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Autore: _Ella_    18/03/2012    3 recensioni
Ai primi tempi, quando era arrivato lì, lo sguardo austero del Burattinaio Mascherato lo aveva spaventato, turbato, come se lo mettesse a nudo: erano così vitrei che, nel guardarli, non vedeva altro che se stesso, riflesso in quei pozzi dalle mille gradazioni di blu.
Ma adesso, adesso che sentiva il suo respiro caldo e calmo battergli sul viso – sulla bocca – non poteva far a meno di rendersi conto che l’argento di quegli occhi si era sciolto, che il cobalto non era più gelido ed asettico, ma incandescente, in qualche modo che non riusciva a spiegarsi. Probabilmente il blu era il colore più caldo del mondo.
[A Syranjil Sarephen]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Demyx, Zexyon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cieli bui.

 

Il respiro del Notturno Melodico era ansante, spezzato, e la lingua faticava a scollarsi dal palato arido mentre l’adrenalina cominciava a circolare nel sangue che, mano a mano che l’aria cominciava a mancargli, ribolliva sempre di più.
Un cuore non l’aveva, ma un corpo , ed in quel momento gli sembrava di non riuscire a controllarlo, come se non gli appartenesse da chissà quanto. La sensazione era a dir poco angosciante, nervosa, perché Demyx non aveva mai digerito l’idea di non essere ed aveva sempre immaginato col senno di poi, arrivando a quando avrebbe potuto sentire il cuore battere forte dopo una battaglia, oppure la gioia nel capire davvero i sentimenti, senza la consapevolezza asfissiante che fossero solo un’illusione. Probabilmente, anche nel momento in cui avrebbe pianto, si sarebbe sentito sollevato.
Aveva sempre pensato che le illusioni fossero effimere, in un certo senso: la fantasia non aveva fatto altro che rovinarli tutti, la speranza di poter riavere un cuore li stava pian piano facendo logorare da dentro, come se la pelle fosse scorticata sotto quel cappotto, nero come lo erano le loro anime.
Eppure, mentre passava una mano tra quei capelli fatti di nuvole cariche di pioggia, il numero IX si rese conto che, tuttavia, le illusioni erano le uniche cose cui poteva aggrapparsi per rendere meno terribile la propria esistenza.
«Zexion…» sussurrò, mordendosi un labbro umido, mentre gli occhi dell’altro lo inghiottivano, vivi come non lo erano mai stati.
Ai primi tempi, quando era arrivato lì, lo sguardo austero del Burattinaio Mascherato lo aveva spaventato, turbato, come se lo mettesse a nudo: erano così vitrei che, nel guardarli, non vedeva altro che se stesso, riflesso in quei pozzi dalle mille gradazioni di blu.
Ma adesso, adesso che sentiva il suo respiro caldo e calmo battergli sul viso – sulla bocca – non poteva far a meno di rendersi conto che l’argento di quegli occhi si era sciolto, che il cobalto non era più gelido ed asettico, ma incandescente, in qualche modo che non riusciva a spiegarsi. Probabilmente il blu era il colore più caldo del mondo.
Posò le labbra sulle sue, una, due, tre volte. Aveva terribilmente paura, in alcune circostanze, che Zexion potesse essere egli stesso un’illusione pronta a scivolargli via dalle mani l’esatto istante che si sporgeva per afferrarla; ma la verità era che Demyx non l’agguantava mai con troppa forza, mai. Perché il suo anteposto era delicato e sottile come le pagine del suo Lexicon, come ali di farfalle fatte di carta antica e preziosa: se l’avesse stretto troppo forte – forte almeno un decimo di quanto avrebbe voluto – si sarebbe stropicciato tra le sue stesse mani, accartocciandosi e sgretolandosi fino a diventare cartastraccia, polvere – altra, tra le mille cose che erano andate in fumo.
Lo carezzava, allora, non potendo fare di meglio, esattamente con la stessa adorazione con cui sfiorava le corde del proprio Sitar, terrorizzato dall’idea di distruggerlo, di restarne senza.
Il Burattinaio si mosse appena tra le sue braccia e lui non poté far altro che allentare la presa con cui lo stava abbracciando: era mosso da quei fili invisibili che Zexion aveva legato attorno ai suoi polsi, le sue caviglie, quelli con cui aveva afferrato al lazo e senza difficoltà la sua anima, la sua mente.
Demyx non aveva mai avuto niente, ma Zexion si era preso ugualmente tutto, senza che neppure avesse avuto il tempo di accorgersene.
Le loro bocche si sfiorarono ancora, febbrilmente. Sentiva tutta la tensione dei loro corpi annidata lì, fra le proprie gambe e contro il bacino, seduti com’erano l’uno sull’altro. Ma aveva il terrore di muoversi, di fare una mossa che l’altro non l’avesse spinto a fare: con lui perdeva tutta la decisione che fingeva di avere, la spavalderia che le sue melodie raccontavano. Perché adesso non si muoveva da solo, erano i fili che reggeva l’altro a guidarlo, a fargli temere una mossa falsa, come se non potesse fare nulla di buono senza l’imput del proprio Mangiafuoco.
Demyx si trovò a sperare che non lasciasse mai la presa su quelle corde.
Si concesse un sospiro, quando sentì le mani fredde e lisce di Zexion sfiorargli la pelle tremante del petto con la stessa devozione che usava per le pagine dei suoi libri tanto preziosi; in quel momento sentì qualcosa premere da dentro, che gli faceva salire le lacrime agli occhi e spuntare un sorriso tremolante sulle labbra.
Se avesse avuto un cuore, Demyx l’avrebbe chiamata commozione, probabilmente.
Il tempo di un altro bacio, poi il ceruleo afferrò la sua eccitazione tra la mano e, così come l’aveva causata, vi porse rimedio; il Notturno Melodico gemette forte tra i denti, riflettendo che l’unica cosa bianca che aveva avuto l’onore di toccare le mani non guantate di Zexion – oltre le pagine dei libri cui era tanto devoto – era stato il suo sperma.
Il numero VI scivolò via e lui poté solo guardarlo un’ultima volta negli occhi, prima che si rialzasse la zip del cappotto nero ed uscisse dalla sua camera silenziosamente come ci era entrato. Demyx ci aveva visto di nuovo se stesso, in quel fugace scambio di sguardi.

