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Autore: Irishkoala    19/03/2012    8 recensioni
(...) Era lui la mia ispirazione, con la sua dedizione, concentrazione e tenacia in tutto quello che faceva. Come metteva l'anima in quello in cui credeva non lo faceva nessun altro. (...)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'LetoBros'
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Whatever inspires you Non lo so da dove mi sia uscita questa ^^, penso solo che sarà l'inizio di una serie di shot-flashfic, per la maggior parte con tema principale fluff/angst/commedia tra Letobros (che ribadisco sempre inteso come amore fraterno, come c'è tra di loro, nulla di più spinto o improbabilmente surreale). L'altra scritta fin'ora è qui, ma ne ho già in programma un'altra che avrà tre capitoli ;) Intanto spero vi piaccia per quanto sia corta, e se vi va lasciate un commentino *.* Il pov è del Leto big ;) *sbacia*
Leia






Whatever inspires you




Avevo provato a chiamarlo un paio di volte ma non mi aveva risposto. Gli unici rumori che sentivo dal piano terra erano alcuni accordi di chitarra di tanto in tanto, non troppo lunghi e nemmeno esagerati.

Non stava suonando una vera e propria canzone, era nella fase in cui spegneva cervello e orecchie a qualsiasi altra cosa per pensare solo a una: la musica.

Raggiunsi il secondo piano, trovando persino la porta di camera sua aperta, altro segno che confermò la mia ipotesi sul fatto che sarebbe potuta succedere qualsiasi tipo di catastrofe attorno a lui ma non avrebbe sentito nulla.

Non si sarebbe accorto di niente. Quella bolla privata, il mondo in cui si tuffava e che era solo suo, era inscalfibile, nessuno avrebbe mai potuto entrarci, nessuno l'avrebbe capito appieno, nessuno l'avrebbe interrotto.

Nemmeno io.

Dopo tutti quegli anni, quella sua parte continuava ad affascinarmi, a rendermi invidioso in un certo senso, ma era un'enorme invidia per il mio essere troppo orgoglioso di lui, qualsiasi cosa facesse.

Per quanto fossi la persona che aveva condiviso davvero ogni istante con lui, compresi i momenti più privati, quelli che aveva in testa, quelli problematici e con cui aveva discusso innumerevoli idee, c'era sempre quella parte di lui a cui non avrei mai potuto accedere.

Non potevo farne parte. Ed era questo che lo rendeva veramente grande.

Mi appoggiai con una spalla allo stipite della porta, incrociando le braccia e lasciando il peso solo su una gamba. Continuò a non accorgersene, voltato di spalle rispetto alla posizione in cui ero io, seduto sul letto a gambe incrociate con la chitarra appoggiata su di esse, una montagna di fogli sparsi sulle lenzuola ancora sfatte e una matita che ora stava mordendo inconsciamente come a voler trattenere un pensiero improvviso che gli era passato per la testa.

Anche il pavimento era diventato partecipe della sua vena creativa, cosparso di alcuni degli stessi fogli ma completamente accartocciati in pallottole piccole, segno che avevano fatto una brutta fine e che non li avrebbe mai più considerati come qualcosa da poter utilizzare.

Si liberò la mano dalla matita, sostituendo la punta morsicata con un lato delle sue labbra che prese tra i denti per tornare sulla chitarra e riprovare alcuni degli stessi accordi che avevo sentito nel pomeriggio.

Un leggero canticchiare inconscio accompagnò le note dello strumento ma non uscirono delle vere parole concrete. Tornò il silenzio subito dopo e sul foglio davanti a sé comparve qualche riga in più di quelle che, forse, sarebbero state le parole di una nuova canzone.

Sorrisi tra me e me. Nonostante non glielo dicessi mai direttamente, vederlo in quel modo mi provocava sempre un'emozione enorme, oltre che riempirmi di soddisfazione per quello che era e che mi infondeva.

Era lui la mia ispirazione, con la sua dedizione, concentrazione e tenacia in tutto quello che faceva. Come metteva l'anima in quello in cui credeva non lo faceva nessun altro.

Non avrei voluto interromperlo ma, oltre al fratello orgoglioso subentrava anche quello scassapalle, perché era tutta la giornata che era rinchiuso in camera sua.

Continuò a non accorgersi della mia presenza fino a che non mi sedetti sul letto, ripiegando una gamba su cui mi ci appoggiai, per poi dargli una leggera spinta sulla spalla facendolo sobbalzare leggermente.

Ah..ehi...mi hai fatto prendere un colpo, non ti avevo sentito”

Alzai un sopracciglio con finto scetticismo ma non gli feci notare che avevo urlato per provare a chiamarlo dal piano terra.

Ciao” risposi con ironia e sorrise, scuotendo la testa con aria interrogativa chiedendomi cosa volessi.

Componi?”

Alzò le spalle indifferente con un grugnito “Mh..non lo so, forse...non mi sta venendo nulla di decente”

Continuai a guardarlo con scetticismo misto a divertimento.

Quella era la solita identica frase che aveva ripetuto ogni volta che aveva scritto qualcosa, comprese tutte le canzoni che ci avevano fatto diventare quelli che eravamo e per cui eravamo conosciuti.

Non commentai.

Ho ordinato delle pizze, stacca un attimo dai..è da questa mattina che sei qui dentro” tentai, mentre il suo sguardo era già tornato ai fogli davanti a sé, sfuggente.

Mh ok..” ripeté “...due minuti e arrivo” aggiunse distratto.

Era già rientrato in quella bolla. Lo sapevo.

E quei due minuti sarebbero diventati notte fonda.

Scossi la testa tra me e me, sospirando poi gli presi la sua con una mano tirandolo verso di me da essa e gli diedi un bacio tra i capelli, muovendo le dita per scompigliarglieli prima di alzarmi di nuovo.

Forse nemmeno di quello si accorse, unico accenno che dimostrò che gli fece piacere fu un sorrisino addolcito che però non vidi.

Tornai fuori, questa volta chiudendogli la porta con ugualmente una sensazione di soddisfazione addosso che bastava per farmi sentire bene.

Non sarebbe mai cambiato niente e, forse, lui non si sarebbe neanche ricordato che io, nella sua stanza, c'ero entrato davvero.




















*'
Era lui la mia ispirazione' - presa realmente da una citazione di Shannon
   
 
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