Hell of a day!
‘Hell
of a day’
si dissero l’anno scorso, dopo il caso della bomba
radioattiva.
Beh
quest’anno era stato anche
peggio.
Si accordarono
per una bevuta all’Old
Haunt per chiudere tutta quella brutta storia di terrorismo e spie
russe.
Castle le mise
una mano sulla schiena
e gentilmente la condusse ad un tavolino appartato.
Dopo il primo
sorso di birra si
sentirono già più leggeri.
“Così
una volta all’anno io e te
dobbiamo salvare il mondo, eh?” esclamò Castle con
un mezzo sorriso.
“Così
pare” annuì Beckett
osservandolo.
Un’altra persona di cui si fidava si era rivelata per quello che era veramente. Si vedeva bene la delusione sul suo volto.
Non aveva tanti
amici e sembrava proprio non gliene restassero più
molti.
Beckett
sperò di non scoprire mai
nulla su Patterson e Connely o Rick non si sarebbe più
ripreso.
Avvicinò
la sua bottiglia e la fece
tintinnare con quella di Castle.
“A
noi?” propose cercando di
strappargli un sorriso.
Castle
capì le sue intenzioni e si
lasciò trascinare nel brindisi “A noi!”
Però
poi il silenzio ricadde tra
loro.
Vedeva che
Castle aveva mille
pensieri per la testa e se c’era una cosa cominciava a capire
grazie alla
terapia era che rimuginare non serviva a niente. Logorava soltanto.
“Stai
pensando a Sofia?” domandò
cercando di non essere gelosa.
“Già...una
cellula dormiente della
mafia russa... devo essere proprio uno stupido...” le rispose
sconsolato.
“Non
potevi saperlo, aveva ingannato
la CIA stessa...”
Castle
annuì con poca convinzione
così Kate proseguì: “E non puoi credere
a quello che ti ha detto su tuo padre”
aspettò che Castle la guardasse negli occhi. Voleva che
capisse bene quelle
parole. Lo conosceva fin troppo bene e sapeva che avrebbe cominciato a
fantasticarci su per poi iniziare a crederci veramente.
“Stava
per uccidermi. Che senso aveva
mentire in quel momento?”
Ed ecco la
conferma. Lui voleva
crederci. Ha sempre detto che non gli importava nulla di avere o meno
un padre
e ora invece si stava attaccando a quella bugia.
“Perché
quando menti per tutta la
vita, poi non sai più fare altro” Kate
cercò nuovamente il suo sguardo “Sofia
Turner non esiste, lei stessa era una menzogna”
Castle
finalmente la guardò negli
occhi “Tu non credi a niente di ciò che ha
detto?”
Restò
spiazzata per qualche secondo.
Le venne in mente quello che le disse Sofia durante
l’indagine, quando ancora
la credevano una dei buoni.
‘A
volte vorrei che non fossimo mai andati a letto insieme’
In quel momento
forse le aveva
creduto. Forse le era sembrato un consiglio.
Ma come poteva
accettare un consiglio
da una persona del genere?
Lei non era
Sofia e l’uomo che le
sedeva accanto non era lo stesso di dodici anni fa.
“No.
Non credo alle sue parole”
rispose bevendo un altro sorso “Ma se deciderai di cercare
tuo padre voglio
aiutarti”
Le sorrise grato
“Non so ancora cosa
farò. Forse mi piace solo l’idea che possa essere
un agente della Cia...non lo
so, ci penserò, ma grazie intanto”
accostò un’altra volta le loro bottiglie e
bevvero ancora.
Al secondo giro
di birra Castle si
sentì un po’ più coraggioso
“Perché sei così gelosa di
Sofia?”
Non aveva molto
senso controbattere,
era palese la sua gelosia.
Non rispose
nulla infatti, bevve in
silenzio.
“E’
successo dodici anni fa voglio
dire... avrai avuto qualcuno anche tu dodici anni fa no?”
Neanche se lo
ricordava ma
probabilmente si, qualcuno c’era.
“Non
è questo il punto!” rispose
ostentando sicurezza.
“Allora
qual è?” chiese prontamente.
Sentì
l’agitazione cominciare a farsi
largo.
“Forse
per una volta i
sentimenti hanno avuto la meglio sulla
ragione?” azzardò
Castle con un sorrisetto beffardo in volto.
Adorava questi
suoi momenti di debolezza. Riusciva
a vedere oltre il muro.
Kate si
passò stancamente una mano in
volto “Immagino di si...” gli rispose solamente
accennando un piccolo sorriso
di rimando.
“Ed
è così brutto?”
“Brucia
un po’... ”
Castle
annuì. Sapeva bene quanto
bruciasse.
“Già...
brucia... Demming, Josh...”
bevve un altro sorso “Alex Conrad..”
“Alex
Conrad?!? Seriamente?” ma Kate
vide che Castle stava ridendo.
“Ammettilo!
Se io ti avessi regalato
un cestino di muffin avresti subito storto il naso e poi li avresti
rifiutati!”
“Avevi
una faccia!!!” sbotto a ridere
Kate, ricordandosi della gelosia di Castle per l’altro
scrittore.
“Oh,
davvero carina detective,
prenditi pure gioco della mia sofferenza” disse fingendosi
offeso.
“Sei
stato tu a portarlo al
distretto, non mi sono di certo cercata io un altro scrittore
rompiscatole”
“Non
me lo ricordare, a momenti mi
frega la musa da sotto il naso e sarebbe pure stata colpa
mia!”
Risero di nuovo
mentre la loro
seconda birra finiva.
“Comunque
alla fine ho scelto di
ispirare solo uno scrittore perciò puoi stare
tranquillo...”.
