Just you and I
Sono euforico.
Sento una
strana ma piacevole sensazione all’altezza della pancia che non sono capace di
descrivere e che non avevo mai provato fino a questo preciso istante.
Dopo circa
trenta minuti, un’ora o due – non saprei dirlo esattamente – le nostre bocche
si staccano l’una dall’altra e i nostri sguardi che prima lasciavano
intravedere un velo di imbarazzo diventano sempre più consapevoli. Quello che
sta accadendo tra di noi è naturale, è la cosa più spontanea e più bella del mondo.
Blaine mi
accarezza delicatamente la guancia e io al suo tocco sento come un fuoco
propagarsi per tutto il mio viso, mentre ricambio quel gesto di affetto
afferrando la sua mano appoggiata sul tavolo e portandola al petto sperando che
lui possa rendersi conto del battito accelerato del mio cuore.
Un
pensiero prende forma nella mia mente:
io e Blaine stiamo insieme. Insomma, proprio insieme.
Solo io e te. Tu ed io. Noi.
Blaine deve aver
colto una certa sorpresa nei miei occhi e mi fissa per un attimo come per
chiedere spiegazioni. Mi rendo conto che ormai tra di noi non c’è più quella
timidezza che ho provato tante volte in sua presenza non sapendo bene quali
fossero i suoi sentimenti.
Ormai è
tutto chiaro, lui mi ha scelto. Ha scelto di stare con me e io non riesco
ancora a farmene una ragione.
Blaine, allora, mi
afferra entrambe le mani e aspetta che io cominci a parlare.
“Stavo pensando… beh… ora io e te….” inizio a dire cercando di apparire il più tranquillo
possibile, anche se il tono della mia voce mi tradisce immediatamente e Blaine se ne accorge subito, così cerca di venirmi
incontro.
“Stiamo
insieme, sì” conclude mostrando il suo entusiasmo per quella constatazione che
mi fa ricordare di avere un cuore che continua a battere insistentemente.
Quelle parole pronunciate da lui mi fanno un certo effetto. Sembra tutto così
reale quando un tuo pensiero viene esplicitato anche da qualcun altro che lo
condivide.
Quindi anche
lui stava pensando ciò che stavo pensando io, è evidente.
Ma certo,
Kurt, quanto sei ingenuo! Dopo una cosa del genere è normale che anche lui
pensi a quello.
L’espressione
di contentezza dipinta sul volto di Blaine lascia il
posto ad una più dispiaciuta non appena controlla l’orologio a pendolo accanto
alla libreria.
“Kurt,
vorrei tanto restare qui con te ma si è fatto tardi e io ho un appuntamento
importante con un professore tra cinque minuti” mi dice con tono triste. “Però
ti prometto che stasera sarò tutto tuo”.
Quel sorriso
mi fa dimenticare di respirare per un momento finché non mi costringo a tornare
con i piedi per terra e scuotendo la testa con un po’ troppa forza gli dico di
non preoccuparsi, anche perché sento l’assoluta esigenza di fare una cosa
importante, di condividere la mia felicità anche con qualcun altro.
Così Blaine si avvicina per lasciarmi un dolce bacio sulle
labbra e sembra esitare per qualche istante in cui rimaniamo immobili a questa
distanza, l’uno perso negli occhi dell’altro per ricordarci ancora una volta
cosa sta accadendo tra di noi. Poi se ne va con un sorriso e io lo fisso con
insistenza finché non sparisce dietro la porta e mi lascia solo con la mia
gioia in questa stanza troppo piccola per contenerla.
Ho bisogno
di uscire. Ho bisogno di andare in un posto in cui poter sfogare la mia
felicità.
Afferro la
mia borsa e controllo di avere ciò che mi serve, poi mi dirigo verso l’uscita
della Dalton fino ad arrivare alla mia macchina. Mi siedo al posto di guida e
metto in moto. Se potessi andrei a tutta velocità ma sono consapevole del fatto
che nonostante la mia eccitazione devo mantenere la calma.
Dopo mesi di
dubbi, angosce e pigiama-party a casa delle mie amiche che non facevano altro
che consolarmi, Blaine si è dichiarato. E ci siamo
baciati.
