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Autore: Shatzy    17/03/2012    3 recensioni
“Da ora in poi quindi noi due siamo migliori amici” evidenziò, sorridendo ampiamente.
“E perché mai?”
“Beh, perché mi hai trovato” rispose convinto. “E perché sei carino come una bambina, e mi piace tenerti per mano”.

[Klaine Week]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6. Proposal & Wedding

Blaine se ne era accorto per caso una sera qualsiasi in cui erano seduti pigramente sul divano del loro appartamento, a New York. Kurt aveva la schiena contro i cuscini e le gambe sopra quelle dell’altro, intento a leggere una rivista di moda mentre beveva lentamente il suo latte caldo, la televisione era solo un mormorio sommesso in sottofondo, sintonizzata su una partita di football.

Quando Blaine aveva fatto cenno di muoversi per alzarsi, Kurt lo aveva bloccato e aveva preso un piattino dal tavolino alle sue spalle, poggiando sotto al naso del suo ragazzo dei biscotti al cioccolato.
“Ma come-?”
“E ti ho stirato la camicia per domani, lo so che ti riduci sempre all’ultimo secondo… Il lunedì bisogna iniziare a lavorare al massimo delle forze e al meglio dell’abbigliamento! E così domani mattina ti avanza del tempo per comprarmi un caffè nel nostro bar preferito” gli fece sapere, continuando a sfogliare la sua rivista.
Blaine era rimasto in silenzio per un minuto buono, guardandolo come se avesse avuto la più grande rivelazione della storia; si chiese se era normale comprendere le cose sempre all’improvviso e nei momenti meno opportuni, e se era più dignitoso raccontare ai nipoti della morte di Pavarotti e della canzone di Kurt, o di come un biscotto al cioccolato gli avesse mostrato la via.
Ma quello che importava, al momento, era un’unica cosa. Il suo ragazzo riusciva a capirlo meglio di chiunque altro, e non solo sopportava i suoi difetti, ma sapeva anche come trattarli per farlo vivere al meglio, senza ritardi e litigi.
Aveva deciso. Avrebbe chiesto a Kurt di sposarlo.

*

Il problema non era tanto il ripensamento che di solito prendeva gli uomini dopo la grande decisione, ma come effettivamente mettere in pratica il suo piano. Avevano ventotto anni, in fondo, e Kurt aveva sempre detto che avrebbe voluto sposarsi entro i trenta – legalmente; erano sicuramente in tempo, tenendo conto anche dei preparativi immensi che sarebbero seguiti per organizzare il matrimonio secondo un certo stile.
Prima di tutto, comunque, doveva procurarsi un anello, ed era convinto che uno formato dalla carta delle gomme da masticare non sarebbe più stato apprezzato come al liceo. Fece il giro di almeno cinque gioiellerie, comparando modelli, prezzi e colori, fino a quando non trovò quello perfetto su un catalogo: una fedina semplice d’oro bianco con un piccolo diamante al centro. Elegante, raffinata, appariscente ma non troppo – meglio mettere in chiaro le regole di fronte alla popolazione gay di New York: quello era il suo fidanzato.
Illuminò la commessa con il suo sorriso e pagò il suo acconto, annuendo vigorosamente quando quella gli disse di tornare a prendere il suo acquisto il sabato seguente.
Blaine uscì dal negozio sentendosi più leggero e più alto, respirando a pieni polmoni l’aria inquinata della città. Niente gli avrebbe impedito di dichiararsi a Kurt.

