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Autore: Beads and Flowers    21/03/2012    2 recensioni
Dunque, per capire più o meno quanto deve essere alto il vostro livello di pazzia per leggere questa storia, vi basterà porvi una semplice domana. Ovvero:
"La storia si basa su una canzone dei Garmarna, un gruppo di folk scandinavo. E' una storia romantica, basata in epoca medievale, ed è raccontata da una vecchia schiava sdentata e decrepita. Voglio leggere questa storia?"
Se la risposta è no, non vi posso davvero biasimare. Se, invece, è sì, allora non mi resta che consigliarvi un bravo psichiatra ed augurarvi buona lettura!
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Hjerta
 

1- Favole
 

Hilla Lilla sitter i kammaren sin
Hon fäller så mången tår uppå kind

Brådt kom bud för drottningen in
Stolts Hilla Lilla syr så vildt i sömmen sin

Drottningen axlade kappan blå
Så månde hon sig till stolts Hilla Lilla gå

 
 Le giovani ancelle attendevano. Fissavano la porta dell’ elegante stanza della principessa con impazienza. Erano ansiose. Ansiose di andarsene da quel luogo di fasulli piaceri e di favole rivestite d’ oro. Dai piani inferiori, il suono della musica e le risate dei giovani riecheggiavano attraverso le antiche pietre del castello. Quando la principessa sarebbe tornata nelle sue stanze, sarebbe stato il compito delle ancelle vestirla e prepararla per la notte.
 Portare a termine il proprio incarico. Incamminarsi verso l’ uscita di quelle stanze immerse nel silenzio più totale, evadere da quella prigione di bugie e promesse di una schiavitù dalle sfumature meno oscure. Questo, l’ unico desiderio delle serve.
 Ad un certo punto, dei passi si udirono chiaramente attraverso il corridoio che conduceva alla camera della principessa Annika. Degli squittii emozionati, delle risate divertite e spensierate. Le giovani ancelle si guardarono tra loro, lievemente imbarazzate e molto infastidite dalla totale mancanza di pudore della loro padrona. La ragazza stava emettendo dei gridolini di piacere a dir poco rumorosi, le sue risatine erano fastidiose ed infantili. Il rumore dei passi sul pavimento di pietra coperto da tappeti colorati aumentò di volume.
 All’ improvviso, la porta fu spalancata da un giovane mascherato, il quale reggeva tra le sue braccia la principessa Annika. La splendida ragazza era avvolta nelle sue vesti di delicato velluto blu scuro, e carezzava dolcemente e con passione il petto dell’ uomo. Rideva, rideva e baciava lo sconosciuto. Questo si addentrò con passi sicuri e decisi nella stanza dell’ amata, ignorando le numerose ancelle dagli sguardi velocemente abbassati al pavimento. Il giovane adagiò sorridendo la principessa sul suo letto, prendendo a carezzarle con dolcezza i lunghi capelli biondi ed ondulati. Le baciava con tenerezza le guance rosee e la stringeva a sé, ridendo con una voce pacata e seducente.
 La principessa aveva chiuso gli occhi azzurri, inebriata del piacere che le carezze del giovane le davano. Con una mano bianca e sottile lo invitò a chiudere le cortine del suo letto a baldacchino e di mandare via le ancelle. Il giovane, allora, si separò leggermente dal corpo della ragazza ed ordinò alle serve di ritirarsi, con il solo gesto annoiato di una mano.
 E così, le donne sorrisero con rispettosa reverenza nei confronti della principessa e del suo amante, per poi dirigersi a capo chino verso la porta. Non guardavano il giovane negli occhi, eppure avvertivano il suo sguardo sui loro corpi aggraziati. Se quell’ uomo avesse sposato la bella principessa, dopo il matrimonio avrebbe avuto il diritto a tutte le concubine che desiderava. Ma ora, il giovane doveva attendere e pazientare, accontentandosi di un fugace sguardo ai fianchi ed ai seni delle donne.
 Prima di chiudere le cortine del letto di Annika, l’ uomo stava appunto lanciando un’ ultima fugace occhiata al fondoschiena di una delle ancelle più giovani e graziose, quando il suo sguardo venne improvvisamente attratto da un’ altra figura presente nella stanza. Non l’ aveva notata, prima.
 Si trattava di una vecchiaccia dalla pelle rugosa e coperta di croste di sporcizia. I capelli bianchi erano raccolti in una treccia e si potevano contare i pidocchi che si muovevano attraverso essi. Gli occhi grandi, scuri, lo fissavano con un vuoto terrore ed un dolore antico. La donna si strofinava le mani sul grembiule macchiato d’ olio e di fango, mormorando tra sé e sé alcune frasi prive di alcun senso. Era brutta, strana e puzzava di sudore e di vecchiaia.
 “Cosa… cosa ci fa un mostro simile nella vostra stanza, mia Signora!?”
 La donna alzò lievemente il capo, ancora intontita dalla spensierata contentezza che l’ avvolgeva. Con un sorriso sereno, puntò a fatica gli occhi dove il suo amato le indicava. Scoppiò a ridere.
 “Amore mio, vi riferite forse a quella vecchiaccia che si torce le mani, laggiù? Il suo nome è Hilla Lilla, una serva che serve a palazzo da quando ho memoria. E’ stata la mia nutrice, ed anche quella dei miei fratelli e delle mie sorelle. E’ difficile credere che una così orrida creatura sia stata colei da cui io ed i miei stupendi fratelli abbiamo succhiato tutta la nostra bellezza, non trovate?”
 “E’… è vomitevole! Mandatela via!”
 “Lo vorrei, mio caro, davvero lo vorrei. Ma mio padre e mia madre me lo proibiscono. Davvero credono che un animale come lei meriti di rimanere a castello, anche se non sono mai riuscita a capire il perché.”
 “Oh, capisco… be’, amore mio, io dovrei davvero andare, adesso. Se il vostro buon padre mi trovasse tra le vostre braccia, non oso immaginare come ci giudicherebbe!”
 “Dunque, vi devo augurare la buonanotte, amore mio. Eppure, non temete: mai mio padre oserà separarci, egli vuole solo la mia felicità ed il mio bene. Egli ci unirà a nozze, se questo sarà il mio desiderio. Presto, molto presto diverrò vostra moglie, e voi mio marito.”
 “E per sempre saremo felici.”
 “Per sempre, per sempre felici!”
 Il silenzio cadde tra i due giovani, i quali si sorridevano con un’ amorevole comprensione l’ uno dell’ altra. Per la stanza, tuttavia, si poteva chiaramente udire il mormorio confuso e privo di alcun senso della vecchia serva. Erano parole distorte dagli anni e dalla voce gracchiante della vecchina decrepita. Erano suoni di un mulino abbandonato, di una campana arrugginita in un villaggio fantasma e di uno stelo d’ erba lasciato ad essiccare al sole di un deserto. Parole morte, impazzite per la sofferenza ed il dolore.
 “Nessuno… nessuno conosce il mio dolore… solo Dio… solo Dio… Colui che amo… solo Dio… vive… non vive… nessuno più… conosce il mio dolore… Dio, Dio non vive più, è morto il mio Dio... ma vive colui che conosce il mio dolore? Nessuno conosce… solo Dio… ma lui è morto, non vive più.”
 

