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Autore: unbound    17/03/2012    3 recensioni
"Non e' stato facile uscirne, una volta che inizi a tagliarti pensi che sia un buon compromesso tra il bene che ti vuoi e la voglia di farti male."
One Shot - Gerard//Frank (no Yaoi)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordavo esattamente il pomeriggio in cui cominciai, ma ero certo che era stato uno dei giorni peggiori, anzi, il giorno peggiore della mia vita.
Non e' stato facile uscirne, una volta che inizi a tagliarti pensi che sia un buon compromesso tra il bene che ti vuoi e la voglia di farti male. Non era difficile farlo; bastava aspettare che la casa fosse vuota, accertarsi di essere completamente soli, prendere una lama, oppure un frammento di vetro e zac. 
Per convincermi a non fermarmi appena percepivo i primi dolori lancinanti, immaginavo sulle mie braccia i volti di quei gran bastardi, quei vigliacchi che rendevano la mia gia' insulsa vita un inferno; era cosi facile fantasticare sullo sfreggiare i loro visi beffardi, ma alla fine mi rendevo conto che tutto quello su cui mi stavo sfogando non era altro che il mio, di braccio. 
Erano le 6 e mezza, la mia abitazione era completamente vuota, a parte me. Persino Mikey era andato a dare una mano a mia madre con il lavoro; avevano chiesto aiuto anche a me, ma io m'ero rifugiato nella mia stanza da letto con la scusa di dover studiare per un'inesistente verifica. Solo loro potevo prendere in giro, per il semplice fatto che deponevano troppa fiducia in me. Quel pomeriggio non avevo fatto che disegnare, disegnare fumetti per ore ed ore, chino su fogli enormi e grandi libri di arte; la mia matita tracciava sinuose linee velocemente, scorreva senza fermarsi mai lungo quello che era la mia base di lavoro. I mostri che inventavo non mi facevano paura in confronto a quelli con i quali ero a contatto ogni giorno. Ad un tratto, pero', senza una ragione, decisi che era giunto il momento di ricevere la mia dose di dolore giornaliera, percio' mi avviai in soggiorno, allontanai il grande divano blu cielo dal muro color carta da zucchero e raccolsi il pezzo di vetro che custodivo con immensa sicurezza in quel piccolo nascondiglio. Era sporco di sangue, il mio sangue, come sempre; ormai avevo dimenticato che aspetto avesse all'inizio, quando non era macchiato, quando decisi di raccoglierlo tra gli altri pezzi contundenti dello specchio che avevo frantumato dopo aver osservato il mio riflesso. Mi guardavo allo specchio e detestavo cio' che vedevo: un ragazzino tondo e brutto, destinato ad essere il peluche personale delle ragazze meno stronze e l'oggetto di scherzo di tutto il resto della popolazione. Perche' vivere con quell'immagine in testa? Se non l'avessi vista, magari mi sarei sentito meglio.
 
I primi tre tagli furono netti e profondi, i quattro successivi lenti e pił dolorosi del solito; il sangue scendeva tranquillamente fino al gomito, come le lacrime amare lungo le mie gote. lo mi accingevo ad asciugarlo prontamente con un tovagliolo di carta, mentre cercavo di fermare le gocce salate che rigavano le guance, rosse di rabbia. 
Improvvisamente un rumore interruppe il mio autolesionamento, facendomi aggrottare le sopracciglia; solo dopo un paio di minuti mi accorsi che qualcuno aveva suonato il campanello della porta di ingresso, tre volte, tre volte consecutive, come a formare una piccola melodia. Soltanto una persona lo faceva, ed era sinceramente l'ultima che in quel momento volevo che mi trovasse cosi. 
Percio' abbassai velocemente le maniche della felpa scura che mi avvolgeva e mi fiondai alla porta a passo veloce, aprendola e sforzandomi di sorridere.
 
"Sei solo?"
Annuii lentamente, spostandomi su un lato.
Frank mi scosto' con fare deciso e si fece spazio nel soggiorno, gettandosi di peso sul mio divano e facendo in modo di ritrovarsi pił comodo possibile.
La mia famiglia lo adorava -ad essere sinceri, Mikey un po' meno- ma nonostante questo frequentava la nostra casa pił quanto la frequentassi io, ed era sempre stato considerato uno di famiglia. Ultimamente, veniva a trovarmi spesso, era uno dei pochi ragazzi che non mi trattavano di merda e l'unico veror amico che possedevo. 
Mi accomodai in una sedia di fronte a lui e gli sorrisi ancora una volta, sperando di non avere un aspetto che tradisse il mio falso entusiasmo.
Lui, poco convinto dai miei frequenti sorrisi, mi fisso' per un po', portandosi le mani dietro la nuca.
"Potresti alzarti le maniche?"
Chiese dopo un po', stiracchiandosi e, subito dopo, portando le mani sulle guance, come se fosse in trepidante attesa. 
Ecco, l'unica cosa che odiavo di lui era il fatto che mi conoscesse fin troppo bene. 
"C'ho freddo."
Risposi io, dopo aver riflettuto sul cercare qualcosa di convincente, portando un ciuffo di capelli corvini dietro l'orecchio. Silenzio.
 
