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Autore: lella23    19/03/2012    1 recensioni
Lo guardavo... e sapevo che non dovevo ...
Lo pensavo... e sapevo che era proibito...
Lo desideravo... e sapevo che era impossibile...
Eppure...

Emma, Alice, Beatrice e Eleonora
Quattro nomi, quattro ragazze e un nuovo anno scolastico, l'ultimo.
L'ultimo anno di spensieratezza prima di entrare nel mondo degli adulti, l'ultimo anno prima che la vita vera le possa reclamare.
L'anno delle scelte, dei dubbi e degli amori...
Proibiti, dolorosi, impossibili, involontari...
Quattro ragazze e la vita... giusta o sbagliata che sia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All You Need Is Love '
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Finito

Oh...You can hear me cry
See my dreams all die
...from were you're standing...on your own
It's so quiet here and I feel so cold
This house no longer feels like home...

When you told me you'd leave
I felt like I couldn't breath
My aching body fell to the floor

[…]

I should've known better..
Now it hurts much more
You caused my heart to bleed

***

Oh... Puoi sentirmi piangere
Vedi tutti i miei sogni morire
...Da dov'eri... solo.
È tranquillo qui e sento così freddo
Questa dimora non sembra più una casa

Quando mi avevi detto che saresti andato
Ho sentito come se non avrei più potuto respirare
Il mio corpo dolorante cadde a terra

[…]

Avrei dovuto conoscerlo meglio
Ora fa solo più male

Hai fatto sanguinare il mio cuore


{Nikisha Reyes-Pile ~ So Cold}



Ele si svegliò con un sorriso, il calore delle braccia che la circondavano non poteva che farla star bene. Aprì un occhio, per assicurarsi che tutto quello non era una fantasia, ma qualcosa di vero e concreto. Vide Luca dormire tranquillo, i capelli scompigliati gli circondavano il viso e Ele non potè che guardarlo incantata. Alzò una mano per accarezzargli la guancia, lui aprì gli occhi non appena lo sfiorò, appena la vide sorrise e la baciò.
Erano felici, la notte appena passata era stata la loro prima notte insieme, dopo due settimane lontani non avevano più perso tempo, a tutti e due era mancata molto la presenza dell'altro. Lo fecero ancora e Ele non desiderava altro che stare lì con Luca per il resto della sua vita, ma purtroppo sapeva di dover andare via, i suoi genitori non sapevano dove lei fosse ed era meglio andare a casa presto.
Si salutarono con baci e la promessa di rivedersi quella sera, l'aveva accompagnata a casa e entrando sorrise estasiata. Sulla sua via trovò sua sorella appena alzata che la guardava male.
-Be che hai da guardare?-
-Sembri una stupida- disse Elisa guardandola male.
Ele scoppiò a ridere, quante cose sua sorella doveva ancora capire! Invece di irritarsi come pensava di fare le scompigliò i capelli.
-Questo cara mia è l'amore!- e andò in camera sua lasciando la sorella a guardare perplessa la porta dove era entrata.
Ele si stava cambiando quando le arrivò un messaggio di Alice che le diceva di vedersi al solito bar tra un'ora. Le rispose che ci sarebbe stata e si mise sul letto a sorridere, era davvero fortunata, tutto stava andando per il meglio.


