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Autore: micRobs    19/03/2012    3 recensioni
Sebastian/Thad | One-Shot | Slash | AU
Si, poco più sotto c'è un'altra mia storia, stasera mi sento generosa! LOL
Comunque, ennesima Thadastian, giusto perché mi hanno decisamente conquistato il cuore ed era troppo che non ne scrivevo!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Sebastian/Thad
Genere: Sentimentale - Romantico - Introspettivo
Avvertimenti: One Shot - Slash - AU
Rating: Verde
NdA: Lo so, posto due fic nel giro di due ore, ma è stato più forte di me! Dopo aver postato la Seblaine, il mio cuoricino Thadastian stava troppo sanguinando e mi sentivo tremendamente in colpa, così ho deciso di postare anche questa che volevo postare domani! Spero davvero possa piacergli, io ci ho messo tutto l'impegno del mondo a cercare di mantenere IC quel maledetto Sebastian che era sempre sul punto di sfuggirmi di mano. tra l'altro è la prima AU che scrivo in questo fandom, quindi sono un pò tanto timorosa!

Un grazie speciale ai miei tre Angeli Custodi: Vale, Sere e Somo che, ancora non capisco come, continuano a sopportare e supportare i miei scleri deliranti! <3



 I’m glad you came

 
 
Sebastian si guardò un’ultima volta allo specchio con sguardo critico.
Il colletto della camicia era diligentemente sistemato, i pantaloni sufficientemente stretti da far perfettamente intuire cosa nascondessero, i capelli artisticamente pettinati.
Era obiettivamente uno schianto, ma questa non era certo una sorpresa.
Ciò che era sorprendente, invece, era il motivo per cui quella sera ci teneva così particolarmente ad essere impeccabile.
Ancora non riusciva a credere a cosa stesse facendo solo per entrare in un paio di pantaloni.
 
Era stato più forte di lui. Quando lo aveva visto nel locale aveva deciso che doveva assolutamente averlo.
Era rimasto ipnotizzato da quel fondoschiena da panico, da quella bocca che sembrava esistere appositamente per regalare piaceri e da quelle mani che non vedeva l’ora di sentirsi addosso.
Gli si era avvicinato e gli aveva offerto da bere, sfoderando la sua migliore espressione predatrice e il suo più collaudato sguardo da flirt, osservandolo arrossire pudicamente e distogliere lo sguardo imbarazzato.
Purtroppo per lui, quell’aria da ragazzino innocente ed impacciato non aveva fatto altro che eccitarlo maggiormente ed incrementare l’interesse nei suoi confronti.
La parte difficile era giunta quando, qualche chiacchiera e un paio di sorrisi ammiccanti dopo, Sebastian si era reso conto che quello non era affatto quel genere di ragazzo che si concedeva al primo venuto. Nonostante il primo venuto il questione fosse Sebastian Smythe.
“Meglio” aveva pensato “così quando arriverò al sodo me lo godrò maggiormente perché avrà il sapore della vittoria.”
 
Gettò uno sguardo veloce all’orologio a muro, afferrando la sua giacca e uscendo di casa a passo sicuro.
Aveva insistito per andare a prenderlo a casa, fare le cose per bene e velocizzare quel delicato processo che non era assolutamente abituato a compiere.
L’altro però non aveva ceduto e alla fine Sebastian si era dovuto arrendere a fare come diceva lui e incontrarsi direttamente al locale.
Locale.
Un innocente e sistemato bar nel centro della città che lui stesso aveva proposto per far capire all’altro quanto buone fossero le sue intenzioni.
O quanto poco fossero cattive.
Aveva pensato di presentarsi fascinosamente in ritardo, ma poi aveva optato per la puntualità e la precisione: quel culo da favola valeva quella piccola attenzione.
E poco importava che non si fosse mai comportato così con le altre decine di “culi da favola” che aveva incontrato fino a quel momento.
 
