CAPITOLO 8: L’inizio di un viaggio
Era
notte.
Una
leggera brezza lasciava presagire una tormenta.
I
corridoi di Imladris erano deserti….tranne
uno ne l quale la presenza di un elfo rischiarava la strada.
Telperion
era immobile di fronte alla stanza di Legolas.
Sembrava
una statua.
Una
bellissima statua scolpita nel cristallo da uno dei migliori artisti.
Legolas
non riusciva a dormire.
Era teso
per la missione e, anche se non voleva ammetterlo neppure a sé stesso, per suo
fratello.
Si rigirò
più volte nel letto.
Si fermò
con il volto sprofondato nel cuscino e sospirò arrendendosi.
Si alzò.
Si vestì
svogliatamente lasciando aperta la casacca sul petto nudo.
Aprì la
porta e, tenendo lo sguardo basso, la richiuse.
Si voltò
verso il corridoio………
-
Telperion! - esclamò.
L’elfo lo
guardò serio.
-
Telperion posso capire che tu sia preoccupato, ma tornerò. -
- Come
tornerai? – chiese scettico il giovane elfo.
- Vivo
Telperion, vivo! Ne sono certo. –
- Ma non convinto. – replicò.
-
Telperion…… -
- No
Legolas. Ti prego, parliamo di altro, abbiamo poche ore da trascorrere ancora
insieme. –
L’elfo
annuì.
Così,
dimentichi di tutto quello che doveva accadere, passeggiarono come solevano
fare tra gli alberi di Bosco Atro.
La luna
svolgeva il suo dolce compito illuminando i loro passi e allietando i loro
animi con quei pallidi cristalli che brillavano nel cielo
sferzati dal vento dell’Ovest.
Lasciarono
le dimore per addentrarsi nel boschetto che cresceva rigoglioso accanto al
fiume.
L’atmosfera
era calma e la quiete faceva da cornice alla bellezza eterea dei due fratelli.
Si
sedettero ai piedi di una frondosa quercia.
Entrambi rimasero in silenzio contemplando i suoni della natura.
Spossati
dalla tensione accumulata in quei pochi giorni, i due fratelli si
addormentarono contro l’ampio tronco.
Intanto
la luna salutava quelle due creature per lasciare spazio al sole.
La debole
luce di quest’ultimo spunto per illuminare il volto di Legolas che si svegliò.
Era il
giorno tanto atteso e tanto temuto.
Si alzò
senza far rumore e si diresse verso la sua stanza per prepararsi.
Ormai il
sole era completamente visibile tra le fronde della grande
quercia, ma i suoi raggi erano ancora deboli.
Telperion
si svegliò sbattendo più volte le palpebre.
Si guardò
attorno.
……
-
Legolas! -
Si alzò velocemente
e corse verso i cancelli.
Legolas
era tra i suoi compagni pronto a partire per
quell’assurdo viaggio.
Salutò i
tre elfi che avevano accompagnato lui e suo fratello a
Imladris e Arwen, sua cara amica.
Elrond
stava giungendo per dare il suo saluto alla Compagnia.
Legolas
si guardò nervosamente intorno.
Telperion
non si faceva ancora vedere.
Il Re
elfico pronunciò le parole di commiato, mentre Arwen
e Aragorn si scambiavano sguardi di cupo e intenso
dolore.
Frodo si
voltò per incamminarsi.
Legolas cercò
di aggrapparsi con lo sguardo a quel piccolo giardino nel quale vari elfi sostavano, tranne uno: Telperion.
Aragorn
lo riportò alla realtà posandogli una mano su una spalla.
-
Andiamo, amico mio. -
Legolas
si voltò sconsolato.
- Non è
venuto. -
- Chi,
signor Legolas? – chiese Sam.
- Dammi
pure del “tu”. – sorrise tristemente l’elfo, - Mio fratello non cera. –
- L’elfo
che durante il Consiglio se n’è andato? –
- Si,
proprio lui. – disse rabbuiandosi.
Doveva
arrivare in tempo.
Doveva
fermarlo.
Corse a perdifiato
per i corridoi.
Sorpasso
molti elfi.
Raggiunse
la scalinata.
Entrò nel
piccolo giardino.
Si fermò
appena in tempo per non andare contro sire Elrond.
-
Buongiorno Telperion. -
- Dov’è mio fratello, sire? – chiese intuendo già la risposta.
