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Autore: Sciarpata di verde    18/03/2012    16 recensioni
[Timmy/Vicky so che sembra strano... ma dovete leggere per capire XD]“Sono ninfomane. Basta. Ne ho voglia. Basta. È per queso che sto comiciando ad indossare mini gonne. Qualcuno è disponibile nella piccola città di Dimmsdale?”
“No, non era questione di sesso o non sesso, era questione di amore.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO:

Le scritte in rosa sono di Timmy.

Le scritte arancioni sono di Vicky.

 

 

Alternative

 

 

Non sono una malata d’amore. No, non lo sono. E non lo sono mai stata. Non sono una ragazza romantica. No, effettivamente non credo nemmeno di esserne capace. È solo che sono stranamente ninfomane.

Anomalia che ho spesso ignorato. Troppo occupata a pensare ai soldi. Adesso che sono ancora vergine… mi sento una sfigata! Tutti sanno che avevo un fidanzato con il quale qualcosa era successo, ma la verità era che mi vergognavo troppo di raccontare la mia situazione. Sono sola. Completamente sola. E l’ho scelto io. La mia cattiveria mi ha portò a questo. E la mia fissa per i super fustacci… non mi risolse il problema. Alla fine tutti scoprivano il mio lato malvagio e mi abbandonavano. Sono ninfomane. Basta. Ne ho voglia. Basta. È per queso che sto comiciando ad indossare mini gonne.  Qualcuno è disponibile nella piccola città di Dimmsdale?

 

Toc Toc.

- Avanti! – urlò il padre di Timmy.

- Salve signor Turner, signora Turner. – salutai cordialmente come al solito.

- Bene Vicky, allora noi andiamo in spiagg… ehm… cioè, volevo dire a fare spese, quindi torneremo tardi, mi raccomando! Ciao!! – salutò frettolosamente la madre di Timmy col suo solito sorriso a 45 denti.

Quel giorno non mi andava di torturare Dentone, stranamente. Di solto era qualcosa che mi tirava su di morale… ma non ne avevo proprio voglia.

- AAAAH! VICKYY!! – gridò con quella vocetta stridula il bambino da sopra le scale. Come sempre prese a correre e a nascondersi in camera, ma quel giorno non lo inseguii. Mi spaparanzai comodamente sul divano facendo zappig col  telecomando.

 

Mi nascosi, ma non la vidi mai arrivare.

- Dov’è? – chiesi ai miei fantagenitori.

- Non sta arrivando, non è strano? – disse Wanda.

- Per le scale non è passata – intervenne Cosmo.

- Ma che… - uscii dal mio nascondiglio, sospettoso –Nascondetevi! – ordinai e loro mi ubbidirono subito spostandosi nell’acquario.

Mi affacciai dalle scale notando Vicky spaparanzata nel salotto che guardava la TV.

Scesi lentamente.

- Vicky? ... –

- Si? – rispose normalmente – Hai qualche problema? -.

- No no, ma… come mai oggi non mi insegui, torturi, picchi, mi sguinzagli contro il cane… qualcosa da te, insomma -.

- Niente… non mi va.

- DAVVERO? -  sbarrai occhi e bocca sconvolto da quelle parole – Ripeti esattamente “Timmy oggi non mi va di menarti, torturarti e fare qualunque altra azione violenta nei tuoi confronti”! Vai! – dissi dopo aver preso di corsa un registratore con microfono ed amplificatori in caso di vibrazioni sonore minime.

- Timmy oggi non mi va di menarti, torturarti e fare qualunque altra azione violenta nei tuoi confronti… -

- SI! – esultai.

- Per curiosità: perché ti serve registrare una frase del genere? –

- Per consolarmi nei giorni in cui ricomincerai a farmi male –

- Sono così pessima? –

- Si – risposi senza pensarci. Lei fece una faccia davvero triste accasciandosi sul divano. Non sentii singhiozzi, né pianti isterici. Così, sentendo un po’ il senso di colpa salire, mi avvicinai a lei notando il suo viso ancora con quell’espressione triste.

- Che hai? –

- Niente… non farò mai sesso… morirò vergine! E solo perché sono così crudele! –

- Sesso? Vergine? È un segno zodiacale? – domandai confuso.

- Tu sei solo un moccioso non puoi capire queste cose –

La lasciai lì ad autocommiserarsi, tornando in camera ancora dubbioso su quelle parole.

- Allora? – domandarono i miei fantagenitori tornando al loro stato naturale.

- Che significa “morire vergine”? –

- Intendi il segno zodiacale? – chiese Cosmo.

- Non lo so! L’ha detto Vicky –

- Ah… ehm… ecco… - balbettò Wanda – Forse non è il caso che alla tua età conosca queste cose… cresci e poi lo scoprirai! – mi sorrise.

