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Autore: kithiara    21/03/2012    4 recensioni
Thad Harwood era uno studente modello.
Il pupillo dei professori, l’orgoglio dei suoi genitori, una sicurezza per i suoi amici.
E amava rispettare le regole.
Semplicemente, non cercava guai e i guai gli stavano alla larga.
Fino all’arrivo di Sebastian Smithe.
La mia prima slash, la mia prima Sebastian/Thad.
Abbiate pietà.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei innanzitutto dedicare questa mia prima fic Thadastian alla persona che me l’ha ispirata e che per prima mi ha fatto apprezzare questa magnifica coppia…Baude, questa è per te.
Ti chiedo umilmente scusa fin da ora perché nel modo più assoluto riuscirò a rendere giustizia a questi due pezzi di figlioli come invece fai tu, ma accidenti se è stato bello provarci!
Temo che il personaggio di Sebastian possa risultare un po’ OOC, ma chissà, nella serie può ancora riservarci delle sorprese!
Sarò felice se vorrete farmi avere qualche commento, positivo o negativo che sia io accetto tutto, per ora buona lettura.
 
Chiara
 
PS: Naturalmente i personaggi non mi appartengono, men che meno gli attori che li impersonano…per ora!
 
PS2: Non soffermatevi troppo sulle foto qui sotto, la storia parte un po’ più in basso!! Era giusto per far capire meglio con chi avevamo a che fare. ^__^

 
 

 
 
 
 Sebastian Smithe                              Thad Harwood
 

 
 
 
LIKE AN EGG
 
Dalton Academy, tra le 3.00 e le 4.00 di mattina di un giorno qualsiasi
 
Thad Harwood era uno studente modello.
Il pupillo dei professori, l’orgoglio dei suoi genitori, una sicurezza per i suoi amici.
E questo gli piaceva.
Ma soprattutto, Thad Harwood vantava un primato alla Dalton Academy…non aveva mai (e dico mai) infranto le regole.
Oddio, c’erano state un paio di volte in cui le aveva per così dire aggirate, ma era stato sempre per validi motivi e senza alcuna conseguenza fastidiosa.
Semplicemente, non cercava guai e i guai gli stavano alla larga.
 
Fino ad ora.
 
Era da quando quel damerino aveva varcato per la prima volta i cancelli della Dalton e Thad aveva avuto per così dire la sventura di trovarselo come compagno di stanza, che i guai avevano iniziato a fioccare.
Sì perché Sebastian Smithe, il damerino in questione, era una fonte infinita di casini.
E quel che è peggio era che, pur sapendolo, se ne fregava altamente.
Ogni giorno ne combinava una, ritardi alle lezioni, insubordinazione coi professori, visite giornaliere nell’ufficio del preside.
Non aveva amici perché non gli importava di averne e malgrado fosse dannatamente bravo, non gliene fregava niente nemmeno di essere diventato un Warbler.
 
Persino al di fuori della scuola pareva non trovare pace.
Ogni sera se ne usciva per andare in qualche locale di dubbia fama e se ne tornava a notte inoltrata puzzando di alcool e di sesso.
 
E questa cosa stava facendo andare Thad fuori di testa.
 
Aveva provato in tutti i modi ad essergli amico e magari anche a trasmettergli un po’ della sua disciplina, ma quello che ne aveva ottenuto erano stati prima una marea di insulti e poi la totale indifferenza di Smithe nei suoi confronti.
Si sentiva ferito.
Sì  perché in fondo a lui quel dannato mangia rane piaceva.
E non solo per il suo fondoschiena da urlo.
Era convinto di saper giudicare una persona andando oltre le apparenze e lui in Sebastian Smithe avrebbe giurato di aver visto qualcosa di più che uno stronzo, menefreghista, arrogante e viziato figlio di papà.
 
Si disse che era per questo che lo stava pedinando lungo i corridoi bui della Dalton a quell’ora indecente della notte.
 
Si era svegliato quando lo aveva sentito rientrare, non che ci volesse molto visto che Smithe non mostrava mai particolare riguardo verso il suo compagno di stanza, ma vedendolo subito riuscire si era incuriosito e aveva deciso di seguirlo.
Ora si stava maledicendo in silenzio, cosa diavolo gli era saltato in mente di lasciare il suo letto caldo per seguire quell’idiota chissà dove?
Se fosse stato scoperto…non voleva nemmeno pensarci.
 