“Puoi
lamentarti quanto vuoi ma sono
più che convinto che fare la musa ti piaccia
parecchio!”
Kate gli
lanciò il suo solito sguardo
scettico.
“Deve
essere uno strazio essere una dea delle arti...
immagino la fatica..”
la prese in giro lui.
“E’
più stressante di quanto pensi
Castle!” replicò un po’ rossa in volta.
L’aveva
appena chiamata Dea?
Il terzo giro di
birre arrivò veloce.
Non si chiesero neppure se fosse il caso di darsi una regolata. Dopo
quella
giornataccia si stavano solo rilassando e, a modo loro, stavano
comunicando.
Senza nemmeno troppi giri di parole, per una volta.
Infatti fu Kate
questa volta a
sentirsi un po’ più coraggiosa “Credo
che fosse il fatto che anche lei ti ha
ispirata ad ingelosirmi, più che l’essere andato a
letto con lei anni fa...”
Castle assorbì in silenzio quelle parole “...o
forse entrambe le cose” aggiunse
lei.
“E’
diverso Kate, lei mi ha ispirato
un piccolo personaggio marginale. Ho preso spunto da lei per descrivere
l’agente della CIA Clara Strike, così come ho
preso spunto da Powell per
scrivere del ladro gentiluomo Bentley Silver in 'Storm Rising' o come
ho preso
informazioni dall’agente Grey, per scrivere alcune frasi in
'La minaccia di
Storm', te lo ricordi?”
Kate
annuì, aveva incontrato l’agente
Gray due anni prima.
“Sono
personaggi secondari... Tu sei
Nikki Heat, ho scritto quattro libri su di te! Non puoi neanche
paragonarti a
Sofia!”
Non sapeva
davvero cosa rispondere.
Si sentiva molto meglio ora che l’aveva sentito dalla sua
voce.
“Davvero
hai pensato che per me fosse
la stessa cosa, che una musa vale l’altra o
cos’altro? Cos’hai pensato Kate?
Dopo quattro anni pensi che voglia solo una cosa da te?”
Castle era
tremendamente serio. E un
pochino deluso forse.
“Non
lo so cos’ho pensato. Te l’ho
detto, bruciava e basta.”
“Sono
consapevole di avere una certa
reputazione ma sto cercando di togliermela di dosso in tutti i modi.
Sto
cercando di farti vedere chi sono veramente, non ho nessuna donna da
tempo
perché sto aspettando te!”
Kate non
riusciva a slegare i loro
sguardi, era come ipnotizzata.
“E lo
sai che è così...”
La donna
annuì, ancora rapita.
“Ma a
cosa serve aspettare se è
questo quello che pensi di me?”
L’incanto
finì. Kate si risvegliò di
colpo.
“Non
è così, davvero, io so chi sei
veramente. Io ti conosco! Lo so che mi...” deglutì
a forza fermandosi in tempo
“...vuoi bene”
A Rick
scappò una risatina amara
“...già..ti voglio bene..”
ripeté fissando la bottiglia nuovamente vuota.
Le si
aggrovigliò lo stomaco. E il
cuore batteva a mille.
Ecco
perché preferiva usare la
ragione. Nessun macigno da digerire o tachicardie fastidiose.
“Lo so
che quella era una facciata,
quello era un altro Rick... ho capito, davvero, mi dispiace aver
pensato... è
solo che, ok sono gelosa, e non la so gestire bene.. credo...”
Forse era
l’alcol che cominciava a
farsi sentire o forse era l’emozione di quella, come
chiamarla, confessione?
Kate stava incespicando ad ogni parola che riusciva ad emettere
“... e non sono
sicura di volere che... che sprechi la vita aspettandomi... insomma
perché
dovresti?... ma allo stesso tempo voglio che tu lo faccia..
io..”
“Kate
respira per favore” le disse
Castle prendendola per le spalle “Respira e calmati”
La vide obbedire
e prendere un grosso
respiro. Poi con un braccio allontanò le bottiglie di birra
verso il bordo del
tavolino “Per stasera direi che abbiamo bevuto
abbastanza”.
Quando
tornò a guardarla la vide
estremamente seria.
Era uno sguardo
così intenso e
disperato. Gli fece venire i brividi.
“Please..
don’t give up on me” disse diretta.*
“Ascoltami
bene, che ti piaccia o no,
io ti aspetterò ok?”
“Ok..”
sussurrò a malapena,
sollevata.
“Fino
a quando non sarai pronta a lasciarti
andare. Non vado da nessuna parte.”
Kate
appoggiò la testa sulla sua
spalla e per qualche minuto restarono così, abbracciati.
Ed era
bellissimo anche solo stare
così.
“Non
ci vorrà ancora molto...” gli
volle però dire lei.
Solo quella sera
il suo muro aveva
perso almeno una ventina di mattoni.
Lui sorrise
lasciandole un bacio
sulla fronte.
“Coraggio
detective, cerchiamo un
taxi” disse, una volta sciolto l’abbraccio.
“Si,
non vedo l’ora di andare a
dormire e cominciare un giorno nuovo” esclamò
mentre uscivano dal locale.
L’aria
fresca li colpì piacevolmente.
Inspirarono a
pieni polmoni.
“Hell
of a day!” dissero assieme,
come sempre.
FINE
* Lascio questa
frase in inglese
perché secondo me rende molto di più.. tradotta
perde tantissimo xD
Angolo dell’autrice:
Et
voilà! Son tornata con un finale
diverso della 4x16...
Non ho molto
altro da dire, è uscita
così dal nulla ieri pomeriggio xD
Fatemi sapere se
vi è piaciuta ;D
Baci baci e
buona lettura!
Ivi87