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Autore: Ayumi Yoshida    18/03/2012    2 recensioni
Superman lo guardava dall’alto al basso, splendente nella sua calzamaglia blu elettrico, e a Luke venne quasi la nausea.
Non anche il giorno del suo compleanno, davvero, non anche il giorno del suo compleanno.
(E' la mia prima storia originale dopo tonnellate di fanfiction... Mi farebbe molto piacere ricevere un parere! ^^)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia, i personaggi presenti e tutte queste belle cosine sono di mia proprietà. Che bello poterlo scrivere! *__*




Clark

 

“Buon compleanno!”

Superman lo guardava dall’alto al basso, splendente nella sua calzamaglia blu elettrico, e a Luke venne quasi la nausea. Non anche il giorno del suo compleanno, davvero, non anche il giorno del suo compleanno.

Cercando di mantenere l’autocontrollo abbassò lo sguardo su Allison, che attendeva con gli occhi scintillanti, e assunse un’espressione neutra. Lei e la sua stupida ossessione per i supereroi.

“Allora…” azzardò, ma non riuscì a finire di parlare perché la ragazza lo interruppe con foga: “Ti piace? Dicono che sia un’attrazione straordinaria! Siamo fortunati che l’abbiano installata qui in città!”

Il ragazzo strabuzzò gli occhi. “Quindi tu… mi hai portato al luna park  soltanto per questo?”

Allison sorrise largamente, leggermente euforica, senza smettere di agitarsi sul posto.

“Ovviamente sì! Cosa c’è di meglio di festeggiare il compleanno in un luna park con la più fantastica attrazione di Superman in circolazione? Non sai quanto ti invidio!”

Ma la sua invidia Luke non provò neanche ad immaginarla: impietrito davanti alla sua amica, non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto ucciderla, anche facendole davvero male, lei e la sua stupida ossessione per i supereroi, però era il suo compleanno e non voleva che Superman gli rovinasse la giornata e Sonny era talmente emozionata, aveva organizzato tutto da settimane…

“E’ la cosa più…” rabbrividì con una smorfia, incapace di parlare “… che mi sia mai capitata. Andiamo.” esclamò, duro, e la trascinò verso l’interno del parco. Ogni parola in più sarebbe stata infatti inutile: lui e Sonny si conoscevano da moltissimo tempo, ma lei non ancora riusciva a capire che Luke detestava i supereroi con tutto se stesso. Troppe calzamaglie colorate, troppe vicende improbabili… Questo erano i supereroi. Troppo in tutti i sensi.

Annoiato, accompagnò Sonny su ogni attrazione, soltanto perché lei era troppo felice per potersi accorgere di quanto a lui sembrasse sconvolgente quella situazione, il giorno del suo compleanno faceva quello che dicevano gli altri, e per giunta neppure ne aveva voglia. All’inizio si limitarono alle attrazioni più semplici e Luke quasi si divertì vedendo come Sonny riusciva a godersi quei momenti come una bambina che va al luna park per la prima volta, poi però, si irritò profondamente perché si rese conto della verità.

Sonny voleva tenere “Il volo di Superman” per ultimo.

 

“Me ne stavo dimenticando!” esclamò Sonny sobbalzando sulla panchina su cui si erano seduti. Grondava sudore dappertutto, tanto si era agitata e divertita sulle giostre. Si voltò verso Luke muovendo i lunghi capelli e gli sorrise largamente.

“Per te!” disse consegnandogli un pacchetto con un fiocco. Un regalo! A Luke quasi venne da piangere: era il primo della giornata e veniva anche da Sonny. Cancellò d’un tratto tutto il risentimento verso di lei e lo scartò, fremente di curiosità.

Annichilì. Gli occhi neri e finti di Batman lo fissavano in segno di scherno.

“Che-che cosa…”

Sonny sorrise battendo le mani. “La maschera di Batman! Dovevo fare una cosa a tema!”

Immobile per lo shock, Luke tremò appena, poi appallottolò il regalo e lo buttò in tasca.

Grazie, grazie, davvero grazie.” replicò con una voce spaventosa e gli occhi iniettati di sangue “Sono così felice che ti offrirò un gelato… Andiamo?”

