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Autore: manubibi    16/03/2012    0 recensioni
[Crossover Ally McBeal/The Holiday - L'amore Non Va In Vacanza (film); crack-pairing: Larry Paul/Graham Simpkins] Larry Paul si guarda insistentemente allo specchio da almeno venti minuti, cercando forse un appiglio, da qualche parte sullo sfondo riflesso dietro di sé, per dire di no. Invece trova con gli occhi solo un muro bianco, con un attaccapanni ed il letto dell'albergo. Sbuffa, cercando ancora un pretesto, qualcosa che non risulti offensivo o triste o patetico, tipo una malattia.
Genere: Commedia, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: We Can Be Them Two Birds Of a Feather
Fandom: Crossover (The Holiday/Ally McBeal)
Personaggi: Larry Paul/Graham Simpkins, Iris, Sophie, Olivia, Miles.
Genere: fluff, introspettivo.
Avvertimenti: pre-slash, spoiler
Parole: 2037
Note: Ora, so che dico sempre che le fic fanno schifo, ma questa è davvero... Boh, non ne sono convinta. Ma è da un po' che non scrivo e questo è solo un tentativo di riprendere la voglia di farlo. Un tentativo venuto un po' male... ;_; e questo fra l'altro è l'unico plotbunny che mi è venuto in due settimane. La cosa è grave :/ insomma, metto subito le mani avanti.
Ed il titolo è di un verso di If It's Love dei Train (la mia socia sicuro se la sta ridendo è^é). Sì, mi sto un po' vergognando "XDDD
1. Partecipa alla sesta settimana del Clash Of The Writing Titans 2 @ [info]maridichallenge, seconda missione, con prompt "Primavera".
2. Partecipa alla quarta settimana della RDJude Week, con prompt "Pioggia" e tema "Campagna".



Larry Paul si guarda insistentemente allo specchio da almeno venti minuti, cercando forse un appiglio, da qualche parte sullo sfondo riflesso dietro di sé, per dire di no. Invece trova con gli occhi solo un muro bianco, con un attaccapanni ed il letto dell'albergo. Sbuffa, cercando ancora un pretesto, qualcosa che non risulti offensivo o triste o patetico, tipo una malattia. Una malattia sarebbe perfetta: lo costringerebbe sotto le coperte, con il suo libro... Scuote la testa. No, ovviamente non è un buon motivo per negargli la sua presenza. Anche perché, ormai, è a Londra. Poteva dirgli di no quando ancora si trovava a Detroit, due mesi fa, prima che la primavera arrivasse. Il fatto è che la data per il trasferimento era ancora lontana, e questo lo rassicurava. Credeva di avere un sacco di tempo prima di prendere l'aereo per l'Europa, ed invece quel giorno è arrivato prestissimo, prima che potesse prepararsi alle paranoie infinite.
È un uomo, è inglese, è incredibilmente bello.
Ed il punto, per Larry, è che non dovrebbe aver paura di un altro uomo. Di un uomo incredibilmente attraente e gentile. Di un uomo che negli ultimi tempi ha occupato gran parte dei suoi pensieri, molto più di quanto lo facessero Ally o Jamie. Sospira e rotea gli occhi come a commentare se stesso: eccolo lì, l'idiota che ci ricasca ogni dieci secondi. Pensare a lui è diventato un'abitudine, come rifare il letto ogni mattina e chiamare Sam tutte le sere. Si guarda di nuovo allo specchio, spintona da una parte l'ansia - senza riuscirci molto, in verità - e lancia un'occhiata all'orologio. Forse è il momento di andare in centro a prendere il treno per il Surrey...

