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Autore: xhellsangel    21/03/2012    20 recensioni
Dicono che gli opposti si attraggono, pensavo fosse una grande cazzata.
Marta. Sedicenne -quasi diciassettenne- con una vita normale, da quest'ultima non pretende niente. Sa che non può avere tutto, ma ciò che può avere, lo pretende. Non è mai stata innamorata, è in uno stato di credo/non credo in questo sentimento.
Mattia. Diciassettenne irritante come pochi, attraente come nessuno. Non cerca niente di serio nella vita, si diverte a cambiare le ragazze come un paio di mutande, poiché è estremamente consapevole delle sue doti. Vuole divertirsi, solo divertimento.
Cosa potrebbe succedere se le loro vite si incrociassero?
Disastro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 16:
buon compleanno!



 

I giorni si susseguirono con una lentezza esasperante, ogni ora sembrava composta da troppi minuti, ed ogni minuto sembrava composto da secondi troppo lenti.
Le ore che passarono furono troppe poche per poter alleviare il dolore al centro del petto, i giorni che vennero dopo furono troppo monotoni per permettermi di pensare ad altro, e, inevitabilmente, il mio cuore si struggeva d'amore mentre guardavo Mattia evitarmi, passarmi d'avanti come se non esistessi, come se fossi un fantasma, come se non fossi mai esistita, come se non fosse mai successo niente tra di noi, come se io non mi fossi mai innamorata di lui.
Era straziante guardarlo ridere e scherzare con altre ragazze, tutte di una bellezza tale da farmi sentire un esserino inferiore, neanche degno della loro attenzione, e ancora peggio era vederlo scomparire insieme ad una di quest'ultime, e vederlo ricomparire dopo troppo tempo.
Al quinto giorno arrivò una festività a me non molto amata, avevo sperato così tanto che non arrivasse mai, eppure, eccolo lì...
- Auguri, cucciola - il mio compleanno.
Percepii due braccia calde e forte stringermi al proprio petto, un batticuore a me familiare prese a battere vicino al mio orecchio, e mi sentii al sicuro nel scandire i suoi battiti. 
Quella stretta, oramai, rappresentava la mia famiglia, e per quanto desiderassi che quelle due braccia appartenessero a qualcun'altro, non lo erano; sospirai pesantemente e mi ammonii da sola: gli chiedevo di evitarmi, e quando lo faceva, mi sentivo così maledettamente inutile.
Patetica.
- Grazie, Dave - sospirai pesantemente, mentre il mio migliore amico non accennava a lasciarmi andare; così decisi di godermi quell'abbraccio familiare, senza pensare ai se e ai ma, volendo tornare per poche ore la Marta di qualche anno prima, colei che vedeva l'amore come qualcosa di ultraterreno, colei che era ignara dell'amore del suo migliore amico nei propri confronti, colei che aveva ancora una migliore amica su cui contare, e, soprattutto, ancora con un cuore che non batteva al risuonare del nome Mattia.
Passai metà della giornata a raccogliere gli auguri di persone che neanche sapevo venissero nella mia scuola, ricevetti abbracci da persone di cui neanche ricordavo il nome, e li accettai tutti con il sorriso sulle labbra, finché non arrivarono quelli di Facini, inutile dire chi era in sua compagnia, inutile dire che, la sua compagnia, ancora una volta mi passò davanti come se fossi un fantasma.
E ciò bastò a cancellarmi il sorriso dalle labbra, proprio come se il mio sorriso fosse una piccola linea tracciata con una matita troppo chiara, e la sua indifferenza fosse una gomma troppo prepotente.
Stanca della sua indifferenza, non volli più vedere alcun viso, né ricevere altri auguri di buon compleanno; la poca forza che mi rimase, la usai per chiudermi in camera.
Era da quella famosa sera che mi ero trasferita in camera di Davide, mi aveva quasi costretta a traslocare in camera sua dopo avergli raccontato passo per passo ciò che era successo, certo, avevo saltato qualche particolare su ciò che era successo con Morici, ma la trama era rimasta intatta.