Emma rimase lì su quel divano finchè il sole non le colpì il viso, allora si alzò e con una gelida calma prese i piatti che con tanta cura il giorno prima aveva preparato e lì buttò nella spazzatura, il suo volto era una maschera impassibile. Finito quel lavoro si appoggiò al ripiano, sentiva qualcosa infondo allo stomaco, quasi questo si fosse annodato talmente tanto da non permetterle di sentire altro.
Che poteva fare? Si sentiva così vuota e arrabbiata... che diavolo stava succedendo con Francesco? Colpì il marmo con un pugno e la fitta di dolore le diede lucidità tra quei pensieri foschi, non sarebbe rimasta a piangersi addosso, sarebbe andata da quello stupido a pretendere spiegazioni, ne aveva il diritto.
Si cambiò e uscì con una forza sconosciuta addosso, una rabbia che non le dava pace. Guidò fino al condominio, salì le scale di corsa, non voleva che altri minuti passassero, aveva bisogno in quel momento di risposte.
Era davanti alla sua porta, un respiro profondo e aprì. Si trovò davanti a una casa completamente diversa da come l'aveva vista l'ultima volta, gli scatoloni erano accatastati per tutta la parente, i libri che una volta erano disseminati per la casa erano spariti... sembrava che ogni oggetto fosse stato messo via in quei contenitori.
A Emma mancò un battito e tutta la rabbia che fino a poco fa la sosteneva era come svanita, più effimera di un pugno di sabbia tra le dita. Si appoggiò alla porta quando dalla camera uscì Francesco con in mano dei vestiti. Si guardarono ed Emma quasi si spaventò, non aveva mai visto un simile sguardo negli occhi del moro, una simile indifferenza verso di lei, nemmeno quando si erano appena conosciuti.
-Emma...-
Non riusciva a capire dal tono che aveva se era sorpresa di vederla o se la stava aspettando, sta di fatto che lui non le fece un accenno né un sorriso, era impassibile. Questo non fece che far arrabbiare ancora di più la ragazza che non perse tempo e gli andò incontro.
-Si! Sono io! E tu quando avevi intenzione di dirmi che non saresti arrivato eh?-
-Scusa, non ho avuto molto tempo ieri...- disse evasivo.
Quella frase la fece infuriare, gli tirò uno schiaffo, voleva far uscire tutto quello che provava o era sicura sarebbe scoppiata. Con gli occhi pieni di lacrime lo guardò e vide qualcosa infondo al suo sguardo, ma fu soltanto un secondo, penso di esserselo immaginato.
-Anch'io ero impegnata ieri! Impegnata ad aspettarti! Ci voleva tanto a dirmi che non saresti venuto? Che diavolo ti succede!?- urlò ormai senza controllo.
Francesco non disse niente, la guardò e basta, con quegli occhi che vedeva ormai come estranei... erano lastre di ghiaccio impenetrabili e gelide.
-Calmati Emma...- disse distaccato, sembrava davvero che qualcuno si fosse impossessato del suo corpo, non poteva essere lui.
-Calmarmi? Tu devi dirmi che diavolo sta succedendo!- si trovò ad avere il fiato corto -Che ti sta succedendo...- sussurrò quasi senza forze.
-Emma tra una settimana me ne vado- disse lui quasi con indifferenza, quasi la notizia fosse di poco conto, quasi stessero parlando del tempo.
Emma sentì distintamente il cuore sprofondare in un baratro, cosa aveva detto? Cercò nei suoi occhi un qualche segnale che quello che aveva detto fosse una bugia, cercò qualcosa che sapeva di non trovare.
-C-cosa...?-
-Parto, torno a casa... ho capito che per quanto possano avermi fatto del male sono comunque la mia famiglia, l'unica che ho, andrò a lavorare per l'azienda di mio padre-
Stava accadendo? Francesco stava davvero... andando via? Strinse i denti per non permettere che le lacrime le lasciassero gli occhi e lo fissò, doveva esserci un'altra spiegazione... per forza!
-A-allora posso venire con te vero? Mi vuoi...- non finì la frase, non riusciva a dire quelle parole che sapevano di vana fantasticheria.
Il secco cenno di Francesco uccise le sue ultime speranze e con esso il suo cuore, ma non poteva permettere che accadesse, assolutamente!
-Non puoi andare via così! Lasciarmi dopo tutto quello che abbiamo passato!- strinse gli occhi ma ormai le lacrime scorrevano libere lungo le sue guance.
-Non potrebbe mai funzionare Emma, ho nove anni in più di te, per giunta sono stato un tuo professore. È stato sciocco poter credere che potesse andar bene. Mi prendo le mie responsabilità, non avrei dovuto cominciare questa relazione... è stato un errore-
-Un errore!?- esclamò incredula.
-Si, un errore, avevo dei doveri nei tuoi confronti e non dovevo lasciarmi andare, se la nostra relazione fosse venuta fuori non oso immaginare a cosa sarebbe accaduto-
Parlava in un modo così normale, le sembrava così lontano, così distante in quel momento che si sentì più sola che mai e quelle parole non le facevano che male, non facevano che farla sanguinare.
-Come puoi dire questo?- sussurrò con lo sguardo basso.
-Posso eccome... l'ho fatto no?-
-Non puoi dire sul serio! Non puoi davvero lasciare tutto, andare da loro e far finta che non sia successo niente! Non puoi pretende che io faccia lo stesso!-
-Emma sei giovane, sono sicuro che troverai qualcun'altro meglio di me, hai una vita davanti-
-Ma io amo te! Sono innamorata di te! Non è abbastanza questo!?- urlò lei.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo mentre vide il volto di Francesco diventare pietra, sperò di aver fatto breccia in quel muro che aveva eretto, sperava di avergli fatto cambiare idea. Era l'unica cosa che gli restava ormai... sperare.
Ricordò quando solo un anno fa non le era rimasto nemmeno quello, ricordò di come aveva perso tutto, di come si era guadagnata in quei mesi che che aveva e non riusciva proprio a pensare di poter perdere ancora qualcosa.
-No... non più- pronunciò quelle parole con gelida fermezza.
In quel momento Emma capì che era tutto finito, le risate, le carezze, i baci... tutto finito, tutto passato e non importava quante volte avrebbe urlato, pianto o preso a schiaffi qualcuno, lei si sarebbe comunque trovata sola, senza di lui. L'unica cosa da fare in quel momento era andare senza altre scenate, non era mai stata una bambina capricciosa e non sarebbe certo diventata una donna arrogante. Fece un mezzo sorrise senza che questo raggiunse gli occhi e lo guardò.
-Allora... addio Francesco...- gli voltò le spalle e se ne andò in fretta come era arrivata.
Pioveva e lasciò che le gocce le cadessero addosso, che si confondessero con le lacrime. Salì in macchina, appoggiò la fronte al volante e iniziò a piangere, senza più trattenersi, senza più inibizioni, era sola e poteva permettersi di non sembrare forte.
Quando si calmò un poco partì, non sarebbe stata lì un minuto di più, voleva mettere più distanza che poteva tra lei e Francesco. Una volta a casa si rintanò in camera e stesa sul letto sfogò quello che rimaneva delle lacrime e della sofferenza della fine di una storia che per lei era sembrata tutto.