Il mio vero
primo bacio: quello per cui ho aspettato tanto e che più e più volte ho
immaginato. Ma neanche la più vivida delle mie fantasie si era minimamente
avvicinata alla realtà. Nel momento in cui le sue labbra si sono posate sulle
mie poche ore fa la mia mente si è annebbiata e ogni pensiero azzerato: la mia
parte razionale mi ha totalmente abbandonato per lasciare la possibilità al mio
cuore di condurre il gioco.
Forse è
stata la prima volta nella mia vita in cui mi sono lasciato andare del tutto
senza pensare a niente, senza futili preoccupazioni. Ed è per questo che tutto
si è trasformato in pura magia. Mi sono fatto guidare dall’amore, un sentimento
che non conoscevo così bene fino ad oggi.
Ora vedo
tutto ciò che mi circonda dal suo punto di vista: gli alberi lungo la strada,
ogni singola persona che passeggia, tutto mi appare sotto una diversa ottica.
O forse sono
io ad essere improvvisamente cambiato.
Dopo qualche
minuto lascio la macchina accanto ad un sentiero che percorro a piedi fino ad
arrivare quasi subito ad un piccolo parco giochi con qualche altalena e una
giostra dove un paio di bambini si rincorrono allegramente sotto lo sguardo
attento dei genitori. Nonostante quel posto sembri normale, come qualsiasi altro
parco giochi, per me ha un significato particolare.
Quando ero
piccolo ogni domenica mia madre e mio padre mi portavano qui e io cominciavo a
giocare, a fare amicizia con altri bambini ed ero felice. Mi bastava poco.
Vado a
sedermi su una panchina vuota, quella stessa panchina sulla quale i miei
genitori si sedevano e mi controllavano da lontano lasciandomi giocare e
interagire con gli altri senza la loro costante e vicina presenza. Mi bastava
guardarli ogni tanto per vedere che c’erano ancora e non mi avevano
abbandonato: vederli lì, insieme, con le mani intrecciate mi dava la serenità
necessaria per continuare a divertirmi senza preoccupazioni.
Mi siedo
sulla panchina di legno e prendo dalla mia borsa una penna e un quadernino, lo stesso che qualche anno prima avevo scelto
con cura per cominciare a comunicare con mia madre scrivendo tutto ciò che mi
succedeva.
Ero arrivato
sul punto di scoppiare e non riuscivo più a tenermi dentro tutta la mia
frustrazione e la rabbia per i bulli che non la smettevano di prendersela con
me. Con mio padre potevo confidarmi ma non fino in fondo, c’era qualcosa che mi
bloccava, quindi avevo pensato di “parlarne” con lei. E quale miglior modo se
non quello di scriverle? Sapevo che lei mi avrebbe ascoltato e solo quella
consapevolezza mi permetteva di dormire più tranquillo e di abbandonare per qualche giorno quegli incubi che mi tormentavano
anche di notte.
Apro il quadernino, cerco la prima pagina bianca disponibile e
comincio a scrivere tutto ciò che mi passa per la testa.
“Ciao mamma,
come vedi sono tornato presto a scriverti e c’è un motivo
particolare.
Prima di tutto devo dirti una cosa che sono sicuro mi si possa
leggere in faccia in questo momento: sono felice, davvero felice. Sono così
felice che inizierei a saltellare in giro per Lima e abbracciare gente che non
conosco ma so che non posso farlo, non sarebbe da me.
Anche se ora mi sento un’altra persona. Sono come rinato.
Finalmente Blaine si è dichiarato,
capisci? Ha detto che lo emoziono, ha scelto una canzone più emozionante perché
cantava con me, anzi mi ha scelto per cantare insieme a lui! È successo tutto così in fretta che sono ancora confuso e mi sembra
di essere in un sogno da cui ho troppa paura di risvegliarmi.
Mi ero fatto mille problemi, creato un sacco di filmini mentali
che hanno portato a questo, a noi. Finalmente esiste un noi!
Cioè, ancora non riesco a crederci! Non pensavo esistesse al mondo
qualcuno capace di accettarmi per quello che sono e desideroso di avermi al suo
fianco. Invece c’è e ha il nome più bello di tutto l’universo. Nella mia testa
ora volteggiano solo il suo nome e il suo sorriso.
