La storia, i personaggi presenti e tutte queste belle cosine sono di mia proprietà. Che bello poterlo scrivere! *__*
Clark
“Buon compleanno!”
Superman lo guardava
dall’alto al basso, splendente nella sua calzamaglia blu elettrico, e a
Luke
venne quasi la nausea. Non anche il giorno del suo compleanno,
davvero, non
anche il giorno del suo compleanno.
Cercando di mantenere
l’autocontrollo abbassò lo sguardo su Allison, che attendeva con gli
occhi scintillanti,
e assunse un’espressione neutra. Lei e la sua stupida ossessione
per i
supereroi.
“Allora…” azzardò, ma non
riuscì a finire di parlare perché la ragazza lo interruppe con foga:
“Ti piace?
Dicono che sia un’attrazione straordinaria! Siamo fortunati che
l’abbiano installata qui in città!”
Il ragazzo strabuzzò gli
occhi. “Quindi tu… mi hai portato al luna park
soltanto per questo?”
Allison sorrise
largamente,
leggermente euforica, senza smettere di agitarsi sul posto.
“Ovviamente sì! Cosa c’è
di meglio di festeggiare il compleanno in un luna park con la più
fantastica
attrazione di Superman in circolazione? Non sai quanto ti invidio!”
Ma la sua invidia Luke non
provò neanche ad immaginarla: impietrito davanti alla sua amica, non
sapeva
cosa fare. Avrebbe voluto ucciderla, anche facendole davvero male, lei
e la
sua stupida ossessione per i supereroi, però era il suo compleanno
e non
voleva che Superman gli rovinasse la giornata e Sonny era talmente
emozionata,
aveva organizzato tutto da settimane…
“E’ la cosa più…”
rabbrividì con una smorfia, incapace di parlare “… che mi sia mai
capitata.
Andiamo.” esclamò, duro, e la trascinò verso l’interno del parco. Ogni
parola
in più sarebbe stata infatti inutile: lui e Sonny si conoscevano da
moltissimo
tempo, ma lei non ancora riusciva a capire che Luke detestava i
supereroi con
tutto se stesso. Troppe calzamaglie colorate, troppe vicende
improbabili… Questo
erano i supereroi. Troppo in tutti i sensi.
Annoiato, accompagnò Sonny
su ogni attrazione, soltanto perché lei era troppo felice per potersi
accorgere
di quanto a lui sembrasse sconvolgente quella situazione, il
giorno del
suo compleanno faceva quello che dicevano gli altri, e per giunta
neppure ne
aveva voglia. All’inizio si limitarono alle attrazioni più semplici e
Luke
quasi si divertì vedendo come Sonny riusciva a godersi quei momenti
come una
bambina che va al luna park per la prima volta, poi però, si irritò
profondamente perché si rese conto della verità.
Sonny voleva tenere “Il
volo di Superman” per ultimo.
“Me ne stavo
dimenticando!” esclamò Sonny sobbalzando sulla panchina su cui si erano
seduti.
Grondava sudore dappertutto, tanto si era agitata e divertita sulle
giostre. Si
voltò verso Luke muovendo i lunghi capelli e gli sorrise largamente.
“Per te!” disse
consegnandogli un pacchetto con un fiocco. Un regalo! A Luke
quasi venne
da piangere: era il primo della giornata e veniva anche da Sonny.
Cancellò d’un
tratto tutto il risentimento verso di lei e lo scartò, fremente di
curiosità.
Annichilì. Gli occhi neri
e finti di Batman lo fissavano in segno di scherno.
“Che-che cosa…”
Sonny sorrise battendo le
mani. “La maschera di Batman! Dovevo fare una cosa a tema!”
Immobile per lo shock,
Luke tremò appena, poi appallottolò il regalo e lo buttò in tasca.
“Grazie, grazie,
davvero
grazie.” replicò con una voce spaventosa e gli occhi iniettati di
sangue
“Sono così felice che ti offrirò un gelato… Andiamo?”
Sonny lo guardò con
ammirazione e scattò in piedi, annuendo compiaciuta. Luke le fece un
cenno con
la mano per indicarle camminare davanti a lui.
Veleno… In
quel gelato ci voleva molto
veleno.