Sonny lo guardò con ammirazione e scattò in piedi, annuendo compiaciuta. Luke le fece un cenno con la mano per indicarle camminare davanti a lui.

Veleno… In quel gelato ci voleva molto veleno.

 

Il sole cominciava ad imbrunire e Allison smise di trascinare Luke da una parte all’altra, accasciandosi su una panchina ansimante. Non aveva mai camminato come quel giorno: il luna park era immenso e aveva voluto provare tutte le attrazioni. Luke se ne era stato in silenzio per tutto il giorno: era infuriato come un toro, e non era ancora arrivato il momento peggiore. La maxifigura cartonata di Superman se ne stava di fronte a loro, ergendosi in tutta la sua magnificenza come per convincerli ad entrare, ma con Luke non ci sarebbe mai riuscito. Il problema era Sonny, che era già da lungo tempo nelle sue braccia gonfie di muscoli.

“Non posso credere che la giornata sia quasi finita.” sospirò la ragazza a testa alta, guardando il sole. Sembrava un po’ triste.

Luke si alzò di scatto.

“Vogliamo andare?” le chiese con veemenza, e la sua voce suonò come un ordine. Voleva salire su quella stupida attrazione per scendervi il prima possibile. Sonny annuì, rinfrancata, e prese a correre verso “Il volo di Superman”. Superò il maxiposter del supereroe regalandogli esclusivamente uno sguardo, soltanto perché vi aveva fatto mille fotografie in precedenza e aveva chiesto anche a Luke di scattarle perché potesse comparire anche lei. Il ragazzo avrebbe potuto giurare di averla sentita trattenere il fiato durante tutto il percorso delimitato che avevano dovuto seguire per entrare all’attrazione, lasciati borse e pacchetti per terra nella zona apposita. L’attrazione di per sé non era neanche molto particolare: era una specie di ascensore gigante privo di pareti a circondarlo, con dei sottili pilastri che uscivano dal pavimento e si innalzavano fino a media altezza formando dei sostegni rettangolari. Luke si convinse che fosse pessima prima ancora di provarla.

Salirono sulla piattaforma e furono legati ai sostegni e al pavimento per essere bloccati. Il resto lo avrebbero scoperto dopo. Quando tutti furono assicurati per bene, Luke vide Sonny chiudere gli occhi e grugnì, soddisfatto. Cominciava ad avere paura? Bene! Le allungò una mano e lei la strinse più forte che poteva. Superman volò.

 

Allison cominciava ad avere la nausea: le faceva male lo stomaco e non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Quella specie di ascensore continuava a scaraventarli in alto e in basso alla velocità della luce e lei si sentiva scoppiare la testa. Non riuscì più a tenere la presa sulla mano di Luke e la lasciò. Perché Superman non si fermava? Si sentiva svenire…

L’attrazione si fermò di scatto e lei riprese a respirare normalmente, aprendo piano le palpebre. Si voltò a sinistra, verso Luke, e lo vide, la fronte aggrottata e l’espressione preoccupata.

“Luke, cosa sta-? Oddio!” esclamò coprendosi la bocca con le mani, incredula: galleggiavano a mezz’aria sulla piattaforma, né in alto né in basso. Erano fermi a metà. “Perché non ci fanno scendere?” gli chiese leggermente inquieta. Luke sbuffò, infuriato.

Ovviamente doveva succedere qualcosa del genere, maledizione!” esclamò guardandosi intorno. Tutte le altre persone che erano sull’attrazione con loro erano preoccupate quanto lui e si lanciavano occhiate intimorite. Un ragazzino legato a pochi passi da lui sembrava sconvolto: in pochissimi secondi cominciò a respirare rumorosamente, poi non respirò quasi più. Rantolò, impaurito, e tutti presero a guardarlo senza sapere cosa fare. Luke si sporse verso di lui, ma le cinture lo bloccavano: cominciò a trafficare per staccarle, ma la voce di Sonny lo fermò subito.

