Oh...You
can hear me cry
See my dreams all die
...from were you're
standing...on your own
It's so quiet here and I feel so cold
This
house no longer feels like home...
When
you told me you'd leave
I felt like I couldn't breath
My aching
body fell to the floor
[…]
I
should've known better..
Now it hurts much more
You caused my
heart to bleed
***
Oh...
Puoi sentirmi piangere
Vedi
tutti i miei sogni morire
...Da
dov'eri... solo.
È
tranquillo qui e sento così freddo
Questa
dimora non sembra più una casa
Quando
mi avevi detto che saresti andato
Ho
sentito come se non avrei più potuto respirare
Il
mio corpo dolorante cadde a terra
[…]
Avrei
dovuto conoscerlo meglio
Ora
fa solo più male
Hai fatto sanguinare il mio cuore
{Nikisha Reyes-Pile ~ So Cold}
Ele
si svegliò con un sorriso, il calore delle braccia che la
circondavano non poteva che farla star bene. Aprì un occhio,
per assicurarsi che tutto quello non era una fantasia, ma qualcosa di
vero e concreto. Vide Luca dormire tranquillo, i capelli scompigliati
gli circondavano il viso e Ele non potè che guardarlo incantata.
Alzò una mano per accarezzargli la guancia, lui aprì gli occhi non
appena lo sfiorò, appena la vide sorrise e la baciò.
Erano felici, la
notte appena passata era stata la loro prima notte insieme, dopo due
settimane lontani non avevano più perso tempo, a tutti e due era
mancata molto la presenza dell'altro. Lo fecero ancora e Ele non
desiderava altro che stare lì con Luca per il resto della sua vita,
ma purtroppo sapeva di dover andare via, i suoi genitori non sapevano
dove lei fosse ed era meglio andare a casa presto.
Si salutarono con
baci e la promessa di rivedersi quella sera, l'aveva accompagnata a
casa e entrando sorrise estasiata. Sulla sua via trovò sua sorella
appena alzata che la guardava male.
-Be che hai da
guardare?-
-Sembri una
stupida- disse Elisa guardandola male.
Ele scoppiò a
ridere, quante cose sua sorella doveva ancora capire! Invece di
irritarsi come pensava di fare le scompigliò i capelli.
-Questo cara mia è
l'amore!- e andò in camera sua lasciando la sorella a guardare
perplessa la porta dove era entrata.
Ele si stava
cambiando quando le arrivò un messaggio di Alice che le diceva di
vedersi al solito bar tra un'ora. Le rispose che ci sarebbe stata e
si mise sul letto a sorridere, era davvero fortunata, tutto stava
andando per il meglio.
Emma rimase lì su
quel divano finchè il sole non le colpì il viso, allora si alzò e
con una gelida calma prese i piatti che con tanta cura il giorno
prima aveva preparato e lì buttò nella spazzatura, il suo volto era
una maschera impassibile. Finito quel lavoro si appoggiò al ripiano,
sentiva qualcosa infondo allo stomaco, quasi questo si fosse annodato
talmente tanto da non permetterle di sentire altro.
Che poteva fare?
Si sentiva così vuota e arrabbiata... che diavolo stava succedendo
con Francesco? Colpì il marmo con un pugno e la fitta di dolore le
diede lucidità tra quei pensieri foschi, non sarebbe rimasta a
piangersi addosso, sarebbe andata da quello stupido a pretendere
spiegazioni, ne aveva il diritto.
Si cambiò e uscì
con una forza sconosciuta addosso, una rabbia che non le dava pace.
Guidò fino al condominio, salì le scale di corsa, non voleva che
altri minuti passassero, aveva bisogno in quel momento di risposte.
Era davanti alla
sua porta, un respiro profondo e aprì. Si trovò davanti a una casa
completamente diversa da come l'aveva vista l'ultima volta, gli
scatoloni erano accatastati per tutta la parente, i libri che una
volta erano disseminati per la casa erano spariti... sembrava che
ogni oggetto fosse stato messo via in quei contenitori.
A Emma mancò un
battito e tutta la rabbia che fino a poco fa la sosteneva era come
svanita, più effimera di un pugno di sabbia tra le dita. Si appoggiò
alla porta quando dalla camera uscì Francesco con in mano dei
vestiti. Si guardarono ed Emma quasi si spaventò, non aveva mai
visto un simile sguardo negli occhi del moro, una simile indifferenza
verso di lei, nemmeno quando si erano appena conosciuti.
