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Autore: Morpheus Wings    15/03/2012    4 recensioni
Dean/Castiel
Dean è una famoso attore hollywoodiano che tutti i giorni fa i conti con una vita che non lo soddisfa. La sua unica consolazione sono i libri di Supernatural, che lo aiutano a tirare avanti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fandom:Supernatural.

Pairing/Personaggi: Dean!attore/Castiel!scrittore; Sam!Attore; Ellen!psicologa; un po' tutti

Rating: verde

Genere: AU, introspettivo, fluff, malinconico, ecc...

Warning: OOC, pensate sempre al contrario XD

Summary: Dean è una famoso attore hollywoodiano che tutti i giorni fa i conti con una vita che non lo soddisfa. La sua unica consolazione sono i libri di Supernatural, che lo aiutano a tirare avanti.




1.

Chi dice che la vita di una star hollywoodiana è tutta rosa e fiori, beh allora non sa niente! La vita fa schifo! Non importa chi sei o cosa fai, non importa se sei famoso o se sei nessuno... comunque la metti è una grande merda!

E poi ti ritrovi a 34 anni a guardare indietro, per vedere cosa hai raccolto nel tuo percorso e ti trovi a stringere niente. Sei famoso. Sei bello. Sei ricco. Sei amato. Sei venerato. Ma in realtà non sei niente!


Questo pensava Dean Winchester, attore stimato dalla critica a da milioni di fans, reduce da numerosi successi, ma questo c'era da aspettarselo. Lui figlio di una grande coppia di divi del cinema, John e Mary Winchester, vincitore di tanti Oscar, acclamati e amati da mezzo mondo. Poteva lui, con una tale discendenza, essere da meno? Certo che no! Non poteva infangare il suo buon nome. Cosa che aveva capito anche suo fratello, Sam, anche lui attore nella grande Hollywood. Sebbene il fratellino avesse fatto non poche storie prima di decidersi a continuare “l'attività di famiglia”, alla fine lo aveva capito che non si sfuggiva al passato.

Ma questa la diceva lunga su come si sentiva Dean. Si sentiva come se continuasse a vivere la vita di qualcun altro, non la sua. Fin da piccolo fu iniziato a questo tipo di lavoro e non ha mai conosciuto altra vita, se non quella del grande schermo. Si chiedeva spesso coma sarebbe stata se i suoi non fossero stati attori ma gente comune. Forse si sarebbe sentito più appagato nella sua vita, forse no, ma quella domanda era sempre lì nella sua mente.

Certe notti non riusciva a dormire, una stretta alla stomaco gli sottraeva tutto l'ossigeno, si raggomitolava su se stesso, stringendo a sé le gambe aspettando che passasse. Ma poi si ritrovava con la testa affondata nel cuscino, tentando di attutire il suono delle grida che emetteva. Quando aveva sfogato tutta la rabbia, apriva un libro e si metteva a leggerlo.

Sul suo comodino c'erano un infinità di libri. Una saga per l'esattezza: Supernatural. La sua preferita.

Lui non amava esattamente quel genere di libri, trovò la serie per caso all'autogrill, dove lui e suo fratello sostarono per fare una pausa dal viaggio. Il negozietto era poco fornito, nel campo dei libri, e lui aveva un bisogno disperato di qualcosa da leggere, perchè non poteva affrontare il viaggio in silenzio con Sam che gli teneva il broncio. Eh sì, avevano litigato di nuovo e a lui serviva uno svago per evitare un nuovo scoppio d'ira, nelle successive ore. Così passò in rassegna il misero cestino coi libri e trovò i primi due della serie e li acquistò. Il motivo per cui li acquistò era molto banale, quella serie aveva avuto molto successo, tanto da divenire best seller a livello mondiale. Ne aveva sentito molto parlare, anche bene, ma non ci aveva mai pensato a cominciare a leggerla, convinto che non gli sarebbe piaciuta, ma quando si trovò a corto di opzioni si disse che era tempo di sapere.

Mai avrebbe creduto che gli sarebbe piaciuta così tanto, e non solo. Ora reputava quella collana la sua preferita, insieme al suo autore.

