.
“Non è giusto!” urlò Lila, lanciandosi ad abbracciare la moglie e dandole un lungo bacio disperato. Il loro ultimo bacio.
“Lila, sii forte,” disse Grace tra i singhiozzi. “L’abbiamo sempre saputo che sarebbe finita così e ti ho sempre detto che, qualunque destino mi fosse stato riservato, ne sarebbe valsa la pena per stare con te. Questi anni insieme sono stati i più felici della mia vita e il loro ricordo sarà ciò che mi terrà in vita nella prigione dove mi manderanno. Ti amo, Lila. Credo che nessun altro essere umano abbia amato qualcuno come io amo te. Non dimenticarlo.”

“È il momento, mrs Henley-Warren,” le interruppe la Guardiana.
Lila riuscì a trovare la forza di sussurrare qualche parola prima di staccarsi definitivamente dalla moglie. “Non finisce qui, Grace. Troverò un modo per liberarti. Sconfiggerò il tempo, e ti riporterò da me.”

E prima che Lila potesse rendersene conto, Grace e i Guardiani scomparvero. Lila si accasciò sul pavimento e iniziò a singhiozzare. Per quella notte, e per quella notte soltanto, si sarebbe lasciata andare e avrebbe dato libero sfogo al suo dolore. Per quella notte avrebbe pianto la perdita dell’unica donna che aveva mai amato. Dal giorno dopo, però, si sarebbe messa al lavoro. L’aveva promesso a Grace. Avrebbe tenuto fede alle sue parole. In un modo o nell’altro, avrebbe sconfitto il tempo e avrebbe riportato Grace indietro.



NOTE DELL’AUTRICE: questa storia tratta di viaggi nel tempo e prende spunto da tantissimi libri, film e telefilm, ma come sempre, sono solo spunti, il resto viene tutto dalla mia fantasia. Cito qui alcuni titoli che mi hanno ispirata: Warehouse 13 (e se qualcuno di voi legge le mie altre storie sa che questo telefilm è la mia ispirazione per quasi tutto), Sanctuary, Doctor Who, Kate & Leopold, La macchina del tempo di HG Wells.
Con questa fanfic ho partecipato al concorso "L'amore impossibile" indetto da Carla Volturi, al quale mi sono classificata quinta (yay me! Il mio primo concorso!).
Ha partecipato inoltre al concorso “21 prompt in cerca d’autore” di Ariscarmen.
Inizialmente si trattava di una one shot, poi avrebbe dovuto avere un seguito e infine ho deciso di trasformarla in una mini-long di due o tre capitoli, dipende da come mi gira, per evitare confusione. Purtroppo il tempo a disposizione per scrivere non è tanto, e al momento sono concentrata sul finire la mia long che va avanti da troppo tempo, ma l'intenzione di finire questa storia c'è, quindi aspettate fiduciosi, che il prossimo capitolo arriverà.
Tra le altre cose ho anche revisionato la storia e fatto dei cambiamenti, quindi se l'avete letta due volte magari lasciatemi un commento su cosa ne pensate.
Mi farebbe anche piacere se mi lasciaste due righe riguardo l'impaginazione. Ho difficoltà immense con l'html, e in più non ho ancora capito se è meglio impaginare così con l'interlinea doppia, se fare l'interlinea singola ma lasciare una riga tra un paragrafo e l'altro, se non fare nulla di tutto ciò... ho girato un po' per le storie del sito e vedo tutte impaginazioni diverse e non so cosa funziona meglio per le mie lettrici, quindi mi farebbe piacere se foste voi a dirmelo. Date un'occhiata alle mie storie e vedete quale vi funziona meglio. Thanks.

  
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