Den lever aldrig till som jag kan klaga mina sorger
Ingen vet min sorg utan Gud

 
 L’ uomo, continuando a guardare con fare leggermente imbarazzato la figura ingobbita nell’ angolo buio della stanza, si alzò con un sorriso impacciato dal letto. Donò un ultimo bacio alla sua compagna, carezzandole i capelli dorati con la tenerezza di un fratello. Infine, si diresse verso la porta della sua stanza, il capo chino, portando con sé il peso delle parole folli di Hilla Lilla.
 Una volta che la porta fu chiusa e che il ragazzo se ne fu andato, la principessa si voltò con un’ espressione irata verso la vecchia sguattera.
 “Stupida! Sei una stupida, pazza bigotta schifosa! Di’ la verità, è stata mia madre ad inviarti qui, non è vero? Lei non ha mai approvato neanche uno dei miei amanti. E quindi, ti lascia come una trappola per topi nella mia stanza, a mormorare parole senza senso e totalmente fuori luogo, per spaventare i miei ospiti! Quel ragazzo non è il primo ad andarsene solo perché ha posato il suo sguardo sulla tua rivoltante figura! Ma… ma perché non capite? Perché non capite che anche io ho il diritto di amare, di essere libera? Mi odiate, è questa la verità, mi odiate e volete solo la mia infelicità!”
 