Ho trovato una valida ragione per andare avanti e lottare contro
gli ignoranti che non mi accetteranno mai; finché avrò Blaine
al mio fianco sarà più semplice persino combattere l’ignoranza che regna
sovrana in questa città.”
Di tanto in
tanto alzo lo sguardo verso quei bambini che giocano tra di loro spensierati,
senza problemi e ripenso a quando anche io alla loro tenera età ero così sereno
e non avrei mai pensato di avere a che fare con dei bulli che volevano solo
farmi perdere la fiducia in me stesso. Quando si è solo dei bambini è tutto più
semplice: non si hanno influenze di nessun tipo, la mente è pura e i pensieri
così genuini.
Ora mi sento
un po’ quel bambino che giocava in quel parco. Questa felicità che sto provando
mi fa vedere tutto con gli occhi di un ragazzino, come se tutto fosse nuovo e
ancora da scoprire. Mi accorgo delle piccole cose che fino ad un secondo fa
erano insignificanti o addirittura invisibili e tutto sembra acquistare un
colore. Non ci sono più solo il bianco ed il nero ma anche tutte le sfumature
possibili che prima non mi era concesso vedere solo perché ero troppo preso da
preoccupazioni e ansie.
Ora tutto è
più leggero.
Anche questa
panchina dura e fredda sembra essere morbida e confortevole.
Uno dei due
bambini presenti nel parco si china per raccogliere una piccola margherita che
sembra scegliere con cura per poi correre verso la madre seduta su una panchina
non molto distante e porgerle il fiore con un sorriso soddisfatto. La donna lo
accetta, stupita per quel gesto così affettuoso, e si sporge in avanti per
posare un dolce bacio sulla fronte del piccolo.
Sorrido
appena, mentre una lacrima di malinconia mi scende silenziosamente sul viso.
“Ti ricordi quando correvo per tutto il parco alla ricerca delle
margherite più belle che poi portavo a te e insieme facevamo le coroncine di
fiori e fingevamo di essere delle principesse?
I tuoi lunghi capelli castani splendevano alla luce del sole ed io
li accarezzavo dolcemente perché affondare le mie piccole mani tra i tuoi
capelli era una sensazione piacevole.
Questo è uno dei pochi ricordi che conservo preziosamente con me e
che tornano a trovarmi ogni volta che penso a te e a quanto mi manchi.
So che non sono solo. C’è papà, l’uomo più straordinario del
mondo, colui che riesce a farsi capire anche soltanto con un cenno e che mi
protegge come se fossi qualcosa di raro; c’è Carole, una donna forte e dolce
allo stesso modo; poi ci sono i miei amici che riescono sempre a strapparmi un
sorriso anche nei momenti di sconforto. Infine c’è Blaine
ed è tutto ciò di cui avevo bisogno. Un ragazzo brillante, intelligente, forte
e anche molto carino. Una delle poche persone che mi fa sentire al sicuro, al
riparo dalla tempesta in cui vengo travolto ogni santo giorno.
Lui è il mio tutto adesso.
Mi ha salvato da un destino che mi si era scagliato contro e
minacciava di non mollare la presa; lui mi ha liberato da quella morsa letale e
mi ha accolto tra le sue calde braccia.
Posso dire con certezza di aver trovato la persona giusta, colui
che ormai ha un posto nel mio cuore, riservato solamente a lui.”
Sento il cellulare
vibrare nella tasca del cappotto. Lo prendo e leggo l’sms che ho ricevuto.
Leggere “Blaine”
sul display ora fa tutto un altro effetto; sento il cuore balzarmi in gola.
“Ti aspetto
tra un’ora davanti alla porta principale della Dalton. Dovrei studiare ma la
mia testa è da un’altra parte. Non faccio altro che pensare a prima. Già mi
manchi. –Blaine-
“
Devo
mantenere la calma, non posso perdere il controllo. Rileggo il messaggio per
essere sicuro che non sia solo frutto della mia mente o che sia già sparito e
tiro un sospiro di sollievo.
Tutto sembra
andare per il verso giusto, finalmente.