Quando entrò nel locale, ci mise poco ad individuarlo fra la gente che affollava quel luogo.
Un ghigno gli apparve sul volto nel notare che l’altro sembrava deliziosamente nervoso.
Si avvicinò lentamente, un sorriso sghembo sul viso.
«Thad!» Lo salutò, posandogli una mano sulla spalla, «mi fa piacere che tu sia venuto.»
L’altro gli rivolse uno sguardo fra l’imbarazzato e il sorpreso e Sebastian prese posto accanto a lui.
«Non è che tu mi abbia lasciato molta scelta» rispose con ovvietà.
Sebastian ghignò nuovamente. Era addirittura meglio di quanto ricordasse! Aveva dimenticato quanto teneramente provasse a tenergli testa e quanto puntualmente fallisse.
E le sue scopate non erano mai tenere, ma questo era apparentemente irrilevante.
«Ammettilo che non vedevi l’ora di rivedermi» insinuò.
Thad si passò una mano fra i capelli scuri, mandando una scarica elettrica alle parti basse di Sebastian.
«Beh,» iniziò, «in realtà sei tu che mi hai chiesto di uscire» si difese.
«Ma tu hai accettato» ribatté, prontamente, Sebastian.
Quell’appuntamento era iniziato anche meglio del previsto.
Thad era simpatico, notò Sebastian. Sembrava provare un sincero interesse per ogni argomento che intavolavano e, più di una volta, Sebastian si ritrovò a dimenticare il vero motivo per cui si prestava a quella pratica a lui tanto sconosciuta.
Dovette ammettere a sé stesso, comunque, che Thad era un ragazzo molto piacevole, non solo fisicamente.
A parte un paio di volte in cui era riuscito a metterlo in difficoltà, Sebastian aveva sempre ricevuto da lui una risposta adeguata e puntuale ad ogni sua frecciatina o insinuazione.
Vedere i suoi occhi che si abbassavano imbarazzati e le sue guance che si imporporavano appena, lo mandava fuori di testa.
 
Si sporse leggermente in avanti, posandogli poco casualmente una mano sulla gamba e vedendolo sgranare leggermente gli occhi a quel contatto inatteso. Stavano chiacchierando da quasi un’ora e per quanto Thad potesse essere interessante, Sebastian aveva decisamente bisogno di concludere qualcosa.
Già si era trattenuto abbastanza dal saltargli addosso la volta precedente: non poteva chiedergli di aspettare ancora. Sebastian sentiva la sua frustrazione condensarsi all’altezza del cavallo dei pantaloni e desiderò ardentemente giungere al sodo nonostante, per un infinitesimale momento, gli dispiacque l’idea di concludere il tutto velocemente e poi non vederlo più.
Thad sembrò particolarmente a disagio per la presenza della mano di Sebastian premuta sulla sua coscia. Si voltò, incontrando i suoi occhi e sorridendo impacciato.
«E tu?» Disse, cercando di riportare l’attenzione su un argomento gestibile. «Ho parlato solo io, dimmi qualcosa di te.»
Sebastian scosse il capo, allontanando la frustrazione e accettando di buon grado quella sfida interessante.
«Cosa vuoi sapere?» Domandò di rimando.
«Non so» ragionò Thad, «tu cosa vuoi dirmi?»
Sebastian ghignò, piazzandosi sul viso la sua migliore espressione provocante e sorridendogli sensuale.
«Ciò che vorrei dirti io» iniziò, «è meglio che gli altri non lo sentano.»
Thad arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo e abbassando il capo.
 
