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Autore: Ria-chan    20/03/2012    4 recensioni
Andrew è costretto a partecipare al matrimonio di una persona che conosce fin troppo bene ma che, ad essere sinceri, vorrebbe non aver mai conosciuto. E, attorniato da iris che odia a causa del suo ex, comincia a pensare che la vita non possa prenderlo in giro più di così... ma mai, disperare prima del tempo!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore (nick del forum e del sito):  Ria-chan
Titolo: Sunflower
Prompt: Blu
Rating: Arancione
Avvertimenti: Slash, One-shot
Genere : Commedia, romantico
Introduzione/riassunto:  Andrew è al matrimonio di una persona che conosce fin troppo bene e, attorniato da iris che odia a causa del suo ex, comincia a pensare che la vita non possa prenderlo in giro più di così...
N.d.A (facoltative): La storia partecipa al contest "Campo fiorito" indetto da -Mell
in corsivo i pensieri di Andrew.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:VanGogh-Irises_3.jpg
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Vincent_Willem_van_Gogh_128.jpg
1) http://www.giardinaggio.net/Fiori/significato-dei-fiori/Iris.asp

 
 

Sunflower

 
Viola. Lilla. Indaco.
Andrew avverte il rumore del palmo della mano che sbatte contro la sua fronte solo nell’attimo in cui compie quell’involontario gesto: odia quel colore, da sempre; no, forse solo per colpa degli ultimi due mesi.
Si sistema il fazzoletto lilla nel taschino della giacca osservando la sposa vestita anch’essa di lilla e storce le labbra infastidito.
Si chiede ancora come… come abbiano potuto convincerlo ad andare a quel matrimonio che sembra la festa dei figli dei fiori, come possano averlo convito a vestirsi a sua volta come tutti gli altri sebbene, a suo dire, sicuramente con più stile; ma soprattutto si chiede come siano riusciti a trascinarlo lì, con la scusa di presentargli un uomo, –perfetto per lui, questa volta a loro, di dire- che possa riattaccare i pezzi del suo cuore che è stato frantumato e calpestato da quello stronzo del suo ex. Un ex che adesso è lì con lui, o meglio, è lì sì, ma con la sposa.
Eh sì, perché il suo ex, con il quale ha rotto da appena due mesi, è esattamente quello che definiresti…beh, ecco… lo sposo!
Andrew sbuffa innervosito per l’ennesima volta e per l’ennesima volta ancora si da una sonora manata in fronte.
Sbuffa e guarda l’orologio ogni 2-3 -o forse 5- minuti; si guarda intorno, si rende conto di quanto idiota sia stato a farsi trascinare lì e si tira ancora un’altra manata. E il tutto ricomincia, poco dopo.
Si allontana allora dal resto della folla per evitare di diventare l’idiota “autolesionista” dal momento che tutti lo fissano con una faccia che esprime esattamente questo e sospirando profondamente estrae dalla tasca del pantalone blu notte il pacchetto di sigarette che porta sempre con sé. Non ha mai fumato, a dire il vero, e non intendeva di certo cominciare a soli 22 anni ma in qualche modo, si dice, deve sfogare la frustrazione e il nevoso che il praticello in fiore, coperto di iris e di gente dello stesso colore e soprattutto quella stupida situazione in cui si è –e l’hanno- cacciato, gli provoca.
Osserva la scatolina con astio e non perché sa che quello potrebbe diventare presto un vizio e magari, un giorno, un bel cancro ai polmoni, ma semplicemente perché su quel pacchetto di Lucky Strike, troppo forti per un ventiduenne che non ha mai fumato, c’è ancora scritto il numero di telefono di quel bastardo del suo ex. Dello sposo insomma.  Lo sposo… assurdo!
Eccola lì, la millesima botta in fronte che si dà ripensando a quel bastardo che lo aveva scritto lì, il suo numero, sul pacchetto vuoto, dopo appena una nottata di sesso senza promesse e glielo aveva lasciato sul mobile d’ingresso prima di uscire trafelato come un ladro da quella casa, implicitamente dicendo che era certo che lui l’avrebbe chiamato. E Andrew era stato ancora più coglione nel richiamarlo davvero. Già da quello invece, avrebbe dovuto forse capire quanto squallido e immondo quell’essere fosse, ma no, dal “basso” dei suoi ventidue anni, aveva deciso di credere che quello fosse solo un incontro speciale, un incontro come nei film insomma. Un incontro avvenuto per caso in un bar, dovuto al destino e non all’amico in comune che, chiacchierando con entrambi, si era preso la briga di presentarli. Trenta minuti di chiacchiere insulse che si erano subito rivelate –considerando che nessuno dei due ascoltava davvero cosa l’altro diceva- troppo inutili per sopperire agli sguardi infuocati e di desiderio che l’uno scoccava all’altro. Un incontro che era finito ovviamente in una notte di sesso sfrenato travolgendo entrambi in un turbinio di passione e desiderio. Già… proprio un incontro da film! E comunque, da film, si era rivelata anche la conclusione.