Inutile dire che le avrebbe volute dire di tutti i colori sia a lui, che a lei, ma l'avevo costretto, nel vero senso della parola con tanto di minaccia, a non parlare con nessuno dei due: l'indifferenza era l'arma migliore che avevamo dalla nostra parte.
Però, ancora mi tormentavo con domande senza mai una risposta, troppi perché rimasti privi di una risposta. 
Perché?
Perché ero destinata ad essere sola, a dover perdere sempre le persone a me care, costretta a rivivere scene ormai conosciute a memoria, e a scegliere sempre le persone peggiori?
Perché?
Perché quella che doveva essere la mia migliore amica mi aveva tradito in quel modo così crudo, senza provar a capirmi, senza un minimo d'amore verso i tanti momenti passati insieme?
Perché?
Perché non potevo comandare quella stupida cosa denominata cuore, magari potendo ricambiare i sentimenti del mio migliore amico, e stare bene per una volta?
Perché?
Perché anche l'amore doveva punirmi, presentandosi in questo modo così inaspettato, dichiarandosi per l'ultima persona che meritava quesl sentimento?
Perché?
Perché si diceva che solo se fornito di tanti ostacoli, il sogno inseguito era quello giusto?
La vita era proprio questo: una marea di domande senza mai una risposta, perché se mai avessi trovato una singola risposta, il gioco sarebbe finito; forse non aspettavo altro, trovare le risposte mancanti ad ogni quesito, e porre la parola fine ad ogni questione.
Ma i giochi non finivano a diciassette anni, io ero solo all'inizio dei primi tradimenti, i primi inganni, le prime lacrime, i primi dolori, i primi amori.
Ma la prima felicità, quando sarebbe arrivata?
Fortunatamente, qualcuno bussò alla porta nel momento in cui i miei pensieri stavano rispecchiando quelli di un'adolescente in piena crisi esistenziale, che faceva un dramma anche di un'unghia spezzata.
La porta, svelò la presenza dell'ultima persona sulla faccia della terra che avrei voluto vedere in quel momento, poiché giustamente, Marta Cuneo non poteva mai passare due minuti in pace, senza nessuno che venisse a distruggere la sua quiete psicologica. 
- Che ci fai qui? Mi sembrava chiaro che non volessi più vederti - mormorai alzandomi di scatto, mettendomi a sedere al centro del letto. 
- Voglio darti il mio regalo di compleanno...- sospirò Giorgia, richiudendosi la porta alle spalle ed avvicinandosi al letto.
Era incredibile la faccia tosta che aveva a ripresentarsi con la scusa di un regalo dopo tutto ciò che mi aveva fatto, dopo che aveva buttato all'aria troppi anni d'amicizia e troppa fiducia non meritata; avevo solo voglia di alzarmi e sbatterla fuori, ma non so per quale ragione a me sconosciuta, decisi di starmene lì buona e limitarmi a mandarla via con le parole.
- Non voglio niente da te - sbottai indignata, aveva intenzione di ricomprarmi con un regalo?
Cos'ero io? Un oggetto da poter comprare e vendere, da usare e gettare, da trattare male e poi riparare, da ferire e poi dimenticare? Cosa si aspettavano da me? 
- Non è un regalo materiale, è che io...- sospirò fermandosi a metà frase, contorcendosi le mani tra di loro e solo allora notai che non aveva nessun regalo, e l'apprezzai almeno per quello.
Non sopportavo la sua presenza in quella stanza, era come se stesse portando via tutto l'ossigeno, poiché eravamo così vicine, eppure lontane come mai prima d'ora; inutile negare che avevo un'inspiegabile voglia di abbracciarla, ma inutile rinnegare che avevo una malsana voglia di cancellarla dalla faccia della terra.
