Per la Seblaine Week
3rd day – I know you
~
Just give me a chance
Non
riusciva a togliersi dalla testa il ricordo di quello sguardo arrabbiato ed inquisitore.
Poteva provarci mille volte, ma nulla riusciva a distrarlo da quell’immagine.
Si
chiedeva come avesse potuto fare così tante stupidaggini tutte in una volta e
rovinare ogni cosa.
Ma
la verità era che Sebastian non si era mai ritrovato a pensare a Blaine come qualcosa di diverso da quello che i suoi ormoni
vedevano: un ragazzo che, certo, aveva un pessimo gusto nel vestire, ma che
possedeva comunque un bel culo, detto
con un gergo proprio al giovane Smythe.
Ad
ogni modo, era stato così, solo fino a quel
dannato momento: quando Blaine aveva scavato dentro Sebastian
con quella fermezza negli occhi, il suo muro era crollato, le sue certezze
erano svanite ed il suo cervello era andato in brodo di giuggiole!
Ed
ora quello cos’era? Stava per caso
trascorrendo una serata, che sarebbe potuta diventare promettente, a
deprimersi, mentre osservava il mondo fuori dalla sua finestra crearsi una
vita? E tutto questo solo perché Blaine l’aveva
mandato a quel paese con uno sguardo?
‹‹Che
cosa c’è che non va in me?›› si chiese, portandosi le mani tra i capelli e
dandosi dello stupido epocale.
‹‹Tipo
che non fai altro che comportarti da deficiente?››
Sebastian
sobbalzò a quella voce e, con un gesto convulso, si affrettò a risistemarsi il
ciuffo che poco prima aveva scompigliato per il nervoso, onde evitare di
apparire impresentabile a quell’inaspettato ospite.
‹‹Blaine…›› disse, voltandosi, con un’espressione che lo
faceva sembrare intontito, nonostante il suo fosse semplice stupore, ‹‹Che cosa
fai q…?››.
‹‹Volevo
parlare con te… da solo›› lo
interruppe il moro, entrando nella camera e successivamente chiudendosi la porta
alle spalle.
Sebastian
boccheggiò un paio di volte. Blaine aveva lo stesso
sguardo di quel giorno al Lima Bean e ciò fece sì che l’ansia che provava si
concretizzasse in una strana morsa allo stomaco.
Cazzo,
Blaine era alla Dalton, nella sua stanza, pronto a
fargli la paternale, e chissà quanta fatica avrebbe fatto lui a tenere testa a
tutte le stronzate buoniste che gli stavano per esplodere dalla bocca. Non che
non ne fosse capace ma, in quel preciso momento della sua esistenza, era in uno
stato di confusione mentale, o per meglio dire, depressione confusionaria! Ed in quelle condizioni, che altro
sarebbe potuto succedere, se Blaine lo avesse steso
con qualche frase ad effetto delle sue?
Odiava
ammetterlo, ma Blaine era importante e lui era un
disastro, soprattutto se considerava il fatto che i suoi pensieri sarebbero
andati sicuramente a parare su quella cavolo di porta chiusa. E detto
sinceramente, il 70% del cervello di Sebastian non era per niente casto.
‹‹Okay.
Scandals? Alle dieci?›› fece, fingendo indifferenza e
cercando di salvarsi la pelle in qualche modo. Se avesse portato la
conversazione fuori da quella stanza, avrebbe di certo evitato di combinare
eventuali casini.
‹‹No››
rispose Blaine secco, facendo qualche passo verso il
suo interlocutore, ‹‹Parleremo adesso. E qui››.
‹‹Oh,
bene, dritto al sodo dunque!››
sghignazzò nervosamente Sebastian, gesticolando teatralmente, mentre l’altro
ragazzo alzava gli occhi al cielo.
‹‹Ti
spiacerebbe essere serio solo per cinque minuti?››
‹‹Dipende
da cosa c’è dopo››.
Okay,
stava veramente uscendo fuori dalle righe, ma il fatto era che la sua bocca
continuava a sputare tutto quel maledetto e inappropriato sarcasmo e non
riusciva a fermarla. L’agitazione aumentava e l’unico modo che aveva per
nasconderla era essere sé stesso, o meglio, quel sé stesso che era solito
mostrare agli altri.
Blaine si portò una mano a
massaggiarsi la tempia e disse: ‹‹Per favore…››.
‹‹D’accordo,
la pianto. Parliamo››.
Il
moro alzò di nuovo lo sguardo, non più tanto severo, per guardare negli occhi
Sebastian che, dal canto suo, si sentì per l’ennesima volta troppo esposto, il
formicolio allo stomaco che aumentava ed il battito del cuore che accelerava al
passare di ogni secondo.
Blaine stette per un attimo
in silenzio, a soppesare le parole che stava pensando di dire, e Sebastian si mise
le mani nelle tasche dei pantaloni, aspettando che la conversazione
proseguisse.
‹‹L’altro
giorno, quando ci hai chiesto di venire al Lima Bean e ti sei scusato…››
Sebastian
sapeva che era quello il motivo per il
quale l’altro ragazzo voleva parlargli, perciò sospirò prima ancora che Blaine potesse concludere con: ‹‹… eri sincero?››.