Sebastian continuava a non capire. Era indiscutibilmente irresistibile ed era sufficientemente sicuro di piacergli. Aveva ormai compreso che Thad fosse diverso dai ragazzi che era solito portarsi a letto, ma secondo le sue previsioni, a quell’ora avrebbero già dovuto trovarsi nel retro del locale a dare un senso a quella serata.
«Scherzi a parte» riprese, notando l’ingenuità nello sguardo dell’altro, «perché pensi che ti abbia chiesto di uscire?»
Si pentì quasi immediatamente di aver pronunciato quella frase, non appena sentì Thad  irrigidirsi al suo fianco.
No, non si sarebbe rimangiato la parola, non era da lui smentirsi e non avrebbe iniziato in quel momento, neanche a causa di quegli occhi scuri e spenti o di quella bocca ancora schiusa e sorpresa.
«Non lo so» si riscosse Thad, «per fare due chiacchiere, immagino?»
Sebastian poté avvertire l’incertezza nella sua voce e si sentì quasi colpevole per quel cambio di umore, ma Thad doveva essere davvero cieco o stupido per non aver capito le sue intenzioni e Sebastian si convinse, dunque, che la colpa non fosse sua.
«E mi sembra che ne abbiamo già fatte abbastanza» gli fece notare.
Thad scostò immediatamente la mano di Sebastian, allontanandosi leggermente per poterlo guardare negli occhi.
«Vuoi portarmi a letto?» Domandò, secco.
Sebastian inarcò un sopracciglio, rivolgendogli la sua migliore occhiata penetrante. «Credevo fosse ovvio» rispose con sincerità
Lo sguardo di Thad si spezzò, ma Sebastian si costrinse a non notarlo e a riportare l’attenzione sulla sua bocca ancora schiusa.
«E se io non fossi d’accordo?» Chiese Thad, retorico.
«Non saresti qui, se non lo fossi» ribatté Sebastian.
«Non sarei qui se tu fossi stato chiaro fin dall’inizio.»
«Io sono stato cristallino» affermò Sebastian, la sua mente che gli suggeriva l’esatto contrario e… Oh, quindi Thad non sarebbe uscito con lui se gli avesse detto sin da subito e chiaramente che intenzioni aveva?
«Sei tu che hai interpretato male le mie parole» si costrinse a distogliere l’attenzione dai suoi pensieri inappropriati.
Lo sguardo di Thad si infervorò. «Pensavo fossi interessato a me» lo attaccò, «altrimenti non avrei accettato di vederti.»
Di nuovo quella sensazione sgradevole.
«Ma io sono molto interessato a te» la scacciò malamente, senza perdere il suo proverbiale smalto.
Thad, se possibile, si innervosì maggiormente, ma Sebastian era troppo desideroso di rimettere la mano vicino al cavallo dei suoi pantaloni per preoccuparsene apparentemente.
Il sesso era semplice. Incontri qualcuno, ti piace, gli piaci, ci vai a letto. Fine della storia, saluti, ciao.
La fase del “corteggiamento” invece era noiosa e tragicamente sopravvalutata. Era solo un inutile spreco di tempo ed energie. La conclusione sarebbe stata esattamente la stessa, si sarebbe finiti comunque a letto, solo che bisognava faticare dieci volte di più per arrivarci.
E Sebastian preferiva evitare complicazioni inutili, preferiva di gran lunga gli impegni di breve durata.
Thad però faceva decisamente il difficile e Sebastian iniziava leggermente a innervosirsi perché, diamine!, aveva fatto il carino ed aveva rimandato di ben quarantotto ore i suoi istinti: l’altro avrebbe anche potuto apprezzare e collaborare!
«Sebastian» iniziò l’altro, deciso, «credo che la conversazione stia degenerando.»