-Emma...-
Non riusciva a
capire dal tono che aveva se era sorpresa di vederla o se la stava
aspettando, sta di fatto che lui non le fece un accenno né un
sorriso, era impassibile. Questo non fece che far arrabbiare ancora
di più la ragazza che non perse tempo e gli andò incontro.
-Si! Sono io! E tu
quando avevi intenzione di dirmi che non saresti arrivato eh?-
-Scusa, non ho
avuto molto tempo ieri...- disse evasivo.
Quella frase la
fece infuriare, gli tirò uno schiaffo, voleva far uscire tutto
quello che provava o era sicura sarebbe scoppiata. Con gli occhi
pieni di lacrime lo guardò e vide qualcosa infondo al suo sguardo,
ma fu soltanto un secondo, penso di esserselo immaginato.
-Anch'io ero
impegnata ieri! Impegnata ad aspettarti! Ci voleva tanto a dirmi che
non saresti venuto? Che diavolo ti succede!?- urlò ormai senza
controllo.
Francesco non
disse niente, la guardò e basta, con quegli occhi che vedeva ormai
come estranei... erano lastre di ghiaccio impenetrabili e gelide.
-Calmati Emma...-
disse distaccato, sembrava davvero che qualcuno si fosse impossessato
del suo corpo, non poteva essere lui.
-Calmarmi? Tu devi
dirmi che diavolo sta succedendo!- si trovò ad avere il fiato corto
-Che ti sta succedendo...- sussurrò quasi senza forze.
-Emma tra una
settimana me ne vado- disse lui quasi con indifferenza, quasi la
notizia fosse di poco conto, quasi stessero parlando del tempo.
Emma sentì
distintamente il cuore sprofondare in un baratro, cosa aveva detto?
Cercò nei suoi occhi un qualche segnale che quello che aveva detto
fosse una bugia, cercò qualcosa che sapeva di non trovare.
-C-cosa...?-
-Parto, torno a
casa... ho capito che per quanto possano avermi fatto del male sono
comunque la mia famiglia, l'unica che ho, andrò a lavorare per
l'azienda di mio padre-
Stava accadendo?
Francesco stava davvero... andando via? Strinse i denti per non
permettere che le lacrime le lasciassero gli occhi e lo fissò,
doveva esserci un'altra spiegazione... per forza!
-A-allora posso
venire con te vero? Mi vuoi...- non finì la frase, non riusciva a
dire quelle parole che sapevano di vana fantasticheria.
Il secco cenno di
Francesco uccise le sue ultime speranze e con esso il suo cuore, ma
non poteva permettere che accadesse, assolutamente!
-Non puoi andare
via così! Lasciarmi dopo tutto quello che abbiamo passato!- strinse
gli occhi ma ormai le lacrime scorrevano libere lungo le sue guance.
-Non potrebbe mai
funzionare Emma, ho nove anni in più di te, per giunta sono stato un
tuo professore. È stato sciocco poter credere che potesse andar
bene. Mi prendo le mie responsabilità, non avrei dovuto cominciare
questa relazione... è stato un errore-
-Un errore!?-
esclamò incredula.
-Si, un errore,
avevo dei doveri nei tuoi confronti e non dovevo lasciarmi andare, se
la nostra relazione fosse venuta fuori non oso immaginare a cosa
sarebbe accaduto-
Parlava in un modo
così normale, le sembrava così lontano, così distante in quel
momento che si sentì più sola che mai e quelle parole non le
facevano che male, non facevano che farla sanguinare.
-Come puoi dire
questo?- sussurrò con lo sguardo basso.
-Posso eccome...
l'ho fatto no?-
-Non puoi dire sul
serio! Non puoi davvero lasciare tutto, andare da loro e far finta
che non sia successo niente! Non puoi pretende che io faccia lo
stesso!-
-Emma sei giovane,
sono sicuro che troverai qualcun'altro meglio di me, hai una vita
davanti-
-Ma io amo te!
Sono innamorata di te! Non è abbastanza questo!?- urlò lei.
Si lasciò
sfuggire un singhiozzo mentre vide il volto di Francesco diventare
pietra, sperò di aver fatto breccia in quel muro che aveva eretto,
sperava di avergli fatto cambiare idea. Era l'unica cosa che gli
restava ormai... sperare.