Il sole cominciava ad
imbrunire e Allison smise di trascinare Luke da una parte all’altra,
accasciandosi su una panchina ansimante. Non aveva mai camminato come
quel
giorno: il luna park era immenso e aveva voluto provare tutte le
attrazioni.
Luke se ne era stato in silenzio per tutto il giorno: era infuriato
come un
toro, e non era ancora arrivato il momento peggiore. La maxifigura
cartonata di
Superman se ne stava di fronte a loro, ergendosi in tutta la sua
magnificenza
come per convincerli ad entrare, ma con Luke non ci sarebbe mai
riuscito. Il
problema era Sonny, che era già da lungo tempo nelle sue braccia gonfie
di
muscoli.
“Non posso credere che la
giornata sia quasi finita.” sospirò la ragazza a testa alta, guardando
il sole.
Sembrava un po’ triste.
Luke si alzò di scatto.
“Vogliamo andare?” le
chiese con veemenza, e la sua voce suonò come un ordine. Voleva salire
su
quella stupida attrazione per scendervi il prima possibile. Sonny
annuì,
rinfrancata, e prese a correre verso “Il volo di Superman”. Superò il
maxiposter del supereroe regalandogli esclusivamente uno sguardo,
soltanto
perché vi aveva fatto mille fotografie in precedenza e aveva chiesto
anche a
Luke di scattarle perché potesse comparire anche lei. Il ragazzo
avrebbe potuto
giurare di averla sentita trattenere il fiato durante tutto il percorso
delimitato
che avevano dovuto seguire per entrare all’attrazione, lasciati borse e
pacchetti per terra nella zona apposita. L’attrazione di per sé non era
neanche
molto particolare: era una specie di ascensore gigante privo di pareti
a circondarlo,
con dei sottili pilastri che uscivano dal pavimento e si innalzavano
fino a
media altezza formando dei sostegni rettangolari. Luke si convinse che
fosse
pessima prima ancora di provarla.
Salirono sulla piattaforma
e furono legati ai sostegni e al pavimento per essere bloccati. Il
resto lo
avrebbero scoperto dopo. Quando tutti furono assicurati per bene, Luke
vide
Sonny chiudere gli occhi e grugnì, soddisfatto. Cominciava ad avere
paura?
Bene! Le allungò una mano e lei la strinse più forte che poteva.
Superman volò.
Allison cominciava ad
avere la nausea: le faceva male lo stomaco e non aveva il coraggio di
aprire
gli occhi. Quella specie di ascensore continuava a scaraventarli in
alto e in
basso alla velocità della luce e lei si sentiva scoppiare la testa. Non
riuscì
più a tenere la presa sulla mano di Luke e la lasciò. Perché Superman
non si
fermava? Si sentiva svenire…
L’attrazione si fermò di
scatto e lei riprese a respirare normalmente, aprendo piano le
palpebre. Si
voltò a sinistra, verso Luke, e lo vide, la fronte aggrottata e
l’espressione
preoccupata.
“Luke, cosa sta-? Oddio!”
esclamò coprendosi la bocca con le mani, incredula: galleggiavano a
mezz’aria
sulla piattaforma, né in alto né in basso. Erano fermi a metà. “Perché
non ci
fanno scendere?” gli chiese leggermente inquieta. Luke sbuffò,
infuriato.
“Ovviamente doveva
succedere qualcosa del genere, maledizione!” esclamò guardandosi
intorno. Tutte
le altre persone che erano sull’attrazione con loro erano preoccupate
quanto
lui e si lanciavano occhiate intimorite. Un ragazzino legato a pochi
passi da
lui sembrava sconvolto: in pochissimi secondi cominciò a respirare
rumorosamente, poi non respirò quasi più. Rantolò, impaurito, e tutti
presero a
guardarlo senza sapere cosa fare. Luke si sporse verso di lui, ma le
cinture lo
bloccavano: cominciò a trafficare per staccarle, ma la voce di Sonny lo
fermò
subito.
“Luke, cosa hai intenzione
di fare? Non puoi toglierti le cinture! Se l’attrazione riparte ti-“
“Quel ragazzino non sta
bene!” ribatté lui piano “Dobbiamo fare qualcosa, e non posso fare
nulla se
resto legato qui!”