Osserva sovrappensiero gli edifici moderni di Londra sfumare lentamente in un'architettura più semplice e quadrata, sgrana gli occhi alle casette tutte uguali e tutte in fila della periferia, sente lo stomaco contorcersi lievemente per la tensione. In questo momento vorrebbe chiamare Sam, giusto per sentire una voce rassicurante - come se poi lui fosse un mostro che aspetta di divorarlo a fauci aperte - ma sa che il ragazzino sta sicuramente ancora dormendo e non è esattamente saggio svegliarlo due ore prima che si alzi per la scuola. Più che altro perché poi Jamie gli farebbe una ramanzina di quelle bonarie e piene di sottintesi che lui odia. E poi si agita sul sedile, dicendosi che alla sua età dovrebbe smetterla di comportarsi come un ragazzino. Anche perché, aggiunge mentalmente, Graham è il primo a fargli questo effetto. Con Ally e Jamie ha sempre saputo come comportarsi, cosa dire, cosa pensare. Ma Graham, Cristo, Graham è un dannatissimo uomo! Un dannatissimo dolce perfetto bell'uomo con gli occhi chiari come--
Scuote di nuovo la testa. La cosa è grave. Vorrebbe tanto poterlo chiamare al cellulare e dirgli qualcosa come... Per esempio: «Ehi, Graham, suoni allegro oggi. No, volevo dirti che non posso venire, ho contratto una malattia venerea molto grave». Magari potrebbe risparmiarsi il pezzo sulla malattia venerea. Un infortunio generico andrebbe bene... Magari una frattura al polso, ecco, sì. Ma doveva pensarci prima di volare in Inghilterra e sicuramente prima di prendere un treno per andare a vedere le sue labbra.
Si lascia scivolare come un ragazzino giù per lo schienale del sedile, pensando a cosa potrebbe dirgli quando lo vedrà. E non se ne rende nemmeno conto quando comincia a fantasticare, con gli occhi puntati sul finestrino che ora mostra un paesaggio più libero dagli edifici, più rustico, più ruvido.
Quando scende dal treno si trova davanti le prime luci un po' vecchie e opache di qualche negozio passato di padre in figlio, qualche passante trasandato, qualche macchina vecchio modello. Gli sembra tutto così distante, sconosciuto, sempre ruvido. Eppure sorride lievemente, strofinandosi le braccia e rabbrividendo appena nel giubbotto imbottito, perché adesso si attende. Non gli è mai piaciuto aspettare, né essere perfettamente consapevole di essere completamente disorientato e confuso. Né, effettivamente, essere sicuro che non saprà cosa dire, come comportarsi, e che farà delle brutte figure. Graham gli ha detto che potrebbero esserci Sophie ed Olivia, Iris e Miles. E non ha idea di chi siano tutte queste persone, l'inglese non si è mai disturbato a dirglielo. Chiaramente all'inizio gli aveva detto che andava benissimo, che più si è più ci si diverte. Ora non ne è più tanto sicuro. E se gli venisse voglia di... Di... Di baciarlo davanti ad altre persone? E Larry sa benissimo che quando gli viene voglia di essere spontaneo si vede. Sa anche che la situazione è delle più strane che gli siano mai capitate, che Graham gli sta tirando fuori a forza insicurezze che aveva sconfitto molti anni fa. Non sa nemmeno perché lo spaventi così tanto, ma sa che sicuramente se lui si trova lì, su una strada pulita e perfetta e tranquilla del Surrey, vuol dire che non c'è solo paura, dentro quella situazione.

