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Autore: Meramadia94    18/03/2012    3 recensioni
Molly continua a soffrire per il suo tormentato amore per Sherlock... ma se in un giorno di pioggia, lui le facesse capire che non può perdere la sua allegria e il suo buonumore per Sherlock? Riusciranno a guarire l'una le ferite dell'altro?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lestrade , Molly Hooper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' la coppia più improbabile che mi sia venuta in mente, ma dopo aver visto come la fissava Lestrade alla festa di Natale in A scandal in Belgravia, non ho saputo resistere alla tentazione.

Sperando di non aver fatto un pasticcio... che dire,... divertitevi.

 

Lui doveva salvarla... e invece si sono salvati a vicenda

 

 

Pioggia.

Quando mai a Londra non c'era un giorno in cui scendesse giu acqua dal cielo? Si classificava prima nelle città dove non arrivava un raggio di sole tranne che in rare occasioni.

La pioggia battente bagnava incessante le strade della City londinese e tutti si affrettavano a raggiungere la loro abitazione o come minimo un taxi per ritornarvici pur di non beccarsi una noiosa influenza.

E su quella medesima strada correva una figura esile e bassa con un lungo impermeabile verde grondante di acqua piovana e con gli stivali rosa. Una borsetta nera a tracolla.

Correva come un cavallo imbizzarrito, decisamente poco dignitoso per una ragazza.

Le goccie di pioggia si mescolavano con le lacrime che scendevano dai suoi occhi come acqua di fiume dagli argini rotti. Era talmente concentrata a correre che non guardava nemmeno dove andava...

''Oh!!!''- fece una voce maschile probabilmente sui quarant'anni. Molly era andata a sbattere contro una persona ed era un miracolo se non era caduta e se non aveva fatto cadere anche lui.

''Mi scusi, le giuro che non l'avevo vista...''- si scusò alzando gli occhi. Li strabuzzò appena quando vide chi era-:''Ah, è lei...''

''Di un po', dove stai andando di corsa con questo tempo?''- domandò Lestrade offrendole riparo sotto un ombrello nero come la pece.

''Io... ecco... stavo andando a casa.''- fu la risposta del medico patologo.

''Ti sta colando il mascara... per caso hai pianto?''- domandò il DI. In quel momento un fulmine squarciò il cielo.

Molly sobbalzò per la paura e si aggrappò alla camicia di quello che sarebbe stato il suo capo. Lestrade non si scostò e le mise il braccio libero attorno al collo.

''Non siamo troppo cresciute per aver paura dei tuoni?''- le chiese l'ispettore. Molly sorrise tristemente. Quelle parole le ricordavano molto suo padre, gliele ripeteva sempre tutte le volte che andava a rifugiarsi da lui durante un temporale.

Poi un giorno... mentre tornavano assieme dal Luna Park rimasero coinvolti in un incidente stradale. Aveva nove anni e il padre le morì sotto gli occhi, dissanguato, mentre aspettavano i soccorsi. Per tutto quel tempo il padre non aveva smesso di sorriderle rassicurante, eccetto in un istante quando la bambina guardava la strada per scorgere l'arrivo dell'ambulanza. E lui versava una lacrima.

La ragazza si scostò da lui. Non poteva negare di aver pianto.

''Allora, che ne dici di una cioccolata calda in un posto asciutto? Così mi racconti cos'è successo...''

L'appartamento di Lestrade non era particolarmente grande e nemmeno pieno di mille oggetti costosi, era un poliziotto e non guadagnava molto al mese, ma abbastanza per potersene permettere uno vicino alla sede di Scotland-Yard e che fosse abbastanza comdo.

''E' molto carino qui... e ci vivi da solo?''- chiese Molly appendendo gli abiti bagnati all'attaccapanni vicino alla porta.

''Fino all'anno scorso...''- disse Lestrade poggiando la giacca su un divano verde-:'' Poi mia moglie se n'è andata da casa... e poi anche mio figlio Andrew. Studia all'università di Oxford per fare l'avvocato.''

Rientrò nel salotto poco dopo con un vassoio con due tazze di cioccolata calda piena di mushmellow. Gliene porse una e la incoraggiò a berla.

''Va meglio?''- chiese l'ispettore rigirandosi la tazza tra le mani. Molly annuì. Sentiva che il gelo che la avvolgeva stava lentamente sparendo. Magari potesse essere così anche per quello che aveva nel cuore.

''Molto, grazie.''- una volta finita la bevanda calda la poggiarono entrambi sul tavolino di vetro davanti a loro.

''Allora... me lo vuoi dire che è successo?''- chiese il DI-:''Molly, ti conosco da un sacco di tempo e so che sei una ragazza solare, allegra, pronta a dare affetto e comprensione a tutti... non ci credo che basti un grattacapo sul lavoro per ridurti così.''