Entrato in macchina, si mise subito a leggere, giusto per ignorare Sam, poi si ritrovò ad essere più coinvolto del dovuto. Non solo era scritto divinamente, ma i personaggi sembravano così reali... così veri, tanto che lui si riconosceva in uno dei protagonisti: Jensen. Jensen come lui aveva un fratello che si portava sempre dietro, Jared; anche lui svolgeva il lavoro che il padre aveva iniziato; anche a lui i genitori erano morti -con la differenza che lì il motivo era poco naturale- e si sentiva disperato per quella perdita; anche lui odiava quel lavoro, intrappolato tra quello che avrebbe potuto essere e quello che era; anche lui si trovava a recitare più ruoli per tirare avanti, ma il più difficile era quello che si era fatto per sé; anche lui si sentiva vuoto e spezzato. L'unica differenza che Dean trovò tra sé e il protagonista, era che almeno Jensen salvava la vita altrui. Era pure sempre un appiglio nei momenti di sconforto, sapere che qualcuno è ancora vivo grazie a te, ma a Dean non era concessa questa sorta di soddisfazione.

Con il tempo cominciò ad analizzare fatti e persone, come se stesse analizzando la sua vita, e si divertiva a creare analogia tra la sua vita reale e quella del racconto. Ecco perchè quando aveva uno dei suoi attacchi notturni cominciava a rileggere i libri. Ogni volta si chiedeva: cosa avrebbe fatto Jensen al mio posto? Lui avrebbe tenuto duro e sarebbe andato avanti. E allora aveva la forza di tirare avanti.

Talvolta, in verità spesso, si chiedeva chi fosse l'autore. Non sapeva niente di lui, solo che si chiamava Castiel Novak. Era molto riservato, non rilasciava interviste, non appariva in pubblico, non raccontava nulla della sua vita. Dean aveva cercato più volte di rintracciarlo, chiedendo favori a chi di dovere, ma tutte le volte era un buco nell'acqua. Castiel Novak sembrava non esistere, se non per i libri che aveva scritto. Era molto frustrante per lui non potergli parlare, dirgli anche solo “grazie” per rendere la sua vita meno terribile, di riuscire a confortarlo quando nessuno ci riusciva, di rallegrargli la giornata con alcune avventure buffe che i due fratelli affrontavano. Ma quello che davvero volevo chiedergli era se i suoi personaggi esistevano per davvero. Insomma, lui sapeva che erano frutti della fantasia e che angeli, demoni, vampiri e altro non esistevano, ma voleva sapere se lui prendeva ispirazione da qualcuno che era reale. Se Jensen esisteva davvero, ma che in realtà si chiamava Tom o Paul e che faceva per davvero il meccanico o il salumiere... aveva bisogno di saperlo, ma ogni volta era un fallimento.

A volte scriveva e-mail che inviava al sito ufficiale, dove si diceva che l'autore le leggeva per davvero. Una volta ricevette anche una risposta, ad una delle sue tante e-mail. Il suo cuore si riempì di gioia. Erano poche righe e forse non erano nemmeno scritte da Castiel in persona, ma lui si accontentava dell'illusione e nella sua fantasia Castiel gli aveva detto di non mollare. E lui non aveva mollato.

La cosa che più invidiava a Jensen era il suo angelo: Misha. Anche Dean avrebbe voluto avere qualcuno che credesse ciecamente in lui, che disobbedisse per lui o che voltasse le spalle alla sua famiglia solo per stargli accanto. Qualcuno di cui fidarsi e su cui abbandonarsi. La sua psicologa, Ellen Harvelle, gli ripeteva sempre che lui era innamorato di Misha, anche se era una follia visto che era un personaggio inventato, che era innamorato del suo ideale, della sua essenza e che tutto quello che avrebbe voluto avere era una persona come lui al suo fianco. Era vero. Lui adorava quell'angelo col trench stropicciato, che nonostante i numerosi dubbi e i continui errori che faceva e i peccati che poteva commettere, lo reputava l'essere più puro che esisteva al mondo. Aveva degli ideali lui, si batteva per qualcosa in cui credeva fermamente. Ma quello che lo colpiva dritto al cuore era l'amore che quell'angelo provava per il suo umano. Quell'amore incondizionato di cui ormai più nessuno era capace di provare. Ogni volta che Jensen diceva o faceva qualcosa contro quella figura così meravigliosa, Dean si arrabbiava sempre. Anche se sapeva che non era vero, e lui lo sapeva per davvero, non riusciva a contenere la sua ira per la stupidità umana, di cui Jensen era ampiamente provvisto. Se fossi stato io pensava sempre lo avrei stretto a me forte. Poi sospirava forte e si diceva che mai al mondo avrebbe potuto incontrare una persona che assomigliava, anche solo la metà, a Misha. Mai.