- Il principe
Legolas è partito con la Compagnia da non molto. Credo comunque
che col passo che tengono abbiano già percorso molta strada. Vorrei chiederti
una cosa. – chiese Elrond conscio di ciò che l’elfo gli
avrebbe risposto. – Perché non sei venuto? Il
volto di tuo fratello era turbato e infelice…….preoccupato. –
Telperion
non rispose, fischiò per richiamare il suo cavallo e, facendo un breve inchino,
montò in groppa e partì per raggiungere la Compagnia.
Mentre
il giovane elfo si allontanava Elrond sorrise.
- Ne ero certo. – disse.
Legolas
era l’ultimo del gruppo.
Camminava
deciso, ma i suoi pensieri erano altrove.
Molte
volte ricevette occhiate interrogative dai suoi compagni, ma non vi fece caso.
Telperion
si bloccò ad un bivio.
Smontò da
cavallo esaminando le impronte fresche sul terreno.
Rimontò a
cavallo imboccando il sentiero di sinistra.
Gli hobbit stavano chiacchierando tranquillamente con Gimli e i due uomini con Gandalf.
Legolas
si bloccò.
Gandalf
se ne accorse e si fermò anch’esso imitato dal resto
dei componenti della Compagnia.
Tutti si
voltarono verso l’elfo.
- Cosa hai sentito? -
- Shhh……! –
Il
silenzio calò.
-
Zoccoli…… - sussurrò Legolas.
Silenziosamente
fece cenno di nascondersi tra la boscaglia.
Un
cavaliere si fermò sulla via.
Telperion
si fermò.
Scese da
cavallo e …….
-
Telperion! -
Un’esclamazione
venne dalla foresta.
L’elfo si
voltò e vide uscire Legolas seguito dai suoi compagni.
Telperion
corse ad abbracciare suo fratello.
- Oh
Valar, Legolas!-
-
Telperion, cosa fai qui? -
- Perché non mi hai svegliato? -
- Io……… -
- Ti
prego, resta. – disse Telperion bloccandogli le parole.
- No, ho
un impegno da portare a compimento. –
Il
giovane elfo lo guardò disperatamente negli occhi mentre gli altri assistevano
muti alla discussione.
Telperion
lo strinse a sé.
- Ava
care Legolas, ava hotuli! (Non farlo Legolas, non
farlo!) -
Legolas
spalancò gli occhi sorpreso.
Suo
fratello aveva usato addirittura l’alto elfico, il Quenya.
Tutti,
tranne Gandalf e Aragorn,
non compresero quell’ultima frase.
Legolas
non sapeva cosa dire.
Così Gandalf ruppe il silenzio.
-
Telperion seguici per un tratto, per favore. –
L’elfo lo
guardò e annuì sommessamente.
Camminarono
fino a sera inoltrata al bivio che portava alle montagne tra Imladris e Moria.
Lì si
fermarono accampandosi.
Accesero
un piccolo fuoco e vi si sedettero attorno.
Legolas
era silenzioso.
Una
flebile voce ruppe il silenzio che regnava.
- È colpa
mia? -
Gli
sguardi si posarono su Telperion.
- No
Telperion, no.
È una mia decisione. Tu non c’entri. Sentivo che era mio dovere e ho
accettato. -
Dai volti
dei due elfi non trasparivano turbamenti, ma le loro voci tradivano quella
maschera di serenità.
- Giovane Telperion, - esordì Gandalf, - Sei
cresciuto molto dall’ultima volta che ti vidi. Fu quando ti portai a Bosco Atro
per affidarti a re Thranduil
e a suo figlio Legolas. Avresti dovuto vedere il volto di tuo fratello quando
ti vide: per lui eri come un dono prezioso. Era stupito e felice di averti come
fratellino, si sentiva importante…….non per la società, per quello era già
principe, ma per se stesso, per te. Sto sbagliando Legolas? -
L’elfo
negò sorridendo a quei ricordi.
- detto
questo non credo che tua fratello abbia voluto
vendicarsi di qualcosa che hai fatto. O almeno si
sarebbe vendicato in un modo differente. Non ti pare? -
Telperion
annuì.
Gli hobbit erano rimasti attenti fino all’ultima parola.
- Così
voi non siete fratelli fratelli. – cominciò Pipino, - cioè……fratelli……..quei fratelli………insomma, i
fratelli fratelli. -
- Pipino,
cosa stai dicendo? – gli chiese Merry confuso.
- No, non
siamo fratelli di sangue. – disse Telperion, - i miei genitori sono morti
affidandomi a Gandalf che a sua volta mi affidò al
padre di Legolas. –
- Per cui tu non vuoi che Legolas parta perché hai paura di rimanere
solo anc……-
- Shhhh! – lo zittì Aragorn.
Telperion
si alzò rifugiandosi nel folto della foresta su di un albero.