Il chissà dove si dimostrò essere la grande cucina della scuola, Thad la conosceva bene perché ogni tanto aiutava il signor Harris, il cuoco, a pelare le patate.
Sì lo so cosa penserete tutti, è assolutamente una cosa da nerd! Ma lui era fatto così.
 
Sbirciò attraverso la fessura della porta, dalla quale usciva una lama di luce e quello che vide lo lasciò interdetto.
Sebastian Smithe stava cucinando.
Non aveva semplicemente aperto il frigorifero e preso la prima cosa che gli era capitata in mano, no.
Apparentemente stava scegliendo in maniera accurata gli ingredienti e che gli venisse un colpo se non l’aveva visto battersi un dito sulle labbra come se fosse indeciso su quale padella utilizzare!
Thad scosse la testa perplesso, forse la vista gli giocava brutti scherzi.
 
Guardò ancora e quasi non gli prese un infarto.
Anche con il grembiule da cucina, che avrebbe reso chiunque ridicolo, quel ragazzo riusciva ad essere uno schianto!
Continuava a dare le spalle alla porta e Thad non potè fare a meno di notare quanto fosse perfetto il suo fondoschiena fasciato nei pantaloni della divisa che ancora indossava.
La camicia bianca aveva le maniche rimboccate, mentre la giacca era stata gettata con noncuranza su di una sedia lì vicino e dal taschino sbucava a penzoloni la cravatta a righe rosse e blu.
 
Deglutì rumorosamente.
E fece la cosa più folle di tutta la sua vita.

 

*******


La porta della cucina si spalancò quando Thad le si appoggiò contro e subito dopo un’imprecazione silenziosa vibrò nell’aria nel momento in cui Sebastian si accorse del compagno.
 
“Harwood, che diavolo…vuoi farmi prendere un colpo?”
“Che combini qui Smithe?”chiese guardandosi attorno.
Sul piano di lavoro in marmo intorno al quale stava armeggiando Sebastian stavano delle uova e un pacco di farina, proprio accanto ad una bilancia e ad una capiente ciotola di plastica colorata.
 
“A te cosa sembra? O sto preparando una bomba o sto cucinando. Una delle due, decidi tu.”
“Spiritoso. Dì un po’, ma lo sai che ore sono?”
“Che c’è Thaddino, eri preoccupato per me?”
Preoccupato? Sì maledizione e si sarebbe preso volentieri a sberle per questo.
Cambiò subito discorso.
“Non sapevo che sapessi cucinare.”
“Ci sono un mucchio di cose che non sai di me, Harwood.”
Perché doveva fare così il misterioso?
E perché la sua voce doveva essere così dannatamente sexy?
 
“Ne sono convinto. Allora perché non me ne parli?”Eh? L’aveva detto sul serio?
“Non c’è niente da dire. Quando sono nervoso, cucino.”Il solito tono scocciato, lo sguardo basso e sfuggente.
Aspettate un momento…sguardo sfuggente? Quando mai Smithe aveva lo sguardo sfuggente? Se c’era qualcosa di cui potevi essere certo era che qualsiasi cosa avesse da dire, ti avrebbe sempre guardato dritto negli occhi. Con quei suoi magnetici occhi verdi…
 
Gli si avvicinò, improvvisamente certo che qualcosa non andasse e afferratolo per un braccio lo fece voltare verso di sè.
E infatti…
 
“Santo Dio Smithe…si può sapere che  hai fatto alla faccia?”
La mano di Thad corse alla guancia di Sebastian, che troppo sorpreso nemmeno si ritrasse.
L’occhio sinistro, tumefatto, era praticamente chiuso e di un poco simpatico colore rosso-violaceo; aveva sangue rappreso attorno al naso e sulla camicia.
Eppure sorrise, con quel sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche la calotta polare.
“Diciamo che mi sono scontrato contro il pugno di qualcuno...ripetutamente.”
“Ma tranquillo, lui è messo molto peggio di me!”
Sì, figuriamoci.
“Devi metterci subito del ghiaccio sopra.”
“Sì mammina.”Disse in tono canzonatorio
 
Adesso Thad si stava veramente scocciando.
“Piantala di fare il cretino. Perché non cresci una buona volta e ti rendi conto che non esisti solo tu? Hai degli amici, che ti piaccia o no ed è normale che loro si preoccupino per te!”
“Non ti facevo così sentimentale, Harwood.”
“E’ normale che tu non lo sappia, non ti sei mai preso la briga di conoscermi.”mugugnò più a sé stesso che all’altro.
 