- Io... non ti ho detto tutta la verità - parlò così velocemente che mi stupii del fatto che l'avessi capita, e capii che molto probabilmente aveva trattenuto il fiato prima di parlare, visto che respirava in modo irregolare e irrequieto. 
- Cosa vuoi dire? Non ti capisco - sussurrai, non avendo neanche la forza di respirare.
Si riferiva a ciò che era successo con Mattia?
Una minuscola fiamma di speranza si accese in me: dopo l'accaduto, non avevo avuto più il coraggio di guardarlo in faccia, immaginare lui e la mia migliore amica era stata una scena riluttante, immaginare le sue mani sul suo corpo, immaginare il calore delle mani di lui sul corpo di lei... era una cosa subdola.
Non potevo neanche lontanamente pensare che potesse essere stato quasi... dolce, come lo era stato con me, non riuscivo ad ammettere che avesse potuto ripetere le stesse cose che faceva a me, con altre cento ragazze, perché era un'idea che mi bruciava al cuore.
Lui con un'altra, lui in un'altra.
Un'altra che non fossi io, un altro corpo da accarezzare che non fosse il mio, altra passione da consumare con un'altra persona, un altro cuore da illudere come aveva fatto con il mio.
La cosa peggiore, era che lui non aveva mai fatto niente per illudermi, era sempre stato chiaro come il sole che per lui fosse solo sesso, che a lui interessasse solo il mio corpo, che cercava solo divertimento... divertimento senza conseguenze, senza sentimenti.
- Io...- riprese, riportandomi bruscamente alla realtà.
- Quando ho combinato quel macello, non ero in me, ero ubriaca ed ero fuori di senno, avevo finito di parlare da poco con Marco e mi aveva chiaramente detto che non gli interessavo, che al massimo saremmo potuti essere amici di letto. Capisci? Mi sono sentita una nullità, e così mi sono infilata nel primo bar che ho trovato e ho alzato troppo il gomito, ero arrabbiata con me stessa e con il mondo intero, ero arrabbiata anche con te perché hai sempre avuto i ragazzi più carini, quelli che faceva invidia a tutte, sei sempre stata la sola che non si è mai resa conto che aveva Davide ai propri piedi, e poi, Mattia? Dio Marta, quel ragazzo te lo invidiano dalla prima all'ultima ragazza della scuola, e allora quella sera quando vi ho visti così vicini in corridoio ho dato voce ai miei risentimenti senza pensare alle conseguenze. Era vero tutto ciò che ho detto, inutile negare che da ubriachi si dice la verità, ma io ero sia ubriaca che arrabbiata, e di conseguenza ho alterato la realtà dei fatti; una settimana fa, più o meno, sono uscita di nascosto mentre tu dormivi, non mi andava di svegliarti poiché ero sicura che la tua risposta sarebbe stata negativa, e -insieme a Marco, Mattia e la Cabassi- sono andata in discoteca. Inutile negare che io  ci abbia provato con Mattia, e inutile negare che lui mi abbia respinto con poca delicatezza, ha detto che sicuramente ero ubriaca, che comunque non ero il suo tipo, e questo ha ferito il mio orgoglio da donna...- prese fiato, mentre una lacrima le solcava il volto - so che non dovevo farlo, ma volevo punirlo, e l'ho fatto, ma ho fatto del male anche a te, più di quanto tu meritassi, e mi sento una persona orrenda. Io non sono mai stata con Mattia - buttò fuori tutto d'un fiato, come se avesse paura di rimangiare le sue stesse parole.
Cosa mi pervase in quel momento?
Oh, bho.
Un misto tra felicità e gioia, odio e riluttanza, speranza e illusione, fine e inizio.
La tua amica sta male, io non ci sono mai stato a letto.. le parole di Mattia mi risuonarono in testa con una voce troppo acuta, troppo forte, troppo sua; perché non gli avevo dato ascolto? Perché non mi aveva costretta a rimanere lì con lui, ad ascoltarlo, e a lasciarmi andare solo nel momento in cui gli avrei creduto?