- Ma io voglio saperlo adesso! –

- Perché non possiamo dirglielo? – fece ingenuamente lui.

- Evidentemente nemmeno tu hai capito a cosa si riferisce! – lei gli si avvicinò all’orecchio e rossa in viso borbottò qualcosa.

- Ooooooooh! Intendevi quella vergine… -

- Allora? – chiesi spiegazioni.

- No, non c’entra niente il segno zodiacale! – ridacchiò.

- Smettila di ridere! – lo sgomitò la fata.

- Allora, cosa significa?! – cominciai a perdere la pazienza.

- Mi spiace, è top secret. Ti rovinerei un’infanzia se te lo dicessi.

- Desidero che voi mi diciate cosa significa quella frase!! Obbedite! –

E così senza discutere esaudirono il mio desiderio contro la loro volontà.

- Ecco … - borbottarono – Vergine è chi … non ha mai fatto l’amore.

- Ah! Cioè chi non ha mai baciato nessuno? –

- Eeh … no. Vedi – continuò Cosmo cacciando le sue marionette – Quando un fantapapà ed una fantamamma si amano tanto, succede che … - venne interrotto.

- Fare l’amore è una cosa più intima e personale che non riguarda solo  la bocca … chi è vergine ad una certa età sente il bisogno di un contatto del genere che solitamente si ha dopo una profonda relazione con il partner, e sono cose che un bambino della tua età non prova e che non dovrebbe nemmeno sapere! – intervenne Wanda nascondendo i pupazzi del marito.

- Ma lei ha detto “Non farò mai sesso”. Che significa? –

- è … è più o meno la stessa cosa –

- E cioè? –

- No, QUESTO NO! Non puoi costringerci a dirtelo! Sono cose vietate ai minori! –

- Ok, ok … non chiederò dettagli –

E dopo questa chiacchierata, restammo lì in santa pace a giocare ai videogames tutto il tempo.

Passò parecchio tempo prima che Vicky si facesse risentire con … dei piagnistei degni di una ragazza sconfortata. Era talmente lagnosa  che io ed i miei fantagenitori non potevamo nemmeno più giocare ai videogames in santa pace! Anche se alzavo il volume al massimo! Era impossibile. E contemporaneamente quella tristezza mi metteva una pena nel cuore che non avevo mai sentito. Era come negare a qualcuno di essere amati in fondo, indipendentemente da quel che significa fare sesso o l’amore … o quel che è! So cosa significa essere sempre rifiutati. Ne so qualcosa per colpa di Trixie, che mi ignora sempre. Non è bello.

- E se io l’aiutassi? – dissi di punto in bianco.

Loro mi guardarono sbigottiti.

- Dici davvero?? –

- Si – li guardai serio.

 

Disperata mi rifugiai in bagno triste e sconsolata pensando a cose che non ho mai pensato, cose peggiori di quel che penso solitamente. Depressa e affranta me ne sono sbattuta della morale pubblica (cosa che in verità faccio spesso! Quindi … tutto questo ragionamento non ha senso!) e della società e ho cominciato a toccarmi sul seno con una mano e nelle parti intime con l’altra. Sempre più velocemente sentivo il mio respiro farsi più intenso. Poi buio. Vuoto. Non vedevo più niente ed ero stordita come se mi fossi addormentata di colpo. Magari anche sbattendo la testa contro qualcosa di duro. E magari anche facendomi un gran male. Pareva proprio un sogno perché d’un tratto, al posto del nero pece, comparve lentamente la strada di Dimmsdale e poco dopo mi resi conto di avere qualcosa tra le mani, e guardandole mi resi conto che stavo tenendo per mano un ragazzo. Un ragazzo alto, capelli castani con ciuffi ribelli, occhi blu intensi, sorriso smagliante, anche se i due incisivi erano abbastanza sporgenti, ma ciò non rovinava la visione luminosa che emanava quel sorriso allegro e gentile. Era vestito con una camicia bianca e con tre bottoni aperti, jeans e cintura aderenti che non lasciavano molto spazio all’immaginazione sul suo bel sedere tondo, scarpe semplici ma eleganti, una sciarpa rosa scuro attorno al collo, un bracciale d’ergento al polso , e con mia grande sorpresa, un cappellino rosa scuro che mi ricordava qualcuno … ma evidentemente era poco importante se non mi tornava in mente. Ah! Altre cose che notai subito furono l’orecchio tondo all’orecchio destro e l’atteggiamento disinvolto con una mano in tasca. Insomma, per me, un vero fustaccio!