Sonny chiuse gli occhi,
sconvolta, cominciando a borbottare: “Oddio, Superman, Superman…”
e
questo suggerì a Luke cosa fare. Andava contro ogni suo principio etico
e
morale, ma quella era davvero un emergenza. Più tardi avrebbe fatto
penitenza.
“Ehi, ragazzino, guardami,
stammi a sentire!” esclamò cercando di apparire tranquillo. Egli voltò
gli
occhi verso di lui, respirando a fatica. “Conosci i supereroi, ti
piacciono?
Qual è il tuo preferito?”
“Capitan America” ansimò
quello in risposta, ma la sua espressione si distese leggermente e
cominciò a
respirare più facilmente. Luke si maledisse mentalmente per aver
tentato quella
strategia (perché a quel bambino doveva piacere proprio quel buffone
in
calzamaglia?), ma continuò, perché sembrava che stesse funzionando.
“E’ come se adesso tu
fossi lui, Capitan America deve sempre affrontare situazioni difficili
e…”
Continuava a snocciolare
litri di nozioni inutili che aveva imparato soltanto perché Sonny le
ripeteva
in continuazione, e il ragazzino, per rispondere alle sue domande o
dire le sue
opinioni, si distraeva man mano dal suo asma.
Trascorse un pomeriggio
intero parlando di Capitan America, mentre Sonny, al suo fianco, si
gonfiava di
emozione notando che le parole di Luke sembravano essere uscite,
identiche,
dalla sua bocca.
La luna era gonfia nel
cielo e rischiarava le loro teste pesanti. L’attrazione non si era
mossa da un
solo millimetro dalla posizione in cui si era bloccata e il buio del
cielo li
aveva avvolti in pochissimo tempo.
Allison cominciava ad
avere sete e a sentire di nuovo male ai piedi, ma non osava muoversi
dal suo
posto: aveva troppa paura che la giostra ricominciasse a muoversi e la
sbalzasse via. Guardò di soppiatto Luke, al suo fianco, e notò che se
ne stava
rigido, immobile come un palo, il viso contratto, sempre con la stessa
espressione. Abbassò gli occhi, depressa.
Era certa che non
sarebbero mai scesi da lì, altrimenti perché non li stavano tirando
giù? Anche
se la loro attrazione si era bloccata, tutte le altre avevano
continuato a
funzionare per tutto il pomeriggio e man mano stavano chiudendo,
spegnendo gli
immensi impianti di lampadine colorate. Ci avrebbero lasciato la pelle,
lì
sopra, ma sembrava che a Luke non importasse: non l’aveva visto mai
agitato,
neanche per un secondo. Lei, però, non voleva che tutto finisse in quel
modo.
Se davvero doveva morire lì sopra, in sua
compagnia, desiderava sentirsi dire da Luke qualcosa che bramava da
molto
tempo.
Trovò il coraggio di
guardarlo e, sussurrando per non farsi sentire dagli altri, gli chiese
speranzosa: “Non hai nulla da dirmi?”
“Che cosa dovrei dirti?”
“Sai, di solito, a questo
punto, nei film, quando si avvicina la fine-“
“Fine?!” quasi urlò Luke
rischiando di mandare in fumo tutta l’atmosfera “Ma quale fine! Primo,
non ho
intenzione di morire in un modo così ridicolo; secondo, non ho davvero
nulla da
dirti.”
Che cosa avrebbe dovuto
dirle, che se non fosse stato legato come un salame l’avrebbe strozzata
per averlo
trascinato in quel casino contro la sua volontà? Era meglio di no.
Sonny lo guardò incredula,
poi le sue labbra si strinsero in uno strano broncio.
“Se è così, allora neppure
io ho qualcosa da dirti. Cioè, ho qualcosa da dirti, ma non te lo dirò
più.”
rimarcò, offesa, e si voltò dalla parte opposta per non guardarlo.
Luke sospirò: ci si
metteva anche lei a complicare la situazione con degli stupidi
indovinelli
totalmente fuori luogo. La chiamò per farla voltare e chiederle scusa,
ma se ne
dimenticò. Due secondo dopo essersi offesa, Sonny già piangeva con una
strana
smorfia in volto, i lineamenti del viso talmente distorti da sembrare
un’altra
persona. Singhiozzava forte e le tremavano visibilmente le labbra.