Perché non gli avrei mai creduto, mi risposi da sola.
Perché ero troppo testarda, con una testa dura come un muro, perché avevo continuato a sovrastare errori su di errori, sbattendogli in faccia l'unico -forse- errore che non aveva commesso nei miei confronti, chiedendogli di uscire dalla mia vita.
E lui era uscito davvero dalla mia vita.
Ed io mi sentivo vuota, perché aveva lasciato un vuoto in me troppo profondo e troppo largo, che da solo non si sarebbe mai potuto rimarginare, perché la sua assenza mi stava marchiando come un simbolo impresso con il fuoco, poiché non mi mancava solo il suo modo di toccarmi, di fare l'amore, ma mi mancavano i suoi occhi, il calore del suo corpo, la veemenza con la quale mi teneva il corpo, mi mancava tutto di lui, mi mancava lui.
Era come se, da un momento all'altro, non potessi più fare a meno delle sue imperfezione, del suo carattere da perfetto stronzo, della strafottenza che metteva nei suoi gesti, dell'indifferenza con la quale mi stava straziando e della dolcezza che mai aveva usato. 
Perché solo in quel momento capii di amare e odiare, contemporaneamente, ciò che lui era, poiché se fosse stato uno dei tanti ragazzi tutto rose e cioccolatini, non lo avrei mai né amato, né odiato, poiché, con quel suo modo di fare da stronzo patentato, aveva ingannato quel povero organo che mi batteva al centro del petto raggirandolo e facendogli perdere il conto dei battiti che scandiva in un minuto quando era nei paragi.
Le lacrime sul volto di Giorgia mi ricordarono che lei era lì che -probabilmente- aspettava una risposta, e le sue stesse lacrime, mi fecero capire che in lei non c'era più la mia migliore amica, che io potevo riparare ai miei errori, ma non ai suoi.
- E' inutile che mi dici tutto ciò...- sussurrai con la voce incrinata per via delle lacrime che, pulsanti, pretendevano di mostrarsi a occhi altrui.
- Io e Mattia non stiamo insieme, e mai potremo essere una coppia - soffiai, con un tono di voce lieve, ma era sicura che se le lacrime non mi avessero bloccato la voce, quelle parole non le avrei sussurrate, ma gridate; era come se non aspettassi altro che una persona esterna che smentisse ogni mia accusa, che mi rassicurasse mormorandomi che no, avevamo una possibilità di stare insieme, forse una su mille.
Non sapevo se con quella frase volessi convincere me, lei o il mondo intero, sapevo solo che volevo scomparire, volevo dissolvermi da quel totale stato di confusione, volevo tornare ad essere l'adolescente che aveva un unico pensiero: il divertimento.
- Non è vero, e questo posso assicurartelo - mormorò aprendo la porta - lui ci tiene a te, più di quanto dimostra, più di quanto immagini, più di quanto lui stesso immagini - continuò.
Quanto bello sarebbe stato potermi illudere di quelle parole, poterle credere almeno per un istante, ma non sarebbe servito a niente se non a procurarmi altro dolore, ed io, altro dolore, non sarei stata capace di sopportarlo.
- Spero che un giorno mi perdonerai - sospirò prima di richiudersi la porta alle spalle - ti voglio sempre bene - e l'ultimo rumore che accompagnarono le sue parole, fu lo sbattere della porta a cui susseguirono le mie lacrime trattenute.
Da quando ero diventata così debole?
Quando mi ero trasformata in una bambina che piangere ogni giorno, che ammirava il mondo da un oblò senza averne la voglia di viverlo, che aveva paura di voler bene, che aveva paura di viviere, che non voleva più soffrire?
Oh, da quando mi ero innamorata.