*

Quel sabato aveva pensato davvero a tutto: avrebbe convinto il suo ragazzo a vestirsi molto elegante per andare a cena fuori, gli avrebbe regalato dei fiori, lo avrebbe portato nel suo ristorante francese preferito, avrebbero passeggiato per Central Park al chiaro di luna e sarebbero tornati a casa, dove Blaine lo avrebbe fatto sedere sul divano, si sarebbe inginocchiato al suo fianco e gli avrebbe dedicato un discorso per cui avrebbero entrambi pianto, mostrandogli poi l’anello. Kurt non avrebbe potuto far altro che dire .
Era tutto perfetto, e sapeva quanto l’altro amasse il romanticismo, e quanto spesso gli rimproverava bonariamente il fatto che Blaine ne fosse incapace. Ma tutti quei film da ragazza che aveva visto con Rachel nella sua vita non erano stati tempo sprecato, e gli appunti che aveva preso erano tornati effettivamente utili.
Il primo segno che forse quella era la vita reale e non un film si presentò sotto forma di un uomo alto quasi due metri e largo quanto una porta, dall’aria seria e dall’accento francese.
“Come sarebbe a dire che non c’è posto?” domandò per la terza volta Blaine, incredulo.
“È stato tutto prenotato stamattina. Lettura di un testamento. C’è tutta la famiglia del morto riunita per festeggiare” spiegò di nuovo l’uomo dietro al bancone del locale.
“È uno scherzo? Devo chiedere al mio ragazzo di sposarmi! È il suo ristorante preferito!” lo pregò Blaine, appoggiandosi stancamente a una sedia.
Quello lo guardò arcigno. “C’è un tavolo…”
“Davvero?”
“Accanto alla porta del bagno”.
E le sue speranze crollarono come il castello di sabbia che i bambini più grandi gli distruggevano sempre in spiaggia. “No, grazie… Non credo gradirebbe” disse, incurvando le spalle e uscendo dal ristorante.
“Se tornate la prossima settimana possiamo offrirvi un piatto di lumache per festeggiare il vostro amore” gli urlò dietro, ma Blaine lo ignorò.
Okay, erano solo le cinque del pomeriggio, poteva sempre preparare una romantica cenetta al lume di candela nel loro appartamento, bastava ricreare la giusta atmosfera.
Il secondo segno che New York non si prestava al romanticismo fu quando il mazzo di rose rosse che aveva appena comprato fu trascinato via da un taxi in corsa mentre tentava di attraversare la strada sulle strisce pedonali e con il semaforo verde.
Quando tornò al negozio per recuperare il suo anello, ebbe il suo terzo segno. Il postino aveva avuto problemi a recapitare il pacco visto che c’era stato un furto e la polizia aveva sequestrato tutto ciò che era rimasto nel suo furgoncino fino a data da destinarsi. Sì, lo sapeva che New York era una città pericolosa con un alto numero di incidenti criminali, ma non riuscì ad impedirsi di passarsi le mani tra i capelli per la disperazione ed emettere un lamento straziante. La commessa gli promise uno sconto e gli offrì una caramella, e Blaine lasciò a quell’idea malsana di attraversare la sua mente solo per cinque secondi. No, non avrebbe replicato il suo regalo di Natale del liceo, anche perché nessuno ha mai detto “Tutto quello che voglio per il matrimonio sei tu”, ma più che altro sei tu e l’anello di diamanti con il quale mi convincerai.
Al quarto segno non fece nemmeno troppo caso, si limitò a passare dentro Central Park e notare un palco montato proprio accanto alla panchina dove una volta Kurt aveva detto che riusciva a vedere qualche stella, e lesse poi il volantino attaccato al palo che proponeva una cena a base di barbecue e birra proprio per quella sera.
Tornò a casa sconsolato, rendendosi poi conto che non aveva nemmeno preparato uno straccio di discorso con cui stupire Kurt e farlo cadere tra le sue braccia. Pensava che ripetere quello che aveva detto alla Dalton tanti anni prima non sarebbe stato credibile, anche perché era meglio non ricordargli della morte di Pavarotti o sarebbe scoppiato a piangere per i motivi sbagliati, ed era convinto che il suo ragazzo si sarebbe accorto immediatamente se avesse copiato la dichiarazione di Harry a Sally – che era una delle sue idee, ma concordò con se stesso che era effettivamente poco romantica, per quanto lui la trovasse adatta. Forse doveva solo improvvisare e sorprenderlo, e forse avrebbe gradito lo stesso.
Quando entrò in cucina e trovò Kurt intento a girare un mestolo in una pentola che emanava un odore divino, mentre canticchiava qualcosa sottovoce e si voltava a rivolgergli il sorriso più innamorato che avesse mai visto, decise senza troppi problemi che avrebbe rimandato la sua dichiarazione di un settimana. Il sabato successo avrebbe sicuramente reso tutto perfetto e speciale proprio come meritava il suo Kurt. In fondo, per lui avrebbe aspettato anche una vita intera.