“Luke, cosa hai intenzione di fare? Non puoi toglierti le cinture! Se l’attrazione riparte ti-“

“Quel ragazzino non sta bene!” ribatté lui piano “Dobbiamo fare qualcosa, e non posso fare nulla se resto legato qui!”

Sonny chiuse gli occhi, sconvolta, cominciando a borbottare: “Oddio, Superman, Superman…” e questo suggerì a Luke cosa fare. Andava contro ogni suo principio etico e morale, ma quella era davvero un emergenza. Più tardi avrebbe fatto penitenza.

“Ehi, ragazzino, guardami, stammi a sentire!” esclamò cercando di apparire tranquillo. Egli voltò gli occhi verso di lui, respirando a fatica. “Conosci i supereroi, ti piacciono? Qual è il tuo preferito?”

“Capitan America” ansimò quello in risposta, ma la sua espressione si distese leggermente e cominciò a respirare più facilmente. Luke si maledisse mentalmente per aver tentato quella strategia (perché a quel bambino doveva piacere proprio quel buffone in calzamaglia?), ma continuò, perché sembrava che stesse funzionando.

“E’ come se adesso tu fossi lui, Capitan America deve sempre affrontare situazioni difficili e…”

Continuava a snocciolare litri di nozioni inutili che aveva imparato soltanto perché Sonny le ripeteva in continuazione, e il ragazzino, per rispondere alle sue domande o dire le sue opinioni, si distraeva man mano dal suo asma.

Trascorse un pomeriggio intero parlando di Capitan America, mentre Sonny, al suo fianco, si gonfiava di emozione notando che le parole di Luke sembravano essere uscite, identiche, dalla sua bocca.

 

La luna era gonfia nel cielo e rischiarava le loro teste pesanti. L’attrazione non si era mossa da un solo millimetro dalla posizione in cui si era bloccata e il buio del cielo li aveva avvolti in pochissimo tempo.

Allison cominciava ad avere sete e a sentire di nuovo male ai piedi, ma non osava muoversi dal suo posto: aveva troppa paura che la giostra ricominciasse a muoversi e la sbalzasse via. Guardò di soppiatto Luke, al suo fianco, e notò che se ne stava rigido, immobile come un palo, il viso contratto, sempre con la stessa espressione. Abbassò gli occhi, depressa.

Era certa che non sarebbero mai scesi da lì, altrimenti perché non li stavano tirando giù? Anche se la loro attrazione si era bloccata, tutte le altre avevano continuato a funzionare per tutto il pomeriggio e man mano stavano chiudendo, spegnendo gli immensi impianti di lampadine colorate. Ci avrebbero lasciato la pelle, lì sopra, ma sembrava che a Luke non importasse: non l’aveva visto mai agitato, neanche per un secondo. Lei, però, non voleva che tutto finisse in quel modo. Se davvero doveva morire lì sopra, in sua compagnia, desiderava sentirsi dire da Luke qualcosa che bramava da molto tempo.

Trovò il coraggio di guardarlo e, sussurrando per non farsi sentire dagli altri, gli chiese speranzosa: “Non hai nulla da dirmi?”

“Che cosa dovrei dirti?”

“Sai, di solito, a questo punto, nei film, quando si avvicina la fine-“

“Fine?!” quasi urlò Luke rischiando di mandare in fumo tutta l’atmosfera “Ma quale fine! Primo, non ho intenzione di morire in un modo così ridicolo; secondo, non ho davvero nulla da dirti.”

Che cosa avrebbe dovuto dirle, che se non fosse stato legato come un salame l’avrebbe strozzata per averlo trascinato in quel casino contro la sua volontà? Era meglio di no.

Sonny lo guardò incredula, poi le sue labbra si strinsero in uno strano broncio.

“Se è così, allora neppure io ho qualcosa da dirti. Cioè, ho qualcosa da dirti, ma non te lo dirò più.” rimarcò, offesa, e si voltò dalla parte opposta per non guardarlo.

Luke sospirò: ci si metteva anche lei a complicare la situazione con degli stupidi indovinelli totalmente fuori luogo. La chiamò per farla voltare e chiederle scusa, ma se ne dimenticò. Due secondo dopo essersi offesa, Sonny già piangeva con una strana smorfia in volto, i lineamenti del viso talmente distorti da sembrare un’altra persona. Singhiozzava forte e le tremavano visibilmente le labbra.