«No, Thad» spiegò l’altro, «ciò che sta degenerando sono i miei buoni propositi di non strapparti i vestiti di dosso e prenderti qui su questo tavolo.»
Thad sgranò gli occhi, boccheggiando evidentemente a disagio.
Si alzò in piedi sbattendo contro il tavolino e rovesciando il bicchiere ancora pieno d’acqua. «Direi che possiamo anche concludere qui la cosa» borbottò, rimettendolo in piedi e passandosi una mano fra i capelli.
Sebastian inarcò un sopracciglio, accavallando le gambe e rivolgendosi a lui. «Perfetto, non vedevo proprio l’ora di concludere
«Temo tu ti sia fatto un’idea sbagliata di me» proseguì Thad, «non cerco sesso a buon mercato e certamente non sono il tipo di ragazzo da una botta e via.»
«Fidati» esordì Sebastian, «questo lo avevo ampiamente immaginato.»
«Perché mi hai chiesto di uscire allora?» Domandò Thad, evidentemente allucinato.
Continuava a starsene in piedi, le braccia incrociate e gli occhi che cercavano di evitare quelli di Sebastian, senza riuscirci.
Sebastian fece schioccare la lingua, cercando una risposta che tardava ad arrivare per dei motivi che faticava a comprendere.
Avrebbe dovuto rispondere che lo aveva fatto perché sperava di convincerlo a lasciarsi scopare una volta e per sempre, ma invece quelle parole gli morirono in gola e, per quanto Sebastian si ostinasse a credere che quella fosse la verità, non riusciva a dirgliela.
Thad continuava a guardarlo con quegli occhi da cucciolo che lo confondevano e gli facevano venire voglia di prolungare quell’agonia e Sebastian aveva troppe cose a cui pensare per rendersi conto che Thad, quella sera, aveva rappresentato per lui l’eccezione a troppe cose.
«Perché hai un bel culo» ripose, alla fine. Ed era pur sempre la verità, anche se una mezza verità.
Thad indossò la giacca, infilando le mani nelle tasche e Sebastian si sentì obbligato ad alzarsi in piedi e affiancarlo. «Suppongo che sarebbe potuta andarmi peggio» constatò.
Vi era quel fastidio all’altezza della bocca dello stomaco che Sebastian non riusciva proprio a giustificare.
Aveva conosciuto un ragazzo, come ogni sera in cui andava in quel locale.
Gli aveva offerto da bere ed avevano flirtato, nulla di nuovo.
Ci aveva provato con lui e si era visto rifiutato. Okay, questo non era decisamente nella norma, ma Sebastian aveva immaginato che fosse perché Thad era uscito allo scoperto da poco e fosse il classico tipo romantico da corteggiamento, fiori e cioccolatini. Sebastian si era convinto che per il suo, già ampiamente citato, fondoschiena ne valesse la pena.
E poi qualcosa era andato storto. Lui si era comportato esattamente come si sarebbe comportato – e si comportava – in qualunque altra situazione, ma Thad a quanto pareva non aveva apprezzato, si era innervosito ed ora stava per andarsene. E Sebastian si sentiva strano perché no, non voleva affatto che Thad se ne andasse e non riusciva a capire il perché.
La situazione gli era sfuggita di mano e tutto ciò a cui riusciva a pensare era che, forse, non era a causa del suo comportamento diverso dal solito, ma a causa del ragazzo con cui si trovava ad avere a che fare stavolta.
Perché, che Thad fosse diverso, non era difficile da intuire. Cioè che era di difficile comprensione, era quanto diverso fosse Sebastian quando stava con lui. Il che era tutto dire.
Thad lo fissava in attesa di una risposta e Sebastian era certo di aver perso metà del suo discorso fra pensieri insoliti e molesti.