 

La biblioteca era silenziosa, ma non più del solito.
Il frusciare delle pagine tra le sue dita non era l’unico rumore che s’udiva: c’era anche il respiro rumoroso del numero Notturno Melodico che, seduto dall’altra parte del tavolo e lasciando dondolare le gambe giù dalla sedia, fissava la parte del volto di Zexion che non fosse immersa nel libro.
Fu quando tutto quell’agitarsi lo stufò, che il Nessuno più giovane si decise a rivolgergli finalmente un’occhiata – seppure estremamente seccata.
«Cosa vuoi, numero IX?» domandò allora, scrutando le sue iridi cristalline.
«Pensavo… insomma, tu leggi tanto. Sai spiegarmi cos’è un “bacio”, eh? Perché parlavo con gli altri, prima, ed hanno detto che probabilmente dovrei dartene uno, ma visto che non so cos’è, non posso andare a cercarlo…».
A quel punto, il Burattinaio Mascherato aveva alzato un sopracciglio – quello coperto dall’ampio ciuffo – ed era ritornato a concentrarsi sulle parole del suo libro, deciso più che mai ad ignorarlo, se glielo avrebbe permesso.
Naturalmente, non gli fu possibile.
«Vuoi sapere
sul serio
cos’è, numero IX?».
«Certo che sì, Zexion!».
E l’illusionista si era alzato, lasciando strisciare i piedi della poltrona contro il pavimento bianco – cosa che, stranamente, non aveva prodotto suono – e facendosi perno col braccio, si era spinto fino al viso dell’altro: le sue labbra toccarono l’angolo di quella bocca schiusa per lo stupore leggermente, come il soffio che carezza le foglie d’autunno; durò un momento, poi il Nessuno ritornò a sedersi sulla poltrona come se nulla fosse.
Demyx, gli occhi sgranati, l’aveva guardato in faccia con una strana sensazione di calore alle guance.
Quella era stata la prima volta che non aveva visto se stesso in quegli occhi che adesso erano solo profondi, non più bui.

 

 

 

 

 


SalveHHHHH!!
Allora, che dire.
Maledizione, io non dovevo pubblicare più nient'altro ;_;
non posso superare le 50 storie prima di pubblicare la long, cazzo!
Ehm... Allora, questa fic la dedico a Syranjil Sarephen per il semplice fatto che le piacciono le Zemyx, che adora le Zemyx e quindi... boh °-° Mi faceva piacere dedicarla a lei, anche se non la conosco u.u
Diciamo che... niente, ero come un'anima in pena a cercare qualcosa da fare, una voglia matta di scrivere una Zemyx lontanamente carina, e poi BAM, mi è venuta fuori questa °-°
Spero sia decente e che sia IC, soprattutto y.y Ci ho provato in tutti i modi a non essere troppo OOC!
Bene, nient'altro da dire, gentaglia ;-; fatemi sapere, eh! Vi voglio bbbbbene <3

See ya!

   
 
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