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Autore: Midori_chan    18/03/2012    2 recensioni
Mello ha un "incidente" e perde la memoria, sarà Matt a fargli ricordare chi era e cosa erano in un viaggio nei ricordi che avrà come risposta qualcosa di inaspettato.
---Il ricordo gli tornò vivido e prepotente nella mente al solo suono di quel nome: Matt.---
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mid è tornata, ma per farvi soffrire ancora un po' ha desico di pubblicare una MalloxMatt invece delle sue solite 
NarutoxSasuke. Evento quasi unico se non fosse che questa ha due capitoli :DD Bhè, l'ispirazione mi è venuta a Natale e per scriverla ci ho messo 2 "settimane pazze e disperatissime", manco fossi Leopardino. (Non ci credete, eh) Insomma, spero vi piaccia il cambio di coppia e che sia una lettura piacevole. Informazioni in più sulle altre storie: flash rosso 3 è a metà, Gatto per soldi è 19 (ultimo capitolo) è a zero, non mi riesce proprio, scrivo e cancello, ho paura che non piaccia... per il resto mi mancano solo gli extra che ora che ho ripreso con internet verranno da se.
A presto, la vostra dispiaciutissima Mid, alla prossima.





-Per fortuna sei vivo…-.
 
Era tempo di festa e divertimento in città, la sera era appena calata, il freddo leggero costringeva i passeggiatori a stringersi nelle giacche a vento colorate che tingevano la via di tutti i colori e le bancarelle rifornivano continuamente la mercanzia esposta. Il biondo era appena arrivato al banco del cioccolato quando qualcuno gli soffiò accanto l’orecchio una voluta di tabacco. Mello alzò di poco il volto da sopra la spalla e guardò quello con irritazione, ma l’altro sembrava divertito e poggiando ancora una volta il filtro sulle labbra aspirò un lungo tiro che rovesciò completamente sul viso marchiato da una grande cicatrice dell’altro. Il biondo stava per ribadire in maniera sgarbata, tipico dei suoi modi, quando il ragazzo lasciò cadere il mozzicone finito della sigaretta e posò quella stessa mano sulla gamba soda dello sfregiato; lo sguardo di questo si assottigliò ulteriormente, ma non mosse un muscolo aspettando la sua prossima mossa. A quel punto, con il favore della folla, fece aderire i loro corpi premendo la sua durezza contro la schiena del biondo che sussultò. 
-Che stai facendo bastardo?!-, digrignò tra i denti, ma il castano alle sue spalle rispose con una risata bassa che fece tremare il petto a Mello.
-Vuoi forse morire giovane?-, domandò e questa volta i denti bianchi scricchiolarono.
-Buon uomo, prendiamo quella grande barretta lì, si, proprio quella-, parlò il castano rossiccio, che superando con il busto il biondo pagò e prese il suo acquisto, lo fece oscillare davanti il naso di questo,- ora so che mi seguirai-.
-Posso comprarmene una anche da solo-, sentenziò stizzito Mello, ma la verità era un’altra: aveva lasciato il portafoglio a casa ed era stato talmente pigro da non tornare indietro a prenderlo quando scoprì della sua mancanza.
La pressione sulla sua schiena svanì e sentì allontanarsi quell’odore agrodolce di sigaretta che quel ragazzo si portava dietro; spinto da una curiosità che non era sua, il biondo seguì la macchia castana rossiccia del ragazzo fino ad una vettura sportiva nera. 
Mello tentennò davanti alla portiera, la mano spinta verso la serratura, ma indeciso su cosa fare precisamente; arrivò a toglierlo dall’imbarazzo la pioggia. Tra gridolini e qualche imprecazione della folla, si intrufolò veloce nella macchina. Il proprietario rideva sommessamente con le mani poggiate sul volante, strette intorno alla pelle sintetica del cerchio.
-La mia cioccolata-, pretese allungando la mano sotto il naso dal quale usciva una scia grigiastra.
-Non ancora-, rise quello voltandosi a guardarlo. Aveva un sorriso rassicurante, pensò distrattamente Mello, non era il sorriso di uno stupratore, almeno sperava, lui voleva solo la sua cioccolata.
-Vediamo, uno, due, tre quadratiti, quanto valgono per te?-, domandò avvicinando al biondo una stecca con tre quadrati di cioccolato dopo aver spento la cicca nel posacenere.
-Un grazie?-,provò Mello, ma l’altro scosse il capo,- qualcosa in più, immagino-.
-Una palpata, ed è il mio limite-, sentenziò lo sfregiato. Il rossiccio si protese verso di lui e già l’altro chiudeva gli occhi aspettando il suo tocco quando invece sentì il suono della portiera aprirsi.
-Allora non c’è nulla che mi interessi-.
La pioggia scrosciava forte e l’idea di camminare sotto l’acqua ripugnava il biondo, non voleva bagnarsi e voleva la cioccolata, si sentiva come un drogato senza la sua dipendenza. Chiuse lo sportello e fissò il castano.
-Cosa vuoi?-, finì per dire dopo aver aspettato quasi un minuto nel completo silenzio.
-Potrei chiederti qualsiasi cosa e tu come ogni drogato che si rispetti mi daresti quello che chiedo in cambio di ciò che vuoi. Non è forse così?-, parlò avvicinandosi lentamente al viso dell’altro come avendo capito i pensieri del biondo al suo fianco. Delicatamente, quanto Mello non si sarebbe proprio aspettato, posò le sue labbra contro quelle del biondo. Approfondì il bacio lentamente, posando una mano tra i capelli d’oro, accarezzando la cicatrice profonda. Mello si sentì invadere da una strana sensazione di deja-vu, si staccò quasi con rabbia.
-Chi diamine sei tu?-, sputò premendo la schiena contro il finestrino appannato.
Il fiato caldo nuovamente sul volto sfregiato,- Sono Matt-.
 
