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Autore: Shini Chan    20/03/2012    3 recensioni
Perché quel bacio? Non lo sapevo. Non capivo nemmeno io il motivo.
Era successo. Mi ero mossa senza riflettere e CheonDoong non aveva saputo ritrarsi.
Ma non era stata nostra intenzione. Non mia perlomeno.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Hello My Ex -

La sua mano tremava. Tremava per insicurezza, per agitazione, per false speranze. Tremava perché in fondo non voleva farlo. O meglio, non voleva che quella a soffrire fossi io.
Eppure non mollava la presa alla pistola. La canna era puntata verso di me, verso di noi. Me e CheonDoong.
CheonDoong.
Lui non c’entrava niente. L’unica sua colpa era stata quella di aver eseguito fin troppo bene i consigli e le suppliche di Joon. E ci era finito dentro in pieno.
I miei occhi erano incatenati a quella mano tremante. Mano che stringeva una possibilità di morte.
Avrebbe avuto Joon il coraggio di far fuoco? Di sparare un colpo violento a uno di noi?
Sarebbe stato capace di uccidere il suo migliore amico, solo per causa mia?
Avevo i lucciconi agli occhi e il fiato mozzato.
«Joon... - cominciò CheonDoong, portando le mani in avanti - Calmati, Joon, non è come pensi.»
«Sta’ zitto – sibilò lui – Non dire altro.»
«Joon, per favore, prova ad ascoltarci» tentai, mentre muovevo un passo in avanti.
Subito la pistola si indirizzò verso di me e gli occhi furiosi, ma al contempo gelidi, di Joon mi furono addosso «Ferma lì! Non fare un passo in più.»
«Joon...» la voce mi si incrinò.
CheonDoong mi prese per le spalle e cercò di portarmi dietro di lui, quasi volesse farmi da scudo.
Lo guardai allarmata e lui mi fece cenno col capo che non avrebbe permesso a nessuna pallottola di colpirmi.
Joon ringhiò e prese la pistola anche con l’altra mano.
«Joon - lo chiamò CheonDoong – posa l’arma. Te ne pentiresti, altrimenti.»
«Senti chi parla di pentimento – sfiatò lui con un ghigno amaro – tu che ti consideri un vero amico... Non provi nemmeno un po’ di vergogna per le tue azioni?»
«Joon non è come credi» intervenni, mentre una lacrima mi rigava il viso.
CheonDoong abbassò indietro una mano verso di me e afferrò la mia, stringendola «Ascoltami, Joon...»
«No! – sbottò lui – Va’ al diavolo!»
«Joon, per favore...» nel mio tono di voce era intrisa una nota di supplica.
Se non fosse stato che CheonDoong era lì al mio fianco a farmi forza, mi sarei lasciata cadere in terra, sfinita dal dolore di quella visione tanto terribile, quanto mai immaginata.
Le mani di Joon aumentarono la presa sull’arma e i suoi guanti in pelle scricchiolarono sulla superficie della pistola. Il suo sguardo era incattivito, la bocca piegata in un sorriso irritato.
CheonDoong mosse qualche passo avanti, slacciando la presa con la mia mano «Joon, so che in questo momento sei incazzato, ma devi starmi a sentire. Siamo amici, porca puttana, non rovinerei tutto così!»
«Però l’hai fatto» ribatté lui e puntò la pistola all’altezza del suo petto.
Mi portai le mani tra i capelli «Non sparare, Joon, non sparare...» mormorai, con voce rotta dai singhiozzi.
Era tutto così irreale. Tutto così dannatamente impensabile.
Stavo vivendo in un film. Oppure un sogno. Sì, in un sogno. Un sogno cattivo, ma che sarebbe finito presto, non appena avrei socchiuso le palpebre e mi sarei svegliata per un’altra, normalissima giornata della mia vita.
«NaNa» sentii chiamarmi e trasalii.
Alzai lo sguardo verso Joon. La sua voce era roca, quasi sul punto di spezzarsi. Negli occhi scorgevo l’ombra di dolore che gli avevo provocato. L’ombra di tristezza, rabbia e delusione che lo stavano logorando.
Deglutii.
Lui abbassò lentamente la pistola e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, poi lasciò che una lacrima scivolasse sul suo viso «Perché?» mi chiese poi, con un filo di voce.
Rimasi spiazzata.
«Perché l’hai fatto? Perché lui?» continuò e un’altra lacrima penetrò tra le sue labbra.
CheonDoong mi si fece vicino «Joon, lei non...»
«Sta’ zitto, tu» lo ammonì Joon, alzando nuovamente il braccio con l’arma da fuoco. I suoi occhi, però, erano inchiodati nei miei.
Le mie labbra tremolarono e il mento prudeva: mi ero lasciata prendere da un pianto senza rumore.
