Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: abbey    15/03/2012    0 recensioni
Mi era mancato come al deserto manca la pioggia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le mie gambe erano pesanti e gli occhi quasi mi si chiudevano mentre ero intenta a giungere in albergo senza cadere per terra completamente addormentata.Cercavo di farmi forza pensando a qualcosa di forte e colorato ma quelle sei ore passate in palestra a provare e riprovare quella coreografia che non voleva proprio saperne di completarsi mi avevano distrutta.Persino quei pochi metri che mi separavano da un letto caldo e confortevole sembravano miglia e miglia attraverso un deserto arido.Giunsi alla reception e mi accasciai al bancone sperando che qualcuno arrivasse presto e mi desse ciò di cui avevo bisogno. «Mi dica?» «Vorrei le chiavi della camera quattrocentoventotto,grazie.» «Un attimo che controllo.» Controllo cosa?E' solo mia quella stanza,non siamo in duecento. «Le chiavi sono già state prese,signorina.» Mi prendi in giro?! L'unica cosa che voglio sono quelle fottutissime chiavi e tu mi dici che sono già state prese?! «Scusi?» «Sì,mi pare di ricordare che un ragazzo abbia chiesto le chiavi della stessa stanza poco fa.Lo conosce?» Improvvisamente sveglia e senza nemmeno rispondere chiamai il primo ascensore che trovai lì vicino e mi fiondai nella mia stanza:sapevo benissimo chi fosse.Tamburellavo in modo molto poco paziente sullo specchio posto all'interno di quell'abitacolo troppo stretto evitando di osservare la mia figura stanca e spenta.Ci stava mettendo una vita,perchè mi davano sempre le camere all'ultimo piano?Uscii in fretta da quell'odioso marchingegno e quasi sfondai la porta della mia camera che non mi piaceva più poi così tanto.Il ragazzo seduto comodamente sul letto e intento a guardare le foto che avevo posizionato accuratamente sul comodino si voltò di scatto,spaventato. «Hey Ab,con calma,sai?» I miei occhi si ridussero ad una piccola,minuscola e quasi invisibile fessura. «Che cosa ci fai qui,Nicholas?» Sputai il suo nome quasi fosse una caramella cattiva,quelle che la mamma ti fa ingerire per far passare il mal di gola.Mi guardò - visibilmente a disagio - e ripose la foto che aveva in mano.Sospirò e lo detestai.Non mi piaceva quando sospirava perchè mi faceva innervosire e calmare al contempo. «Forse per chiederti scusa?» «Scusa?Tu vuoi chiedermi scusa?» Alle mie orecchie la mia voce suonava come qualcosa di disgustoso e viscido e assolutamente detestabile. «Senti,leggo il tuo odio verso di me nei tuoi occhi ma so bene che non ti sei dimenticata di tutto quello che abbiamo avuto,lo so Adams.» «Tu non sai un bel niente,Jonas.E non puoi comparire magicamente nella mia stanza dopo mesi e mesi ce non ci vediamo,seduto sul mio letto come se fossi un dio greco ed esordire tranquillamente con "volevo chiederti scusa".Non puoi,lo sai che non si fa.» Notai quanto fossero stanchi e desolati i suoi occhi e ad ogni sguardo sembrava voler chiedere scusa e contemporaneamente cacciare dalla sua mente i ricordi dolorosi.Scosse la testa quasi a voler archiviare qualcosa di brutto o comunque poco piacevole dalla testa mentre io chiudevo la porta e mi sedevo per terra,contro di essa. «Lo so,hai ragione,ma non sono venuto qua per litigare,okay?Non ho attraversato l'oceano solo per sentire i nostri stupidi insulti e rievocare le nostre continue lotte.» « .. E per parlare di qualcuno che ha fatto ciò che non doveva,suppongo.» Si portò le mani al viso e si chiuse dentro di sè,come faceva ogni volta che qualcuno gli poneva di fronte i suoi sbagli e - lo ammetto - amavo farlo.Sì,perchè ero rimasta completamente sola e l'unico che avevo era lui,lui solo,che amavo con tutto il cuore e - se possibile - con tutta l'anima ma in quella stanza d'albergo nella quale vivevo da quasi due anni ero sola.Ma nonostante mi avessa tradita,mi avesse fatto soffrire e pensare le cose peggiori lo amavo perchè era l'unico che aveva ucciso la mia solitudine.Non sfrattato,ucciso ed è ben diverso. «Me lo dicevi sempre anche tu che sono un coglione e io so che hai sempre avuto ragione.So di essere una persona orribile e so di aver commesso tutti gli errori di questo mondo ma senza di te sono perso,sono solo.Sono il nulla,il vuoto.Non immagini nemmeno quanto sia difficile saperti qui,a non so quanti chilometri di distanza da me,indifesa.Davvero,mi uccide averti lontana.» Perchè la sua voce doveva suonare sempre così tremendamente dolce e rotta?Perchè sempre così affascinante?Dio,mi faceva andare fuori di testa.Volevo odiarlo - e così era - ma non ci riuscivo,proprio no.Era la mia unica ancora di salvezza,il mio sole personale che non si spegneva nemmeno quando tutto intorno crollava,era la mia roccia.La sua situazione familiare era difficile quasi quanto la mia,ci eravamo sempre fatti forza a vicenda così in quel momento cercai di raccogliere tutta la mia forza di volontà per accantonare una volta per tutte ciò che era successo più di un anno prima e per guardare avanti.Sospirai io per una volta e lo vidi sorridere contro la sua mano.Mi alzai e mi buttai sul letto,proprio dietro di lui. «Ti chiedo solo di ricominciare,non di perdonarmi,di ricominciare.» Gli accarezzai la schiena e lui lo prese come un sì,rabbrividendo e stendendosi di fianco a me accarezzandomi una guancia. «Certo che ricominciamo,io e te,ma rimani sempre e comunque il mio coglione,sappilo,Nicky.» Rise e finalmente ritrovai il mio mondo. «E io ti odierò sempre,che non ti venga mai in mente di pensare il contrario Adams.» Lo imitai e gli accarezzai i capelli molto più corti dell'ultima volta che lo avevo visto,mi piacevano.Mi strinsi di più a lui e inspirai quel profumo che mi era mancato come al deserto manca l'acqua.

  
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