“Mi dispiace, Luke!” ululò
senza smettere di piangere. Singhiozzava talmente forte che Luke
temette per un
secondo che stesse per scoppiare. Le batté delicatamente una mano sulla
spalla
più vicina e attese che lei lo guardasse. La ragazza non si preoccupò
neppure
di rendersi meno paurosa e lo fissò in silenzio.
“Sonny, ti supplico, non
piangere!” mormorò Luke goffamente, sperando che tutti gli altri non li
stessero guardando. Il che era praticamente impossibile, lo sapeva, ma,
data la
situazione, tanto valeva crederci davvero. “Dai, Sonny. La situazione è
già
abbastanza brutta, non piangere.” la consolò, ma doveva aver sbagliato
qualcosa, perché lei continuò a gemere imperterrita.
“Scusami, Luke!” esclamò
osservandosi
i piedi per non guardarlo.
“Davvero, Sonny, non
preoc-”
“Io sto pensando che se tu
fossi Superman e io Lois Lane, tu mi avresti già salvata, ci
avresti
salvati tutti!” esclamò, e continuò a piangere a dirotto. Luke
impietrì,
scioccato.
Come poteva pensare a
qualcosa del genere in quella situazione? Ad un tratto dimenticò di non
essere affatto
solo.
“Stai parlando di quel
nerd con gli occhiali spessi e l’espressione da scemo?” tuonò furibondo
“Come puoi
paragonarmi a lui?!”
“Ti stai sbagliando,
quello che intendi tu è Clark Kent” osservò Sonny singhiozzando
impaurita.
“Ma sono la stessa
persona!” ululò Luke fuori di sé. All’improvviso si era ricordato
che anche
lui avrebbe dovuto essere scosso e quindi poteva andare fuori di testa
quanto
voleva. Il suo tocco sulla spalla di Sonny si fece talmente saldo che
la ragazza
smise di piangere, terrorizzata.
“Luke, cosa-” azzardò con
un filo di voce, ma il ragazzo non la sentì neppure: era troppo preso a
guardarsi intorno, a guardare giù per vedere che cosa stessero facendo
quegli
ignoranti che si occupavano dell’attrazione. Perché diavolo non li
tiravano
giù?
“Ehi, laggiù!” cominciò ad
urlare come un forsennato, girando la testa a destra e a sinistra “Cosa
diavolo
state combinando?! TIRATECI GIU’! Mi sono scocciato di starmene
qui
sopra come un cretino!”
Non arrivò alcuna risposta.
Sonny guardava i
poliziotti davanti a lei, terrorizzata, ed era certa che le gambe non
le
avrebbero retto: ancora non poteva credere di essere finalmente in
piedi sulla
terra. Voleva andare via prima possibile e tornare a casa, ma Luke
continuava a
discutere animatamente con quegli uomini e non sembrava aver voglia di
smettere
in breve tempo. La notte era calata ed erano circondati dalle forze
dell’ordine, da persone ancora spaventate dall’accaduto e da borse e
pacchetti.
“Siete degli
incompetenti!”
esclamò Luke improvvisamente e si voltò con furia omicida verso Sonny.
Raccolse
con una mano le loro borse e tutti i pacchetti che avevano acquistato e
prese a
trascinare via con l’altra la ragazza senza dire nulla. Era diretto
all’uscita.
Superman gigante, sempre con il suo tremendo sorriso, fu l’ultima cosa
che
videro di quel luna park.
Sarebbero dovuti tornare a
casa con l’autobus, ma certamente l’ultima corsa era già passata da un
pezzo e
Luke non controllò neppure l’ora: imboccò automaticamente la lunga
strada che
portava in città e soltanto allora rallentò. Sonny dietro di lui aveva
il
fiatone. Camminarono una dietro l’altro per parecchie centinaia di
metri senza
dire nulla. La ragazza si vergognava da morire e si sentiva davvero in
colpa
per quello che era successo quel giorno: era stata lei ad organizzare
la gita
al luna park per il compleanno di Luke e glielo aveva rovinato. Tirò su
con il
naso e azzardò: “Luke?”
Il ragazzo continuò a
camminare, ma annuì.
“Cosa c’è?”