 
 
 
Mi resi conto di essermi addormentata solo quando scorsi un corpo che si stava sistemando accanto al mio, un po' troppo vicino; pensai di tornarmene a dormire beatamente, ma la curiosità era donna e così, dopo essermi strofinata gli occhi, li aprii e percepii distintamente ogni singola particolare del corpo di Davide al mio fianco, e i suoi occhi scuri e profondi che mi scrutavano senza minimamente preoccuparsi di nascondere il suo modo di esaminarmi. 
Mi sorrise, quando probabilmente si accorse della mia espressione spaesata dal momento che avevo appena aperto gli occhi.
- Che ore sono? - borbottai con la voce impastata dal sonno.
- E' presto..- sussurrò ad un palmo dal mio volto.
Quella sua dolcezza estrema nei miei confronti mi faceva male, poiché avrei voluto ricambiarla con tutta ma stessa, eppure anche se la mia mente diceva a, il mio cuore voleva b.
Ebbi il malasano istinto di abbracciarlo, e così feci, buttandomi -letteralmente- su di lui, ma quest'ultimo si preoccupò di ribaltare la situazione e finimmo -inevitabilmente- con il peso del suo corpo a schiacciarmi, mentre le mie mani erano saldamente legate al suo collo e, di conseguenza, le sue braccia erano legane in una ferrea presa intorno alla mia vita.
Socchiusi gli occhi nel sentirmi inondare da quel dolce e rassicurante profumo di Davide, quel profumo delicato, che avevo imparato a conoscere, che tal volta avevo anche sentito cambiare e, altre volte ancora, gli avevo imposto di cambiare a gusto mio.
- Posso farti una domanda? - se ne uscì improvvisamente.
- Dimmi...- mormorai.
- Tu lo ami? - soffio nello stesso istante in cui il suo naso sfiorò il mio.
La domanda da un milione di dollari: lo amavo? 
Poteva un amore a senso unico essere un amore vero? Probabilmente si, perché probabilmente non era la stanchezza a farmi tremare le gambe quando lui era nei paragi, probabilmente non era un problema cardiaco se il cuore mi batteva irrefrenabilmente ogni qual volta sentissi il suo tocco sulla mia pelle, probabilmente non era un caso se mi sentissi davvero completa solo quando le sue labbra combaciavano con le mie.
- Io...- iniziai.
Non avrei mai fatto del male a Davide, magari gli avrei fatto più male nascondendogli la verità, ma almeno non avrei potuto rimproverare me stessa: almeno, io, c'avevo provato.
- No - conclusi, sospirando.
- L'altra volta hai detto che lo amavi - continuò, e ricordai bene la mia frase.
- Ma no! - sbottai allarmata - hai capito male - sentenziai, sicura delle mie parole.
- Non mentirmi, ti prego - sussurrò, e nei suoi occhi comparve tutta la speranza presente sulla faccia della terra.
- Non lo amo - e pregai in ogni lingua del mondo, pregai di sembrare sincera, perché l'ultima persona a cui avrei voluto fare del male era proprio lui, l'unica persona che meritava tutta la felicità presente sulla faccia della terra.
- Sicura? - sussurrò strofinando la punta del suo naso contro il mio collo, per poi lasciarvi un leggero bacio.
Rabbrividii a quel contatto, e ciò non mi parve normale: era il mio migliore amico e quello era un innocuo bacio sul collo, ma, tuttavia, lui era sempre un ragazzo e io pur sempre una ragazza.
Avvertii le sue labbra risalire pian piano, lasciando una scia di saliva che mi ricordò inevitabilmente il suo modo di toccarmi: lui non era cauto come Davide, lui non era inesperto come Davide, lui conosceva il mio corpo centimetro dopo centimetro, lui aveva scoperto e fatto suo ogni millimetro di pelle che poteva soccombere. 
Stupidamente, mi ritrovai a fare degli inutili paragoni su un ragazzo che non mi avrebbe mai considerata di striscio, mentre altre labbra dolci e sensibili facevano capolineo ad un filo di distanza dalle mie: ma la mia vita cos'era, una brutta copia di beautiful?