Ricordò quando
solo un anno fa non le era rimasto nemmeno quello, ricordò di come
aveva perso tutto, di come si era guadagnata in quei mesi che che
aveva e non riusciva proprio a pensare di poter perdere ancora
qualcosa.
-No... non più-
pronunciò quelle parole con gelida fermezza.
In quel momento
Emma capì che era tutto finito, le risate, le carezze, i baci...
tutto finito, tutto passato e non importava quante volte avrebbe
urlato, pianto o preso a schiaffi qualcuno, lei si sarebbe comunque
trovata sola, senza di lui. L'unica cosa da fare in quel momento era
andare senza altre scenate, non era mai stata una bambina capricciosa
e non sarebbe certo diventata una donna arrogante. Fece un mezzo
sorrise senza che questo raggiunse gli occhi e lo guardò.
-Allora... addio
Francesco...- gli voltò le spalle e se ne andò in fretta come era
arrivata.
Pioveva e lasciò
che le gocce le cadessero addosso, che si confondessero con le
lacrime. Salì in macchina, appoggiò la fronte al volante e iniziò
a piangere, senza più trattenersi, senza più inibizioni, era sola e
poteva permettersi di non sembrare forte.
Quando si calmò
un poco partì, non sarebbe stata lì un minuto di più, voleva
mettere più distanza che poteva tra lei e Francesco. Una volta a
casa si rintanò in camera e stesa sul letto sfogò quello che
rimaneva delle lacrime e della sofferenza della fine di una storia
che per lei era sembrata tutto.
Ele arrivò al bar
con qualche minuto di ritardo, purtroppo aveva dovuto aspettare che
sua sorella si sbrigasse per portarla a fare gli allenamenti di
nuoto, clausola che aveva dovuto rispettare per poter prendere la
macchina. Entrò con il fiato corto ci mancava che si mettesse a
piovere, quello stupido ombrello era rimasto a casa. Vide subito
Alice e Bea al solito tavolo e sedendosi le salutò.
-In ritardo come
al solito eh?- ghignò Bea sorseggiando il suo tè.
-Ho dovuto
accompagnare Elisa a nuoto!- sbuffò lei guardandola male.
-Certo le solite
scuse...-
-Non siamo qui per
litigare!- le interruppe Alice guardandole male.
-Allora per cosa?-
chiese Ele perplessa.
Alice sospirò,
era preoccupata e doveva parlare con loro per sapere che fare.
-A proposito... ma
Emma? Dov'è?- chiese Bea.
-È per lei che vi
ho chiamate-
-Cioè?- corrugò
la fronte la bionda.
-È da ieri che
non mi risponde ai messaggi... e nemmeno oggi, sono preoccupata che
possa essere successo qualcosa con Francesco...- disse stringendo il
bicchiere di succo tra le mani.
Doveva per forza
essere successo qualcosa, lo strano comportamento di Francesco che
Emma le aveva confidato... doveva essere quella la causa, che fosse
successo quando a lui?
-Dovremmo andare a
casa sua?- propose Ele alternando lo sguardo da una poi all'altra.
-Non so... forse
mi sto preoccupando per niente, ma questa sensazione che potrebbe
essere successo qualcosa mi perseguita-
-Forse dovremmo
andare, almeno ci togliamo questo dubbio e la finiamo di fare
castelli in aria- disse con tono fermo Bea.
-Hai ragione...
forse dovremmo proprio, ma se disturbiamo?- fece dubbiosa Ele
-Aspettiamo fino a
domani... poi andiamo da lei- disse Alice.
Le altre annuirono
d'accordo, forse si stavano preoccupando per niente, ma non era da
lei non rispondere per niente.
Erano passati
alcuni giorni e Emma aveva risposto ai messaggi, ma dicendo che non
poteva vederle per via dei genitori, suo padre sarebbe rimasto in
quella casa mentre sua madre stava andando via con il suo compagno,
il nuovo scrittore che la sua casa editrice aveva appena scoperto.
In quel momento si
trovava seduta sul suo balcone guardando il tramonto, sapeva che
tacere quello che era successo con Francesco non era una buona cosa,
ma piangeva ancora al solo pensarci... non sarebbe riuscita a
raccontare qualcosa.
Si strinse sulla
sdraio, non voleva passare un'estate come quella dell'anno prima, ma
in quei giorni non riusciva proprio a uscire, non se la sentiva.