Bastava guardarlo ora, quel bastardo vestito di blu notte come lui, al lato della sposa, che candidamente pronunciava “si lo voglio” proprio come candidamente aveva detto a lui “ti amo” neanche due mesi prima.
E’ assurdo.
Assurdo davvero, si ripete Andrew stringendo e tritolando nella mano quella scatolina di cartone ripensando a tutto questo. Assurdo che lui lo abbia richiamato e si sia lasciato abbindolare dalle parole e dalle promesse che quell’essere immondo gli aveva fatto, assurdo che si fosse lasciato andare come non aveva mai fatto e che questo gli era costato la prima, vera, delusione della sua vita. Assurdo soprattutto che poi fosse lì e non come invitato della sposa ma addirittura dello sposo!
-Assurdo!-
Ennesima palmata in fronte.
C’è un limite al possibile ma Andrew si rende conto di quanto questo non valga per lui nel momento in cui, ancora una volta,  guarda quel tripudio di iris e indaco, violetto, lilla e ancora blu notte, glicine e verde che lo circonda.
-Oh mio Dio!-
L’esclamazione gli sfugge spontanea quando ripensa al bigliettino di “mesiversario” che quel bastardo gli aveva regalato, su cui troneggiava l’immagine del quadro “vaso con iris di Van Gogh“ anziché “i girasoli dello stesso” che lui aveva ripetuto in continuazione di amare. Doveva tornargli tutto già da lì! Altro che destino e film! Doveva capire subito che, se una persona non è disposta ad ascoltarti, a scegliere pensando a te e solo ed esclusivamente a te, non può essere quella giusta.
-Me la sono cercata. E fanculo sti iris di merda!-
Andrew calcia innervosito, ormai più dalle sue stesse parole e realizzazioni che non dall’effettiva situazione, un fiore accanto al suo piede: un iris, ovviamente.
Si gira ancora una volta di spalle a sposo, sposa e invitati e rivolge lo sguardo verso il cielo: limpido, terso, azzurro come un quadro e forse anche più bello; si lascia accarezzare dal leggero venticello che si è appena sollevato e che trasporta con sé petali di quell’odiato fiore, depositandoli come una scia lungo il suo cammino. Chiude gli occhi e sospira assaporando quella sensazione e ritrovando dentro se stesso, per la prima volta, un momentaneo stato di pace:
-Passerà-si dice nella mente mentre riapre gli occhi e nota che, un petalo indaco, appena stropicciato dal vento e accartocciato come carta velina, gli si è posato sulla giacca:
-Ma che cazzo! Con tanti fiori, proprio questo mi doveva capitare!-
-Non ti piacciono gli iris?-
-No, li odio!-
-Quanta foga ragazzino…-
-Non rompere le pa…-
Andrew non finisce la frase anche perché, ok che al momento visto il suo stato mentale non gli si può richiedere più di tanto, ma sentire addirittura le voci –che lo provocano, per giunta,- gli sembra altamente improbabile.
Si volta e cerca di scorgere l’uomo da cui la voce che ha appena udito proviene e neanche a dirlo rimane paralizzato nel trovarsi difronte ad un uomo sulla trentina, in completo antracite e sigaretta tra le labbra. Lo fissa per qualche istante ancora decisamente inebetito: i capelli neri lucidi e un po’ lunghetti sulle spalle, gli occhi altrettanto neri e profondi come una pozza d’inchiostro e ardenti come un tizzone mai spento; le labbra carnose ma non eccessivamente e il viso deciso, ovviamente maschile, ma anche molto delicato. Lo vede tenere con una mano la sigaretta che stringe appena tra quelle labbra che devono essere calde –oh sì, decisamente bollenti-  e l’altra nella tasca del pantalone per darsi forse un tono o semplicemente per abitudine.
-Stavi mandandomi a quel paese moccioso, continua prego.-
-Co-cosa?-
-Non ci senti? Stavi giusto dicendo “non rompere le pa…” continua, avanti.-
Andrew boccheggia.