«Hai ragione» riprese l’altro, prendendo il silenzio di Sebastian come un invito a continuare, «ho accettato di uscire con te perché mi piacevi e perché lì dentro sembravi l’unica persona interessata ad andare oltre il semplice sbattermi contro il muro.»
Sebastian sbuffò, voltando il capo di lato e desiderando ardentemente di non sentirsi così in colpa. In colpa per cosa, poi? Da quand’è che comportarsi come suo solito era sbagliato?
«Ascolta, dolcezza» disse, fissando nuovamente lo sguardo nel suo, «credo che sia stato tu a farti un’idea sbagliata di me» chiarì.
Thad lo fissò con uno sguardo alla “ci ero arrivato anche da solo” e Sebastian continuò. «A me piace il sesso, okay? Queste cose» agitò confusamente le mani avanti a sé, «non fanno proprio per me» chiarì. Per quale motivo decise di essere sincero con lui, non lo sapeva proprio.
Thad annuì, le labbra arricciate e lo sguardo altrove. «Direi che la chiacchierata sia stata illuminante per entrambi, allora» ragionò.
«Direi che non abbiamo fatto altro che chiacchierare» continuò Sebastian. Certo, davvero molto illuminante. L’unica cosa che aveva capito era che, la prossima volta, chi si conosceva allo Scandals, sarebbe rimasto allo Scandals. Tra tanti ragazzi che gli ancheggiavano in faccia, lui si era dovuto incartare con l’unico che faceva il prezioso e che, per dei motivi ancora poco chiari, sembrava confonderlo in maniera piuttosto allarmante.
«Insomma» proseguì, diplomatico, l’altro, «abbiamo entrambi capito che l’altro non ha ciò che cerchiamo» spiegò.
«Suona disgustosamente patetico» rispose Sebastian.
«Come preferisci» continuò Thad, «adesso direi che sia meglio levare le tende» annunciò, incamminandosi verso l’uscita.
Stava veramente andando in bianco? No, questo era veramente inconcepibile. Né un bacio, né una palpata, un succhiotto, un morso. Avevano solo chiacchierato, maledizione!
Thad si allontanò e Sebastian rimase lì a guardarlo andar via.
Voleva che lo rincorresse?
Diavolo, quel tipo stava davvero facendo un’uscita di scena drammatica appositamente per farsi raggiungere, fermare e giurare imperituro amore.
Sebastian aspettò di vederlo sparire oltre la porta a vetri del locale, prima muoversi dal suo posto e avviarsi verso l’uscita.
«Scusami» disse una voce alla sua destra. Sebastian si voltò per trovarsi dinanzi una ragazza con la faccia paffuta ed una disordinata coda di cavallo. «Dovresti pagarmi il conto, prima di uscire.»
Sebastian sgranò gli occhi, allucinato. Maledetto culo da panico che lo aveva distratto.
«Oh, perdona la disattenzione» rispose, il suo miglior sorriso mozzafiato sul viso. La ragazza arrossì pudicamente mentre Sebastian gettava uno sguardo verso la porta, le gambe che fremevano per uscire fuori di lì. «Credi di poter attendere qualche minuto? Potrei rientrare a breve e non vorrei farti aprire un altro conto inutilmente» altro sorriso smagliante e sguardo ammiccante.
La ragazza si morse un labbro, ponderando incerta. «Se fai in fretta» iniziò, «potrei fare un’eccezione, sì» concesse.
Sebastian si sporse in avanti, posandole una mano sulla spalla e ghignando nel sentirla irrigidirsi, «Ti ringrazio moltissimo» disse, «non hai idea di quanto questo significhi per me.»
E sì, era vero.
Si congedò da lei, facendo elegantemente slalom fra i tavoli e incontrando finalmente il fresco della notte.
 
