Libri > La Divina Commedia
Segui la storia  |       
Autore: nightmerd    18/03/2012    0 recensioni
𝐢𝐧 𝐟𝐚𝐬𝐞 𝐝𝐢 𝐫𝐢𝐬𝐜𝐫𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il mattino dopo, Heléna si risvegliò sul divano, con la testa appoggiata su un braccio. Non il suo. Girò lentamente la testa e si ritrovò davanti Lucifero, che dormiva ancora. Corrugò la fronte e si alzò lentamente, cercando di non svegliarlo. Era vestita ancora come la sera prima, solo che si era tolta gli stivali. Sbadigliò e si sorprese di non trovare Tisha o qualcuno dei piccoli servi di Lucifero. Andò a cambiarsi, mettendosi qualcosa di più comodo: un paio di jeans e una felpa. Quando riscese nel salotto non trovò il ragazzo sdraiato sul divano, lo vide nel porticato, mentre parlava con Demetra e buttava una sigaretta ancora tutta intera. Uscì anche lei. –Hai rotto-, sbuffò Lucifero. La mora mise le mani sui fianchi e gli lanciò un’occhiataccia, poi si accorse di Heléna e sorrise, mentre il ragazzo non la degnò neppure di uno sguardo. –Buongiorno-, disse Demetra e fece segno all’altra che il boss era nervoso quella mattina.

-Buongiorno eh-, lo salutò Heléna squadrandolo. Era davvero strano a volte. Lui la guardò con la coda dell’occhio e sorrise girando un po’ la testa verso di lei.

-Dormito bene?-.

-Ho il torcicollo. Come cuscino ho usato il tuo braccio no?-.

-Tutti muscoli, sentito?-.

-Ma ti prego!-, lo schernì Demetra con una smorfia. –Vogliamo andare?-.

-E andiamo-.

Si incamminarono poi Lucifero si fermò di colpo. –Perché andiamo a piedi se ho una macchina?-.

-Ascolta boss, quando arriveremo al portale per il Purgatorio e lo varcherai stai certo che ti troverai su una strada dove ci passa a malapena un uomo, non conviene portarsi dietro una macchina. E poi la strada non è lunga-, sbuffò Demetra, scocciata. –Cara Heléna, ti faranno santa-.

La bionda sorrise divertita e lanciò un’occhiata a Lucifero che era afflitto perché, primo, non voleva andare a piedi e secondo perché non poteva sfoggiare la sua splendida macchina sportiva. In fondo lui era il Diavolo, doveva annunciare il suo arrivo nelle strade dell’inferno con un rombo di tuono, che in questo caso sarebbe il motore dell’auto.

-Ti prego, Demetra-, si lagnò.

-Smettila di fare il bambino viziato. Fai il ragazzo maturo eh. Che dimostra tutti gli anni che ha-.

-Ahaha-, rise con sarcasmo lui. –Non puoi immaginare cosa ho passato in questi anni-.

-Dalle voci che girano direi che te la sei spassata: tante donne, tanti guai, bla bla. Come testimone c’è Doroty eh, quindi occhio-.

-Doroty la barista?-, chiese Heléna senza capire. Demetra sapeva un sacco di cose su Lucifero, si conoscevano da un sacco di anni, dopotutto.

-Proprio lei. Boss, puoi andare un attimo più avanti?-.

-Demetra-, la ammonì lui con uno sguardo minaccioso, che non fece alcun effetto sulla donna che disse all’orecchio di Heléna:- Doroty è andata dietro a Lucifero per un sacco di tempo. Sono stati insieme, lei è la sua ex storica!-.

-Wow-, commentò la bionda sbattendo le ciglia ripetutamente, come se non avesse capito.

-E ti dirò di più. Doroty, oltre a te, è l’unica umana ancora in vita qui nell’inferno. Non a caso, era una sgualdrina-. Heléna divenne rossa ma non disse niente e si limitò a fissare Lucifero che camminava davanti a loro. I capelli neri spettinati, le spalle larghe, la vita stretta, i muscoli delle braccia esposti solo per metà e quella sua camminata da gran figo. Non c’era da stupirsi se la stragrande maggioranza delle donne sul pianeta gli andassero dietro.

Si girò un po’ per guardarle con la coda dell’occhio e lanciò loro un’occhiata. Heléna si sentì perforata da quello sguardo, come se la stesse trapassando da parte a parte. –Allora? Che avete deciso?-, disse mettendo le mani in tasca. Le due lo raggiunsero e si incamminarono senza fiatare, ognuno immerso nei suoi pensieri.

-Mi spiegate questo fatto dell’Inferno? In tutti questi palazzi chi ci abita?-, chiese d’un tratto Heléna tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

-I demoni e le anime dei peccatori. Durante il giorno le anime vanno al palazzo dei gironi, mentre i demoni vagano tra gli umani e interagiscono con loro, ma questi ultimi non sanno che sono demoni. Sanno confondersi bene-, spiegò Lucifero. –A fine giornata tornano tutti qui, altrimenti rimangono chiusi fuori. Ci sono i Cancelli dell’Inferno che si chiudono dopo cena, ma l’orario non è fisso. Solo io posso stare fuori anche dopo che si sono chiusi i Cancelli.  Comunque, una volta che sono tutti dentro, le anime si dedicano a quello che gli piace fare: disegno, motocross, relly, paracadutismo-.