- Vuoi? - sussurrò, e contemporaneamente avvertii il suo labbro superiore strusciare contro il mio labbro inferiore.
Era questo il punto: volevo? 
Volevo altre labbra sulle mie, labbra che non fossero le sue? Volevo altre labbra sulla mia, dopo che le sue labbra erano state le ultime che avevo assaggiato? Volevo che altre labbra mi imponessero il proprio sapore, quando ancora portavo il suo di sapore tra le labbra?
Volevo continuar a struggermi per un amore senza possibilità?
E quella domanda mi fece più male di una pugnalata in pieno petto, e il dolore mi portò ad agire senza riflettere.
Allungai il collo quel tanto che bastava per trovare la bocca di Davide, e la trovai, già schiusa e pronta per unirsi alla mia, e non ci fu l'irruenza con cui baciavo sempre lui, non c'era la voglia di possedersi che arieggiava tra gli schiocchi dei nostri baci, c'era solo una lentezza esasperante.
La dolcezza con la quale la bocca di Davide si unì alla mia, in un incastro di labbra, per poi schiudermi leggermente la bocca, quel tanto che bastava per averne libero accesso; il mio migliore amico non meritava un rifiuto, e di conseguenza, imboccai l'unica strada accessibile: socchiusi gli occhi ed immaginai che ci fosse un altro ragazzo al suo posto, che fossero altre le mani che avevano appena valicato il confine della maglietta e stavano tracciando cerchi egocentrici sulla pelle nuda dello stomaco, immaginai che fosse un altro calore a scaldarmi, immaginai che fosse un'altra lingua quella che stava danzando con la mia... niente di eccezionale, scambiai solo il mio nemico con il mio unico amico.
Annullata la mia sanità mentale, e mi arpionai al suo collo cercando di rendere più profondo il contatto, e quel bacio, tutta via, fu migliore di quanto mai avessi potuto immaginare: erano dolci i gesti con cui le sue mani mi afferrarono il bordo della felpa e me la sfilarono, fu straordinario il calore che mi pervase quando le sue braccia mi circondarono e la sua bocca tornò a divorare la mia, e così andava meglio: il bacio divenne più violento, quasi.
E diventò una sensazione accettabile, o forse, costrinsi me stessa ad accettarla.
Perché io, non volevo.
- Dave - mi scappò dalle labbra, un invito a fermarsi che, ovviamente, lui scambiò per piacere.
Sgranai gli occhi per lo stupore quando avvertii le sue labbra scendere verso il mi collo, e un senso di disgusto mi pervase quando sentii fin troppo vicina la sua bocca al tessuto del mio reggiseno, e vero e proprio panico si impossessò di me quando avvertii le sue dita gicare con il gancetto di quest'ultimo.
Lui non era Mattia.
- No, Davide, no - quasi gridai, mentre percepivo il suo corpo irrigidirsi.
In un immediato senso di pudore, portai bruscamente la coperta a coprirmi il seno, anche se non ero affatto scoperto. 
E provai disgusto verso me stessa: non potevo prendere in giro in un modo così crudo e scarno il mio migliore amico, non lo meritava, e contemporaneamente, non sarei mai riuscita ad imporre delle attenzioni al mio corpo, qualsiasi tipo che attenzione che non fosse direttamente accennate dal ragazzo che mi aveva irrimediabilmente fottuto il cuore.
Non avrei mai potuto confondere i due modi di toccarmi, Mattia era sicuro, Mattia era adrenalina e passione, Davide era dolcezza e sicurezza, il primo era tutto ciò che mi aveva tratto in inganno, il secondo tutto ciò che il mio cuore rifiutava categoricamente.
- Scusa - mormorò Davide, riavvicinandosi.
- Non devo correre, lo so - sussurrò.
- Davide io...- sospirai - non so cosa provo verso di te - oh, si che lo sapevo, provavo solo amicizia.