Legolas
lo raggiunse poco dopo.
L’elfo si
sedette ai piedi dell’albero.
-
Telperion io…….-
- Lo so, devi andare. –
Silenzio.
- Prima sul sentiero, quando mi hai fermato………….mi
hai parlato in alto elfico. -
- Si. –
- Mia hai
sorpreso……ecco, colpito. –
- Ero……disperato, non sapevo più cosa inventarmi. –
Legolas
sorrise dolcemente.
Telperion
scese dall’albero e si mise di fronte a
suo fratello.
-
Promettimi di tornare vivo. Promettilo! -
- Lo
prometto. – disse Legolas.
Entrambi
si portarono la mano destra sul proprio cuore per poi
portarla sul cuore dell’altro: era il loro gesto di fedeltà come fratelli.
“Il mio
cuore è col tuo, sempre” questo è il significato di quel gesto.
-
Torniamo dagli altri. – disse Legolas.
Trovarono
i compagni tutti addormentati.
I due si
sdraiarono: Legolas si addormentò subito, mentre Telperion rimase svegliò a
riflettere per addormentarsi più tardi.
- Ti amo.
-
Si stava
ancora confessando a quella bellissima fanciulla che
non gli rispondeva.
- Ti amo.
-
Insistette
vanamente.
La dama
scomparsa lasciando spazio ad un cielo prima sfuocato,
poi sempre più nitido.
Si stava
svegliando.
Non era
ancora l’alba.
- Brea. -
Una voce
rimbombò nella sua testa come un’eco lontana.
- Brea. -
Non seppe
dire se fosse una voce femminile o maschile, era
indefinibile.
Sentì il
bisogno impellente di seguire ciò che diceva.
Non
poteva essere solo una coincidenza.
Ora che ne aveva la possibilità doveva coglierla: avrebbe potuto
trovare quella dama.
Cercò
disperatamente delle armi, una sacca da viaggio e un mantello, dato che le sue
cose erano rimaste a imladris.
- Cerchi
questi? -
La voce
di Gandalf lo fece voltare.
Spalancò
gli occhi nel vedere il suo equipaggiamento che aveva lasciato alla dimora del
re elfico.
- Me le
ha date sire Elrond! Sapeva cosa avresti fatto e non
chiedere di più. -
Telperion
sorrise.
Si fidava
dell’Istar.
L’elfo si
equipaggiò velocemente.
Poi si
bloccò frugando nella sacca da viaggio.
- Tieni.
-
Gandalf
gli porse una pergamena e una piuma per scrivere.
Telperion
sorrise come ringraziamento.
Prese una
foglia dalla sua sacca, la spezzò. Un liquido di un verde brillante ne uscì.
L’elfo vi intinse la piuma e scrisse.
Quando
ebbe terminato arrotolò la pergamena e la legò con il gambo di un fiore.
Guardò Gandalf.
- Non ti
preoccupare, ha già pensato sire Elrond a mandare un messaggero a tuo padre per
avvisare della vostra partenza. -
Telperion
chinò il capo.
Poi si
avvicinò a Legolas.
Poggiò la
pergamena al suo fianco.
Si portò
il pugno destro al cuore per poi posarlo su quello di suo fratello.
Gli diede
un leggero bacio sulla fronte.
- Hai
promesso. – gli sussurrò.
Si rialzò
coprendosi il capo col cappuccio del lungo mantello.
Salutò Gandalf e montò a cavallo.
- Dove andrai, giovane Telperion? - gli chiese Gandalf.
- A Brea, Gandalf. A presto. –
Detto
ciò, spronò il cavallo verso Ovest mentre il sole nasceva alle sue spalle.
- Gandalf,
una profezia ci è stata tramandata dai Tempi Antichi.
-
- Sei sicuro di ciò che affermi
Elrond? –
- Non sono mai stato più sicuro,
amico mio. –
“Il figlio della
luna e la figlia del sole si incontreranno
e per la prima volta non sarà né giorno né notte,
ma solo luce.”
Gandalf
guardò il sole nascere a Est per poi voltarsi verso
Ovest.
-
Prosegui figlio della luna. Donaci la luce. -
CONTINUA…
Ciao,
Buona Pasqua a tutti ………un po’ in ritardo.
Scusate
se ho impiegato un po’ di tempo ad aggiornare, ma ero
in montagna e non avevo con me il mio fedele computer.
Per cui
un immenso sorry a tutti!
Spero che
questo capitolo possa ripagarvi di tutto il tempo che avete dovuto aspettare.
Se non
siete troppo arrabbiati……..commentate!
CIAO
Feade