Avrebbe voluto vedere le altre, ma tutto le faceva ricordare
Francesco e questo le faceva male, forse quando sarebbe riuscita
almeno a non deprimersi per ogni cosa ce l'avrebbe fatta.
Si alzò e andò
al piano inferiore, aveva fame e non aveva nemmeno cenato quella
sera. Stava per prepararsi un panino quando sua madre entrò
sbattendo la porta facendola spaventare.
-Che diavolo!
Mamma mi hai fatto prendere un colpo!- esclamò portandosi una mano
al cuore che stava battendo impazzito.
Guardò sua madre
e spalancò gli occhi, aveva i capelli tutti spettinati, il fiatone e
la faccia mortalmente pallida.
-Mamma...?- si
preoccupò lei.
-Emma...- sussurrò
l'altra guardandola quasi fosse un fantasma.
-Che succede?-
-D-devi venire
Emma... la n-nonna...- disse con voce spezzata.
Alla parola nonna
il cervello di Emma si scollegò, tutto quello che era successo fino
ad allora era completamente cancellato. Si ritrovò congelata mentre
qualcosa che aveva in mano cadeva a terra, ma lei non ci fece nemmeno
caso, si diresse verso sua madre quasi fosse in trans.
-Che vuoi dire?
Che è successo alla nonna?-
Era la sua voce?
Non la riconosceva nemmeno... ma vedere annuire sua madre a quella
frase fece passare tutto in secondo piano.
-H-ha avuto un
malore... è in ospedale e chiede di te- disse a fatica.
Andarono subito in
auto, Emma non voleva perdere tempo. Che doveva succederle ancora?
Perchè proprio sua nonna? Non ricordò come ma si ritrovò
nell'ascensore dell'ospedale, mentre di fianco a lei sua madre si
tratteneva dal piangere... sua madre che piangeva? Era davvero troppo
assurdo anche solo pensare a una cosa del genere eppure era la
verità, la sentì addirittura pregare e si stizzì, quanto tempo era
che non parlava con lei? Quanto dall'ultima volta che era andata a
trovarla? Strinse i pugni per non farsi sfuggire quelle frasi dalle
labbra.
Presto trovarono
la stanza dell'anziana, Emma la vide sdraiata su quel letto,
stentava riconoscerla, sembrava invecchiata tutto in una volta... la
pelle era così pallida. Si sedette nella sedia affianco, sentendo il
rumore la donna aprì gli occhi e le sorrise, o meglio lo spettro di
un sorriso.
In quel momento
Emma capì davvero, in quel momento intuì che non c'era davvero
speranza. Iniziò a piangere, piccole scie andarono a formarsi sulle
sue guance senza che lei potesse farci niente.
-Tesoro, non
piangere...- disse sua nonna cercando si consolarla.
-Nonna...-
singhiozzò Emma prendendole la mano.
-Suvvia, asciugati
subito quelle lacrime! Lo sai che non mi piace vederti piangere!-
Emma annuì
cercando di sorridere, si ricordava come da piccola quando la vedeva
triste per la mancanza dei suoi genitori la faceva ridere con dei
pupazzi o quando facevano dei dolci assieme. Quei momenti le fecero
tornare la voglia di piangere ma si morse il labbro pur di arginare
le lacrime.
-Non mi piace
proprio stare in ospedale, spero di essere presto dimessa, così ti
posso insegnare a fare quella torta che ti piace tanto, quella al
cioccolato... e magari la puoi fare per qualcuno...- e le fece
l'occhiolino.
Emma sorrise
annuendo, mentre meni gelide gremivano il suo cuore stritolandolo,
lasciandolo agonizzante.
-C-certo nonna...-
-Ah che
stanchezza, era da molto che non mi sentivo così...- disse
lasciandosi andare contro il cuscino.
Parlarono ancora
molto, per tutta la notte Emma vegliò il corpo di quella che era
stata per lei tutto, madre, padre... la sua famiglia. Verso l'alba si
svegliò e vedendola le sorrise rimproverandola però per essere
stata lì tutta la notte.
-Non devi stare
qui così tanto tempo tesoro! C'è un mondo fuori di qui sai?-
-Ma voglio stare
qui nonna...- “Prima che sia troppo tardi...” pensò senza dirlo
angosciata.