-Dannazione!-
-Mi dispiace, credevo di parlare da solo-.
-Da solo?- L’uomo scoppia a ridere, una risata dannatamente seducente per essere considerata solo una risata e non un delitto.
-Sei divertente ragazzino. Io sono Ben, un nome di merda lo so. Tu sei?-
-A-Andrew.-
-Sei qui per lo sposo o la sposa, Andrew?-
-Per farmi prendere per culo dallo sposo.-
-Dannazione!-
Se non fosse ancora davanti a quell’uomo, un’altra manata in fronte si sarebbe aggiunta alle precedenti per quella frase sputata lì senza neanche riflettere, e quasi lo sta per fare Andrew, ormai ha perso il controllo tanto vale approfittarne; riesce a fermarsi solo quando sente nuovamente la risata sonora di Ben invadere l’aria.
-Lo dicevo che sei divertente moccioso! E sentiamo, perché?-
-Niente, lascia stare.-
-Ok come vuoi. Puoi dirmi almeno cos’hai contro questi fiori?-
-Li odio.- Il che, comunque, è vero. –Quel coglione laggiù mi ci ha riempito la casa per due mesi-.
-Lo sposo?-
-Già.-
Altra manata che questa volta non può proprio evitare di darsi. Ma come gli viene in mente di parlare liberamene con uno sconosciuto dei suoi problemi –ex problemi- sentimentali? Oh beh, tanto chi lo rivedrà più, di certo questa volta non ci finisce a letto ricommettendo lo stesso errore. E comunque è certo che, dopo quello che ha appena detto, Ben –si chiama così da quello che crede di aver capito- se la darà a gambe levate con qualche scusa del cazzo.
-Capisco. Paul è sempre stato un coglione e uno stronzo, con gli uomini. Spero che si ridimensioni con quella povera disgraziata che ha deciso di accollarselo.-
Neanche strabuzzare gli occhi è qualcosa che Andrew riesce ad impedire a se stesso di fare:
-Lo conosci?-
-Sono suo cugino.-
-Ottimo! Ragione in più per non farmi abbindolare dal tuo fascino!-
-Capisco… vi somigliate molto. Fisicamente intendo.-
-Mi stai dicendo quindi che sembro un coglione come lui?-
-N-no!-
-E cosa allora?-
-C-che avete lo stesso fisico slanciato e curato ma non sembri un senza cervello come lui. Cioè… volevo dire… -cazzo-…-
Andrew annaspa come un idiota e non riesce assolutamente a spiegarsi il perché ma, davanti a quell’uomo dagli splendidi lineamenti, il piglio deciso e uno sguardo terribilmente sensuale, non riesce già più a collegare il suo cervello alla bocca.
-Questa era bella! E sono d’accordo con te, comunque.-
-Sul senza cervello?-
-Certo Andrew, certo. Un’altra sparata simile e fanculo alla possibilità di conoscerlo!-
Prima ancora che il suo interlocutore possa rispondere Andrew ha già arretrato di qualche passo, come in posizione di difesa. Quello che ha appena pensato, quello che gli sta appena succedendo, non va bene, non va affatto bene. Si sta cacciando in un guaio immenso, un guaio chiamato “infatuazione” dal quale potrebbe uscire gravemente leso.
Ben si accorge però del suo improvviso smarrimento, della sua incertezza e senza allarmarlo ulteriormente si limita a sorridere inarcando il labbro solo verso l’angolo destro della bocca:
-Anche. No, intendevo sugli iris. Non so perché quel fesso laggiù abbia sempre avuto la passione per questi fiori, che sinceramente non mi sono mai piaciuti. Non è tanto per i fiori in sé che, non fraintendermi, sono splendidi e nascondono in sé un significato importante; quanto proprio per il fatto che, tale significato, non si è mai accordato ad un uomo come lui.-
La pausa che seguì il proferir di quelle parole fu breve. Ben si accorge di aver gettato, il “piccolo” Andrew, in uno stato ancora più confusionario e allibito. Se non altro, in qualche modo, ha catturato completamente la sua attenzione.
-Tu sai che significano questi fiori?-
Ben si abbassa, estraendo la mano dalla tasca del pantalone e tirando la stoffa grigio antracite poco più su, di modo che l’indumento non lo impicci nell’accovacciarsi.