Un clacson dal suono improbabile risveglia la sua attenzione e non sa nemmeno da quanto era lì, appoggiato ad un muretto, a fissare il vuoto. Si affretta verso la macchina rossa e squadrata anni Novanta, piegandosi per picchiettare sul finestrino, guardando oltre le macchie di pioggia un viso tondo ed incorniciato di capelli castani, e poi un altro viso più ovale, quello che ha sempre avuto in mente da quando lo ha visto la prima volta. Sorride, e nota che si è fatto crescere la barba. Un po'. I piani di baciarlo gli sembrano una stranezza, e forse ne è anche sollevato. Sente la sua voce ovattata dire: «Olivia, abbassa il finestrino», e quando la ragazzina obbedisce lo sente più vicino, così come la sua voce. «Fai salire Larry davanti, dai», il tutto con un sorriso di scuse. Scuote la testa e guarda sul sedile posteriore, dove un'altra bambina lo osserva con curiosità. La situazione è strana, ma si sente elettrizzato ed appoggia una mano sulla maniglia.
«Salgo dietro.»
«Sicuro?»
«Sì, sì, non ti preoccupare!»
Appena si ritrova sul sedile duro ma pulito si riserva di osservare Sophie - così l'ha chiamata lui - e di chiacchierarci un po', sotto lo sguardo solo in apparenza tranquillo di Graham. Larry capta l'agitazione nell'aria, forse perché è la stessa che prova lui, il che per assurdo lo tranquillizza. Sono entrambi nervosi, ma Graham è solo più bravo a nasconderlo. O forse è solo elettricità, in fin dei conti: elettricità statica sotto la pelle, e aspettano solo di toccarsi per prendere una scossa e balzare sorpresi.
Ma comunque fare conoscenza e chiacchierare con le bambine si dimostra qualcosa di inaspettatamente piacevole e facile. Forse perché ormai è troppo abituato ad avere per le mani un piccolo introverso, o forse perché semplicemente non ha molto a che fare con i bambini in generale. E le due ragazzine sono già molto mature per la loro età, il che rende la conversazione con loro molto più agevole. È una fortuna, perché è passato così tanto tempo da quando faceva regolarmente chiacchierate senza senso con bambini troppo piccoli che ora non se lo ricorda più.
Graham osserva ciò che resta della sua famiglia comportarsi come sempre educatamente - forse sono un po' troppo invadenti, e alla prima domanda su Ally tossisce e cambia argomento. E Larry non può che essergliene grato.
Quando arrivano finalmente al cottage in campagna, in un pomeriggio di Aprile, con il vento che scompiglia con forza i capelli delle bambine ed il fumo del camino disperso nell'aria come le ansie di Larry, l'americano si guarda attorno, osservando i campi e le casette a qualche miglio da lì, respirando a pieni polmoni l'aria fredda e stringendosi nel giubbotto.
«Iris!» Chiama Graham, spingendo con calma le bambine verso la porta, ed una donna bellissima dai capelli mossi ed il sorriso luminoso si affaccia alla porta abbracciando subito le sue nipotine. Larry osserva la scena ed ascolta le conversazioni entusiaste, lievemente confuso, guardando Graham.
«È tua sorella?» Chiede, evitando accuratamente di toccarlo come vorrebbe. L'altro lo osserva e piega la testa, ridacchiando. «Sì, non sembrerebbe, vero? Lei è molto più socievole di me.»
«Beh, lei è stupenda, e tu... » Comincia, per poi irrigidirsi ed arrossire appena. «... Vi assomigliate molto.»
Graham ride di gusto, lasciandogli una pacca sulla spalla e, per fortuna, sorvolando l'argomento. «Forza, vieni dentro, penso che il pranzo sia pronto.»