-Ci vanno leggeri eh-, commentò Heléna.

-Sono quelli più comuni. Ma ci sono anche la lettura, o altre cose più leggere. Questo se non vengono al bar, se vengono invece si ubriacano, fanno a botte o ci provano con le cameriere o qualche altra donna-, aggiunse Demetra.

-Ma allora c’è un orario per le pene nei gironi-.

-Sì. Parte alle otto di mattina fino alle 8 di sera. C’è la pausa pranzo e la pausa caffé-.

-Ma le pene dei gironi sono come quelle descritte da Dante nella “Divina Commedia”?-, chiese Heléna e quell’opera  fece ricordare, sia a lei che a Lucifero, del loro primo incontro. Sorrisero entrambi, inconsapevolmente, a quel ricordo.

-No-, rispose sempre Demetra scrutando i sorrisi dei due. –Sono sempre legati ai nostri peccati ma sono diversi. Io, per esempio, che ho commesso il peccato della Gola, sono tormentata da visioni di cibo appetitoso e mi brucia lo stomaco-.

-Ah. Ma com’è dentro il Palazzo dei Gironi?-.

-Tipo quegli uffici ultramoderni. Ogni piano corrisponde a un girone e ogni piano è suddiviso in due stanze dove ci chiudono dentro le anime peccatrici (tutte in una sola stanza non entrano). Lì ti siedi su delle sedie abbastanza comode e vieni torturato-, sghignazzò. –Durante le pause si può uscire e mangiare. E’ come un lavoro per noi solo che non abbiamo lo stipendio-, e scoccò un’occhiata a Lucifero che fece un sorriso sghembo come a dire che non l’avrebbe mai pagata.

  -Comunque siamo quasi arrivati-, informò la mora. Videro davanti a loro un grosso e altissimo ascensore d’acciaio e vetro. La fine non si vedeva.

-Per sapere la strada devi esserci venuta chissà quante volte-, azzardò Lucifero scoccando un’occhiataccia a Demetra poi guardò un punto sulla parete e corse via.

-Che gli prende?-, fece Heléna guardandolo correre via.

-Ah non lo so! Quando io mi metto a correre così vuol dire che mi scappa ma siccome lui è il Diavolo non so se sente gli stessi stimoli, non so se mi spiego-.

-Ho capito-, rispose Heléna divertita. –Sai, stavo ripensando a ieri sera, quando si è arrabbiato così tanto-.

-Ascolta, Heléna, la mente di un demonio è contorta e manipolatrice, non si capisce quello che gli passa per la testa e se cerchi di capire impazzisci. Sono imprevedibili e maledettamente pericolosi. Per non parlare del loro magnetismo, o sex-appeal. Oh, quello ti frega! Tornando a noi, conosco Lucifero abbastanza a fondo da poter dire che c’è qualcosa sotto. Cioè, non mi ha insultato nemmeno una volta in tutta la serata, e quando mi insulta ci va molto pesante, non mi ha neppure tirato qualcosa! Quando mi tira gli oggetti di solito si tratta di sedie, bicchieri, tavolini. Non mi prende mai eh, sono una specie di fantasma, posso perdere consistenza se ne ho voglia, diventare trasparente e queste cose strafighe. C’è qualcosa sotto per forza. Non è mai stato tanto educato, nemmeno quando stava con Doroty-.

-Quindi cosa pensi? Che sia innamorato di me?-.

-Odio fare giri di parole, andrò dritta al punto: sì. Secondo me è così, nella migliore delle ipotesi-.

-Nella peggiore?-.

-Nella peggiore ti sta usando per i suoi scopi egoisti. Perché, cara mia, c’è da calcolare anche questo-.

-Lo so, ci ho già pensato-. Heléna rimaneva perfettamente seria e impassibile.

-Sei sveglia, ragazza. Dimmi, hai fatto qualche patto con lui?-.

-No, nessuno-.

-Hai fatto bene. Che io sappia, quando fa dei patti con qualcuno chiede sempre in cambio qualcosa come l’anima o qualcos’altro che non vuoi o non puoi dare. Lui conosce la paura più profonda di ognuno. E’ maledettamente bravo a capire queste cose-.

-Dell’anima ne abbiamo già parlato qualche giorno fa. Sono stata molto chiara con lui a riguardo-.

-Se vuoi che Lucifero ti dia retta devi comportarti come una regina, anche se non puoi ordinargli un bel niente-.

-So come fare con lui. Non lo temo affatto, non l’ho mai temuto. Lo sto aiutando-.