Nådiga Drottning I sätten er här ned
Att jag må tälja mina sorger för er

 
La ragazza affondò il volto abbronzato nel guanciale, scoppiando a piangere e singhiozzando con grande melodrammaticità. La vecchina sembrava ignorarla, continuava a torcersi le mani, a fissarsi il grembiule sporco. Ma aveva cessato di parlare. Ad un certo punto, si alzò a fatica dal suo angolino buio e si avvicinò al letto a baldacchino della bella principessa. La guardò a lungo, con tenerezza, e le passò una mano ossuta sulla schiena coperta da velluto scuro.
 “Bella… Bella… Ma come siete noiosa, quando piangete, piccola bambola viziata… noiosa, ma bella.”
 La principessa si rizzò subito a sedere, le guance accese da una leggera sfumatura di rosso causata dall’ ira. La guardava, sperduta e combattiva, decisa ad ottenere ciò che voleva. E ciò che voleva non era ne’ il riconoscimento del valore del suo amante, ne’ la giustizia nei propri confronti. A dire il vero, la ragazza non desiderava altro se non l’ avventura di disobbedire ad un ordine, il brivido di amare un uomo che i suoi genitori non approvavano. Per farlo, sarebbe anche giunta a sposare un ragazzo poco di buono come l’ ospite di quella notte.
 “Ah, e dunque sarei io la bambina viziata? Sciocca, pronunci queste parole solo perché tu non hai mai provato il vero amore, sei sempre stata incatenata dalle regole della buona etichetta, di una moralità dai mille limiti e ed una mentalità troppo chiusa da sopportare. Mi disgusti, mi impietosisci. Dovresti essere felice per me, e per il mio grande amore per quel ragazzo. Noi ci amiamo, e ci ameremo sempre, non importa che cosa ne pensi tu o quella cieca di mia madre. Sì, la vostra opinione non ha alcuna importanza, perché è l’ opinione di bigotte incatenate da leggi prive di alcun significato, che tarpano le ali della vostra libertà!”
 “…”
 “Allora, perché non mi rispondi, sciocca? Che fine ha fatto tutto il tuo mormorare, tutte le tue parole folli e dettate da una mente malata? Rispondimi!”
 “La bambina dai capelli biondi dorme sotto l’ albero, il seme cresce nel suo ventre… Dio, mio Dio, il seme è morto… colui che conosce vive o dorme sotto l’ albero? Campane… campane…”
 “Stupida serva! Non sai davvero nulla dell’ amore, nutrice, vivi nella tua pazzia causando la mia infelicità! La mia dolorosa infelicità!”
 “Colui che conosce… colui che avrebbe potuto condividere il mio dolore… non più vive? Se ne è andato, Dio… Campane… la morte nelle campane…”
 “Oh, capissi almeno il significato delle tue parole folli! Ogni giorno le tue parole sono le stesse, ma mai nessuno ha capito che cosa tu ci voglia dire… Ma perché? Perché devi rovinare la mia vita, il mio amore con le tue storie da pazza? Rivelami il loro significato, così almeno potrò donargli un valore superiore a quello dei miei amanti. Allora non sarò più adirata con te.”
 “… Tu non capiresti, bella principessa viziata… tu non capiresti la mia storia…”
 “Mpf! Vuoi che io non sappia il significato della vita di una sguattera? Sono una ragazza dal sangue nobile come il Sole, non ne sei a conoscenza? Riuscirei a comprendere qualsiasi argomento meglio di te!”
 “Ma non l’ amore… No, no, tu non capiresti. Solo uno avrebbe potuto capire il mio dolore, ma egli non c’ è più... se ne è andato?”
 “Cosa stai dicendo? Stai delirando!”
 “…”



Angolo dell' Autrice.

OK, OK, questa storia è un delirio, questa canzone è un delirio (in senso positivo, non se mi spiego), la trama è un delirio e le dita dei piedi sono un delirio. Che dire? Volete il testo della canzone? Eh... no, non ve lo darò, per il semplicissimo fatto che avreste degli spoiler. Comunque, sarò lieta di darvi il link alla canzone senza traduzione. Così, a meno che non siate scandinavi, potrete godervi la musica di questa canzone unica e strabiliante. Ah, e se avete letto 'Herr Olof', sappiate che questo gruppo è differente da quello che vi ho consigliato in quella storia, ma ha fatto un' altra versione della stessa canzone. 

http://www.youtube.com/watch?v=75D4WzfylBA

Che dire? Recensite oppure fatemi sapere che ne pensate tramite un messaggino! Segnalazioni di errori sono bene accetti, ma vi prego di astenervi dall' esprimere il vostro disprezzo per questo genere id musica. Capisco che non possa piacere a tutti, ma è una questione di gusti! Al prossimo capitolo!
Beads (and Flowers).





   
 
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