“Mi dispiace, Luke!” ululò senza smettere di piangere. Singhiozzava talmente forte che Luke temette per un secondo che stesse per scoppiare. Le batté delicatamente una mano sulla spalla più vicina e attese che lei lo guardasse. La ragazza non si preoccupò neppure di rendersi meno paurosa e lo fissò in silenzio.

“Sonny, ti supplico, non piangere!” mormorò Luke goffamente, sperando che tutti gli altri non li stessero guardando. Il che era praticamente impossibile, lo sapeva, ma, data la situazione, tanto valeva crederci davvero. “Dai, Sonny. La situazione è già abbastanza brutta, non piangere.” la consolò, ma doveva aver sbagliato qualcosa, perché lei continuò a gemere imperterrita.

“Scusami, Luke!” esclamò osservandosi i piedi per non guardarlo.

“Davvero, Sonny, non preoc-”

“Io sto pensando che se tu fossi Superman e io Lois Lane, tu mi avresti già salvata, ci avresti salvati tutti!” esclamò, e continuò a piangere a dirotto. Luke impietrì, scioccato.

Come poteva pensare a qualcosa del genere in quella situazione? Ad un tratto dimenticò di non essere affatto solo.

“Stai parlando di quel nerd con gli occhiali spessi e l’espressione da scemo?” tuonò furibondo “Come puoi paragonarmi a lui?!”

“Ti stai sbagliando, quello che intendi tu è Clark Kent” osservò Sonny singhiozzando impaurita.

Ma sono la stessa persona!” ululò Luke fuori di sé. All’improvviso si era ricordato che anche lui avrebbe dovuto essere scosso e quindi poteva andare fuori di testa quanto voleva. Il suo tocco sulla spalla di Sonny si fece talmente saldo che la ragazza smise di piangere, terrorizzata.

“Luke, cosa-” azzardò con un filo di voce, ma il ragazzo non la sentì neppure: era troppo preso a guardarsi intorno, a guardare giù per vedere che cosa stessero facendo quegli ignoranti che si occupavano dell’attrazione. Perché diavolo non li tiravano giù?

“Ehi, laggiù!” cominciò ad urlare come un forsennato, girando la testa a destra e a sinistra “Cosa diavolo state combinando?! TIRATECI GIU’! Mi sono scocciato di starmene qui sopra come un cretino!”

Non arrivò alcuna risposta.

 

Sonny guardava i poliziotti davanti a lei, terrorizzata, ed era certa che le gambe non le avrebbero retto: ancora non poteva credere di essere finalmente in piedi sulla terra. Voleva andare via prima possibile e tornare a casa, ma Luke continuava a discutere animatamente con quegli uomini e non sembrava aver voglia di smettere in breve tempo. La notte era calata ed erano circondati dalle forze dell’ordine, da persone ancora spaventate dall’accaduto e da borse e pacchetti.

“Siete degli incompetenti!” esclamò Luke improvvisamente e si voltò con furia omicida verso Sonny. Raccolse con una mano le loro borse e tutti i pacchetti che avevano acquistato e prese a trascinare via con l’altra la ragazza senza dire nulla. Era diretto all’uscita. Superman gigante, sempre con il suo tremendo sorriso, fu l’ultima cosa che videro di quel luna park.

Sarebbero dovuti tornare a casa con l’autobus, ma certamente l’ultima corsa era già passata da un pezzo e Luke non controllò neppure l’ora: imboccò automaticamente la lunga strada che portava in città e soltanto allora rallentò. Sonny dietro di lui aveva il fiatone. Camminarono una dietro l’altro per parecchie centinaia di metri senza dire nulla. La ragazza si vergognava da morire e si sentiva davvero in colpa per quello che era successo quel giorno: era stata lei ad organizzare la gita al luna park per il compleanno di Luke e glielo aveva rovinato. Tirò su con il naso e azzardò: “Luke?”

Il ragazzo continuò a camminare, ma annuì.

“Cosa c’è?”