''Mi tratta sempre malissimo...''- rispose lei abbassando gli occhi-:'' io faccio molto per lui... sono la sua cameriera, gli procuro i cadaveri per i suoi bizzarri esperimenti, lo assisto anche se mi fa ribrezzo vederlo frustare i cadaveri, credo perfino ai complimenti che mi fa... ma mai un grazie o un per favore sincero.''

Lestrade sospirò. La capiva perfettamente-:''Ho capito, Sherlock ti ha di nuovo trattata con insensibilità, un classico.''

Molly annuì sconsolata.

''Prima, quando l'ho conosciuto mi sembrava di volare, ero la ragazza più felice della galassia... ma il passare del tempo mi ha fatto capire che lui mi considerava solo una persona da cercare in caso gli serviva qualcosa...io non conto nulla per lui, non ho mai contato nulla...''

Lestrade la prese per le spalle-:''Molly non devi dire così... tu sei molto di più di una cameriera e dell'assistente di Frankestein che va a dissotterrare cadaveri per qualche strano esperimento... sei una ragazza, sei giovane, bella, e sei un brillante medico patologo. Sei il meglio che potrebbe capitare a un uomo... e se questo Sherlock ancora non l'ha capito... beh vuol dire che non è poi così sveglio come pensavamo. Cio che sto cercando di dirti è... non permettere che una delusione d'amore rivoluzioni il tuo modo di essere, o non te lo perdoneresti mai.''

Molly capiva ora per la prima volta quanto veramente tenesse all'ispettore Lestrade a lei... ma la stessa Molly poteva dire di volergli bene allo stesso modo?

Non finchè ci sarebbe stato Sherlock nel suo cuore.

''Greg, dimmi la verità... tu ami ancora tua moglie?''- chiese Molly.

''Siamo stati sposati vent'anni, eravamo felici, poi con l'arrivo di Andrew mi sembrava tutto perfetto...''- il DI s'intristì-:'' poi sono diventato ispettore, ho inziato a trascurarla e lei mi ha rimpiazzato con molti uomini. Io la perdonavo sempre, nonostante ciò l'amavo molto e amavo nostro figlio, non volevo farlo cresciere nello stesso clima di rabbia, ostilità nel quale sono cresciuto io. Ma anche il troppo stroppia: mi ha dato un tradimento di troppo e così... non mi sono minimamente opposto quando l'anno scorso mi annunciò di non essere più innamorata di me da tempo e di avermi usato e che sarebbe andata nel Dorset con il suo nuovo fidanzato.

Poi quando Andrew se andò mi accusò di essere un fallito come marito e come padre, di non aver lottato per riprendermi Clara... mi sono sentito precipitare.''

Molly lo ascoltava con gli occhi e il cuore pieni di compassione: incredibile che una persona buona, altruista e dedita alla nobile professione della legge avesse sofferto così...

''E tu lo ami ancora?''

A questa domanda Molly non seppe cosa rispondere e dopo averlo ringraziato per il conforto che le aveva dato, afferrò le sue cose in fretta e furia e se ne andò lasciandolo solo nel suo appartamento.

Tre giorni dopo, laboratorio del Bath. Solita solfa.

Sherlock chino al microscopio ad esaminare chissà cosa per chissà quale caso, John che aspettava... e Molly che portava il caffè al suo ''capo''.

''Nero, due zollette e per dolcificante miele d'acacia, tutto giusto?''- chiese la ragazza. Sherlock annuì senza nemmeno guardarla in faccia. Molly non sembrò nemmeno farci caso, ormai c'era abituata e poi dopo la chiaccherata con Greg si sentiva molto più forte e riusciva a sopportare Sherlock molto meglio.

Ma perchè da un po' di tempo a questa parte penso sempre più spesso a Greg?- era il suo pensiero più ricorrente. In quel momento squillò un telefono cellulare.

''John rispondi.''- ordinò Sherlock. Una cosa che la consolava ulteriolmente era che non era l'unica ad essere usata come tutto fare.

John sospirò rassegnato e prese la chiamata-:''Pronto? Ah, Sarah sei tu, dimmi tutto...''- gli occhi si fecero di vetro per il terrore-:''COME SAREBBE A DIRE HANNO SPARATO A LESTRADE?!?''

Anche gli occhi della patologa si fecero di vetro e le sue mani di acqua e farina.

La tazza che reggeva in mano finì sul pavimento in mille pezzi spargendo caffè nero dappertutto.

Al pronto soccorso dell'ospedale avevano fatto accomodare l'ispettore su una brandina e gli avevano messo una mascherina per aiutarlo a respirare. Perdeva sangue dalla parte destra del petto e dal braccio sinistro.

John arrivò subito seguito a ruota da Sherlock.

''Ha un grave shock emorragico e uno dei proiettili potrebbe aver preso degli organi vitali, ma non ne sono sicura c'è troppo sangue...''- disse Sarah facendo rapporto. John era rivolto a Lestrade.

''Greg, ascolta, lo so che mi senti... cerca di stare tranquillo. Ti prometto che andrà tutto bene, ci siamo noi qua con te...''