Silenzio. Sebastian taceva, ma l’occhio che ancora ci vedeva era fisso sul volto arrossato di Thad.
Un sospiro di rassegnazione uscì dalle belle labbra del Warbler.
“Io…stavo cucinando delle crépes. Ma non trovo lo zucchero.”
 
Thad rimase a bocca aperta, poi lentamente e sempre senza parlare, prese una sedia e si avvicinò al pensile più alto della cucina. Sapendo esattamente dove cercare, prese un barattolo e lo porse all’amico.
Lo zucchero.
Smithe lo stava guardando con fare interrogativo.
“Il signor Harris è piuttosto alto.”disse per giustificarsi.
Non si aspettava un grazie e infatti non arrivò.
 
Tuttavia Sebastian parlò.
“Sono stato allo Scandals.”Gli voltò nuovamente le spalle, mentre rompeva il guscio di un uovo e ne versava il contenuto dritto nella ciotola.
Fin qui però nulla di strano, ogni sera andava in quel locale.
“Devo aver bevuto un po’ troppo e ho trovato da ridire con un idiota. E adesso mi ritrovo con un occhio chiuso, un gran mal di testa e lo stomaco che brontola. Tutto qui.”
A Thad non quadrava il discorso, ma Sebastian sembrava non voler aggiungere altro mentre aggiungeva latte, zucchero e farina nella ciotola.
“Tutto qui? Che ti ha detto quel tipo per farti perdere la testa e colpirlo?”
Non credeva seriamente che avrebbe risposto, ma ancora una volta Sebastian lo sorprese, smise di mescolare gli ingredienti e sussurrò
“Aveva offeso mia madre.”
 
Non c’era altro da dire, Thad sapeva perfettamente che Sebastian sull’argomento madre era piuttosto suscettibile.
Era morta quando lui aveva solo dieci anni e Thad non riusciva nemmeno ad immaginare cosa l’amico dovesse aver provato.
Forse questa sua irrequietezza in fondo era solo la conseguenza della perdita subita, di quella e del fatto che suo padre era troppo impegnato a fare soldi per ricordarsi di essere il genitore di un ragazzo adolescente.
Sapeva che Sebastian si sarebbe offeso se gli avesse dimostrato anche solo un briciolo di compassione, quindi si limitò ad annuire.
 
“Grazie Thad. Per non aver aggiunto altro.”
Un sorriso triste gli incurvò le morbide labbra.
“E se vuoi saperlo…è stata mia madre ad insegnarmi a fare le crépes, così quando sono nervoso cucino pensando a lei e in qualche modo questo mi rilassa.”Disse mentre versava un mestolo di pastella nella padella calda con un gioco di polso da fare invidia ad uno chef.
 
Molto, troppo umano…questo lato sensibile di Sebastian minacciava di intaccare la salute mentale di Thad.
Gli sorrise, poi raccolse una delle uova rimaste e gliela mostrò.
“Lo vedi quest’uovo Thad?”
Thad fece cenno di sì con la testa, non capendo dove l’altro volesse andare a parare, ma registrando mentalmente che per la seconda volta in meno di due minuti Sebastian l’aveva chiamato per nome.
“E’perfetto…all’apparenza. Ma all’interno è ancora indefinito, non sa ancora se diventerà un pulcino o se invece verrà strapazzato. Rendo l’idea?”
Annuì ancora una volta.
“Quello che quest’uovo non sa, è che non potrà mai cambiare. Che stia da solo o che provi a mescolarsi ad altri ingredienti…verdure, formaggi, salumi…quest’uovo non sarà mai altro che questo…un uovo.”
 
Thad era sconcertato, in una maniera tutt’altro che banale, Sebastian si stava aprendo con lui.
Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi.
Maledizione, già era fisicamente perfetto, se poi dimostrava anche un briciolo di umanità, come si faceva a non amarlo?
 
Fu in quel momento che Thad scelse di passare all’azione.
Scollegò il cervello e decise che non sarebbe rimasto lì nemmeno un secondo di più a chiedersi per quale motivo Sebastian avesse deciso di mostrarsi così vulnerabile proprio con lui, agì e basta.
 