"L'hai fatto di nuovo, non e' vero?"
Perfetto, non solo facevo schifo, ma ero pure prevedibile.
Si Frank, l'ho fatto di nuovo, lo faro' finche' questa faccia da cazzo si trasformera' in qualcosa di decente. 
 
 
"Probabile"
Sospiro', sospiro' pesantemente, come se fosse stanco di dover sopportare tutto cio'. Non ne aveva motivo, non era logico soffrire a causa mia, non facevo male a lui ma a me, e a nessuno importava.
"Gerard." I suoi occhi grandi e verdi sembravano pił severi del solito, le sue mani si lasciarono cadere lungo i fianchi e si poggiarono subito dopo sulle sue ginocchia. 
Cercai di non incontrare il suo sguardo, dato che mi sentivo sgridato, come se fossi in colpa, e non avrei sostenuto quell'occhiataccia senza scoppiare.
 
"Scusa Iero." Sussurrai, giocherellando nervosamente con le dita.
"Non devi scusarti con me, ma con te"
Le sue dita gelate si fiondarono verso le mie braccia e trascinarono la manica della mia felpa fino al gomito, scoprendo le ferite fresche circondate da sangue scuro e ormai asciutto.
Non riuscivo ad alzare la testa, ero mortificato. Mi appariva cosi..sensato al momento di farlo, ma in quel momento mi ero reso conto che era semplicemente inutile. 
"Guardati, non posso neanche aiutarti."
Si passo' una mano sulla fronte e si accarezzo' la guancia, confuso e nervoso, per poi grattarsi il mento.
Era nervoso, gli si leggeva in faccia.
"Frank, non devi preoccuparti, e' tutto.."
"Okay? No, tu non sei okay"
"Non sono okay? Non vado bene neanche a te?" 
Sentivo gli occhi lucidi, la mia vista era appannata dalle lacrime che minacciavano di scendere ancora una volta.
"No Gerard, non in quel senso!" Mi fermo' alzando una mano, contraendo la mascella e fissandomi, con fare convincente.
La tensione era aumentata tra noi in maniera vertiginosa, ed era stata tutta colpa mia.
Se fossi stato in lui, me ne sarei andato, lasciando quel coglione a piangersi addosso. 
"Tu sei dolce" uni' le mani, rumorosamente " sei bellissimo!"
Mi veniva da piangere, non meritavo niente di quello che mi stava dicendo, mi limitai a scuotere la testa.
"Si, lo sei. Questi tagli..." Fece una pausa, guardandomi le braccia scoperte "non li voglio sulla tua pelle, okay?"
Io annuii, asciugandomi gli occhi e stropicciandoli con dolcezza, permettendo quindi alle mie povere pupille di vedere meglio l'espressione preoccupata del ragazzo di fronte a me.
"Che cosa ti spinge a farti cosi male?" Mi chiese infine, cercando di rimaner tranquillo.
"Paura. Paura di me."
Incrociai le caviglie e mi chinai, sperando di nascondermi dalla sua vista e,magari,sparire per una decina di minuti, o preferibilmente per sempre.
Il silenzio tra noi sembro' subito imbarazzante ad entrambi.
Ad un tratto lui, lentamente, si alzo' dal sofa' su cui si era accomodato, mi porse la mano e si sforzo' di sorridermi, facendo sorridere anche me. Quella volta, pero', ero del tutto sincero.
"Prendi la mia fottuta mano e non avere pił paura." Affermo' con decisione.
Era uno di quegli amici che, quando si trovano, capisci che la vita vuole farti un regalo. Non era, mi correggo, e'. Adesso, persino in questo momento, quel figlio di puttana e' mio compagno di vita, mio collega, ma soprattutto il mio migliore amico, anzi, il migliore amico sulla faccia della terra. 
Come e' finita la vicenda? Bhe, ho preso la sua fottuta mano e non ho avuto pił paura. 
Grazie Iero, mi hai salvato la vita.
   
 
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