-Ah piccola mia,
non dovresti perdere tempo, la vita è troppo breve e tu sei
giovane... come ti ho sempre detto non farti condizionare da nessuno
e vivi la tua vita, io sarò sempre fiera di te e delle tue scelte,
perchè mi fido di te! Quindi vai a casa, esci con le tue amiche e
ama il tuo ragazzo... è l'unica cosa che facendo mi renderà
felice!-
-Ma... ma...-
-Niente ma! Vai...
sarò qui anche stasera, non scappo!- le disse sorridendo.
Emma fece un mezzo
sorriso e la salutò promettendole che sarebbe tornata per la sera.
Uscì dall'ospedale, l'accompagnò sua madre a casa senza dire niente
e la lasciò lì da sola. Emma entrò e si sedette sul divano senza
più forze.
Pioveva quel
giorno, Alice era sotto l'ombrello, ma era tutto inutile, si bagnava
comunque. Quando vide il profilo della casa in lontananza tirò un
sospiro di sollievo, finalmente era arrivata, appena davanti al
cancello vide che anche le altre erano arrivate in quel momento.
-Ragazze!- saluto
lei.
-Ehi...- dissero
in coro.
Si erano messe
d'accordo per quel giorno, avrebbero visto Emma che lei lo voleva o
meno, erano davvero preoccupate e non potevano lasciare l'amica sola.
Alice suonò il
campanello, in quel momento si sentì un tuono che le fece sobbalzare
e il cancello di aprì. Entrarono circospette e videro che la casa
era avvolta nel buio, trovarono Emma in sala, rannicchiata su uno dei
divani, sembrava persa in un altro mondo.
-Emma...?- disse
tentennante Alice, la preoccupava l'espressione dell'amica e anche le
altre sembravano pensare lo stesso viste le loro facce.
Emma si girò
lentamente verso di loro e mentre cercava di sorridere salutandole
delle piccole lacrime scesero dagli occhi e si ritrovò a
singhiozzare. Le ragazze accorsero subito e l'abbracciarono cercando
di far placare quel pianto disperato. Era così strano vedere Emma
piangere, non l'aveva mai fatto davanti a loro, era come se fosse
sempre stata forte una roccia che ora si stava sgretolando. Passarono
del tempo così abbracciate con l'unico rumore i singhiozzi di Emma
che con il passare dei minuti diminuirono e cessarono.
-Ragazze...- disse
infine Emma guardandole una per una -grazie-
-Di cosa Emma? Non
dovresti tenerti dentro tutto... che succede?- disse Bea.
-È... io... mia
nonna... sta male, è all'ospedale e... e... e Francesco mi ha
lasciato, ed è tutto un casino perchè non posso pensare a lui, a
mia nonna e non so più che fare!-
Le altre rimasero
senza parole, in pochi giorni erano successe così tante cose, cose
dolorose per Emma che non poteva certo non piangere. Passarono il
pomeriggio con lei, consolandola, cercando di farla ridere, tutto
quello che potevano per farla sentire meglio.
Prima di cena
dovettero però andare via, Emma le salutò più serena, non sapeva
come fare per ringraziarle erano sempre così presenti... voleva a
tutte un bene immenso. Tornare in casa senza loro però la fece
sentire ancora giù, si rimise sul divano abbracciandosi le ginocchia
si mise a guardare ancora il tramonto.
Tra poco sarebbe
andata da sua nonna stava andando a cambiarsi quando suonò il
telefono, andò a rispondere.
Qualche minuto
dopo si ritrovò a scivolare a terra mentre il telefono le sfuggì di
mano.
“Vai... sarò
qui anche stasera, non scappo!”
Aveva detto così, non poteva essere una bugia, non poteva
davvero essere...
Emma non pianse,
non quella volta, guardò davanti a lei senza riuscire a vedere
niente.
Non poteva essere
andata via, eppure non c'era più.
“Vai... sarò
qui anche stasera, non scappo!”
Ecco qui il penultimo capitolo, forse quello che ho scritto con
fatica... non avete idea, ho passato un pomeriggio intero a sforzarmi
di scrivere tutto e non è stato davvero bello, ma per la trama
che ho in mente è necessario tutto, il capitolo più
triste che ho mai scritto. Il prossimo sarà l'ultimo e davvero
fatico a credere che sia quasi finita, fatemi sapere cosa ne
pensate!
Al prossimo capitolo!
Baci^^