-Perché hai una cotta per lui-, concluse Demetra sorridendo mentre i suoi occhi gialli le brillavano di una luce maliziosa. La fermezza di Heléna vacillò un istante.

-Non gli si può dire brutto, dai-.

-Non ho mai detto che è brutto. Anzi è un gran figo ma sii prudente, perché, come già ti ho detto, è proprio quel suo magnetismo, quel suo sex-appeal che ti frega. O che per lo meno, ha fregato un sacco di donne e parecchi uomini hanno cercato di imitarlo diventando suoi “seguaci” ma lui non se li fila di pezza, credimi, ma tu sei Heléna. Non sei come loro-.

Lucifero tornò di corsa e si sistemò la frangia con la mano. –Scusate se vi ho fatto aspettare-.

-Non voglio neppure sapere che cosa sei andato a fare-, borbottò Demetra mentre chiamava l’ascensore.

Quello arrivò in un attimo e si aprirono le porte. Dentro c’era un ragazzino sui quattordici anni, dai capelli scuri spettinati con la frangia che gli finiva tra gli occhi di un verde intenso dallo sguardo magnetico, affascinante e misterioso. Aveva un sorrisetto da strafottente. Aveva un abito elegante grigio, la camicia sotto era nera e il cravattino rosso. Era piuttosto alto per essere un demone così giovane. Dalla schiena uscivano due grandi ali nere che muoveva placidamente. Sembravano fatte di fumo.

-Guarda chi si rivede! Demetra è tanto che non ti vedo-, disse il ragazzino. Demetra sorrise e gli arruffò i capelli.

-Boss, comandi-, fece gentilmente il moretto.

-Jake portaci in cima-, ordinò Lucifero.

-In cima? Okay allora ci metteremo un po’-, Jake cliccò il pulsante. Con gran stupore di Heléna, i tasti non erano numerati. C’erano un sacco di pulsanti, ognuno di un colore diverso. Quello che aveva premuto il ragazzo era di color porpora.

L’ascensore cominciò a salire. Sotto di loro si estendeva tutto l’Inferno: una grande città simile a New York circondata da un’altissima parete di roccia impossibile da scalare e un soffitto di pietra. Heléna individuò un campo da calcio e si stupì. –Abbiamo anche una squadra di pallone-, le spiegò Jake con un sorrisetto malizioso, notando la sua espressione esterrefatta. –Avete tutti comfort qui eh?-, sorrise lei.

-Eh già, non ci facciamo mancare nulla, anche se siamo tutti dannati-.

Della serie “Abbiamo tutto ma non abbiamo niente”, pensò Heléna provando quasi compassione.

Dopo qualche minuto d’ascensore, raggiunsero una sporgenza nella roccia, appena sotto il soffitto dell’Inferno. Uscirono dall’ascensore e Jake rimase lì ad aspettare, paziente.

Davanti a loro si estendeva una lunghissima galleria dove in fondo si vedeva a malapena una luce bianca.

-Io non posso andare oltre-, disse Demetra. –Non posso uscire dall’Inferno-. Heléna era dispiaciuta. Le piaceva la compagnia di Demetra. Era simpatica e ci sapeva fare con le persone. La mora li salutò con un cenno della mano e rientrò nell’ascensore con Jake, che aveva salutato con un piccolo sorriso e un gesto della mano. Poi se n’erano andati, tornando alla loro vita quotidiana.

-E così siamo di nuovo noi due-, le sorrise Lucifero. Heléna lo guardò in imbarazzo e sorrise timidamente.

-So che quelli del Purgatorio sono dei gran rompiscatole. Giuro che se mi dicono qualcosa li ammazzo. Ah ma lo sai che il Purgatorio non ha un boss? Quindi, dal momento che ci entro io divento io il capo. Se ci veniva mio fratello diventava lui il re-, continuò lui.

-Ma allora Dio è tuo fratello davvero!-.

-Eh no-, disse sarcastico. –Perché non ci credevi?-.

-No-, ammise alzando un sopracciglio e studiandolo.

I due si incamminarono per il lungo tunnel e quando arrivarono in fondo furono investiti da una luce accecante.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE: Rieccomi =3 allora che ve ne pare? All’inizio ho immaginato l’ascensore come quello di Willy Wonka però poi ho detto: “No sennò lo plagio”. Cosa succederà nel Purgatorio? Domani vi farò sapere ;)

Ah, sto leggendo un libro, “Due Candele per il Diavolo”. E’ molto carino ve lo consiglio =3 Parla di una ragazza che è figlia di un angelo e le uccidono il padre (che è un angelo). Però siccome gli angeli possono essere uccisi solo dai demoni allora è stato per forza un demone e Cat, la protagonista, vuole scoprire chi è l’assassino. Così la aiuta un demone di nome Angel (wow XD), che fra l’altro, è anche stimabile XD ve lo consiglio ^^

Ringrazio chiunque segue la storia, in particolare Zolie e Tsux3, e alla prossima :D

LizThompson

 
 

  

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La Divina Commedia / Vai alla pagina dell'autore: nightmerd