Mentre si china con estrema eleganza e grazia, per cogliere un iris poco lontano dal suo lucido mocassino nero, la giacca aperta sul davanti lascia intravedere, grazie all’aderente camicia, il suo corpo asciutto e scolpito, splendido nell’immaginario di Andrew che non può smettere di osservalo di sottecchi e altrettanto splendido anche nella realtà.
-Io…no. Cosa?-
-Tra tutti i fiori, l’iris trasmette più eloquentemente sentimenti profondi e positivi: l’assoluta fiducia, l’affetto dell’amicizia, il trionfo della verità, ma soprattutto la saggezza e la promessa della speranza, l'ultima a fuoriuscire dal vaso scoperchiato da Pandora, dopo che tutti i mali si riversarono nel mondo, come narra la mitologia greca.(1) A te sembra che fiducia, lealtà e verità siano attribuibili a quel coglione d’uomo laggiù?-
Indica lo sposo con un gesto secco del capo e, nel frattempo, senza staccare mai gli occhi da lui, Andrew nota che l’uomo ha ricacciato nuovamente una mano in tasca.
Vorrebbe rispondere, lo vorrebbe davvero e l’assurdità è che, fino a pochi minuti prima, stava facendo conversazione senza alcun problema. Ora invece la sua gola è completamente secca, il suo cervello spento e i suoi occhi, illuminati da dardi di luce dorata scoccati dal sole, brillano per la visione che hanno davanti.
Quell’uomo è totalmente diverso da quanto si sarebbe aspettato: è distinto e questo sì, ok, Andrew l’ha capito subito; è anche bello e forse è per questo che lo ha etichettato prontamente come “pericoloso”. Ma è anche terribilmente affascinante, colto e sembra essere serio, attento, rispettoso dei sentimenti e di quello che essi significano.
Per solo attimo, in cui la mente di Andrew sembra riaccendersi ed illuminarsi come una stanza reduce da black out, si materializza un pensiero che potrebbe definire quasi infantile ma che, comunque, non riesce a bloccare:
-Chi sa rispettare i sentimenti degli altri tiene alla loro felicità prima di tutto. E se… se anche lui cercasse una persona così o un po’ di felicità per sé?-
La frase scorre nella mente come un nastro d’avvisi alla fermata del bus e, così com’è apparsa, presto scompare. Al suo posto però Andrew ammira uno splendido girasole un fiore che, per lui e solo per lui, ha un significato unico.
Il girasole solleva il capo quando, a sorgere all’orizzonte, vi è il sole: unico amore della sua vita. Lo cerca per tutto il giorno, lo insegue tracciandone, con la corolla, il suo percorso. Non lo abbandona mai e, solo quando il sole è presente, quello splendido fiore può essere felice: splendido nel farsi ammirare, e luccicante e splendente quando è accarezzato dagli splendidi dardi dorati del suo amante.
Quando il sole scompare all’orizzonte, quando cala per lasciar spazio alla triste luna, il girasole è triste: abbassa il capo dolorante, sconfitto, e nel buio della notte, con il capo chino, nessuno può ammirare la sua bellezza adesso spenta.
Andrew ha sempre pensato che, se mai avesse trovato l’amore, questo sarebbe stato come il sole e il suo fiore: splendenti e innamorati, simili per colore, per nome e per sentimenti. Simili nelle cose importanti, insomma, e fedeli, sempre, l’uno all’altro.
Il tempo passa e Andrew non proferisce ancora parola, incatenato ai suoi pensieri e assorto nelle sue filosofiche riflessioni.
-Ohi! Ragazzino!-
Nessuna risposta sopraggiunge e Ben, indeciso sullo scuotere il ragazzo e farlo tornare sulla terra o lasciarlo lì, a boccheggiare mentre lo fissa senza vederlo davvero, decide infine di lasciare che Andrew se la cavi da solo, che combatta contro i suoi pensieri e ne esca vincitore.
Lo lascia allora così, fermo a fissare un punto adesso vuoto, mentre si allontana in diagonale verso un luogo apparentemente fissato. Al movimento di Ben, Andrew sembra riscuotersi, risvegliarsi dal profondo sonno pensieroso in cui un malvagio sortilegio –meglio definito come attrazione- lo ha gettato.
Segue Ben con lo sguardo che, imbarazzato, si premunisce di deviare ogni tanto, depistando così l’uomo qualora si girasse di scatto. Lo segue e lo vede fermarsi poco distante da un albero, calarsi nuovamente sul prato e cogliere, infine, qualcosa che non riesce bene a identificare.
Non ci riesce almeno finché Ben non si volta e torna verso di lui, a passo lento, elegante e ammaliante.
