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Autore: Vals Fanwriter    21/03/2012    2 recensioni
Era Blaine il problema, il tassello fuori posto. Solo lui aveva un significato, nessun altro, e questo dimostrava che Sebastian non voleva perderlo per nessuna ragione al mondo.
Per la Seblaine Week | 3rd day – I know you
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Seblaine Week 2012'
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Per la Seblaine Week

3rd day – I know you

 

~

 

Just give me a chance

 

 

 

Non riusciva a togliersi dalla testa il ricordo di quello sguardo arrabbiato ed inquisitore. Poteva provarci mille volte, ma nulla riusciva a distrarlo da quell’immagine.

Si chiedeva come avesse potuto fare così tante stupidaggini tutte in una volta e rovinare ogni cosa.

Ma la verità era che Sebastian non si era mai ritrovato a pensare a Blaine come qualcosa di diverso da quello che i suoi ormoni vedevano: un ragazzo che, certo, aveva un pessimo gusto nel vestire, ma che possedeva comunque un bel culo, detto con un gergo proprio al giovane Smythe.

Ad ogni modo, era stato così, solo fino a quel dannato momento: quando Blaine aveva scavato dentro Sebastian con quella fermezza negli occhi, il suo muro era crollato, le sue certezze erano svanite ed il suo cervello era andato in brodo di giuggiole!

Ed ora quello cos’era? Stava per caso trascorrendo una serata, che sarebbe potuta diventare promettente, a deprimersi, mentre osservava il mondo fuori dalla sua finestra crearsi una vita? E tutto questo solo perché Blaine l’aveva mandato a quel paese con uno sguardo?

‹‹Che cosa c’è che non va in me?›› si chiese, portandosi le mani tra i capelli e dandosi dello stupido epocale.

‹‹Tipo che non fai altro che comportarti da deficiente?››

Sebastian sobbalzò a quella voce e, con un gesto convulso, si affrettò a risistemarsi il ciuffo che poco prima aveva scompigliato per il nervoso, onde evitare di apparire impresentabile a quell’inaspettato ospite.

‹‹Blaine…›› disse, voltandosi, con un’espressione che lo faceva sembrare intontito, nonostante il suo fosse semplice stupore, ‹‹Che cosa fai q…?››.

‹‹Volevo parlare con te… da solo›› lo interruppe il moro, entrando nella camera e successivamente chiudendosi la porta alle spalle.

Sebastian boccheggiò un paio di volte. Blaine aveva lo stesso sguardo di quel giorno al Lima Bean e ciò fece sì che l’ansia che provava si concretizzasse in una strana morsa allo stomaco.

Cazzo, Blaine era alla Dalton, nella sua stanza, pronto a fargli la paternale, e chissà quanta fatica avrebbe fatto lui a tenere testa a tutte le stronzate buoniste che gli stavano per esplodere dalla bocca. Non che non ne fosse capace ma, in quel preciso momento della sua esistenza, era in uno stato di confusione mentale, o per meglio dire, depressione confusionaria! Ed in quelle condizioni, che altro sarebbe potuto succedere, se Blaine lo avesse steso con qualche frase ad effetto delle sue?

Odiava ammetterlo, ma Blaine era importante e lui era un disastro, soprattutto se considerava il fatto che i suoi pensieri sarebbero andati sicuramente a parare su quella cavolo di porta chiusa. E detto sinceramente, il 70% del cervello di Sebastian non era per niente casto.

‹‹Okay. Scandals? Alle dieci?›› fece, fingendo indifferenza e cercando di salvarsi la pelle in qualche modo. Se avesse portato la conversazione fuori da quella stanza, avrebbe di certo evitato di combinare eventuali casini.

‹‹No›› rispose Blaine secco, facendo qualche passo verso il suo interlocutore, ‹‹Parleremo adesso. E qui››.

‹‹Oh, bene, dritto al sodo dunque!›› sghignazzò nervosamente Sebastian, gesticolando teatralmente, mentre l’altro ragazzo alzava gli occhi al cielo.

‹‹Ti spiacerebbe essere serio solo per cinque minuti?››

‹‹Dipende da cosa c’è dopo››.

Okay, stava veramente uscendo fuori dalle righe, ma il fatto era che la sua bocca continuava a sputare tutto quel maledetto e inappropriato sarcasmo e non riusciva a fermarla. L’agitazione aumentava e l’unico modo che aveva per nasconderla era essere sé stesso, o meglio, quel sé stesso che era solito mostrare agli altri.

Blaine si portò una mano a massaggiarsi la tempia e disse: ‹‹Per favore…››.

‹‹D’accordo, la pianto. Parliamo››.

Il moro alzò di nuovo lo sguardo, non più tanto severo, per guardare negli occhi Sebastian che, dal canto suo, si sentì per l’ennesima volta troppo esposto, il formicolio allo stomaco che aumentava ed il battito del cuore che accelerava al passare di ogni secondo.

Blaine stette per un attimo in silenzio, a soppesare le parole che stava pensando di dire, e Sebastian si mise le mani nelle tasche dei pantaloni, aspettando che la conversazione proseguisse.

