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Autore: Lilim Sophie    23/03/2012    1 recensioni
Col naso all’insù e gli occhi pieni di sogni, guardava il fenomeno astronomico, ma poi la caduta di una stella attirò la sua attenzione.
Genere: Azione, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Our future together


«Basta, falla finita!». Ancora una volta Sophia si era ritrovata a discutere con sua madre. Chiuse la porta alle sue spalle e si rifugiò al sicuro nella sua stanza, al sicuro da lei e dal resto del mondo.

La sua vita stava andando a rotoli, ma non riusciva a rendersene conto.

Aveva iniziato ad imprecare contro un cuscino, stesa sul letto, ma il fiotto di parole si arrestò solamente quando questo gli ricadde sul viso. Allora restò immobile in quella posizione finché, sentendosi soffocare non si alzò di scatto.

Delle lacrime ribelli le solcarono il viso. Calma, mantieni la calma. Continuava a ripetersi inutilmente.

Il suo sguardo si fermò fuori dalla finestra, mentre il caldo sole di giugno la irradiava con i suoi raggi luminosi.

Le risate dei bambini che giocavano allegri nel parchetto sotto casa sua, le fecero scaraventare in un impeto di amarezza il cuscino contro la finestra. Non può andare avanti così!

Doveva calmarsi, ma ciò non si prospettava per niente facile visto che nella sua mente aveva un unico pensiero, un chiodo fisso.

La sua vita stava trascorrendo così velocemente che quasi non riusciva ad accorgersene. Sua madre continuava a ripeterle che doveva smetterla di pensare solo agli altri e cominciare a prendersi cura di se stessa, ma lei in quel momento non riusciva a capirlo. Sophia non si era mai posta la domanda “cos’è che voglio per me” e questo perché allora era troppo stupida ed ingenua per rendersene conto.

Quello che Sophia doveva fare, era reagire, ma gliene mancavano le forze.

Guardò la parete di fronte al suo letto ed accese la tv. Perché tutto deve essere così complicato? Pensò spegnendola subito dopo. Si sdraiò nuovamente sul letto e si girò su un fianco, tenendo chiusi gli occhi per impedire ad altre lacrime di uscire. Nell’altra stanza intanto, sua madre continuava uno dei suoi interminabili monologhi, quasi fosse una litania. La sua voce in quel momento le sembrò così irritante

Senza accorgersene, Sophia si addormentò e quando riaprì gli occhi era già notte fonda. «Stavo sognando?», un senso d’angoscia l’assalì come se da un momento all’altro sarebbe dovuto accadere qualcosa. Tuttavia cercò di non pensarci e uscì dalla stanza, voleva scusarsi con sua madre per il comportamento tenuto nei suoi confronti, voleva dirle che le dispiaceva, ma ovunque guardasse lei non c’era. Come se non bastasse, anche i suoi fratelli sembravano essersi eclissati. «Terence, Dustin?», li chiamò inutilmente senza ricevere una risposta.

Magari erano tutti in giardino, magari erano solamente tutti quanti usciti. 

Da sola, in casa, Sophia si soffermò a guardare le lancette del grosso orologio affisso alla parete della cucina, era quasi mezzanotte. Ma dove sono andati tutti?

Poi, ricordò che quella notte ci sarebbe stato un allineamento dei pianeti, un evento così raro che attendeva da mesi e che quasi stava per dimenticare. Allora Sophia, prese al volo una giacca per coprirsi e corse sul terrazzo dell’edificio in cui viveva. L’allineamento era già cominciato e incurante del resto, si affrettò a regolare il suo telescopio.

Stringeva in una mano un quadernetto, mentre con l’altra fissava saldamente la telecamera sul telescopio. Quell’allineamento sarebbe stato il materiale perfetto per la sua tesi, quell’anno Sophia avrebbe conseguito il diploma di licenza superiore e finalmente avrebbe lasciato quel postaccio. Non ne vedeva l’ora. Appena in tempo, sospirò azionando la registrazione.

Col naso all’insù e gli occhi pieni di sogni, guardava il fenomeno astronomico, ma poi la caduta di una stella attirò la sua attenzione.

Lasciò il telescopio e si avvicinò alla balaustra, una scia di colori attraverò il cielo.

E quella cosa diavolo era? In quello stesso istante il cielo sembrò squarciarsi e sbuffi di vento cominciarono a roteare su tutta la città. Lampi e scie luminose ricoprirono il cielo notturno tingendosi di tonalità sempre più intense ed abbaglianti. Col cuore in gola si resse al corrimano mentre una calda luce  cominciò ad avvolgerla ed attirarla a sé.

«Aiuto, vi prego qualcuno mi aiuti!», tentò di urlare inutilmente Sophia ritrovandosi sospesa a mezz’aria. A fiato corto, chiuse gli occhi terrorizzata. Non riusciva più a parlare, era quasi come se volutamente le parole non riuscissero più ad uscire dalla sua bocca.

Non aveva mai creduto troppo ai fenomeni paranormali, né all’esistenza di altre forme di vita, o quant’altro, ma quella situazione così particolare la portò a mettere in discussione ogni sua credenza. In pochi istanti si ritrovò, assurdo ma vero, nello spazio aperto. Intorno a lei aleggiavano miliardi di stelle, mentre della Terra, dietro di lei non restava che un minuscolo puntino azzurro. Era caduta in una singolarità. E per quanto avesse provato a dimenarsi e ad opporre resistenza, tornare indietro le risultò pressoché impossibile. Si disse che forse era giunto il momento di cominciare a pregare e rannicchiandosi si strinse a se stessa. Ancora una volta si sentì attraversare da un lieve calore, riusciva a sentirlo sotto la pelle, fin quando chiudendo gli occhi non persi i sensi.

Di preciso Sophia non seppe mai quanto tempo fosse passato prima di riprendere i sensi, ma quando rinvenne, da un momento all’altro si rese conto che tutto il suo mondo era stato sconvolto. Si ritrovò in un posto isolato, circondato da macerie e detriti. Un’intera cittadina era stata rasa al suolo, come se in corso ci fosse stata una violenta guerra. Guardò verso il cielo e vide un gruppo di nuvole cupe, da li a poco sarebbe iniziato un temporale. 

In lontananza udì qualcuno parlare, ma stranamente non riusciva a cogliere il senso di quelle parole, rumori rimbombanti per le sue orecchie. Capì in quel momento di essere ancora frastornata. In seguito ci fu una grande esplosione e una folata di vento spinse via Sophia, che inciampando in un vecchio rottame, cadde in ginocchio su un giaciglio stepposo. «Ma dove accidenti mi trovo?». 

Senza perdersi d'animo cercò di rimettersi in piedi e avanzare verso quelle voci, doveva capire cosa stava accadendo. Si guardò intorno con circospezione, osservando stranita le macerie di quegli edifici dalle forme così particolari. Un bizzarro pensiero le balenò in mente, aveva già visto quel posto.


   
 
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