“Non volevo rovinarti il
compleanno. Mi dispiace tanto. Tu… non ti sei divertito affatto,
vero?”
Luke sogghignò in
silenzio. Così, alla fine, quella stupida ossessione per i supereroi le
aveva
permesso di accorgersene e Sonny glielo stava dicendo con tutta la
tristezza
possibile. Si sentì un pochino strano, mentre si portava una mano alla
tasca
dei jeans.
Un ultimo atto eroico, in
quella serata, ci poteva ancora stare. Soprattutto se era per Sonny.
Con i piedi ben saldi per
terra, afferrò la maschera di Batman, il suo regalo di compleanno,
ne
fissò per l’ultima volta gli occhi neri e pieni di beffe e la indossò.
Si
fermò, voltandosi verso di lei.
“Se non consideriamo
Superman, Capitan America, l’attrazione e tutti gli altri supereroi… è stato
divertente.”
Gli occhi di Sonny si
illuminarono e gli sorrisero largamente, in silenzio, poi la ragazza lo
superò
correndo.
“Muoviamoci, voglio
tornare a casa per vedere le foto!” esclamò, dieci metri più avanti di
lui, le
mani attorno alla bocca per amplificare la voce.
“Ma è tardi!”
“Allora vola! Ora sei
Superman, no? Hai salvato quel bambino, e hai anche la maschera di
Batman! Voliamo a casa!”
Poteva immaginare
l’emozione che stava provando Sonny fantasticando di essere insieme ad
un
supereroe soltanto sentendone l’euforia della voce. Irritato, prese a
correre
verso di lei.
“Non-mi-paragonare-a-quel-nerd!”
Non sapeva ancora volare:
anche se quel giorno aveva rischiato di diventarlo non era ancora
Superman.
You gotta know just when
to fold,
but I can’t do this all on my own,
no, I know I’m no Superman,
I’m no Superman
(Superman – Lazlo Bane)
Note dell’autore: che paura. Questa è la
prima storia originale che scrivo. E' la prima “completamente
mia”,
nel senso che ne ho inventato, oltre lo svolgimento, anche i
personaggi, che mi
piacciono davvero tanto. (Come potrebbe essere altrimenti, dato che li
ho
inventati io? Ho sperimentato una sensazione bellissima! XD) Nel
giudizio del contest a cui questa storia ha partecipato (che ho
riportato sotto), il giudice ha messo in luce come alcuni lati del
personaggio di Luke lo facciano sembrare un po' troppo "Gary Stu"
(perfettino, per intenderci XD) e vorrei davvero sapere se anche a voi
lettori abbia fatto la stessa impressione. In tutta sincerità, non ho
voluto "calcare la mano" sopra di lui, perché mi sembrava di averlo
reso già abbastanza sgradito per come si comporta con Sonny. Spero
vogliate esprimervi su questo punto. ^^ Nonostante tutto, sono contenta
per il punteggio che questa storia ha ottenuto.
Come al solito è andata a
finire che ho messo
nella fic molti più significati nascosti di quanto volevo, è più forte
di me! Tanto
per parafrasare la fine della fic (e contrariare il titolo, il
nome umano di Superman), io credo davvero che Luke sia diventato
“Superman”,
non tanto per aver evitato un collasso al poverino di turno (XD), ma
per
l’altra azione eroica che ha compiuto e che è meno visibile, l’aver
sopportato
più o meno bene tutto quello che aveva combinato Sonny il giorno del
suo
compleanno! XD
Spero, inoltre, che i
sentimenti contrastanti che muovono Luke si siano compresi, così come
quelli,
un po’ più palesi, di Sonny. Lo spero davvero. ^^
Mi sono divertita davvero
tanto a scrivere questa fic, e spero che anche voi vi siate divertiti a
leggerla almeno un pochino. Spero davvero che questa storia non sia
stata fallimentare. ^^ Rinnovo i complimenti alle mie
compagne e ai miei compegni di contest, le cui fic sono davvero
splendide. Congratulazioni!
Alla prossima!
Ayumi
IV Posto: Ayumi Yoshida con Clark
Grammatica e
sintassi: 9.8/10
Un'ottima accoppiata di grammatica e punteggiatura, brava!
Fa sempre piacere vedere storie ben curate!