Chiudo il quadernino e lo ripongo insieme alla penna nella borsa, poi
allungo un braccio verso la margherita più vicina e la adagio con cura sulla
panchina.
“A presto,
mamma”.
Durante il
viaggio di ritorno sono costretto ad accendere la radio a tutto volume se
voglio evitare di schiantarmi contro un albero o di prendere sotto qualcuno. Devo
assolutamente distrarmi e non pensare che tra pochi minuti vedrò il mio ragazzo – che strano effetto fa
chiamarlo così – per il nostro primo appuntamento.
L’ansia sale
mentre sorpasso con facilità un camion che mi stava facendo perdere la
pazienza.
Calmati,
Kurt.
No, non ci
riesco, è più forte di me.
Dopo un po’
arrivo al parcheggio della Dalton ed è arrivato il momento di uscire dalla
macchina. Le mie mani sono sudate e avrò sicuramente qualche capello fuori
posto, così Blaine deciderà di lasciarmi subito e la
nostra relazione non sarà durata neanche tre ore.
Sono
ridicolo, lo so.
Mi dirigo
verso l’entrata e nel preciso istante in cui Blaine
si accorge di me e mi saluta con un gesto della mano tutte le paure di qualche
secondo prima svaniscono, come se non fossero mai esistite. Perché non c’era
motivo di preoccuparsi: lui è proprio lì, di fronte a me, con i ricci liberi dal
gel e mi sta invitando ad avvicinarmi.
Quando ormai
sono ad un passo da lui mi viene incontro e mi stringe in un forte abbraccio;
sento che anche lui ha il bisogno di toccarmi e sentire che ci sono, che non si
è immaginato tutto. Io ricambio l’abbraccio e affondo le mani nei suoi capelli
morbidi che profumano di uno shampoo che non so riconoscere; respiro tra i suoi
capelli per assimilare quella fragranza e tentare di conservarla con me per
sempre. Mi aggrappo a lui come se fosse l’unica fonte di calore umano alla
quale posso affidarmi, proprio come quando la presenza di mia madre era uno dei
pochi motivi per cui ero un bambino sorridente e sereno.
Era lei
stessa la ragione per cui mi sentivo al sicuro; lo stesso riparo che ora
ritrovo nel ragazzo che mi sta stringendo tra le sue braccia.
“Sono così
felice, Kurt” mi sussurra all’orecchio, prima di tornare a fissarmi negli occhi
con un velo di commozione.
I nostri
sorrisi mostrano la nostra gioia che può essere finalmente manifestata. Ora non
devo più nascondermi, posso essere me stesso anche con lui.
Posso dirgli
che voglio stare con lui e che non lo voglio abbandonare per nessun motivo.
Non ho
bisogno di altro affinché la mia vita sia completa.
Mi basta
solo allungare la mano e trovare la sua pronta a stringerla.
Solo tu ed io. Io e te. Noi.
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Note dell’autrice
Ultimamente
mi piace scrivere scene malinconiche o relativamente tristi e non so il perché.
Proprio ieri stavo pensando di scrivere qualcosa sull’anniversario Klaine ma poi avevo questa voglia di parlare della madre di
Kurt (continuo a portare avanti la mia campagna affiché
se ne parli di più in Glee).
Dopo averla
scritta ho capito da cosa mi è venuta l’ispirazione. Non so quanti di voi hanno
visto il film “Remember me” (bellissimo, a mio
parere) dove c’è un ragazzo che ha perso il fratello, che si è suicidato, e
torna spesso al bar dove si sedevano insieme e scrive su un quadernino
per comunicargli le sue paure o semplicemente la sua giornata. In questo modo
riesce a sentirlo più vicino. Come Kurt corre a “raccontare” alla madre cosa è
successo con Blaine e la sente accanto a lui.
Non voglio
annoiare ulteriormente con le note, quindi spero solo che vi piaccia e magari
fatemi sapere cosa ne pensate.
Se qualcuno
volesse seguirmi su Twitter tanto per chiacchierare
di Glee o del più e del meno io sono Ilaryf90 (che
fantasia eh?). Aggiungetemi tranquillamente!
Alla
prossima,
Ilaryf90