-Non credevo di trovare un girasole da queste parti. Se ne stava lì dietro l’albero con la testa china e in conflitto con se stesso perché non trovava il sole. Almeno non ti lamenti più di tutti questi dannati iris!- sorride Ben porgendo il fiore ad un allibito Andrew.
Andrew riesce solo ad allungare la mano e ricevere quella solare corolla; la stringe al petto e fissa ancora, per l’ennesima volta, l’uomo che ha difronte.
-Mi sembra anche che stia bene su di te moccioso. Del resto il girasole è simbolo di felicità e gioia e, dopo questa giornata di merda, credo tu ne meriti un bel po’.-
Ride ancora Ben. Ride e in quel momento, bello come un dio, ad Andrew sembra quasi di aver trovato il suo sole.
Si sente un cretino per aver pensato qualcosa di simile ma, inevitabilmente, non riuscendo ad uccidere le sue nuove e rinate speranze, i sogni d’amore di giovane uomo, arrossisce lievemente.
Il suo viso è delizioso ma, questo, il ragazzo non può certo, -né mai lo sospetterebbe,- sapere.
-Scusa, Andrew, puoi restituirmelo un attimo.-
-I-cos-… i-io cosa?-
-Mi ridai il girasole un attimo?-
Eccolo lì, ha fatto male ad illudersi, a sperare una volta ancora, a sollevare la testa verso quella fonte di luce che, somigliante al sole, si rivela sempre non essere tale.
Andrew allora si sforza, abbassa il capo proprio come, di notte, farebbe un perso girasole e sa già, -ma porca puttana!- che stasera tornerà a casa più distrutto di prima. Allunga la mano di poco, piegando il braccio verso l’uomo che è a pochi passi da lui e gli consegna, tremante appena, il fiore da lui richiesto.
Quello che ne segue Andrew non sa spiegarlo: non ha capito più nulla dal momento il cui il suo cuore si è crepato per l’ennesima volta alla consegna del fiore al momento in cui, risanato e accelerato, il suo cuore ha riiniziato a vivere.
Non ha capito più nulla nel momento in cui, posate sulle sue, ha avvertito la morbidezza e il calore di due labbra a lui sconosciute eppure, in qualche modo, terribilmente familiari.
Non ha capito più nulla nel momento in cui, dopo quel fugace ma intenso contatto, il sole ha inondato nuovamente il suo viso, accecandolo e riempiendolo di vita.
-Non volevamo mica dare spettacolo, ti pare?-
Ammicca Ben abbassando, ancora a pochi centimetri dal volto di Andrew, il girasole che ha fatto loro da segreto testimone e li ha protetti dallo sguardo del mondo.
-Questo fiore ti si addice davvero, ragazzino. Ma a quanto pare… sembra che vada bene anche per me…-
Andrew non afferra al volo la similitudine tra sole e fiore che Ben cerca di lanciargli ma, di sicuro, avverte nella sua voce una melodia dolce e romantica alla quale non vuole fuggire.
Forse sta sbagliando ancora, forse è solo un’altra delle sue cazzate, ma Andrew vuole fidarsi di nuovo di qualcuno.
-Io ho sempre amato i girasoli. Dal momento in cui mi innamorai del quadro di Van Gogh che espongono nella galleria d’arte giù in città. Beh certo, ovviamente è una copia ma è davvero splendido dovresti vederlo. E poi è così colorato, solare, c’è davvero da rimanerci abbagliati. Io credo che sia uno dei più bell-
-Frena frena Andrew!-
Ben ride. Andrew arrossisce.
-Che ne dici di parlamene mentre lo andiamo a vedere e lasciamo questa squallida farsa e ‘sti iris insulsi?-
-Vo-volentieri.-
 
********************
 
Il prato che lasciano alle loro spalle, indaco, violetto, lilla, ricco di lealtà e verità, occupato da un uomo che è per natura l’opposto di quanto quegli splendidi fiori rappresentano, viene scosso leggermente dal vento e a terra, abbandonato ma rivolto verso il sole, vi è un meraviglioso girasole che brilla e spicca in mezzo a quella monotonia di colore.
Una ragazza gli si avvicina a passo veloce e gli si ferma proprio accanto.
Lo vede e, sorridendo, non può fare a meno di raccoglierlo.
Lo rigira tra le dita ammirandolo sognante:
-Dov’è finito Andrew? E dire che volevo presentargli una persona… beh, credo abbia fatto già sé.-
 

 
 
   
 
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