Gli sguardi di Iris, nell'atmosfera calda e familiare, sono quanto di più terrificante Larry abbia mai visto. La donna continua a fissare lui e poi Graham, sorridendo in un modo pieno di sottintesi, mentre Miles fa da sottofondo raccontando barzellette e facendo battute, rassegnato all'idea che oggi Iris non lo ascolterà molto. Ha trovato materia di interesse molto più succosa, e beh, almeno le bambine lo stanno ascoltando.
«Quindi vi siete conosciuti...»
«Per caso», Dice subito Graham, tendendosi appena e sorridendo, evitando di guardare Larry perché davvero, quello sarebbe troppo da coppietta. E l'altro dopotutto è troppo preso dalla forchetta e dal tovagliolo per scambiare un'occhiata complice come vorrebbe.
Iris ridacchia e riprende a mangiare la sua pasta, rimanendo in silenzio. Così Graham e Larry sono liberissimi di rimanere in un silenzio che li mette a disagio e li porta a così poco dal toccarsi per fare qualsiasi cosa.
«Larry, tu lo sai di Amanda?» Chiede poi, all'improvviso, la donna, guardandolo di sottecchi.
«... Sì» Risponde l'altro, sorpreso. Ed Iris non ha davvero bisogno di fare domande o minacce implicite, perché ci ha già pensato da solo. Il che l'ha messo in una tensione ancora più palpabile, in realtà.
«Cosa c'entra?» Chiede Graham, punto sul vivo da ricordi ancora troppo freschi.
Iris scrolla le spalle, riprendendo a mangiare e lasciando gli auguri non detti al sottotesto, mentre finalmente Larry allunga una mano sotto il tavolo, che si poggia sulla sua gamba. Non c'è nulla di sessuale, ma Graham arrossisce comunque, quanto basta a colorargli il viso di una tonalità lievemente più scura. E l'avvocato rimane affascinato dall'effetto che un gesto così semplice e dopotutto innocente può scatenare. Sorride e torna in silenzio, ad osservarsi attorno nell'ambiente rustico e piacevole, con tanto di quel legno da rendere tutto marrone e caldo. Quel posto gli piace. È un piacevole cambiamento rispetto a suo appartamento asettico, minimale, da single. Triste.
Improvvisamente nota un suono continuo che fa da tappeto alle parole ed alle risate delle bambine, guarda fuori dalla finestra e la vede puntellata di goccioline d'acqua. Improvvisamente ricorda qualcosa che lo rasserena e provoca un improvviso calore nel suo petto. Pioveva quando ha visto Graham in un locale di New York, trovandosi senza ombrello ed avere quell'editore gentile e pieno di ombrelli che gliene prestava uno, raccontandogli di come a Londra ogni negozio sia munito di ombrelli in vendita, e di come ormai gli abitanti escano senza, a volte.
Graham si volta, attirato dal suo sguardo, e ridacchia. Ha ricordato la stessa cosa, ma non c'è bisogno di dirlo.

La giornata passa velocemente, purtroppo, e la sera Larry si ritrova a tornare nel proprio albergo, accompagnato da Graham - che ha insistito, dato che doveva andare a Londra in ogni caso, per lavoro. Bugia, ma Larry non si è messo a contraddirlo. E sospira, entrando fradicio fino ai calzini nella hall, con la chiave che balla fra le dita. Graham lo segue, pronto a salutarlo. Domani Larry dovrà trasferirsi nella nuova sede della City, l'ansia è forte.
«Vuoi salire con me?» Chiede in un impeto.
«A fare... Cosa?» Chiede Graham, visibilmente teso.
«A farmi un po' di compagnia, un paio d'ore? Sono solo le dieci... Ma giusto, devi tornare a...»
«No, va bene, sto un po' con te» Risponde l'altro, annuendo e sorridendo, con una certa luce di aspettativa nello sguardo. «C'è la tv?»
«Sì, ho preso una stanza un po' costosa, ma mi sono detto che posso permettermela, per un paio di sere.»
Graham è un ottimo ascoltatore. E questo Larry lo sapeva già, ne era sicurissimo dato che ci ha chiacchierato un sacco di volte. Il che è ottimo, perché lui al contrario ama di più parlare. Ora che ne ha bisogno, un amico gli serve più che mai. Graham lo sa e vorrebbe solo capire perché sia così felice di averlo a poche ore invece che ad un Oceano di distanza. Lo capisce da solo quando Larry crolla addormentato sul materasso, ancora vestito, e lui si permette di piegarsi e lasciargli un bacio all'angolo della bocca, prima di uscire di lì e tornare al cottage.

   
 
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