‹‹Ne
dubiti?›› gli chiese Sebastian, serio come non lo era mai stato.
‹‹No››
rispose Blaine deciso, tuttavia c’era un’altra
domanda che tentava di uscire dalle sue labbra e dunque proseguì, ‹‹Però…
Insomma, perché?››.
Sebastian
aggrottò la fronte: ‹‹Perché, cosa?››.
‹‹Perché
ti sei scusato?››
‹‹Devo
avere un motivo per scusarmi?››
‹‹No,
ma… Non è da te››.
‹‹E
cosa sarebbe da me?››
‹‹Non
questo››.
Sebastian
fece una smorfia, una specie di sorriso amaro e triste.
‹‹Mi
conosci davvero poco, Blaine›› disse.
Non
era da lui? Beh, aveva ragione. In fondo, con Kurt non si era scusato, anche se
avrebbe dovuto. Era Blaine il problema, il tassello
fuori posto. Solo lui aveva un significato,
nessun altro, e questo dimostrava che Sebastian non voleva perderlo per nessuna
ragione al mondo.
Ma
questa era un’altra storia. Sebastian non era il tipo da parlare apertamente di
sentimenti, ammesso che quelli fossero davvero quei tipi di sentimenti. E poi, detto sinceramente, non aveva molto
senso mettere in mezzo altri casini, visto che Blaine
e il suo ragazzo vivevano quasi in simbiosi ormai.
Lui
era un semplice terzo, una frana coi sentimenti e uno stronzo colossale. Blaine non avrebbe mai scelto un tale impiastro.
‹‹Ti
sbagli›› negò il moro, avvicinandosi di più a Sebastian, fino a trovarsi a mezzo
metro da lui, ‹‹Ti conosco meglio di
quanto pensi››.
L’altro
non rispose, rimase in silenzio a fissare gli occhi caldi di Blaine, il quale, dopo quella frase, aveva acquistato un’espressione
che pareva addolcita.
‹‹È
per questo che ti ho perdonato›› ammise.
In
quel momento, Sebastian si sentì colpito ed i suoi occhi sembrarono diventare
lucidi. Si portò il dorso della mano a coprirseli, chinando la testa in avanti.
‹‹Sebastian…
stai…?›› domandò Blaine, stupito.
‹‹No,
cavolo!›› sbottò l’altro, ‹‹Mi è andata una fottuta ciglia nell’occhio…››.
Blaine sorrise, proponendosi
mentalmente di scattare una foto col cellulare a quella scena che chiunque avrebbe
ritenuto utopica, ma poi scacciò dalla mente quel pensiero e si sporse un po’
verso Sebastian per avvolgerlo in un abbraccio.
‹‹Merda,
pensavo che non mi avresti mai perdonato…›› mugugnò quest’ultimo, poggiando la fronte
sulla spalla di Blaine, mentre le sue spalle iniziavano
a tremare quasi impercettibilmente.
‹‹E
perché non avrei dovuto?›› gli domandò il moro.
‹‹Perché
sono un coglione senza speranza…›› replicò Sebastian e allungò le braccia per
poter stringere Blaine a sua volta.
Quest’ultimo
avvertì uno strano calore al petto, quando i loro busti si toccarono.
‹‹Sì,
lo sei…›› gli sussurrò e fu come se quella frase avesse avuto un proseguo impercettibile
a chiunque, come se dopo di essa ci fosse stato un qualche cliché, come ad
esempio ‹‹Ed è per questo che ti amo››.
Ma,
nulla, Blaine non se n’era accorto. Non si era
accorto che quella sensazione che provava a stare tra le sue braccia era un
sentimento, quel tipo di sentimento,
lo stesso che tormentava anche Sebastian. Tuttavia, era così complicato da
dover rimanere lì, silenzioso e immobile… Impercettibile.
‹‹Okay,
e adesso cosa viene?›› scherzò Sebastian, bisbigliando all’orecchio di Blaine, dopo aver avvicinato ad esso la sua bocca.
Il
moro avvertì un brivido corrergli lungo la spina dorsale e le sue guance si
imporporarono.
‹‹Uhm,
nulla credo›› disse, un po’ a disagio.
‹‹Credi?››
gli chiese Sebastian, sfiorando con le labbra il suo orecchio.
‹‹Sebastian…››
fece Blaine, con una piccola nota di esasperazione
nella voce.
‹‹Che
c’è?›› mormorò l’altro.
‹‹Ti
riprendi troppo facilmente tu››.
Sebastian
rise, allontanandosi un po’ per guardare Blaine negli
occhi.
‹‹È
il tuo prezzo da pagare, dolcezza››.
‹‹Per
cosa?››
‹‹Beh,
non si accettano le caramelle dagli sconosciuti››.
Si
fissarono ancora per un istante, il cuore che correva veloce, e poi sciolsero l’abbraccio,
Sebastian con un ghigno sul viso e Blaine con lo
sguardo più pudico del suo repertorio.
Fine.