Infilò le mani nelle tasche, volgendo lo sguardo a destra e sinistra per cercare di scorgere la figura di Thad che si allontanava.
Lo trovò più vicino di quanto pensasse. Dio, davvero si aspettava che Sebastian lo seguisse allora?
Sebastian scosse il capo, soddisfatto.
Però lo hai seguito sussurrò qualcosa all’angolo della sua mente.
Scacciò quella voce molesta accelerando il passo per portarsi poco dietro Thad e lasciar cadere lo sguardo sul suo fondoschiena ondeggiante.
«Sei fiero di questa tua uscita di scena, adesso?» Lo provocò.
Thad non rispose subito, si limitò a continuare a camminare tranquillo, dando le spalle a Sebastian.
«Dici sempre tante cazzate» chiese, poi, «o sono stato particolarmente fortunato?»
Sebastian sogghignò all’indescrivibile piacere che provava quando Thad cercava di tenergli testa.
«Il merito è tutto tuo che mi ispiri particolarmente» rispose.
Thad sorrise lievemente, «Lo prenderò come un complimento» disse.
Per un po’ nessuno parlò, Thad continuava a camminare guardando dinanzi a sé e Sebastian continuava a seguirlo, la mente persa fra mille pensieri.
«Perché mi hai seguito?»Domandò dopo un po’.
Sebastian non aveva una risposta esatta a quella domanda, stava cercando di capirlo anche lui, quindi non poteva di certo rispondergli. «Non hai pagato il conto» gli disse, allora.
«Che gentiluomo che sei» ridacchiò Thad.
«Dolcezza, mi hai fatto andare in bianco» gli fece notare, «il minimo che tu possa fare è offrirmi da bere.»
Ancora non aveva capito in che fase fossero, se stesse ancora provando a portarselo a letto e quindi doveva essere gentile, oppure se si fosse arreso all’evidenza che Thad era un pacchetto comprensivo di tutto e che quindi se lo voleva doveva prenderlo con annesse cene romantiche e smancerie varie.
Quando Thad si fermò, Sebastian si aspettava che si voltasse, ma ciò non accadde.
Thad abbassò momentaneamente il capo prima di sospirare e continuare a camminare.
Sebastian sbuffò, passandosi una mano fra i capelli e roteando gli occhi al cielo.
«D’accordo» esordì, allargando le braccia, «ammettiamo che tu mi piaccia e che potrei essere interessato a te non solo per il sesso…»
Thad si fermò, senza però voltarsi. Sebastian capì che era in ascolto e proseguì. «Io non sono il tipo da smancerie e carinerie varie» ammise.
Avrebbe voluto impedire alle parole di lasciare la sua bocca e infrangersi nell’aria fresca della sera, ma purtroppo quando si rese conto che si stava esponendo più di quanto avesse mai fatto e più di quanto avesse pensato di fare fino ad un momento prima, stava già parlando di nuovo.
«Combinerei un casino dopo l’altro e finirei per mandare tutto all’aria dopo neanche ventiquattro ore.»
Thad si voltò lentamente, le mani ancora infilate nelle tasche e la bocca leggermente schiusa. Sebastian incontrò i suoi occhi e ciò che vide lo spinse a continuare.
«Perciò di solito evito complicazioni. “Amore poco, e sesso tanto” è più semplice per tutti, così nessuno si aspetta da me ciò che io non posso dargli.»
«E allora io perché sono qui?» volle sapere, a ragione, Thad.
Perché mi piaci.
Era addirittura difficile ammetterlo a se stesso, figurarsi dirlo ad alta voce.
«Perché mi interessi, anche se non ho ancora ben chiaro da quale punto di vista» ovviò, senza però mentire.
Thad sorrise sorpreso, mordicchiandosi un labbro in un modo che mandò in iperventilazione Sebastian. Era così semplice compiacere qualcuno?
«Beh» sospirò, «è inutile continuare a tergiversare: fino a quando non avrai fatto chiarezza, io e te abbiamo poco altro da dirci» concluse.
Si fissarono per un’altra manciata di secondi ma, prima che Sebastian ebbe tempo di ribattere, Thad si era già voltato e stava andando via.
Prima di agire avrebbe dovuto interpellare il suo cervello che gli suggeriva di alzare i tacchi e andare a fare una bella passeggiata per rinfrescarsi le idee ma, prima che Sebastian decidesse di ignorarlo e di intimargli di tacere, le sue gambe si erano già mosse e il suo braccio era scattato in avanti ad afferrare il polso di Thad.
Questo non era decisamente previsto.
Thad si voltò, lo sguardo che saettava veloce dalla mano di Sebastian ai suoi occhi. Sebastian si morse l’interno della guancia per evitare di cedere a quella situazione che gli era decisamente sfuggita di mano. Thad lo fissava in attesa di una spiegazione, ma Sebastian ne aveva troppe da dare – sia a se stesso che a lui – e così convenne che era molto meglio smettere di provare a trovare giustificazioni stonate ai suoi comportamenti di quella sera.
«No» esordì, allentando la stretta sul polso, «non puoi andare via» chiarì.