Ele arrivò al bar con qualche minuto di ritardo, purtroppo aveva dovuto aspettare che sua sorella si sbrigasse per portarla a fare gli allenamenti di nuoto, clausola che aveva dovuto rispettare per poter prendere la macchina. Entrò con il fiato corto ci mancava che si mettesse a piovere, quello stupido ombrello era rimasto a casa. Vide subito Alice e Bea al solito tavolo e sedendosi le salutò.
-In ritardo come al solito eh?- ghignò Bea sorseggiando il suo tè.
-Ho dovuto accompagnare Elisa a nuoto!- sbuffò lei guardandola male.
-Certo le solite scuse...-
-Non siamo qui per litigare!- le interruppe Alice guardandole male.
-Allora per cosa?- chiese Ele perplessa.
Alice sospirò, era preoccupata e doveva parlare con loro per sapere che fare.
-A proposito... ma Emma? Dov'è?- chiese Bea.
-È per lei che vi ho chiamate-
-Cioè?- corrugò la fronte la bionda.
-È da ieri che non mi risponde ai messaggi... e nemmeno oggi, sono preoccupata che possa essere successo qualcosa con Francesco...- disse stringendo il bicchiere di succo tra le mani.
Doveva per forza essere successo qualcosa, lo strano comportamento di Francesco che Emma le aveva confidato... doveva essere quella la causa, che fosse successo quando a lui?
-Dovremmo andare a casa sua?- propose Ele alternando lo sguardo da una poi all'altra.
-Non so... forse mi sto preoccupando per niente, ma questa sensazione che potrebbe essere successo qualcosa mi perseguita-
-Forse dovremmo andare, almeno ci togliamo questo dubbio e la finiamo di fare castelli in aria- disse con tono fermo Bea.
-Hai ragione... forse dovremmo proprio, ma se disturbiamo?- fece dubbiosa Ele
-Aspettiamo fino a domani... poi andiamo da lei- disse Alice.
Le altre annuirono d'accordo, forse si stavano preoccupando per niente, ma non era da lei non rispondere per niente.