*

“Oh, i pantaloni larghi sono tornati di moda, che orrore…” commentò Kurt dal divano.
“Mh. Io non capisco perché l’allenatore si ostini a tenere il numero cinque in panchina” evidenziò Blaine, guardando la televisione mentre accarezzava languidamente un polpaccio dell’altro, visto che teneva come al solito le gambe sulle sue.
“Comunque non mi hai detto dove sei stato oggi pomeriggio” chiese, alzando gli occhi dalla sua rivista.
Blaine scrollò le spalle. “In giro” ridimensionò. Ed entrambi tornarono alle loro occupazioni del dopo cena.
“La signora Thomson del piano di sotto ci ha regalato dei biscotti alle mandorle” gli fece sapere dopo un po’, mentre guardava le foto dell’ultima sfilata di Vivienne Westwood.
“Oh, l’ho incontrata prima quando sono tornato a casa. Dovremmo regalarle dei fiori” disse sovrappensiero l’altro.
“E un guinzaglio per il suo cane, mi ha sporcato i pantaloni bianchi ieri” commentò Kurt.
Restarono in silenzio qualche altro minuto, ognuno intento alla sua occupazione, fino a quando Kurt non sospirò.
“Blaine?” lo chiamò, facendolo voltare verso di lui. “Io credo che dovremmo sposarci”.
Blaine sentì chiaramente il suo cuore fermarsi per un battito e il suo stomaco fare un salto mortale – e non per la cena succulenta che il suo ragazzo gli aveva preparato – decidendo di non pensare a quanto i suoi occhi fossero sgranati e a quanto ridicolo dovesse apparire. “D-dovremmo? Cosa?”
“Sì. Lo so che doveva essere tutto più romantico, ma quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile” ammise candidamente, tenendo ancora le mani sulla rivista e i piedi sulle gambe dell’altro.
“Stai citando Billy Crystal? Santo cielo, Kurt” riuscì a dire Blaine, prima di avvicinarsi goffamente all’altro e stringerlo in un abbraccio scomodo che li fece ridacchiare entrambi. “Ti amo”.
“È un sì?” chiese Kurt con un sorrisetto compiaciuto.
“È un sì, certo che ti sposo, non riesco a credere che dopo questa giornata orribile alla fine- Lascia stare” concluse, baciandolo con impeto fino a farlo sdraiare sul divano. Rimasero lì fino a quando tutti i loro arti non furono indolenziti per la posizione, fino a quando Blaine non baciò ogni centimetro del viso di Kurt e Kurt non gli propose tutte le idee che aveva avuto nel corso degli anni per il loro matrimonio, dall’abbinamento dei colori di tovaglie e tende, ai modelli dei loro abiti, alle decorazioni sugli inviti. Rimasero lì per ore, fino a quando non si addormentarono con un sorriso sulle labbra e le mani intrecciate. La loro vita sarebbe stata perfetta come i loro sogni, non c’era altro da aggiungere.

*

“No, le ho detto chiaramente che questa cosa non era nel menù stabilito e non ho intenzione di farla portare al tavolo”.
“È un omaggio della casa!” sorrise l’uomo oltre il bancone. “È la nostra specialità”.
“Non lo voglio!”
“Kurt… Perché non lasci perdere?” propose Blaine, accomodante.
“È il nostro matrimonio, Blaine, è il nostro giorno! Ed è stato tutto perfetto fino ad ora, non so cosa voglia questo tizio” si ostinò l’altro.
“Un omaggio” continuò imperterrito l’altro, mostrando il suo sorriso più sincero.
“È un omaggio, sentito, Kurt? Perché non lo accettiamo? È sempre cucina francese, dopotutto, e abbiamo deciso di fare il rinfresco in questo ristorante perché è il tuo preferito” provò.
“È un piatto di lumache. Non c’entra niente con la soupe de poisson, le ostriche gratinate e i dieci tipi diversi di fromage che questo signore ci ha consigliato mesi fa quando abbiamo fatto l’ordine” s’impuntò.
Blaine sospirò. “Perché non lo consideri un regalo di nozze molto gentile e torni a ballare con me? Magari è arrivata l’ora del karaoke!”
“Mh…”
“E comunque sono sicuro che tuo fratello non farà storie se lo rifili a lui” gli sussurrò, decretando la vittoria.
“D’accordo. Molte grazie, signore” ringraziò sorridendo il direttore del locale, che batté le mani entusiasta. “Ma la prima canzone la scelgo io” disse a Blaine, prendendolo per una mano e portandolo al centro del palco.
Mentre partivano le prime note e Kurt prendeva il microfono con fare sicuro, si scambiarono un sorriso intenso. Erano davvero sposati. E molto probabilmente Blaine avrebbe scritto a Billy Crystal per ringraziarlo del suo aiuto indiretto e di quella frase citata nel film, e forse avrebbe ricevuto un ordine restrittivo nei suoi confronti, ma ne sarebbe valsa la pena, anche solo per sentire la risata di suo marito quando gli avrebbe esposto la sua idea, più tardi.
Passò ore a cantare e ballare con Kurt, a stringerlo a sé e a baciarlo. Da ora in poi avrebbero avuto tutta la vita per essere innamorati.






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Note: volevo scrivere qualcosa di romantico, poi di comico, poi non lo so più perché ero in ritardo, quindi non so cosa sia uscito fuori. Non è neanche betato perché la mia beta è scappata :D A domani con l'ultimo capitolo!
Grazie come sempre a sakuraelisa e Me_Mi :)
   
 
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