- Non diamoci alcuna etichetta per il momento, vediamo come vanno le cose e poi vedremo - sussurrò accarezzandomi la guancia destra.
- Scusa - perché sei solo un amico per me. 
- Non hai niente da scusarti - sbottò prendendomi il volto tra le mani - sono stato io troppo avventato a pretendere tutto e subito - sussurrò sincero.
Mi limitai ad annuire.
- Però io lo so Marta, non ti sono indifferente, l'ho capito da come tremavi sotto di me, da come hai risposto al bacio, da come il tuo corpo ha reagito alle mie carezze - mormorò.
Perché pensavo fossi lui.
L'unica risposta sincera, l'unica risposta che non avrei mai potuto dargli.
E capii qualcosa che, magari mi sarebbe servito di lezione in futuro: non avrei mai dovuto prendere in giro né me, né lui, non avrei mai dovuto illudermi di poter dimenticare un sentimento da parte di Mattia mai nato, non avrei mai potuto contraccambiare un sentimento nato inaspettatamente da parte di Davide, perché il mio cuore era uno, amava per uno, batteva per uno, vibrava per uno, e quell'uno aveva un padrone il cui nome era stato troppe volte ripetuto in preda al piacere.
Ma, masochista, annuii, regalandogli una minima possibilità che il mio cuore vedeva sprecata.
Tuttavia, compresi che avevo le ferite del mio migliore amico da curare, e non era compito mio dovergliene procurare altre.
 
 
Che illusa che ero, sperare che lui avesse avuto il coraggio di farmi gli auguri, magari da lontano, magari accennando solo una singola parola, magari senza guardarmi, magari senza pormi attenzioni, magari senza evitarmi. 
Davide era abbondantemente addormentato, e dopo ciò che era successo poche ore prima provavo vergogna nell'immaginarmi dormire accanto a lui, anche se coperta da un pigiama che faceva passare tutte le fantasia -sperai- che erano possibili da complottare; ma fatto restava che non avrei mai potuto evitare la realtà delle cose, e di conseguenza, le cose con lui erano destinate a cambiare.
Non sapevo se fossi pronta a subire ancora altri cambiamenti, ma una cosa la sapevo: non m'importava di niente, tranne della voglia di avere Mattia al mio fianco, di poterlo amare liberamente, di poter avere l'esclusiva su di lui, di poter essere l'unica a specchiarsi nei suoi occhi, ad essere l'unica ad avere il privilegio di scompigliargli i capelli... lo volevo mio e volevo essere sua.
Magari se avessi desiderato il superenalotto, avrei avuto più speranze.  
Lo amavo.
E risi, risi di una risata isterica, di una risata che di gioia non aveva niente, di una risata che era vuota come il mio cuore.
Fui felice dell'unica cosa positiva: domani saremo ritornati finalmente a casa, avrei potuto riprendere in mano la mia vita, avrei potuto dimenticare tutto ciò che Londra mi aveva causato e, magari, dare a questa città tutte le mie colpe.
A Londra l'avevamo fatto per la seconda volta.
A Londra mi ero illusa.
A Londra la mia migliore amica mi aveva tradita.
A Londra il mio migliore amico mi aveva rivelato di amarmi.
A Londra mi ero innamorata.
Il display del mio cellulare segnava oramai le 11.58, tra due minuti sarebbe passato anche il mio ennesimo compleanno. 
Forse fu solo una mia immaginazione, ma fui sicura di sentire dei lievi colpi battere contro la porta della stanza; mi alzai, indecisa sul da farsi, e compresi che non era il momento di fare la fifona ed aprii la porta.
Il corridoio era vuoto, neanche un'anima viva, anche se per un attimo immaginai che potesse davvero esserci qualcuno dall'altra parte della porta, magari quel qualcuno, il mio qualcuno.
Proprio mentre stavo per richiudere la porta, notai un piccolo foglio piegato in due che giaceva inerme sul pavimento.