L'ispettore respirava faticosamente ed era sudato come se avesse corso fino a quel momento, trasalendo quando John iniziò a tagliargli via la camicia con le forbici fredde per poter esaminare meglio le ferite.

''Sarah, fai preparare la sala operatoria per favore.''

In quel momento Greg trovò la forza di togliersi la mascherina per respirare e a chiedere-:''John... dopo ci rivediamo.... vero?''

''Promesso.''- sorrise John.

Greg ricambiò il sorriso-:''Sai... c'è una persona che vorrei tanto rivedere...''- furono le ultime parole che disse prima di inalare il narcotico dell'anestesia.

''E' Greg? L'avete visto bene, perchè potrebbe non essere...''- balbettò Molly raggiungendo Sherlock e Sarah davanti alla ''Operating Room''.

Sherlock le immobilizzò un braccio-:''E' Lestrade.''

Fu in quel momento che Molly sentì crollare tutto attorno a se. Lestrade era diventato il suo porto sicuro, una colonna alla quale aggrapparsi, e se ora se ne andava anche lui... si sarebbe trovata nuovamente sola in quel posto crudele che si chiamava mondo.

Lui sopravviverà, lui sopravviverà... ripeteva a se stessa per farsi forza.

L'operazione durò circa sette ore, durante le quali Molly aveva dato via due sacche del proprio sangue per fare una trasfusione al DI. Alla fine John ne uscì e Sherlock e Molly corsero subito verso di lui all'unisono per chiedere di Lestrade.

''Allora...?''- chiese Molly.

John sorrise compiaciuto-:''Tranquilla, il tuo Gregory è l'uomo più forte che abbia mai visto. Ha superato brillantemente l'atto operatorio.''. Molly si portò una mano al petto sospirando sollevata.

''Oddio grazie John.... grazie...''- sillabò la ragazza.

''Molly...se tu non avessi donato il sangue, a quest'ora avresti potuto vederlo su un tavolo dell'obitorio. Mi spiace ma a me stavolta spetta solo la metà del merito. L'hai salvato.''

''Posso vederlo?''- chiese la ragazza.

John annuì-:''E' in rianimazione, ma l'effetto dell'anestetico dovrebbe passare in mezz'ora. Quando si sveglia non farlo stancare troppo e non fermarti più di cinque minuti, ok?''

Poco dopo, Molly era vestita da capo piedi con un camice verde, mascherina ed era nella stanza di Greg.

Era ancora addormentato, aveva il petto privo della camicia e sul petto c'erano due ventose attaccate a un macchinario che controllava il battito. A coprire le vie respiratorie una mascherina.

Molly lo trovò incredibilmente tenero e gli accarezzò i capelli. In quel preciso istante Greg aprì gli occhi.

''Ciao...''- borbottò. Molly gli poggiò l'indice e il medio sulle labbra.

''Shhh... John ha detto che non ti devi agitare.''- ripensando al racconto di Sally, che diceva che si era fatto sparare per proteggere una donna incinta da un rapinatore-:'' Non so se definirti coraggioso o pazzo per quello che hai fatto.'' Greg notò un cerotto nell'incavo del gomito della ragazza.

''Non sono Sherlock Holmes ma deduco che è merito tuo se sono ancora qui.''

''Sei stato molto fortunato, sai? Il proiettile che ti ha preso al petto ti ha quasi trafitto il cuore.''- lo rimproverò Molly. Lestrade scosse la testa-:''Non poteva...''- e qui prese le mani della ragazza portandosele al petto-:'' ci ha gia pensato qualcun'altro, molto tempo fa.''

Poi le prese le spalle e avvicinò la faccia della ragazza alle sue labbra e le diede un lungo bacio appassionato, al quale Molly rispose immediatamente.

Ora sapeva la risposta che non glia aveva dato quel giorno.

Sherlock non era mai stato un grande amore come non lo era stato Jim, ma una semplice infatuazione adolescienziale. Il suo grande amore era li, in quel letto d'ospedale.

Era più grande di lei, ma non importava: era buono, onesto, coraggioso... e sapeva amare. Il sogno di ogni donna.

''So che non ero il fidanzato che sognavi...''- disse Lestrade cingendole il collo con le braccia.

''Solo il meglio che poteva capitarmi...''- ribattè Molly-:'' hai sofferto molto Greg.... e adesso meriti anche tu un po' d'amore... un po' di gioia... e la costruiemo assieme se vorrai.''

''Non chiedo di meglio, Molly Hooper.''

E riprese a baciarla. Da quel momento, Gregory non si sentì più l'uomo fallito che credeva di essere dopo l'abbandono di moglie e figlio, e si sentiva completo. Sentiva che la vita per lui inziava adesso e viverla con quella piccola e dolce donna, era il dono più bello che ci potesse essere. 

A proposito, molte storie ancora non le ho lette e quindi non so se qualcuno ci aveva gia pensato.
  
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