‹‹L’altro giorno, quando ci hai chiesto di venire al Lima Bean e ti sei scusato…››

Sebastian sapeva che era quello il motivo per il quale l’altro ragazzo voleva parlargli, perciò sospirò prima ancora che Blaine potesse concludere con: ‹‹… eri sincero?››.

‹‹Ne dubiti?›› gli chiese Sebastian, serio come non lo era mai stato.

‹‹No›› rispose Blaine deciso, tuttavia c’era un’altra domanda che tentava di uscire dalle sue labbra e dunque proseguì, ‹‹Però… Insomma, perché?››.

Sebastian aggrottò la fronte: ‹‹Perché, cosa?››.

‹‹Perché ti sei scusato?››

‹‹Devo avere un motivo per scusarmi?››

‹‹No, ma… Non è da te››.

‹‹E cosa sarebbe da me?››

‹‹Non questo››.

Sebastian fece una smorfia, una specie di sorriso amaro e triste.

‹‹Mi conosci davvero poco, Blaine›› disse.

Non era da lui? Beh, aveva ragione. In fondo, con Kurt non si era scusato, anche se avrebbe dovuto. Era Blaine il problema, il tassello fuori posto. Solo lui aveva un significato, nessun altro, e questo dimostrava che Sebastian non voleva perderlo per nessuna ragione al mondo.

Ma questa era un’altra storia. Sebastian non era il tipo da parlare apertamente di sentimenti, ammesso che quelli fossero davvero quei tipi di sentimenti. E poi, detto sinceramente, non aveva molto senso mettere in mezzo altri casini, visto che Blaine e il suo ragazzo vivevano quasi in simbiosi ormai.

Lui era un semplice terzo, una frana coi sentimenti e uno stronzo colossale. Blaine non avrebbe mai scelto un tale impiastro.

‹‹Ti sbagli›› negò il moro, avvicinandosi di più a Sebastian, fino a trovarsi a mezzo metro da lui, ‹‹Ti conosco meglio di quanto pensi››.

L’altro non rispose, rimase in silenzio a fissare gli occhi caldi di Blaine, il quale, dopo quella frase, aveva acquistato un’espressione che pareva addolcita.

‹‹È per questo che ti ho perdonato›› ammise.

In quel momento, Sebastian si sentì colpito ed i suoi occhi sembrarono diventare lucidi. Si portò il dorso della mano a coprirseli, chinando la testa in avanti.

‹‹Sebastian… stai…?›› domandò Blaine, stupito.

‹‹No, cavolo!›› sbottò l’altro, ‹‹Mi è andata una fottuta ciglia nell’occhio…››.

Blaine sorrise, proponendosi mentalmente di scattare una foto col cellulare a quella scena che chiunque avrebbe ritenuto utopica, ma poi scacciò dalla mente quel pensiero e si sporse un po’ verso Sebastian per avvolgerlo in un abbraccio.

‹‹Merda, pensavo che non mi avresti mai perdonato…›› mugugnò quest’ultimo, poggiando la fronte sulla spalla di Blaine, mentre le sue spalle iniziavano a tremare quasi impercettibilmente.

‹‹E perché non avrei dovuto?›› gli domandò il moro.

‹‹Perché sono un coglione senza speranza…›› replicò Sebastian e allungò le braccia per poter stringere Blaine a sua volta.

Quest’ultimo avvertì uno strano calore al petto, quando i loro busti si toccarono.

‹‹Sì, lo sei…›› gli sussurrò e fu come se quella frase avesse avuto un proseguo impercettibile a chiunque, come se dopo di essa ci fosse stato un qualche cliché, come ad esempio ‹‹Ed è per questo che ti amo››.

Ma, nulla, Blaine non se n’era accorto. Non si era accorto che quella sensazione che provava a stare tra le sue braccia era un sentimento, quel tipo di sentimento, lo stesso che tormentava anche Sebastian. Tuttavia, era così complicato da dover rimanere lì, silenzioso e immobile… Impercettibile.

 

 

 

‹‹Okay, e adesso cosa viene?›› scherzò Sebastian, bisbigliando all’orecchio di Blaine, dopo aver avvicinato ad esso la sua bocca.

Il moro avvertì un brivido corrergli lungo la spina dorsale e le sue guance si imporporarono.

‹‹Uhm, nulla credo›› disse, un po’ a disagio.

‹‹Credi?›› gli chiese Sebastian, sfiorando con le labbra il suo orecchio.

‹‹Sebastian…›› fece Blaine, con una piccola nota di esasperazione nella voce.

‹‹Che c’è?›› mormorò l’altro.

‹‹Ti riprendi troppo facilmente tu››.

Sebastian rise, allontanandosi un po’ per guardare Blaine negli occhi.

‹‹È il tuo prezzo da pagare, dolcezza››.

‹‹Per cosa?››

‹‹Beh, non si accettano le caramelle dagli sconosciuti››.

Si fissarono ancora per un istante, il cuore che correva veloce, e poi sciolsero l’abbraccio, Sebastian con un ghigno sul viso e Blaine con lo sguardo più pudico del suo repertorio.

 

Fine.

 

   
 
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