-  Ti va di fare un giro con me? – mi domandò sorprendendomi, ed io risvegliandomi da una specie di incanto risposi un balbettante:- Si! Si … certo! Andiamo! –

E ci incamminammo senza una meta precisa come se fossimo sulle nuvole, tutto era leggero, etereo, ed io ero come in pace con me stessa. Ero in una tale beatitudine solo guardando quel ragazzo comparso dal nulla, che quasi non badavo al resto. E così pensavo “E se poi è un sogno?! Se è tutto falso?E se …? E se …?” ma subito dopo mi costrinsi a rilassarmi, pensai che era meglio godersi quel momento piuttosto che tormentarsi l’anima.

- E quindi … com’è che ti chiami? –

- Ma come? Sono il tuo fidanzato, e non ti ricordi nemmeno come mi chiamo? – rise ironico.

Seguii ingenuamente la sua risata, fingendo di star scherzando, e lui continuava con le sue risate spontanee fortunatamente senza capire che davvero io non sapevo come si chiamasse. Poi mi concentrai e mi dissi “Fidanzato? Ma davvero?? Vi prego non svegliatemi se è un sogno!”.

- Tesoro, sono contento che sta mattina ti sei svegliata di buon umore, ti vedo sorridere finalmente! Era da tanto che ti stressavi ed arrabbiavi per dei stupidi bambini – irruppe nei miei pensieri.

- Vorresti dire che tu … mi hai più volte vista arrabbiata? – domandai dubbiosa.

- Ma certo. Ti sfoghi sempre con me. Che male c’è? – sorrise.

- E … mi hai anche vista … proprio … arrabbiata arrabbiata? Cioè, nel vero senso della parola? Così furiosa da, chessò, i mobili fuori dalle finestre? – tremavo all’idea di star andando troppo oltre con la spiegazione.

- Ovvio. Ed anche torturare i bambini. Ma sai com’è: sarà che ti amo, sarà il mio carattere che ti tranquillizza, ma io sono riuscito sempre a calmarti per qualsiasi tipo di crisi. Ma perché mi fai queste domande? Perdita momentanea della memoria? – rise di nuovo.

- Si, più o meno! – ricambiai il sorriso imbarazzata.

- Mmm … allora ti ci vuole una bella rinfrescata! Sono Thomas, il tuo ragazzo di un anno più grande di te, hai una sorellina dolcissima minore, un lavoro come babysitter e vai a scuola insieme a me appassionatamente, ed io ti amo alla follia! – dicendo questo mi si avvicinò con un sorrisetto sospetto e terminò la frase baciandomi profondamente.

Io mi sciolsi completamente. Non potevo credere di star davvero vivendo una cosa del genere! Qualcuno che mi ami pur conoscendo tutto di me! Pur sapendo del mio caratteraccio, e riuscendomi spesso a calmare, da quel che diceva. Dove potrei mai trovare qualcuno del genere?! Non esiste .. è … è finto! Non può essere!

Così decisi di metterlo alla prova.

- No! Ho deciso adesso che non mi piaci più! Me ne vado a casa! – girai i tacchi con fare offeso e cercai di andarmene, ma qualcosa mi tratteneva. La sua mano aveva aggrappato la mia maglietta in un modo assolutamente delicato e cortese, tanto da farmi venire un brivido lungo la schiena.

Mi girai solo per rispondergli di nuovo in modo poco carino, ma lui mi guardava con occhi tristi e da cucciolo, così teneri che inaspettatamente il mio cuore si sciolse al solo vederlo! Ma com’era possibile farmi quell’effetto?? Nessuno mi aveva mai fatto venire un senso di colpa del genere!

- No! Thomas! No, scusami se ti ho fatto preoccupare! Stavo solo scherzando! – mi affrettai a scusarmi, e lui in risposta mi sorrise di nuovo allegro, baciandomi una seconda volta.

- Ti amo! –

- Anche io … - dissi senza pensare.

 

Sentii il tempo scorrere lungo e lento, facendo passeggiate ed entrando in negozi, gelaterie, pizzerie, sale giochi, centri commerciali, cinema … facemmo di tutto! Ed io mi divertii come una matta! Credo di non essermi mai divertita tanto in vita mia. E lui era così gentile e pacato! Un angelo!

Poi alla fine della nostra uscita, se così la si può chiamare, lui mi riaccompagnò a casa.

- Allora, ti sei divertita? – domandò.

- Moltissimo! È stato bellissimo!! Quando lo rifaremo? – chiesi speranzosa.

Aspettai pochi secondi ma lui non rispose distogliendo lo sguardo più volte dal mio triste.

- N-non so se … - stava cominciando. “No! Non voglio saperlo! Se è una risposta negativa, non ho voglia di sentirla! Giammai! Preferirei morire piuttosto che sentir dire da lui che non ci potremmo più vedere per qualsiasi catastrofe! No! E se anche fosse, non voglio che tutto finisca così! Si chiude in bellezza, con stile. So che non è da me pensare cose simili, ma per una volta! Probabilmente è anche un sogno!” pensai.