Il sole non era ancora sorto, l’aria era pungente, come una nuvola di spilli circondava il ragazzo che correva nelle ombre sempre meno fitte del grande giardino. Cadde e quasi si lasciò sfuggire un sorriso , artigliò il terreno per rimettersi in piedi ma la sera prima aveva piovuto e il terreno era scivoloso, troppo scivoloso che il ragazzo non riuscì a tirarsi su prima che il suo inseguitore gli si buttasse addosso.
-Preso!-, gridò di gioia quello sopra di lui.
-Ma che diavolo ti urli, idiota?!-, lo rimproverò il caduto che scrollandoselo di dosso si mise a sedere; si stava ripulendo le mani sopra i pantaloni come meglio poteva quando il rosso lo rigettò a terra, questa volta finendo sulla schiena.
-Cosa…-, ma non fece in tempo a finire la domanda che l’altro già gli premeva le labbra contro le sue.
-Ti ho atterrato, sei mio. Ho vinto!-, e si rigettò sul biondino sotto di lui; si baciavano con passione per la giovane età, eppure davano segno di essere molto maturi in quello che facevano. Era stato poco prima che si erano scoperti piacevoli a vicenda, destare interesse in Mello era come cercare di far muovere una statua: impossibile. Ma Matt aveva sorpreso in molti quando nel giro di poche settimane camminava di fianco al biondo e quello non dava impressione di esserne annoiato; Matt era il mago che aveva mosso l’effige bella e indifferente di Mello.
Una luce si accese e con essa arrivarono le voci di adulti che li cercavano, si bloccarono e mettendosi velocemente in piedi scapparono tra i cespugli.
-Colpa tua che hai urlato, idiota!-, fece Mello picchiando sulla testa rossiccia con un cazzotto.
-Ahi!-, si lamentò l’altro coprendosi la parte ferita. 
I passi e le voci si avvicinarono insistenti, non sarebbero tornate dentro senza aver portato con loro i due monelli.
-Mello! Matt!-.
 