Erano passati alcuni giorni e Emma aveva risposto ai messaggi, ma dicendo che non poteva vederle per via dei genitori, suo padre sarebbe rimasto in quella casa mentre sua madre stava andando via con il suo compagno, il nuovo scrittore che la sua casa editrice aveva appena scoperto.
In quel momento si trovava seduta sul suo balcone guardando il tramonto, sapeva che tacere quello che era successo con Francesco non era una buona cosa, ma piangeva ancora al solo pensarci... non sarebbe riuscita a raccontare qualcosa.
Si strinse sulla sdraio, non voleva passare un'estate come quella dell'anno prima, ma in quei giorni non riusciva proprio a uscire, non se la sentiva. Avrebbe voluto vedere le altre, ma tutto le faceva ricordare Francesco e questo le faceva male, forse quando sarebbe riuscita almeno a non deprimersi per ogni cosa ce l'avrebbe fatta.
Si alzò e andò al piano inferiore, aveva fame e non aveva nemmeno cenato quella sera. Stava per prepararsi un panino quando sua madre entrò sbattendo la porta facendola spaventare.
-Che diavolo! Mamma mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò portandosi una mano al cuore che stava battendo impazzito.
Guardò sua madre e spalancò gli occhi, aveva i capelli tutti spettinati, il fiatone e la faccia mortalmente pallida.
-Mamma...?- si preoccupò lei.
-Emma...- sussurrò l'altra guardandola quasi fosse un fantasma.
-Che succede?-
-D-devi venire Emma... la n-nonna...- disse con voce spezzata.
Alla parola nonna il cervello di Emma si scollegò, tutto quello che era successo fino ad allora era completamente cancellato. Si ritrovò congelata mentre qualcosa che aveva in mano cadeva a terra, ma lei non ci fece nemmeno caso, si diresse verso sua madre quasi fosse in trans.
-Che vuoi dire? Che è successo alla nonna?-
Era la sua voce? Non la riconosceva nemmeno... ma vedere annuire sua madre a quella frase fece passare tutto in secondo piano.
-H-ha avuto un malore... è in ospedale e chiede di te- disse a fatica.
Andarono subito in auto, Emma non voleva perdere tempo. Che doveva succederle ancora? Perchè proprio sua nonna? Non ricordò come ma si ritrovò nell'ascensore dell'ospedale, mentre di fianco a lei sua madre si tratteneva dal piangere... sua madre che piangeva? Era davvero troppo assurdo anche solo pensare a una cosa del genere eppure era la verità, la sentì addirittura pregare e si stizzì, quanto tempo era che non parlava con lei? Quanto dall'ultima volta che era andata a trovarla? Strinse i pugni per non farsi sfuggire quelle frasi dalle labbra.
Presto trovarono la stanza dell'anziana, Emma la vide sdraiata su quel letto, stentava riconoscerla, sembrava invecchiata tutto in una volta... la pelle era così pallida. Si sedette nella sedia affianco, sentendo il rumore la donna aprì gli occhi e le sorrise, o meglio lo spettro di un sorriso.
In quel momento Emma capì davvero, in quel momento intuì che non c'era davvero speranza. Iniziò a piangere, piccole scie andarono a formarsi sulle sue guance senza che lei potesse farci niente.
-Tesoro, non piangere...- disse sua nonna cercando si consolarla.
-Nonna...- singhiozzò Emma prendendole la mano.
-Suvvia, asciugati subito quelle lacrime! Lo sai che non mi piace vederti piangere!-
Emma annuì cercando di sorridere, si ricordava come da piccola quando la vedeva triste per la mancanza dei suoi genitori la faceva ridere con dei pupazzi o quando facevano dei dolci assieme. Quei momenti le fecero tornare la voglia di piangere ma si morse il labbro pur di arginare le lacrime.
-Non mi piace proprio stare in ospedale, spero di essere presto dimessa, così ti posso insegnare a fare quella torta che ti piace tanto, quella al cioccolato... e magari la puoi fare per qualcuno...- e le fece l'occhiolino.
Emma sorrise annuendo, mentre meni gelide gremivano il suo cuore stritolandolo, lasciandolo agonizzante.
-C-certo nonna...-
-Ah che stanchezza, era da molto che non mi sentivo così...- disse lasciandosi andare contro il cuscino.
Parlarono ancora molto, per tutta la notte Emma vegliò il corpo di quella che era stata per lei tutto, madre, padre... la sua famiglia. Verso l'alba si svegliò e vedendola le sorrise rimproverandola però per essere stata lì tutta la notte.
-Non devi stare qui così tanto tempo tesoro! C'è un mondo fuori di qui sai?-
-Ma voglio stare qui nonna...- “Prima che sia troppo tardi...” pensò senza dirlo angosciata.
-Ah piccola mia, non dovresti perdere tempo, la vita è troppo breve e tu sei giovane... come ti ho sempre detto non farti condizionare da nessuno e vivi la tua vita, io sarò sempre fiera di te e delle tue scelte, perchè mi fido di te! Quindi vai a casa, esci con le tue amiche e ama il tuo ragazzo... è l'unica cosa che facendo mi renderà felice!-
-Ma... ma...-
-Niente ma! Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!- le disse sorridendo.
Emma fece un mezzo sorriso e la salutò promettendole che sarebbe tornata per la sera. Uscì dall'ospedale, l'accompagnò sua madre a casa senza dire niente e la lasciò lì da sola. Emma entrò e si sedette sul divano senza più forze.


