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Autore: Ciulla    18/03/2012    5 recensioni
Ed eccomi qua con una mini long, che sarà anche e soprattutto la mia seconda Mycrello! Beh ci sarà anche del Johnlock e del Mystrade, però è fondamentalmente Mycrello xD
Mycroft è triste, perchè è successa una cosa terribile. C'è stato un rapimento. Riuscirà a convinecre il fratello ad occuparsene?
POV John.
"“Mycroft”, disse intanto. “Non ho molto tempo da dedicarti, sono molto impegnato.”
“Lo vedo”, mormorò il fratello, un volto angoscioso al posto della sua solita espressione tranquilla. “Ma... Devi assolutamente aiutarmi, Sherlock. Questo è un caso d’estrema importanza nazionale! Lascia stare i tuoi soliti giochetti di polizia...”
“Ho un certo qual senso di dejà vu”, commentò Sherlock con un ghigno indolente sulle labbra. “Di cosa si tratta? ‘I piani missilistici rubati - il ritorno’? O ‘Cadogan West - la vendetta’?”"
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Lestrade , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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:-) Ciao a tutti voi! Spero che questa lettura - altamente drammatica - vi faccia sorridere almeno un poco :-)





 Era un giorno come tanti altri. Sherlock non aveva casi particolari tra le mani, si annoiava, e io, il suo povero coinquilino, ne subivo le conseguenze. Sopportavo i suoni stonati emessi dal violino, sopportavo il rumore dei colpi della pistola e l’odore della polvere da sparo, sopportavo gli improvvisi sbalzi d’umore, sopportavo tutto, ma sempre sperando l’arrivo di qualcosa che distrasse quello psicopatico che porta il nome di Sherlock Holmes.
Ero quasi giunto al mio limite di sopportazione. Ero addirittura arrivato a pregare, pur sapendo che sarebbe stato inutile. Quante volte, da giovane, ho pregato che mia sorella trovasse la forza di smettere di bere? Quante volte, in Afghanistan, ho pregato che un mio amico non morisse? Quante volte ho pregato che Sherlock non rischiasse costantemente la vita?
Eppure la situazione era talmente stressante che ero arrivato a rivolgermi a un Dio che non ero certo esistesse. E, nel caso esistesse, sapevo non m’avrebbe ascoltato.
Eppure, quella volta, mi sbagliavo. Un bussare agitato alla porta del nostro appartamento ruppe a metà una nota di violino. Sherlock, come me, aveva riconosciuto quel rumore. Era il rumore di un cliente sull’orlo del panico, il rumore di una persona disperata, il rumore che, ogni volta che s’era fatto sentire, aveva portato casi eccitanti e problemi che mettevano a dura prova persino le capacità intellettive di quel genio di Sherlock Holmes. Niente di meglio poteva egli chiedere, in questo momento.
Il consulente investigativo, in pochi istanti, aveva posato il violino e si era alzato in piedi, pronto ad accogliere l’ospite. “Avanti”, disse, troppo in fretta per sembrare educato, troppo luminoso in viso per sembrare indifferente.
E improvvisamente, all’entrare del cliente, quella maschera di attesa gioiosa che l’aveva reso tanto bello si ruppe. Ripiombò pesantemente sulla poltrona, riprendendo in mano il violino e ricominciando a suonare annoiato. “Mycroft”, disse intanto. “Non ho molto tempo da dedicarti, sono molto impegnato.”
“Lo vedo”, mormorò il fratello, un volto angoscioso al posto della sua solita espressione tranquilla. “Ma... Devi assolutamente aiutarmi, Sherlock. Questo è un caso d’estrema importanza nazionale! Lascia stare i tuoi soliti giochetti di polizia...”
“Ho un certo qual senso di dejà vu”, commentò Sherlock con un ghigno indolente sulle labbra. “Di cosa si tratta? ‘I piani missilistici rubati - il ritorno’? O ‘Cadogan West - la vendetta’?”