Il ricordo gli tornò vivido e prepotente nella mente al solo suono di quel nome: Matt. Ricordava la persona, i suoi gusti, i suoi pregi e i suoi difetti, lo ricordava, come se non avesse mai perso la memoria. Ma il contesto, le figure a cui appartenevano quelle voci adulte, la casa, il loro rapporto, tutto quello gli era ancora sconosciuto. Un turbine nero, il vuoto aveva preso posto nella sua memoria dopo “l’incidente” e quello era il primo vero segno del suo passato.
-Noi ci conosciamo?-, quasi si soffocò nel chiederlo, sussurrando e protendendosi verso quello.
-Meglio di quanto tu possa credere, anzi ricordare. Frequentavamo la stessa scuola e vivevamo nella stessa stanza. Stavamo, se così si può dire, insieme- e quelle parole colpirono il biondo. Sapeva bene quali interessi avesse, se ne era, come dire, ricordato, ma era stato più istinto che altro, ma sentirsi dire da uno appena conosciuto che, non solo lui sapeva chi era, ma che era anche il suo fidanzato, era stato un po’ troppo. Si sentiva violato e infastidito di sapere meno di quel Matt su se stesso.
-Così tu sai cosa mi è successo?-, non aveva ben specificato, ma il castano sembrò capire e annuì.
-Stavi risolvendo un caso, c’è stato un problema, il furgone su cui viaggiavi prese fuoco. Rimasi troppo a lungo senza ossigeno, all’ospedale mi dissero che era stata una fortuna che tu avessi solo perso la memoria. Quando ti sei ripreso lo sai bene cosa è successo-, lo guardò ferito, gli occhi lucidi al ricordo che aveva rivissuto tramite le sue parole.
-Sono scappato. Ero parecchio confuso…-, distolse lo sguardo il biondo e fissò gli occhi verso le luci offuscate e distorte dalla pioggia. Nella macchina faceva freddo, i riscaldamenti non erano stati accesi e si accorse solo in quel momento di silenzio di star battendo i denti.
 
Una lacrima gli cadde sul braccio fasciato, non sentì il bagnato, la pelle troppo violentata stentava a riconoscere i sensi; capì che quel ragazzino lo conosceva, ma non riuscì a ricordare chi fosse.
-Ehi Mello, non vuoi tornare a casa?-, domandò tra i singhiozzi.
Come se nella gola avesse palline di carta, come se il fuoco gli bruciasse l’aria immessa dalla macchina nel suo naso, non riuscì a parlare, emise un suono soffocato e il ragazzo pianse con più forza.
 
-Ma mi avevano detto che eri morto!-, ricordò improvvisamente il biondo.
-Sono qui, non sono mica il fantasma del natale passato-, rise profondamente il rosso sistemandosi per bene al volante ed accendendo il motore.
-Ti va di vedere un posto?-, gli chiese sempre con il sorriso enigmatico stampato in volto e Mello semplicemente rimase in silenzio, ancora un po’ sconvolto ma anche curioso come non mai.
Scese il silenzio tra i due, la radio passava canzoni tristi di qualche autore depresso o strafatto e rendeva il tragitto verso la destinazione ignota un po’ più angosciante di quanto non doveva essere. Tutto sommato il biondo trovava la faccenda interessante, lo annoiava stare a casa e questo movimento fisico e mentale lo teneva occupato; così se ne stava appoggiato con la testa sulla mano e il gomito contro il finestrino, dal vetro freddo sentiva penetrare l’umidità che gli ghiacciava le ossa, ma stava troppo comodo per cambiare posizione e poi aveva paura di attirare l’attenzione di Matt, che impegnato nella guida non lo aveva guardato.
Il rosso in realtà spiava il suo passeggero dallo specchietto rivolto verso l’interno dell’automobile e quando passavano sotto la luce il parabrezza rifletteva il viso di Mello contratto in una espressione di finta noia. 
Gli batteva forte il cuore, lo sentiva negli orecchi, gli pulsava nel collo, ma non era solo quello, sentiva le mani fremere e l’elettricità nei capelli; era eccitato, aveva ritrovato il suo amante, ora bastava fargli ricordare quel sentimento che mai aveva avuto il coraggio di pronunciare ma che Matt sapeva che l’altro provava. Il piano era far vedere la casa che fabbricò tanti di quei ricordi di Mello, tanto importante che quello non poteva non ricordare e se ricordava del suo passato lì avrebbe sicuramente ricordato altri particolari, i nascondigli dove si chiudevano per baciarsi, i luoghi dove seppellivano cioccolatini e sigarette e così via. La Wammy’s House era quel serbatoio dei ricordi dal quale il biondo non poteva scappare.
Il rosso parcheggiò proprio davanti al cancello e fece per scendere quando Mello gli afferrò il braccio, lo stringeva con un misto di entusiasmo e timore, gli occhi sbarrati e un sorriso tirato, nervoso. 
-Cosa c’è?-, chiese Matt speranzoso di aver già raggiunto il suo risultato.
-Conosco questo posto-.
 
 
   
 
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