Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Rota    15/03/2012    3 recensioni
Malamente appoggiata sulla trave di ferro, lasciando i capelli sparsi al vento leggero e le gambe a penzolare nel vuoto, Homura guardava con occhi fissi tutte quelle luci che animavano la città sotto di lei pur in piena notte. Case, palazzi, edifici di ogni genere – la Vita continuava nonostante tutto, indifferente come anche la Morte di fronte ai limiti e ai rigidi schemi mentali dell'uomo. Lo scandire del tempo, d'altronde, era cosa tanto umana quanto naturale, in un binomio d'insieme che diventava unicità e oltrepassava la coerenza solo e soltanto nella sua persona.
Ad una folata più forte di vento, la ragazza portò repentinamente una mano all'orecchio, per trattenere qualsiasi cosa nel caso tentasse di sfuggire. Vana preoccupazione: il cerchietto scuro rimaneva là, assieme a lei, ancorato al capo come un ricordo indissolubile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Homura Akemi | Coppie: Homura/Madoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: Magia
*Fandom: Puella Magi Madoka Magica
*Personaggi: Homura Akemi
*Prompt/Sfida COW-T: Nomi/Settima settimana
*Genere: Introspettivo
*Avvertimenti: Missing Moment, Flash fic, Shojo ai (cenni lievi lievi)
*Rating: Giallo
*Parole: 660
*Note autore: Fanfic incentrata sul mio pg preferito, Homura. Sono fresca fresca di visione, come ha potuto notare chi ha ricevuto una delle mie recensioni (L) questo anime mi è piaciuto un sacco e specie mi ha appassionato il pair HomuraMadoka, OTP del fandom. 
E niente, questa è una cosetta, niente di troppo speciale ma che mi è piaciuto scrivere XD Buona lettura :)



Malamente appoggiata sulla trave di ferro, lasciando i capelli sparsi al vento leggero e le gambe a penzolare nel vuoto, Homura guardava con occhi fissi tutte quelle luci che animavano la città sotto di lei pur in piena notte. Case, palazzi, edifici di ogni genere – la Vita continuava nonostante tutto, indifferente come anche la Morte di fronte ai limiti e ai rigidi schemi mentali dell'uomo. Lo scandire del tempo, d'altronde, era cosa tanto umana quanto naturale, in un binomio d'insieme che diventava unicità e oltrepassava la coerenza solo e soltanto nella sua persona.
Ad una folata più forte di vento, la ragazza portò repentinamente una mano all'orecchio, per trattenere qualsiasi cosa nel caso tentasse di sfuggire. Vana preoccupazione: il cerchietto scuro rimaneva là, assieme a lei, ancorato al capo come un ricordo indissolubile.
Tornò con lo sguardo in basso, laddove la vista le fece notare delle macchine in movimento e qualche persona a passeggio. Nelle orecchie e nella memoria, nessun allarme capace di smuoverla da quel posto. Kyubey non si era ancora fatto vedere quella sera né altri mostri avevano fatto la loro comparsa, pareva quasi che il Tempo stesso le desse l'occasione giusta per pensare, per stare un po' con sé stessa – come se, nell'ironia della sorte che le era toccata personalmente, di ore e minuti a propria disposizione non ne avesse avuti già a sufficienza.
Guardò quindi lo scudo attaccato al proprio braccio, simbolo del potere che aveva e della maledizione che si era scelta da sola, con quell'espressione nostalgica che la riportava indietro di qualche ciclo temporale, laddove la speranza non aveva ancora abbandonato la sua figura e l'innocenza e non la determinazione omicida prevaleva su tutto il resto, come il desiderio unico di avere una vita normale con la persona che amava. Alle volte capitava anche a lei di lasciarsi trasportare nel tempo lontano.
Le venne in mente perché aveva accettato quell'incarico, il suo viso felice di averla come compagna, la sua figura raggiante di felicità, la rigidità del corpo alla fine di ogni sogno.
Con tanti nomi diversi, aveva chiamato quella legge inafferrabile che mai era mutata – destino, fatalità, karma, provvidenza divina – e alle cui sfumature di significato aveva applicato la sola regola che era in grado di accettare: la concomitanza della volontà umana e della legge cosmica in ogni singolo evento. Se così non fosse stato davvero, lei avrebbe perso ogni altra ragione per essere sé stessa. Lo sapeva, lo sapeva perfettamente che al primo cenno di rinuncia avrebbe passato il limite imposto dalla Magia e non poteva permettersi di fallire. Non per il proprio orgoglio, non per il sorriso di lei, non per tutte quelle volte che l'aveva chiamata “mia cara amica”.
Anche se il prezzo era la disperazione, anche se il prezzo era il dolore intimo e interiore, non poteva neppure credere che l'unica fine che le era concessa era quella di vederla morire tra le sue braccia, qualsiasi cosa avesse fatto. Per la propria anima, aveva ricevuto in dono la magia; per la propria fede, la speranza di poter essere qualcosa per lei. Non si sarebbe permessa di sprecare quell'opportunità, a costo di riprovarci altre mille volte.
Nella propria disumanità aveva varcato più volte il confine tra Vita e Morte – lo sentiva nel manovrare il Tempo, perché priva dell'umano limite dello statico e unico “presente” aveva una capacità di movimento praticamente illimitato. E come Puella Magi e non come persona avrebbe posto dunque fine a tutto quello, capace lei sola di mettere in un punto la linea finale del traguardo.
Alzò gli occhi di scatto quando sentì un rumore sospetto, verso Est. Si alzò con una certa fretta, ricordando del sangue e una pazzia che colorava il blu di disumanità. Un ultimo sguardo altrove, alle luci che rendevano spenta una città immobile e priva di interesse ai suoi occhi – perché vissuta altre mille volte prima, in una bellezza sprecata all'indifferenza – e poi, con un balzo, Homura era già nel futuro.
   
 
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