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Autore: ivi87    19/03/2012    11 recensioni
Finale alternativo alla 4x16
“Fino a quando non sarai pronta a lasciarti andare. Non vado da nessuna parte.”
Kate appoggiò la testa sulla sua spalla e per qualche minuto restarono così, abbracciati.
Ed era bellissimo anche solo stare così.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Hell of a day!

 

 

‘Hell of a day’ si dissero l’anno scorso, dopo il caso della bomba radioattiva.

Beh quest’anno era stato anche peggio.

Si accordarono per una bevuta all’Old Haunt per chiudere tutta quella brutta storia di terrorismo e spie russe.

Castle le mise una mano sulla schiena e gentilmente la condusse ad un tavolino appartato.

Dopo il primo sorso di birra si sentirono già più leggeri.

“Così una volta all’anno io e te dobbiamo salvare il mondo, eh?” esclamò Castle con un mezzo sorriso.

“Così pare” annuì Beckett osservandolo.

Un’altra persona di cui si fidava si era rivelata per quello che era veramente. Si vedeva bene la delusione sul suo volto. 

Non aveva tanti amici e sembrava proprio non gliene restassero più molti.

Beckett sperò di non scoprire mai nulla su Patterson e Connely o Rick non si sarebbe più ripreso.

Avvicinò la sua bottiglia e la fece tintinnare con quella di Castle.

“A noi?” propose cercando di strappargli un sorriso.

Castle capì le sue intenzioni e si lasciò trascinare nel brindisi “A noi!”

Però poi il silenzio ricadde tra loro.

Vedeva che Castle aveva mille pensieri per la testa e se c’era una cosa cominciava a capire grazie alla terapia era che rimuginare non serviva a niente. Logorava soltanto.

“Stai pensando a Sofia?” domandò cercando di non essere gelosa.

“Già...una cellula dormiente della mafia russa... devo essere proprio uno stupido...” le rispose sconsolato.

“Non potevi saperlo, aveva ingannato la CIA stessa...”

Castle annuì con poca convinzione così Kate proseguì: “E non puoi credere a quello che ti ha detto su tuo padre” aspettò che Castle la guardasse negli occhi. Voleva che capisse bene quelle parole. Lo conosceva fin troppo bene e sapeva che avrebbe cominciato a fantasticarci su per poi iniziare a crederci veramente.

“Stava per uccidermi. Che senso aveva mentire in quel momento?”

Ed ecco la conferma. Lui voleva crederci. Ha sempre detto che non gli importava nulla di avere o meno un padre e ora invece si stava attaccando a quella bugia.

“Perché quando menti per tutta la vita, poi non sai più fare altro” Kate cercò nuovamente il suo sguardo “Sofia Turner non esiste, lei stessa era una menzogna”

Castle finalmente la guardò negli occhi “Tu non credi a niente di ciò che ha detto?”

Restò spiazzata per qualche secondo. Le venne in mente quello che le disse Sofia durante l’indagine, quando ancora la credevano una dei buoni.

‘A volte vorrei che non fossimo mai andati a letto insieme’

In quel momento forse le aveva creduto. Forse le era sembrato un consiglio.

Ma come poteva accettare un consiglio da una persona del genere?

Lei non era Sofia e l’uomo che le sedeva accanto non era lo stesso di dodici anni fa.

“No. Non credo alle sue parole” rispose bevendo un altro sorso “Ma se deciderai di cercare tuo padre voglio aiutarti”

Le sorrise grato “Non so ancora cosa farò. Forse mi piace solo l’idea che possa essere un agente della Cia...non lo so, ci penserò, ma grazie intanto” accostò un’altra volta le loro bottiglie e bevvero ancora.

Al secondo giro di birra Castle si sentì un po’ più coraggioso “Perché sei così gelosa di Sofia?”

Non aveva molto senso controbattere, era palese la sua gelosia.

Non rispose nulla infatti, bevve in silenzio.

“E’ successo dodici anni fa voglio dire... avrai avuto qualcuno anche tu dodici anni fa no?”

Neanche se lo ricordava ma probabilmente si, qualcuno c’era.

“Non è questo il punto!” rispose ostentando sicurezza.

“Allora qual è?” chiese prontamente.

Sentì l’agitazione cominciare a farsi largo.

“Forse per una volta i sentimenti  hanno  avuto la meglio sulla ragione?” azzardò Castle con un sorrisetto beffardo in volto.

Adorava questi suoi momenti di debolezza. Riusciva a vedere oltre il muro.

Kate si passò stancamente una mano in volto “Immagino di si...” gli rispose solamente accennando un piccolo sorriso di rimando.

“Ed è così brutto?”

“Brucia un po’... ”

Castle annuì. Sapeva bene quanto bruciasse.

“Già... brucia... Demming, Josh...” bevve un altro sorso “Alex Conrad..”

“Alex Conrad?!? Seriamente?” ma Kate vide che Castle stava ridendo.

“Ammettilo! Se io ti avessi regalato un cestino di muffin avresti subito storto il naso e poi li avresti rifiutati!” 

“Avevi una faccia!!!” sbotto a ridere Kate, ricordandosi della gelosia di Castle per l’altro scrittore.

“Oh, davvero carina detective, prenditi pure gioco della mia sofferenza” disse fingendosi offeso.

“Sei stato tu a portarlo al distretto, non mi sono di certo cercata io un altro scrittore rompiscatole”

“Non me lo ricordare, a momenti mi frega la musa da sotto il naso e sarebbe pure stata colpa mia!”