«I-Io... – cominciai – Joon, io... Non è come credi. Tra me e CheonDoong non c’è niente. Non c’è mai stato niente
Joon sospirò e alzò gli occhi lucidi al cielo.
CheonDoong mi strinse una spalla. Probabilmente voleva congratularsi con me per aver detto la verità.
Anche se non era proprio la verità. Una mezza verità.
«Joon, NaNa ha ragione. Credici, maledizione, non lasciarti prendere dalle emozioni!» disse ad un tratto CheonDoong.
Joon fissò me, poi lui, poi di nuovo me «E allora perché? Perché quel bacio?»
Spostai gli occhi sull’asfalto. Perché quel bacio? Non lo sapevo. Non capivo nemmeno io il motivo.
Era successo. Mi ero mossa senza riflettere e CheonDoong non aveva saputo ritrarsi.
Ma non era stata nostra intenzione. Non mia perlomeno.
Tornai a guardare Joon e sentii una stretta allo stomaco.
Quel viso segnato dal dolore. Quegli occhi lucidi di rabbia. Quella bocca stretta in una smorfia.
Era tutto così sbagliato. Non sarebbe dovuto succedere. Non saremmo dovuti arrivare fino a quel punto.
Joon, CheonDoong, gli altri... Tutti si erano messi a litigare.
E l’unico punto d’incontro a tutto ciò... ero io.
Ero io che stavo distruggendo le loro vite, le stavo portando alla rovina senza che lo volessi.
Presi un gran respiro e, trovando chissà dove il coraggio, spinsi da parte CheonDoong e cominciai ad avanzare con passo deciso verso Joon.
Lui mi puntò subito la pistola contro.
«NaNa!» esclamò CheonDoong, che però non mosse un passo perché - lo sapevo - era pietrificato dal terrore per quella mia improvvisata.
E non potevo biasimarlo. In fondo stava per assistere alla fine di tutti i problemi.
Stava per assistere a qualcosa di cui ero spaventata fino al midollo osseo e che, se pensavo razionalmente, mai avevo desiderato. Ma questo non mi persuadeva dal porvi una fine prematura.
Dovevo portare a termine ciò che avevo iniziato.
Avevo reagito senza riflettere? Pazienza, ormai era troppo tardi.
Gli occhi di Joon mi penetravano in ogni centimetro del corpo, ma non riuscivano a farmi altro che tenerezza.
A farmi provare altro che rabbia verso me stessa. Sì, anche io, come lui, ero delusa da me stessa.
Ed era proprio questo che mi dava la forza di avanzare imperterrita, di non arrestare il passo.
«NaNa!» mi chiamò ancora CheonDoong.
Io lo ignorai e puntai lo sguardo verso Joon, che sorrise amaramente.
Poi lo vidi: il dito che stringeva il grilletto.
«Non farlo, Joon! - gridò CheonDoong dietro le mie spalle – Non spararle!»
Ma non poté nemmeno finire la frase che, come me, dovette chiudere gli occhi.
Sentii lo scoppio dello sparo.
Ero terrorizzata, ma sapevo che era la cosa giusta. Morire era l’unico modo per liberare i ragazzi da quello stato di rabbia cieca, da quella condizione di tigri pronte a sbranare per un pezzo di carne.
Chiusi gli occhi e mi preparai alla fine.
Tuttavia, quando trascorsero poche frazioni di secondi, capii immediatamente che, se fossi stata colpita, in quel momento avrei dovuto essere già stesa in terra, senza vita.
Eppure non avevo sentito niente. La pallottola era come se non fosse mai entrata nel mio corpo.
Era così facile morire? Era così incredibilmente senza dolore la morte?
Non poteva essere reale. Non avevo sentito nulla: come potevo essere già morta?
Udii uno scricchiolio di suole di scarpe sul cemento.
«No, Joon!»
Solo quando sentii la voce di CheonDoong urlare disperata, decisi che qualcosa non andava.
Così socchiusi gli occhi e focalizzai lo spazio attorno a me.
Rimasi pietrificata. Il sangue si gelò nelle vene.
Joon giaceva a terra.
Una pozza scarlatta si stava espandendo sotto di lui.
CheonDoong era al suo fianco e lo strattonava «Joon! Joon, rispondi! Ti prego, ti prego, Joon!» ripeteva.
Capii. Joon si era ritorto la pistola contro.
Con uno scatto azzerai i metri che mi dividevano da lui e, con il petto già preda di violenti singulti, mi accostai a lui. CheonDoong si spostò per lasciarmi spazio, ma non smise di chiamare il nome di Joon.
Io lo afferrai per le spalle e lo posai sulle mie ginocchia «Joon...» sussurrai dolcemente, nonostante la voce rotta dal pianto.
