Volare

Justin Bieber si guardò allo specchio. Sentiva le mani fredde e lentamente le portò sul suo viso. Gli occhi del colore del caramello brillavano di un insolito luccichio. Deglutì rumorosamente cominciando a respirare faticosamente e velocemente. Passò la mano tra i suoi capelli e chiuse gli occhi cercando di portare la sua mente altrove.
Riusciva a sentire la sua voce.
Vedere il suo bellissimo sorriso radioso.
I suoi lunghi capelli neri mossi dal vento.
Il suo profumo invadergli le narici.
Il ragazzo piegò gli angoli delle labbra in su, in un sorriso involontario.
Non riusciva a capacitarsi di essere rimasto senza di lei.
Dei colpi violenti contro la porta lo fecero tornare alla realtà. Guardò la porta chiusa come per cercare di vedere attraverso lo spesso legno marrone. Socchiuse le labbra, ancora senza staccare gli occhi da lì. Sentì il cuore invadersi di speranza, sentì che dietro la porta avrebbe sicuramente trovato lei, sentì che forse nulla di quello che gli era parso era accaduto realmente. Poggiò la mano sulla maniglia aprendo la porta. Quello che trovò non fu per nulla quello che aveva sperato di trovare. Guardò con sguardo vuoto gli occhi del suo migliore amico che lo guardava con compassione. Quando realizzò del tutto chiuse con tutta la sua forza la porta rimanendo ancora una volta da solo in quella misera stanza. Sentì il groppo all’altezza della gola sciogliersi in un pianto, il primo pianto da quel giorno.
“Mi manchi” sussurrò sedendosi per terra.
Alzò lo sguardo verso il soffitto, mentre le lacrime continuavano a scendere imperterrite.
“Verrò da te” disse un po’ più forte, sperando in qualche modo che lei potesse sentirlo. Improvvisamente le lacrime si bloccarono. Strinse tra le mani una polaroid che li ritraeva insieme e la strinse al suo cuore dopo aver visto un’altra volta –per l’ultima volta- la loro immagine impressa sulla carta.
Raggiunse la finestra osservando il paesaggio attraverso il vetro. La aprì. La brezza lo colpì in pieno viso. Con le braccia si aiutò a salirci rimanendo per un po’ fermo a contemplare il tutto.
“Sto arrivando” sussurrò in piedi sulla finestra guardando l’orizzonte che in quel momento si stava colorando di arancio. Guardò un’ultima volta dietro di sé. La sua chitarra, la sua amata chitarra giaceva per terra con accanto la loro foto. Non c’era nient’altro di importante.
In quel momento l’unica cosa che avrebbe voluto fare, l’unica cosa che doveva fare era prendere il volo. Lasciarsi andare nella fresca aria di quella giornata di settembre e volare libero. Volare come faceva con lei, libero come si sentiva con lei. Sorrise riuscendo a distinguere in quel bellissimo cielo la sua figura. Allungò la mano sinistra a cercare di toccarla e quasi sollevato da una forza sconosciuta portò il suo corpo in avanti, provando un’inebriante sensazione di libertà mentre cadeva con gli occhi chiusi e le labbra piegate in un sorriso.
“Eccomi” riuscì a dire prima di raggiungere la sua amata definitivamente.