Risero di nuovo mentre la loro seconda birra finiva.

“Comunque alla fine ho scelto di ispirare solo uno scrittore perciò puoi stare tranquillo...”.

“Puoi lamentarti quanto vuoi ma sono più che convinto che fare la musa ti piaccia parecchio!”

Kate gli lanciò il suo solito sguardo scettico.

“Deve essere uno strazio essere una dea delle arti... immagino la fatica..” la prese in giro lui.

“E’ più stressante di quanto pensi Castle!” replicò un po’ rossa in volta.

L’aveva appena chiamata Dea?

Il terzo giro di birre arrivò veloce. Non si chiesero neppure se fosse il caso di darsi una regolata. Dopo quella giornataccia si stavano solo rilassando e, a modo loro, stavano comunicando. Senza nemmeno troppi giri di parole, per una volta.

Infatti fu Kate questa volta a sentirsi un po’ più coraggiosa “Credo che fosse il fatto che anche lei ti ha ispirata ad ingelosirmi, più che l’essere andato a letto con lei anni fa...” Castle assorbì in silenzio quelle parole “...o forse entrambe le cose” aggiunse lei.

“E’ diverso Kate, lei mi ha ispirato un piccolo personaggio marginale. Ho preso spunto da lei per descrivere l’agente della CIA Clara Strike, così come ho preso spunto da Powell per scrivere del ladro gentiluomo Bentley Silver in 'Storm Rising' o come ho preso informazioni dall’agente Grey, per scrivere alcune frasi in 'La minaccia di Storm', te lo ricordi?”

Kate annuì, aveva incontrato l’agente Gray due anni prima.

“Sono personaggi secondari... Tu sei Nikki Heat, ho scritto quattro libri su di te! Non puoi neanche paragonarti a Sofia!”

Non sapeva davvero cosa rispondere. Si sentiva molto meglio ora che l’aveva sentito dalla sua voce.

“Davvero hai pensato che per me fosse la stessa cosa, che una musa vale l’altra o cos’altro? Cos’hai pensato Kate? Dopo quattro anni pensi che voglia solo una cosa da te?”

Castle era tremendamente serio. E un pochino deluso forse.

“Non lo so cos’ho pensato. Te l’ho detto, bruciava e basta.”

“Sono consapevole di avere una certa reputazione ma sto cercando di togliermela di dosso in tutti i modi. Sto cercando di farti vedere chi sono veramente, non ho nessuna donna da tempo perché sto aspettando te!” 

Kate non riusciva a slegare i loro sguardi, era come ipnotizzata.

“E lo sai che è così...”

La donna annuì, ancora rapita.

“Ma a cosa serve aspettare se è questo quello che pensi di me?”

L’incanto finì. Kate si risvegliò di colpo.

“Non è così, davvero, io so chi sei veramente. Io ti conosco! Lo so che mi...” deglutì a forza fermandosi in tempo “...vuoi bene”

A Rick scappò una risatina amara “...già..ti voglio bene..” ripeté fissando la bottiglia nuovamente vuota.

Le si aggrovigliò lo stomaco. E il cuore batteva a mille.

Ecco perché preferiva usare la ragione. Nessun macigno da digerire o tachicardie fastidiose.

“Lo so che quella era una facciata, quello era un altro Rick... ho capito, davvero, mi dispiace aver pensato... è solo che, ok sono gelosa, e non la so gestire bene.. credo...”

Forse era l’alcol che cominciava a farsi sentire o forse era l’emozione di quella, come chiamarla, confessione? Kate stava incespicando ad ogni parola che riusciva ad emettere “... e non sono sicura di volere che... che sprechi la vita aspettandomi... insomma perché dovresti?... ma allo stesso tempo voglio che tu lo faccia.. io..”

“Kate respira per favore” le disse Castle prendendola per le spalle “Respira e calmati”

La vide obbedire e prendere un grosso respiro. Poi con un braccio allontanò le bottiglie di birra verso il bordo del tavolino “Per stasera direi che abbiamo bevuto abbastanza”.

Quando tornò a guardarla la vide estremamente seria.

Era uno sguardo così intenso e disperato. Gli fece venire i brividi.

“Please.. don’t give up on me” disse diretta.*

“Ascoltami bene, che ti piaccia o no, io ti aspetterò ok?”

“Ok..” sussurrò a malapena, sollevata.

“Fino a quando non sarai pronta a lasciarti andare. Non vado da nessuna parte.”

Kate appoggiò la testa sulla sua spalla e per qualche minuto restarono così, abbracciati.

Ed era bellissimo anche solo stare così.

“Non ci vorrà ancora molto...” gli volle però dire lei.

Solo quella sera il suo muro aveva perso almeno una ventina di mattoni.

Lui sorrise lasciandole un bacio sulla fronte.

“Coraggio detective, cerchiamo un taxi” disse, una volta sciolto l’abbraccio.

“Si, non vedo l’ora di andare a dormire e cominciare un giorno nuovo” esclamò mentre uscivano dal locale.

L’aria fresca li colpì piacevolmente.

Inspirarono a pieni polmoni.

“Hell of a day!” dissero assieme, come sempre.

 

 

FINE

 

* Lascio questa frase in inglese perché secondo me rende molto di più.. tradotta perde tantissimo xD

 

 

Angolo dell’autrice:

Et voilà! Son tornata con un finale diverso della 4x16...

Non ho molto altro da dire, è uscita così dal nulla ieri pomeriggio xD

Fatemi sapere se vi è piaciuta ;D

 

Baci baci e buona lettura!

 

Ivi87

   
 
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