Di giorno faceva sempre in modo di aver uno dei libri con sé, anche sul set. Nei momenti di pausa, si sedeva in un angolino, possibilmente al riparo da tutto e tutti, e si metteva a leggere. Oramai sapeva a memoria ogni singolo pezzo, ogni singola virgola del testo, ma non gli importava, non quando poteva ancora fantasticarci sopra. I suoi colleghi lo prendevano sempre in giro per questa cosa. Lo avevano anche spiattellato ai media della sua “ossessione”, come la chiamavano loro, per Supernatural. All'inizio ci era rimasto male per quella cattiveria così gratuita, ma poi quando Ellen gli aveva fatto notare che il mondo del cinema era un ambiente spietato dove ogni scusa era buona per buttare merda sui propri rivali, aveva iniziato a prenderla con più filosofia.

A causa di questa sua mania di stare solo con i suoi libri, Dean non aveva molti amici. Quelli che si ritrovava erano quelli che aveva conosciuto prima della morte del padre, alcuni erano proprio amici di suo padre stesso. C'era Bobby, che conosceva da quando era nato praticamente, visto che lui e John erano amici dai tempi del High School, poi c'era Ash che incontrava di tanto in tanto al suo bar, quel mattacchione di Chuck e le sue strambe idee su possibili racconti che vorrebbe scrivere ma che, a causa del suo innaturale non-talento, non completava mai. Lui Chuck lo adorava. Lo aveva conosciuto tramite un forum sui libri di Supernatural e subito si erano trovati in sintonia. Quando avevano scoperto poi di vivere anche vicino, si erano decisi ad incontrarsi e da lì sono rimasti buoni amici. Con lui poteva parlare della sua “ossessione” per Supernatural, senza che qualcuno ad un certo punto gli dicesse di stare zitto o lo guardasse semplicemente male. Infine c'era Sam. Con lui c'era un rapporto un po' particolare. Non andavano esattamente d'accordo, avevano idee diverse e agivano in modo del tutto opposto, ma si volevano bene. Di certo non andavano dall'altro a chiedere l'approvazione per qualcosa, che di sicuro non sarebbe mai stata concessa, ma sapevano che se mai avessero avuto bisogno, l'altro ci sarebbe stato. Era bello sapere che in caso di aiuto ti bastava fare una chiamata per avere man forte, ma spesso quello di cui aveva bisogno per davvero era qualcuno con cui parlare. Parlare per davvero. Qualcuno a cui poter dire quello che provava nel profondo, con cui mettersi a nudo per davvero e non per finta, come a volte faceva con la sua psicologa. Questo a Sammy non l'avrebbe mai potuto confessare, ecco perchè si sentiva sempre solo. Nessuno lo capiva e in parte era colpa sua.


Poi giunse il fatidico giorno. Quello in cui ti trovi a toccare il cielo con un dito, dove il mondo è ai tuoi piedi e dove senti che puoi fare tutto.

Accadde tutto la mattina, quando il suo manager gli telefonò, chiedendogli di passare nello studio perchè c'era qualcosa di importante su cui discutere. Dean si presentò all'appuntamento un ora dopo.

Rufus era stato il manager di suo padre e ora era il suo. Sapeva sempre i ruoli che gli sarebbe piaciuto interpretare e le sceneggiature su cui valeva la pena discutere. E per questo Dean si affidava a lui completamente, in campo lavorativo. Perciò quel giorno sapeva che c'era qualcosa di buono che bolliva in pentola, altrimenti Rufus non lo avrebbe fatto venire così di corsa.

“Ragazzo ho una notizia scottante! Ma siediti prima, non vorrei che mi svenissi sul pavimento!” ridacchiò l'uomo.

“Cosa succede Rufus? Cos'è tutto questo entusiasmo?”.

“Ragazzo, c'è qualcosa di grosso in porto... e grazie ai miei agganci, sono riuscito a scoprire delle cosucce” prese la bottiglia di gyn e ne versò un po' a lui e un po' alla sua star.

“Rufus parla, santo iddio!”

“La CW ha acquistato i diritti per fare una nuova serie televisiva, basata su libri che hanno venduto milioni di copie al mondo... indovina qual'è la serie!”

A Dean sembrò che qualcuno lo avesse appena investito con l'auto. La testa gli girava vorticosamente, il respiro era affannato, la sudorazione era a mille. Afferrò il bicchiere con il gyn e lo bevve tutto di un sorso.

“Su-Supernatural?” chiese con voce tremula, mentre tutto il suo corpo era scosso da varie scariche elettriche.

“Bingo! Tra due settimane faranno i provini per il casting! Ti ho già messo in lista!”

Ma Dean era più che andato, era proprio fuori di sé. Di quel giorno ricordava solo che si era alzato e aveva abbracciato Rufus con forza. Doveva partecipare a quel telefim, doveva! Avrebbe fatto di tutto per esserci.


   
 
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