Lo raccolsi e, aprendolo, scorsi che sul foglio bianco vi era un'unica frasi incisa con una calligrafia non molto ordinata: buon compleanno.
Sorrisi involontariamente, sorrisi come una bambina che per la prima volta vedeva l'arcobaleno in vita sua, sorrisi come una bambina che il giorno di natale trovava il salone pieno dei suoi nuovi giocattoli; ma forse, più probabilmente, sorrisi come una diciassettenne innamorata.
Portai quel piccolo pezzo di carta al naso, e una gioia mi scoppiò nel cuore quando fui perfettamente ingrado di riconoscere quel profumo, quel profumo che avevo respirato troppe volte dal suo collo, quel profumo che avevo ritrovato sul mio stesso corpo, quel profumo che aveva lasciato tra le mie lenzuola, quel profumo che avevo chiaramente impresso nel cuore: il profumo di Mattia.
 
 
 



* * *
SPAZIO AUTRICE
Ed eccomi resuscitata proprio ora che avevate perso le speranze!
Ora avete una marea di motivi per odiarmi: odiarmi per tutto questo tempo che ho impiegato, odiarmi perché in questo capitolo non compare quasi per niente Mattia, o perché vi lascerò uno spoiler ghfrdjeska.
Inizio col dire che non è colpa mia per questo enorme ritardo, il problema è che avevo scrittò metà capitolo sul computer portatile, e poi mi si è rotto!
Allora ho dovuto aspettare che mio padre comprasse un nuovo caricabatteria.
Invece per l'assenza di Mattia, è perché questo è un capitolo ABBASTANZA di passaggio, anche se così non lo definirei in quanto si può vedere uno sviluppo notevole tra i rapporti tra Marta e Davide, e la verità da parte di Giorgia.
Per quanto riguarda Giorgia, mi è sembrata la cosa più giusta da fare in quanto dalla sua rivelazione scaturirà il prossimo capitolo che non vi deluderà.
Marta è inutilmente innamorata di Mattia, e per Davide -mi dispiace per il team Davide- prova solo una profonda amicizia.
Avete presente la parta in cui c'è il bacio tra Marta e Davide? Ecco, l'ho scritto ben due volte, perché? Perché la prima volta era più spinto, vi era un contatto più.. vero, e non sono riuscita a non modificarlo in quanto... devo ammetterlo... sono TEAM MORICI.
Il prossimo capitolo sarà mooolto interessante, ne vedremo delle belle, soprattutto sarà incentrato sul mio bel Mattia, che farà pressione sul suo essere così stronzo.
Sarò parecchio cattiva nel prossimo, oooh si. 
Ora passiamo alle recensioni del capitolo precedente: QUINDICI? Oddio, grazie, grazie, grazie, graaaaaziiiiieeeeeee.
Grazie per ogni parole, per ogni consiglio, per ogni recensione, è grazie a voi se non mi scoraggio mai e se trovo sempre la forza per scrivere, e so che molto spesso non sono ottima nella scrittura -come questo capitolo che non mi piace per niente, soprattutto nel primo pezzo-.
Ora che ho di nuovo il mio bel computer portatile, prometto che farò il possibile per aggiornare appena posso, anche se non faccio promesse poiché non so se sarò capace di mantenerle.
Mi prendo un attimo anche per ringraziare le migliaia di visite, e soprattutto coloro che mi hanno aggiunto nelle preferite, nelle seguite, nelle ricordate e un grazie speciale a coloro che mi hanno aggiunta negli autori preferiti.
Ora vi lascio, e voi, mi lasciate una beeeeeeeella recensione, vero, vero, vero? Vero!
 


 
Spoiler capitolo 17:

- Voglio fare l'amore con te -

Detto da chi per chi? Come e in che modo? Se aspettate che io vi dica qualcosa in più, sbagliate, poiché vi darei troppi indizi e, di conseguenza, vi porterei via tutta la curiosità.



 
Alla prossima.
   
 
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