“Non volevo rovinarti il compleanno. Mi dispiace tanto. Tu… non ti sei divertito affatto, vero?”

Luke sogghignò in silenzio. Così, alla fine, quella stupida ossessione per i supereroi le aveva permesso di accorgersene e Sonny glielo stava dicendo con tutta la tristezza possibile. Si sentì un pochino strano, mentre si portava una mano alla tasca dei jeans.

Un ultimo atto eroico, in quella serata, ci poteva ancora stare. Soprattutto se era per Sonny.

Con i piedi ben saldi per terra, afferrò la maschera di Batman, il suo regalo di compleanno, ne fissò per l’ultima volta gli occhi neri e pieni di beffe e la indossò. Si fermò, voltandosi verso di lei.

“Se non consideriamo Superman, Capitan America, l’attrazione e tutti gli altri supereroi… è stato divertente.”

Gli occhi di Sonny si illuminarono e gli sorrisero largamente, in silenzio, poi la ragazza lo superò correndo.

“Muoviamoci, voglio tornare a casa per vedere le foto!” esclamò, dieci metri più avanti di lui, le mani attorno alla bocca per amplificare la voce.

“Ma è tardi!”

“Allora vola! Ora sei Superman, no? Hai salvato quel bambino, e hai anche la maschera di Batman! Voliamo a casa!

Poteva immaginare l’emozione che stava provando Sonny fantasticando di essere insieme ad un supereroe soltanto sentendone l’euforia della voce. Irritato, prese a correre verso di lei.

“Non-mi-paragonare-a-quel-nerd!”

Non sapeva ancora volare: anche se quel giorno aveva rischiato di diventarlo non era ancora Superman.

 

You gotta know just when to fold,
but I can’t do this all on my own,
no, I know I’m no Superman,
I’m no Superman

(Superman – Lazlo Bane)

 

 


Note dell’autore: che paura. Questa è la prima storia originale che scrivo.  E' la prima “completamente mia”, nel senso che ne ho inventato, oltre lo svolgimento, anche i personaggi, che mi piacciono davvero tanto. (Come potrebbe essere altrimenti, dato che li ho inventati io? Ho sperimentato una sensazione bellissima! XD) Nel giudizio del contest a cui questa storia ha partecipato (che ho riportato sotto), il giudice ha messo in luce come alcuni lati del personaggio di Luke lo facciano sembrare un po' troppo "Gary Stu" (perfettino, per intenderci XD) e vorrei davvero sapere se anche a voi lettori abbia fatto la stessa impressione. In tutta sincerità, non ho voluto "calcare la mano" sopra di lui, perché mi sembrava di averlo reso già abbastanza sgradito per come si comporta con Sonny. Spero vogliate esprimervi su questo punto. ^^ Nonostante tutto, sono contenta per il punteggio che questa storia ha ottenuto.

Come al solito è andata a finire che ho messo nella fic molti più significati nascosti di quanto volevo, è più forte di me! Tanto per parafrasare la fine della fic (e contrariare il titolo, il nome umano di Superman), io credo davvero che Luke sia diventato “Superman”, non tanto per aver evitato un collasso al poverino di turno (XD), ma per l’altra azione eroica che ha compiuto e che è meno visibile, l’aver sopportato più o meno bene tutto quello che aveva combinato Sonny il giorno del suo compleanno! XD

Spero, inoltre, che i sentimenti contrastanti che muovono Luke si siano compresi, così come quelli, un po’ più palesi, di Sonny. Lo spero davvero. ^^

Mi sono divertita davvero tanto a scrivere questa fic, e spero che anche voi vi siate divertiti a leggerla almeno un pochino. Spero davvero che questa storia non sia stata fallimentare.  ^^  Rinnovo i complimenti alle mie compagne e ai miei compegni di contest, le cui fic sono davvero splendide. Congratulazioni!

Alla prossima!

