Fandom: Supernatural
Pairing: Sam/Dean
Personaggi: Sam, Dean
Rating: Giallo
Genere: Angst,
Introspettivo, Romantico e
Malinconico.
Warning: Soft Wincest.
Words: 710
Note: Traduzione
con contenuti Slash. Vagando su internet ho trovato
quest’autrice che scrive
one-shot sul genere Wincest di una semplicità che mi ha
colpita. Spesso, molte
di queste, seppur brevi e comunque scritte a mo di appunto in un blog,
riflettevano chiari e nitidi alcuni miei flash riguardo i due nostri
amati fratelli.
Perciò l’ho contattata e ho chiesto la sua
autorizzazione per poter tradurre e
pubblicare in questo sito alcune delle sue opere. Ora, se lasciate
qualche
commentuccio sarò ben lieta di tradurglieli così
che possa sapere le vostre
opinioni al riguardo.
Per quanto
riguarda il tema trattato posso semplicemente dire che la versione
Dean-indifferente-alla-morte la conosciamo tutti, e tutti un
po’ gioiamo della
preoccupazione di Sammy.
Disclaimer: I personaggi non
appartengono ne a me
ne alla vera autrice di questa storia, e questa è
un’opera di fantasia senza
alcun fine di lucro.
.be
my escape
«Dannazione,
Dean?» Gridò Sam. «Stai cercando
di
farti ammazzare?»
Dean non era un
suicida, era assolutamente di gran
lunga
fuori dai suoi pensieri. Finire all’Inferno, la prima volta
che successe,
fu per puro caso.
Conseguenza di una sua
scelta presa in un momento di disperazione.
Non che le
altre
volte fosse premeditato. Ciò avrebbe implicato che lui stava
effettivamente
cercando di morire. Ma non era così.
Ad ogni modo,
non
aveva davvero visto quella cosa piombargli addosso finché
non gli era arrivata
a pochi passi di distanza, e, ingenuamente, non sapeva bene che cosa
stava provando fino a quando lo
spirito non
aveva iniziato ad urlare e bruciare, per poi svanire in un ultimo
agghiacciante
grido. Seguito immediatamente dall’immagine di Sam che gli
urlava qualcosa di
incomprensibile .
Dean sapeva che
si trattava di frasi come «Stai
bene?»
o un più incazzato «Sei
impazzito?»,
ma Dean semplicemente non riusciva a metabolizzarlo. Tutta la sua mente
ronzava, girava, vorticava senza controllo, in quanto ricordava
distintamente
di aver pensato “Oh... spero sia
finita.”
quando si era trovato sul punto di morire. Era diventato un tema
ricorrente,
una sorta di mantra.
Che modo
assurdo di andarsene.
Quindi
è così che morirò.
Spero che Sammy
starà bene.
Oh, pazienza.
Oh, bene.
Oh, beh...
Lui non voleva
morire. Non voleva. Semplicemente... non gli importava se prima o dopo
sarebbe
accaduto.
Il che era
totalmente differente rispetto al desiderio, alla brama di morire. Era
semplice
indifferenza, nessuna sorta di condotta suicida. Non che Sam sembrasse
essere
in grado di cogliere quel sottile filo di differenza.
Dean si sentiva
stanco - troppo stanco per spiegare, ad ogni modo- e non rispose. Sam
interruppe il suo borbottio infuriato e guardò seriamente
Dean, e tutta la
rabbia e la frustrazione semplicemente fluirono via dal suo corpo. Il
minore
puntò i suoi occhi in quelli di Dean, e nel suo sguardo
c’era troppo,
decisamente troppo, di un qualcosa al quale Dean non era in grado di
dare un
nome. Sam mosse debolmente la mano, come intenzionato a sfiorare la
spalla del
maggiore, per poi lasciarla cadere inerme su un fianco.
«Cristo,
Dean.»
«Beh,
Non penso
che lui abbia qualcosa a che fare
con
tutta questa storia.» Era pessima, ma era l’unica
cosa che gli era venuta in
mente, del resto Sam voleva avere questa conversazione allo stesso
disperato
modo in cui lui non voleva doversi trovare obbligato ad affrontarla.
«Chiudi
quella
fottuta bocca.» Esalò Sam avvicinandosi con
decisione al corpo del fratello,
afferrando saldamente il braccio di Dean così da tenerlo con
forza vicino a se,
impedendogli di allontanarsi, o sfuggire alla presa del suo piccolo fratellino.
«Non
puoi... non
puoi fare così, Dean. Non puoi volere sul serio che queste
cose ti uccidano.
Tu...» Si leccò le labbra e Dean avrebbe voluto
gridargli “Per favore, te lo
scongiuro..” anche se non era sicuro del motivo
per il quale lo stesse implorando. «Non puoi lasciarmi. Non
adesso. Non prima
che io...» Iniziò Sam prendendo un profondo
respiro e, tenendogli saldamente il
viso con una mano, premette le sue labbra con forza contro quelle di
Dean. Unì
prepotentemente i loro respiri in uno solo, in un bacio che aveva un
sapore un
po’ troppo simile a quello della birra.
Pochi istanti
dopo Sam lo allontanò da se, ma solo il necessario da
impedire a se stesso di
baciarlo di nuovo e più intensamente, e sospirò
«Devi sapere che io non posso
farcela senza di te, Dean. Semplicemente non ce la faccio.»
Gemette poggiando
la fronte contro quella dell’altro.
Il maggiore si
sentì travolgere dalla sensazione di essere finalmente
riuscito a trovare casa,
lì, al sicuro fra le braccia di
suo fratello, e non poté fare a meno di chiedersi come aveva
potuto solo
pensare di abbandonare tutto questo, abbandonare Sam.
L’idea di essersi comportato come il più merdoso
fratello al
mondo lo torturò, quasi quanto la consapevolezza di essersi
reso conto, solo
nell’attimo in cui Sam lo aveva baciato, di quello a cui
stava rinunciando. Ma
ormai il gioco era fatto.
Dean non era
sicuro
di come trasmettere tutti quei sentimenti tormentati a Sam,
così si accontentò
di ridere silenziosamente, quasi impercettibilmente contro le labbra
del suo
fratellino, del suo Sammy, borbottando
poi
un debole e arrendevole «Sì, Sammy, lo
so.»