In un attimo gli fu accanto e con tutta la delicatezza che il suo bisogno improvviso gli concedeva, gli prese il volto fra le mani e avvicinò le labbra alle sue.
Il cuore gli batteva all’impazzata nel petto nel momento in cui Sebastian, anziché allontanarsi disgustato, dischiuse le labbra e ricambiò il suo bacio.
Mio Dio, si disse, quello era il bacio perfetto.
Le loro labbra si sfioravano, si accarezzavano, si mordevano come se si conoscessero da sempre, ma con la stessa foga di chi si scopre per la prima volta.
Non avrebbe saputo dire in quale momento l’avesse fatto, ma le sue braccia si erano strette al collo di Sebastian e quelle del ragazzo ora lo stringevano ai fianchi e lo attiravano più vicino a sé.
 
Solo quando riprendere fiato si fece strettamente necessario, si staccarono riluttanti l’uno dall’altro.
Thad non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, per paura di scorgervi…cosa?
Pentimento…risentimento…rabbia? Eppure era chiaro che non era stato il solo a volerlo.
Si fece forza e con le guance in fiamme e le labbra ancora intorpidite da quel bacio mozzafiato alzò lo sguardo a cercare quegli indescrivibili occhi verdi e quello che vide lo lasciò senza fiato.
Lo smarrimento dentro quelle iridi smeraldine era totale.
 
“Sebastian…”
“Perché l’hai fatto, Thad?”non pareva arrabbiato, solo…curioso.
E fu in quel momento che la verità gli apparve finalmente limpida davanti agli occhi.
“Io…l’ho fatto perché tu mi piaci.”Diretto e sincero fino in fondo.
“Sebastian, io credo di aver capito.”Disse tutto d’un fiato
“Tu sei come quest’uovo, giusto?”
L’altro annuì piano. Sì, era quello che aveva voluto dire.
“E sei convinto di non poter essere nulla di diverso da quello che sei, di non poter…cambiare. Né stando da solo, né cercando la compagnia di qualcuno. Ma su questo ti sbagli, so che ti sbagli, ti devi sbagliare. Perché io…ho l’ingrediente perfetto per te!”
 
Sebastian sorrise, anche se il significato delle parole di Thad ancora gli sfuggiva.
Lo stesso Thad non capiva dove lo avrebbe portato il suo discorso delirante, ma sperava di non dire o fare qualcosa che lo avrebbe fatto scappare.
“Sono io.”disse solo
“Cosa?”chiese l’altro
“Quell’ingrediente, sono io…io sono il tuo zucchero.”
Ancora una volta niente scherno, niente rabbia, solo tanta confusione.
Ma insomma, doveva proprio dirgli tutto-tutto?
“Sì insomma…io e te…se lo vuoi…noi potremmo…essere una crépe.”
 
Ok, l’aveva detto.
Nell’istante esatto in cui la sua mente aveva partorito quella folle possibilità e l’aveva etichettata come probabile, non solo passabile, ma altamente preferibile alla solitudine, Thad l’aveva resa reale attraverso poche parole.
Tuttavia, non sapeva cosa aspettarsi. Aveva paura di essere preso per uno stupido. E quel che è peggio, Sebastian non accennava a parlare.
 
Oddio…adesso lo avrebbe visto rotolarsi a terra dalle risate.
O peggio ancora, si sarebbe accasciato colpito da un infarto.
No, sarebbe stato decisamente peggio se avesse riso.
 
Ma Sebastian non fece nessuna delle due cose, semplicemente si avvicinò fino ad essere ad un palmo dal suo naso e senza smettere di guardarlo negli occhi, catturò nuovamente le sue labbra in un bacio che non aveva nulla da invidiare al precedente.
Sì, decisamente avrebbe potuto farci l’abitudine a baciare Sebastian Smithe.
 
Quasi gli avesse letto nel pensiero, Sebastian gli soffiò sulle labbra
“Sai, credo che dopo tutto non mi dispiacerebbe essere una crépe, Harwood.”
Thad rise divertito.
“Buon per te Smithe, perché credo che quella che stavi preparando…sia bruciata!”

 

*******

Ricapitolando.
Thad Harwood era uno studente modello.
E aveva amato rispettare le regole.
Il suo unico problema, era che il suo guaio personale, ora, gli avrebbe fatto rivedere completamente le sue priorità.
E a Thad, questo non sarebbe affatto dispiaciuto.









 

  
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