Gli accarezzai il volto sporco di sangue ed esaminai la ferita al collo: fiotti di sangue continuavano a sgorgarvi, rendendo il suo corpo già freddo e pallido.
«Joon...» ritentai.
Lui riuscì a socchiudere le palpebre e a trascinarmi nelle pozze scure dei suoi occhi.
«Joon, resisti, ora chiamiamo i soccorsi» lo rassicurai, poi lanciai un’occhiatina a CheonDoong che subito si mosse alla ricerca di un cellulare.
«N-Nana... – mormorò lui – I-Io...»
Gli coprii le labbra con un dito «Shhh, non parlare. Risparmia le forze.»
Lui gemette e un rivolo di sangue gli scivolò dalla bocca «M-Mi dispiace...»
Tirai su col naso e gli regalai un sorriso «Smettila, Joon, non è colpa tua.»
Sollevò una mano da terra e la appoggiò su una delle mie, che gli stavano accarezzando il petto.
«Perché, Joon? Perché l’hai fatto?» sussurrai, mentre delle lacrime mi gocciolavano dal mento.
Joon ebbe uno spasmo e sul suo viso si dipinse una smorfia di dolore.
Con la mano libera gli spostai la frangia dagli occhi «Non fa niente, non rispondere ora. Pensa solo a resistere.»
All’improvviso una mano mi si posò su una spalla. Voltai lo sguardo indietro: CheonDoong.
«Ho chiamato il pronto soccorso: hanno mandato un’ambulanza.»
Alter lacrime mi rigarono il viso e tornai a guardare Joon «Hai sentito? Stanno arrivando a prenderti. Ti porteremo in ospedale, Joon, devi solo farti forza ancora per un po’.»
Lui gemette per l’ennesima volta e chiuse gli occhi, sfinito.
Lo sistemai meglio sulle mie ginocchia e gli carezzai i capelli «Ce la farai, Joon. Però non devi addormentarti – gli mormorai a un orecchio – guardami, Joon, guardami negli occhi.»
Un altro fiotto di sangue gli scivolò sul mento, giù per il collo, tingendogli le labbra di color vermiglio.
I suoi occhi di dischiusero nuovamente, ma erano vitrei, svuotati dell’allegria e del suo solito temperamento.
Quasi privi di vita.
«Guardami, Joon – lo chiamai ancora – per favore, tieni gli occhi fissi su di me!» lo implorai.
Lui obbedì e, con lentezza, mi inondò con la loro profondità.
In lontananza sentii il suono attutito delle sirene. Mancavano pochi istanti e l’ambulanza sarebbe venuta in nostro aiuto.
CheonDoong si mise di fianco a Joon e gli strinse una mano tra le sue «Avanti, amico, tieni duro. Sei forte, non puoi lasciarmi così... Vuoi farmi sentire il rimorso sulla coscienza per il resto della mia vita? No, non sei così cattivo, vero? – lo schernì, ironico – Avanti, vedo l’ambulanza e anche le persone alla sua guida. Sono così vicine che posso distinguere il colore dei loro occhi. – CheonDoong guardò Joon con un velo di tristezza– Forza, Joon, resisti.»
Joon fu preda di un altro, violento spasmo «C-Cheon... Doong – mormorò con voce arrochita – P-Perdonami...»
«Mi sono già dimenticato di tutto, Joon, sta’ tranquillo.»
Le sirene dell’ambulanza ora erano così vicine da spaccarmi i timpani. Sentii il clangore degli sportelli aprirsi e della barella che veniva assestata e trascinata verso di noi.
Mi voltai e notai tre paramedici venirci incontro.
Tornai, con un sorriso, al viso di Joon, che nel frattempo aveva chiuso gli occhi.
La sua mano stretta tra le mie era fredda e insensibile.
Una lacrima mi rigò nuovamente una guancia.
Era tutto finito.

♦ L'Angolo dell'autrice ♦
Ebbene sì, sto passando un terribile periodo da pagina bianca e ho dovuto mettere la targhetta "lavori in corso" alla Long FanFiction sugli MBLAQ che avevo cominciato a postare. Però, oggi, dato che mi è arrivato il loro mini album, ho pensato di inserire il cd nello stereo e ho impostato il repeat su "It's war". L'ispirazione (parziale) mi ha investito e ho avuto l'impulso di mettere per iscritto una scena dell'MV, vista dagli occhi di quella ragazza che tutte noi vorremmo essere, o perlomeno vorremmo provare a capire. Be', non so quale schifezza o copiatura ne sia uscita, so solo che volevo rendere "dialogati" quegli sguardi terrorizzati, quei gesti disperati e quegli occhi intrisi di rabbia che compiaono nell'MV e che mi accompagnano orma da un bel po' di tempo.
Spero vi piaccia!

♦ Desclaimer ♦
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