Ayumi



IV Posto: Ayumi Yoshida con Clark

Grammatica e sintassi: 9.8/10
Un'ottima accoppiata di grammatica e punteggiatura, brava!
Fa sempre piacere vedere storie ben curate!
Purtroppo ci sono stati due errori di distrazione che, comunque, ho dovuto calcolare: ovviamente nulla di grave!
"Dall'alto al basso" sarebbe stato meglio mettere "in" invece di "al"; in una riga hai utilizzato uno spazio di troppo tra una parola e l'altra.
Come vedi non c'è assolutamente nulla di irrimediabile, dunque ti rinnovo i complimenti per l'attenzione e la cura che hai messo nella tua storia.

Stile e lessico: 10/10
Oh, quanto ho apprezzato l'accoppiata stile semplice-storia ben narrata?
Davvero molto, tanto da assegnarti il punteggio massimo!
Come detto poc'anzi, hai utilizzato uno stile semplice ed immediato, ma che nel contesto (e soprattutto con i personaggi) da te scelto non stona minimamente.
Anzi, l'utilizzo di uno stile più "ricercato" avrebbe probabilmente compromesso il fascino della tua storia, che sta proprio nella sua semplicità.
Stesso discorso per il lessico, immediato ma mai banale e ripetitivo, davvero molto brava!

Originalità della storia: 8.5/10
Gradevole sotto ogni punto di vista, oltre che decisamente originale.
Mi è piaciuto molto come hai introdotto i personaggi con naturalezza, senza pesanti presentazioni, e la tragicomica situazione che hai creato.
Luke che è costretto a festeggiare il compleanno in un modo che detesta, ma non vuole e non può dire di no a Sonny, ma trova comunque il tempo di recriminare, è quanto maggiormente ho apprezzato.
La scena del blocco della giostra è, comunque, quasi un cliché ormai: è vero che spesso si tratta di ruote panoramiche (con conseguenti scene romantiche subito dopo), ma vista la tua notevole inventiva avresti potuto tirar fuori dal cilindro qualcosa di più.
Nonostante questa puntualizzazione, la tua one-shot mi è sembrata piuttosto fantasiosa.

Caratterizzazione dei personaggi: 7.5/10
Su Allison, nulla da eccepire.
Un personaggio ben descritto e coerente con quanto hai lasciato intendere dai suoi comportamenti, oltre che davvero divertente.
Su Luke ho qualche dubbio in più.
Per carità, si capisce che tipo di persona sia, un ragazzo altruista e molto legato all'amica, ma forse è stato descritto in maniera più superficiale rispetto a Sonny.
In alcuni tratti, poi, mi è sembrato sospettosamente privo di difetti (mentre Sonny, ad esempio, si è dimostrata infantile ed inopportuna in alcune scene), cosa che a mio avviso non giova al protagonista di una storia originale.
Comunque non crucciarti per questa osservazione, è la tua prima storia originale e "scivoloni" del genere sono accettabili, soprattutto se non influiscono negativamente sulla trama.

Gradimento personale: 9/10
Molto carina, divertente e a tratti dolce.
Mi è piaciuto come hai dipinto il rapporto tra Allison e Luke, dai bisticci ai piccoli gesti gentili che l'uno ha fatto nei confronti dell'altra, semplice ma assolutamente credibile.
L'odio di Luke per i supereroi, ripetuto più volte e giustificato, è stato fantastico, rasentando la genialità quando lui sfrutta le sue conoscenze per tranquillizzare il bambino.
La scena della giostra bloccata mi ha lasciato un po' di amaro in bocca, ma per il resto mi è davvero piaciuta.
Oh, merita un elogio anche il finale, dolce ed esilarante allo stesso tempo.

Originalità nell'utilizzo dell'oggetto: 5/5
Intrigante e divertente l'utilizzo dell'oggetto, così come tutta la storia d'altra parte.
Un regalo poco azzeccato, ma anche un'occasione per tranquillizzare un'amica dispiaciuta e compiere così il secondo atto eroico della giornata.
Davvero un'ottima scelta!

Utilizzo della canzone: 3/5
Mi è davvero piaciuta l'idea di utilizzare il titolo "I'm no Superman" come battuta portante dell'ultima discussione tra i due ragazzi, però la canzone (o sue parti) è stata un po' marginale, poco presente, facendo calare il punteggio.
Comunque te lo ripeto, idea simpatica ed efficace!

Totale: 52.8/60



   
 
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