Purtroppo ci sono stati due errori di distrazione che, comunque, ho
dovuto calcolare: ovviamente nulla di grave!
"Dall'alto al basso" sarebbe stato meglio mettere "in" invece di "al";
in una riga hai utilizzato uno spazio di troppo tra una parola e
l'altra.
Come vedi non c'è assolutamente nulla di irrimediabile, dunque ti
rinnovo i complimenti per l'attenzione e la cura che hai messo nella
tua storia.
Stile e lessico: 10/10
Oh, quanto ho apprezzato l'accoppiata stile semplice-storia ben narrata?
Davvero molto, tanto da assegnarti il punteggio massimo!
Come detto poc'anzi, hai utilizzato uno stile semplice ed immediato, ma
che nel contesto (e soprattutto con i personaggi) da te scelto non
stona minimamente.
Anzi, l'utilizzo di uno stile più "ricercato" avrebbe probabilmente
compromesso il fascino della tua storia, che sta proprio nella sua
semplicità.
Stesso discorso per il lessico, immediato ma mai banale e ripetitivo,
davvero molto brava!
Originalità della storia: 8.5/10
Gradevole sotto ogni punto di vista, oltre che decisamente originale.
Mi è piaciuto molto come hai introdotto i personaggi con naturalezza,
senza pesanti presentazioni, e la tragicomica situazione che hai creato.
Luke che è costretto a festeggiare il compleanno in un modo che
detesta, ma non vuole e non può dire di no a Sonny, ma trova comunque
il tempo di recriminare, è quanto maggiormente ho apprezzato.
La scena del blocco della giostra è, comunque, quasi un cliché ormai: è
vero che spesso si tratta di ruote panoramiche (con conseguenti scene
romantiche subito dopo), ma vista la tua notevole inventiva avresti
potuto tirar fuori dal cilindro qualcosa di più.
Nonostante questa puntualizzazione, la tua one-shot mi è sembrata
piuttosto fantasiosa.
Caratterizzazione dei personaggi: 7.5/10
Su Allison, nulla da eccepire.
Un personaggio ben descritto e coerente con quanto hai lasciato
intendere dai suoi comportamenti, oltre che davvero divertente.
Su Luke ho qualche dubbio in più.
Per carità, si capisce che tipo di persona sia, un ragazzo altruista e
molto legato all'amica, ma forse è stato descritto in maniera più
superficiale rispetto a Sonny.
In alcuni tratti, poi, mi è sembrato sospettosamente privo di difetti
(mentre Sonny, ad esempio, si è dimostrata infantile ed inopportuna in
alcune scene), cosa che a mio avviso non giova al protagonista di una
storia originale.
Comunque non crucciarti per questa osservazione, è la tua prima storia
originale e "scivoloni" del genere sono accettabili, soprattutto se non
influiscono negativamente sulla trama.
Gradimento personale: 9/10
Molto carina, divertente e a tratti dolce.
Mi è piaciuto come hai dipinto il rapporto tra Allison e Luke, dai
bisticci ai piccoli gesti gentili che l'uno ha fatto nei confronti
dell'altra, semplice ma assolutamente credibile.
L'odio di Luke per i supereroi, ripetuto più volte e giustificato, è
stato fantastico, rasentando la genialità quando lui sfrutta le sue
conoscenze per tranquillizzare il bambino.
La scena della giostra bloccata mi ha lasciato un po' di amaro in
bocca, ma per il resto mi è davvero piaciuta.
Oh, merita un elogio anche il finale, dolce ed esilarante allo stesso
tempo.
Originalità nell'utilizzo dell'oggetto: 5/5
Intrigante e divertente l'utilizzo dell'oggetto, così come tutta la
storia d'altra parte.
Un regalo poco azzeccato, ma anche un'occasione per tranquillizzare
un'amica dispiaciuta e compiere così il secondo atto eroico della
giornata.
Davvero un'ottima scelta!
Utilizzo della canzone: 3/5
Mi è davvero piaciuta l'idea di utilizzare il titolo "I'm no Superman"
come battuta portante dell'ultima discussione tra i due ragazzi, però
la canzone (o sue parti) è stata un po' marginale, poco presente,
facendo calare il punteggio.
Comunque te lo ripeto, idea simpatica ed efficace!
Totale: 52.8/60