Pioveva quel giorno, Alice era sotto l'ombrello, ma era tutto inutile, si bagnava comunque. Quando vide il profilo della casa in lontananza tirò un sospiro di sollievo, finalmente era arrivata, appena davanti al cancello vide che anche le altre erano arrivate in quel momento.
-Ragazze!- saluto lei.
-Ehi...- dissero in coro.
Si erano messe d'accordo per quel giorno, avrebbero visto Emma che lei lo voleva o meno, erano davvero preoccupate e non potevano lasciare l'amica sola.
Alice suonò il campanello, in quel momento si sentì un tuono che le fece sobbalzare e il cancello di aprì. Entrarono circospette e videro che la casa era avvolta nel buio, trovarono Emma in sala, rannicchiata su uno dei divani, sembrava persa in un altro mondo.
-Emma...?- disse tentennante Alice, la preoccupava l'espressione dell'amica e anche le altre sembravano pensare lo stesso viste le loro facce.
Emma si girò lentamente verso di loro e mentre cercava di sorridere salutandole delle piccole lacrime scesero dagli occhi e si ritrovò a singhiozzare. Le ragazze accorsero subito e l'abbracciarono cercando di far placare quel pianto disperato. Era così strano vedere Emma piangere, non l'aveva mai fatto davanti a loro, era come se fosse sempre stata forte una roccia che ora si stava sgretolando. Passarono del tempo così abbracciate con l'unico rumore i singhiozzi di Emma che con il passare dei minuti diminuirono e cessarono.
-Ragazze...- disse infine Emma guardandole una per una -grazie-
-Di cosa Emma? Non dovresti tenerti dentro tutto... che succede?- disse Bea.
-È... io... mia nonna... sta male, è all'ospedale e... e... e Francesco mi ha lasciato, ed è tutto un casino perchè non posso pensare a lui, a mia nonna e non so più che fare!-
Le altre rimasero senza parole, in pochi giorni erano successe così tante cose, cose dolorose per Emma che non poteva certo non piangere. Passarono il pomeriggio con lei, consolandola, cercando di farla ridere, tutto quello che potevano per farla sentire meglio.
Prima di cena dovettero però andare via, Emma le salutò più serena, non sapeva come fare per ringraziarle erano sempre così presenti... voleva a tutte un bene immenso. Tornare in casa senza loro però la fece sentire ancora giù, si rimise sul divano abbracciandosi le ginocchia si mise a guardare ancora il tramonto.
Tra poco sarebbe andata da sua nonna stava andando a cambiarsi quando suonò il telefono, andò a rispondere.
Qualche minuto dopo si ritrovò a scivolare a terra mentre il telefono le sfuggì di mano.

Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!”
Aveva detto così, non poteva essere una bugia, non poteva davvero essere...

Emma non pianse, non quella volta, guardò davanti a lei senza riuscire a vedere niente.
Non poteva essere andata via, eppure non c'era più.

Vai... sarò qui anche stasera, non scappo!”

























Ecco qui il penultimo capitolo, forse quello che ho scritto con fatica... non avete idea, ho passato un pomeriggio intero a sforzarmi di scrivere tutto e non è stato davvero bello, ma per la trama che ho in mente è necessario tutto, il capitolo più triste che ho mai scritto. Il prossimo sarà l'ultimo e davvero fatico a credere che sia quasi finita, fatemi sapere cosa ne pensate! 

Al prossimo capitolo!

Baci^^

   
 
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