Thad sgranò leggermente gli occhi e Sebastian proprio non voleva preoccuparsi di cosa gli fosse passato per la testa perché il casino che c’era nella sua era abbastanza per entrambi.
Si avvicinò lentamente a lui, mantenendo il contatto visivo e spostando la mano sul suo fianco.
Thad mosse istintivamente un passo indietro e Sebastian si portò facilmente dinanzi a lui continuando ad avanzare lentamente.
«Seb-?»
Sebastian scosse il capo, portando anche l’altra mano alla vita di Thad senza staccare gli occhi dai suoi.
Quando le spalle di Thad toccarono il muro, Sebastian rafforzò la presa sui suoi fianchi avvicinandosi a lui.
Vi era ancora una parte di lui reticente a tutto quel contatto fisico così delicato, ma ormai contava molto poco.
«Ho detto ch-» iniziò Thad, la voce ridotta ad un mormorio appena udibile.
«Non voglio che tu vada via» lo interruppe Sebastian, chiarendo.
Thad boccheggiò leggermente e Sebastian si sporse in avanti incontrando il suo respiro caldo sulle labbra. «Mi spieghi come faccio» sussurrò serio, «a capire cosa provo, se tu te ne vai?»
Un brivido gli scivolò lungo la schiena, quando si rese conto che Thad fremeva sotto le sue mani. Alternò per un attimo lo sguardo fra i suoi occhi e la sua bocca, prima di accarezzare quella già esigua distanza e posare le proprie labbra sulle sue.
Sebastian non sapeva cosa aspettarsi da quel bacio perché era diverso da qualsiasi altro avesse mai dato.
Thad sembrava insicuro e Sebastian non aveva idea di come fare a tranquillizzarlo. Spostò lentamente una mano sulla sua schiena, attirandolo a sé e inclinando leggermente la testa di lato per avere un accesso migliore alla sua bocca. Avvertì le mani di Thad posarsi sul suo petto e per un attimo temette che volesse allontanarlo, ma non accadde. Quando le dita di Thad si spostarono fra i suoi capelli, Sebastian sentì un insolito calore farsi strada dentro di lui. La presa su Thad si fece più possessiva, così come l’intensità di quel bacio che adesso aveva definitivamente coinvolto entrambi.
Le loro lingue si intrecciarono e si scoprirono e quando Thad gli afferrò il colletto della giacca, tirandolo a sé, Sebastian non ebbe bisogno di chiedere altro.
Si allontanò leggermente da lui, mordicchiandogli il labbro inferiore e spostando la mano nell’incavo del suo collo.
Il respiro di Thad era accelerato e caldo sul viso di Sebastian e quando quest’ultimo sollevò gli occhi cercando quelli dell’altro, li trovò ancora piacevolmente socchiusi.
Sorrise, le mani ancora saldamente ancorate a lui e il cuore sorprendentemente accelerato.
«Fai così con tutti quelli che non sai se ti piacciono?» Domandò Thad, la voce che faticava a rimanere ferma.
«No, solo con quelli che si rifiutano di pagarmi da bere.»
«Certo che sei insistente» ribatté Thad.
«Non hai idea di quanto posso diventarlo» ammiccò Sebastian, senza allontanarsi da lui.
Thad ridacchiò scuotendo il capo e giocando, distrattamente, con i capelli di Sebastian. «Dunque» si schiarì la voce, «esattamente come devo prenderla questa… cosa?» Chiese.
«Tu come vuoi prenderla?» Domandò, in rimando, Sebastian. Si era esposto tanto quella sera, non gli andava di essere ancora più esplicito.
Thad fece una smorfia e annuì. «Possiamo» iniziò, «possiamo parlarne davanti a una birra, magari» propose, distogliendo lo sguardo, «offro io.»
«Certo che offri tu» chiarì Sebastian, «io ho fatto anche troppo, per stasera» disse, lasciandogli un bacio all’angolo delle labbra e allontana dosi da lui.
Thad lo fissò, leccandosi le labbra e sistemandosi la giacca. «Suppongo che sia più di quanto chiunque abbia mai ottenuto da te, uh?»
Non era una domanda e Thad non si aspettava una risposta.
Sebastian si incamminò nuovamente verso il bar, avvertendo Thad che lo seguiva poco distante.
«Non ti conviene lasciarmi più da solo, comunque» esordì Sebastian.
«Prego?» Volle accertarsi Thad.
Sebastian ghignò. «Una cameriera ha cercato di circuirmi, non è stato affatto piacevole» lo informò.
Thad inarcò un sopracciglio. «E sarebbe colpa mia perché…?»
«Perché sei scappato come Cappuccetto Rosso dal lupo ed io sono dovuto rimanere a dare spiegazioni a quella lì» spiegò.
Thad annuì. «Hai proposto tu di venire qui» gli fece notare. «Semmai la prossima volta cambiamo posto, allora» propose, incerto.
Sebastian si voltò a guardarlo, scoprendolo con gli occhi leggermente sgranati e la bocca schiusa: probabilmente neanche lui si era accorto di ciò che aveva detto.
«Si, magari la prossima volta lo scegli tu il posto» acconsentì Sebastian, sorridendo.
 
 
 The End
 
 
 
 
 
 
   
 
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