Gli tappai velocemente la bocca con la mano:- Ssh, non dire niente – e presi a baciarlo con tutta la passione che potevo avere. Lo trascinai a casa accarezzandolo e venendo ricambiata con ugual ardore, il mio cuore batteva come un martello, come mai aveva battuto, i corpi accaldati e il bisogno, che avevo soprattutto io, di sentire quel bellissimo corpo contro il mio, di sentirlo mio.

Solo allora capii che innamorarmi per me era possibile quanto per tutte le altre persone, e che la gente poteva innamorarsi di me, se l’avrei permesso con più facilità. Solo allora capii di non essere ninfomane, bensì di aver sempre sentito una mancanza di affetto nei miei confronti che creavo io e solamente io! Ed ero anche la prima a non essersene mai accorta. Non era questione di sesso o non sesso, era questione di amore.

I nostri respiri affannati si mischiavano nel momento in cui ci separammo per riprendere fiato. Lui mi sovrastava con quelle forti braccia mentre io ero attaccata quasi del tutto al muro dietro di me.

- Mi dispiace … - bisbigliò in un sussurro lui.

- Anche a me. – scese una lacrima – Addio … sappi che, anche se è stato poco il tempo assieme, sono riuscita a capire cos’è l’amore, e credo proprio di amarti quanto tu dici di amare me! Non ti scorderò mai! – scesero le altre.

- Addio – rispose col sorriso, ma un sorriso triste, tristezza evidente solo dagli occhi lucidi.

Poi tutto fu come risucchiato in un vortice di colori e nuvole ed io risentii quella sensazione di testa vuota e confusa, sensazione che riuscì a riportarmi alla realtà, stesa sul pavimento freddo del bagno e con un mal di testa pazzesco.

Solo dopo mi resi conto che avevo un bambino di 10 anni a fianco inginocchiato, gli occhi in lacrime ed un’espressione terribilmente triste.

Massaggiandomi la testa gli domandai:- Che c’è Timmy? … è successo qualcosa? –

- N-no … -

- Allora perché piangi? –

- P-perché tu sei caduta, e-e sei svenuta, e-e quindi io-io non sapevo che fare, non mi ricordavo nemmeno il numero di un’ambulanza o di un dottore! E non trovavo il numero della mamma, e-e quindi non-non sapevo che fare … - balbettava proprio come un bambino in piena crisi emotiva.

- Oh, piccolo … - inspiegabilmente mi venne spontaneo abbracciarlo per consolarlo, e lui ricambiò piacevolmente.

 

Vicky tornò il giorno dopo, ma io non dormivo da quando era successo quell’accaduto. Mi aveva talmente sconvolto la sua reazione, la mia reazione, quello che avevo fatto per lei … era tutto così confuso. Eppure quel giorno ero sia preoccupato che sollevato all’arrivo della my personal babysitter.

Arrivò in orario come un orologio svizzero, salutò i miei ed entrò in casa mia con la sua solita aria. Aria che non prometteva niente di buono in verità.

- Ho una sorpresa per te! – ghignò. Io già tremavo!

Ma quel ghigno si trasformò in un sorriso dolce e mi porse, tirandolo fuori da dentro la borsa, un lecca lecca colorato.

- Davvero? Per me?? Dov’è il trucchetto?! – mi guardai attorno.

- Nessun trucchetto. Giuro – sembrò sincera.

Presi il lecca lecca, ringraziai e tornai in camera, ma prima di chiudere la porta, lei mi ricordò:- Fatti i compiti! Che se hai bisogno di aiuto ci sto io! E se fai il bravo te ne porto un altro di lecca lecca la prossima volta! –

- Va-va bene … - ero confuso.

Chiusi la porta alle mie spalle e cominciai a guardare un punto fisso nella mia stanza incantato. I miei fantagenitori mi raggiunsero e mi domandarono:- Cos’è quella faccia? –

- Non posso credere di essere riuscito a cambiare così una persona tanto crudele in una tanto gentile … -

- Vedi che significa fare del bene? Come ti senti ora? – chiese Wanda fiera.

- Io di solito dopo una cosa del genere vado a fare casino in un pub per levar di torno quel senso di gratitudine che mi circonda! – esclamò al posto mio Cosmo.

- Io sono solamente confuso … - continuai a guardare il pavimento – Non mi aspettavo tutto questo … -

Credo sia stato allora che ho cominciato davvero a pensare all’amore e a tutte le sue sfaccettature, ma non riuscivo a capire il perché stavo pensando tutto questo.

 

The end

 

Angolo autore: mi spiace che sia finita così un po’ sospesa, ma a me piaceva molto questo finale e non ho voluto cambiarlo. Spero di non avervi traumatizzato un’infanzia … di non aver rovinato un mondo … e di non aver creato problemi psicologici all’autore vero dei Fantagenitori … spero vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuta a me! Pace e successo a tutti voi! ;)

   
 
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