“Non scherzare, Sherlock! E’ un rapimento che potrebbe avere gravissime ripercussioni sul governo inglese fino a farlo crollare! Dimmi che non sei così insensibile! Che tieni almeno un minimo al tuo stato! Potrei offrirti enormi ricompense, ma so che non ti attirerebbero quanto un caso con risvolti particolari. Permettimi di spiegarti tutto...”
“Ho già ascoltato abbastanza, Mycroft, e ti conosco abbastanza per sapere che hai la mania dell’esagerazione. Mi hai rubato troppo tempo, sei pregato di uscire dalla stanza.” Sherlock sollevò lo sguardo sul fratello, osservandolo veramente per la prima volta, e, per qualche motivo a me allora ignoto, sbiancò improvvisamente. Scosse la testa ricomponendosi quasi subito, mentre Mycroft si rilassava visibilmente, ormai praticamente certo della sua futura resa. Non capii cosa avesse sconvolto tanto Sherlock da fargli perdere il controllo sulle reazioni emotive del suo corpo, ma ripensandoci in seguito pensai che ci sarei potuto arrivare anche con un cervello come il mio.
“Mycroft!” Esclamò Sherlock. “Deve essere una cosa gravissima. Ti concedo ben due minuti per farmene comprendere l’entità. Poi potrei pensare di occuparmene.”
Qualcosa nell’aspetto di Mycroft l’aveva convinto della pericolosità della situazione, ma cosa? Ancora non lo capivo. Certo, c’era qualcosa di strano, qualcosa che mancava...
Capii cosa nello stesso momento in cui Mycroft mormorava: “Hanno rapito Gerard.”
Sherlock sgranò gli occhi, annuì piano, diede qualche pacca di cui non capii la compassione sul braccio del fratello. Abbandonò i contrasti che aveva con lui, e per la prima volta intravidi una specie di affetto verso Mycroft nel duro cuore del freddo consulente investigativo.
Io, però, non riuscivo ancora a capire.
“Scusate... Chi è Gerard? E Mycroft, perché oggi non hai l’ombrello? Te lo porti dietro sempre.”
Gli occhi del maggiore degli Holmes si velarono di tristezza, mentre Sherlock mi scoccava un’occhiata velenosa commentando: “Fai due più due, idiota.”
La verità mi piombò davanti agli occhi, e, anche se oggi mi pento di essere stato tanto insensibile, scoppiai a ridere.
“Gerard è un ombrello! Hanno rapito il tuo ombrello! Non ci credo, Mycroft, non puoi essere così... Afflitto per un ombrello!”
Mi aspettavo quasi che Sherlock mi seguisse nell’ilarità, invece la mia risata fu congelata dai freddi sguardi di entrambi gli Holmes. “John, non è una cosa su cui scherzare”, disse Sherlock, all’unisono col commento di Mycroft: “Non  mi stupisco che mio fratello vada d’accordo con una persona tanto insensibile.”
Passai il mio sguardo incredulo dall’uno all’altro, il divertimento totalmente esaurito. Tentai di difendermi. “Insomma! Lui ha parlato di un rapimento che avrebbe avuto gravissime ripercussioni sul governo inglese!”
“Infatti io sono il governo inglese.”
“Ha parlato di crollo!”
“Mi riferivo a un crollo emotivo!”
“John, basta discutere! In piedi, dobbiamo iniziare le indagini. Mycroft, dicci tutto quello che sai sul rapito e sui suoi spostamenti prima della tragedia.”
“Ho portato Gerard con me ovunque, questa mattina. Mi sono accorto che era stato rapito quando entrando in un caffè tentai di appoggiare il mio peso ad esso ma caddi rovinosamente a terra. Mi accorsi di star stringendo il vuoto... Non so dire altro. Sherlock, devi assolutamente aiutarmi! Tu sai quanto valga Gerard per me! E’ come un figlio!”
Sherlock, stupendomi nuovamente, abbracciò il fratello, dandogli qualche pacca sulla schiena. “So che ruolo ha avuto nella tua vita, fratello mio. Lo salverò, te lo prometto.”
Si avviò verso le scale trascinandomi con sé. Giunto al piano terra, prima di uscire, urlò: “Mrs Hudson! Nell’appartamento c’è mio fratello in evidente stato di shock. Gli faccia un tè.”
“D’accordo, ma non sono la governante!”
Ma Sherlock aveva già sbattuto la porta.



 

   
 
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