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Autore: Chibi_saru    21/10/2006    1 recensioni
"Che strana la vita… specialmente quando la percorri al contrario… Lui era morto… Aveva sperato di poter vivere… e alla fine era nato… cosa stava facendo ora? Niente… stava semplicemente continuando a vivere."
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DE VITAE

Sulla Vita

 

~°~

 

De morte

Sulla Morte

 

Si allargò leggermente il colletto, spingendo avanti quel modo di cravatta che lo stava strozzando… non ne poteva più… voleva andarsene… o meglio, voleva che se ne andassero tutti gli altri.

Finti, ipocriti… ma chi li conosceva?

Venuti lì con finte lacrime… con un finto cuore in mano a fare condoglianze…

Avrebbe voluto chiedere ad ognuno quale era il nome della compianta… probabilmente nessuno di loro conosceva la risposta.

Sospirò esasperato… sorridendo amaramente alla triste realtà.

Quella era la società odierna… falsa… ipocrita, venuta lì solo per scroccare qualche tartina…

Ma era il mondo in cui viveva lei…

Guardò di nuovo gli invitati e tutto si tinse di colore… dipinse quell’esile figura accanto ad ognuno di quei vecchi boriosi…

Dipinse quel sorriso e quel suo modo schietto di contraddire… quel broncio offeso, quelle mani leggere che si muovevano freneticamente ad accompagnare ogni sua parola.

Registrò nel suo cervello quella voce calda…e si sentì morire anche lui… mentre tutto tornava grigio.

 

“Sai la signora Cross ha comprato un cane… è così cariiino…”

“L’altra sera Milly ha dato una festa strepitosa… e ho incontrato un tipo troppo carino…”

“Ma… Matt mi stai ascoltando??”

“Matt!! Il gelato… Voglio il gelato!”

“MAAAAAAT! Aspettami disgraziato”

 

Dove era quella fastidiosa e assillante vocina… dove era il suo grillo parlante?

Non sentiva niente se non le loro voci… basse e atone… le loro risate boriose per una battuta di basso livello e, probabilmente, razzista.

Bigotti… esseri inutili il cui maggiore sforzo fisico è fare i due metri dalla porta di casa alla TV.

Ed eccolo di nuovo quel desiderio di mandarli via…

Quella era casa sua no?

Ormai solo sua…

I suoi genitori morti quando lui era ancora tredicenne… e ora lei… quella che era stata il suo mondo… quell’amore che non aveva mai avuto.

Quella compagna che ancora cercava.

Jane… la sua piccola sorellina… quell’impiastro di ventitre anni che gli stava sempre addosso… un uragano che si atteggiava a polipo.

Un uragano che ora aveva smesso di soffiare… lasciando un piatto silenzio nella sua vita…

Non era giusto…

Morta troppo giovane… incidente d’auto, uno di quelli come se ne vedono migliaia…ma faceva così dannatamente male… non ricordava di essere stato così anche le altre mille volte.

Riusciva ad essere ironico anche in quelle situazioni?

Era davvero idiota allora…

Ma la star della festa non poteva di certo rimanere ignorato a lungo… e la vide da lontano… quel falco che lo guardava con occhi colmi di sadico piacere.

Un’altra oca pronta a rinfacciargli la sua vita schifosa…

“Povero tesoro… la vita è stata davvero ingiusta con te…”

Cosa aveva appena detto?

Ma si era mai guardata allo specchio?

Poi si dice la crudeltà.

Aveva un sedere che, se paragonato ad una portaerei, non avrebbe certo fatto brutta figura…

E quell’orribile porro sul naso… ma dico… avevano creato quel bellissimo programma… com’è che si chiamava? Ah si… “il brutto anatroccolo” poteva andarci… e male che andava rimaneva ancora in vita.

“Mi dispiace così tanto per te… prima i tuoi genitori… oh delle ottime persone… due personaggi modello!”

E’ bello vedere come i difetti delle persone dopo la morte sparivano… insomma… ottime persone?

Se si fosse potuto vincere un premio per –La coppia più bastarda- loro avrebbero sbaragliato tutti!

Quante volte aveva chiesto a suo padre di aiutarlo con i compiti… e quante volte aveva ricercato l’abbraccio della madre…

Ma non erano cattive persone in effetti… erano semplicemente bastardi e incapaci di qualsiasi gentilezza… insomma si erano trovati.

“E ora… Oh… la povera Jane, così giovane… così giovane…”

Ma si era perso qualcosa?

Da quando avevano preso tutti a fare teatro??

L’oca aveva cominciato a piangere a comando… e quella smorfia orrenda e studiata…

Forse voleva diventare la nuova Giulietta…

Si ritrovò a compatire il povero Romeo.

Ma sorrise… anche lui abile attore in quella farsa…

Ecco… ora ci voleva solo l’occhio lucido ed era perfetto…

“La vita continua signora… sapere di avere tante persone che mi vogliono bene…”

La pausa ad effetto… finta come le labbra di quella tizia… ed ora il tocco di grazia… ispirò di nuovo, molto più mestamente ed eccolo… il tocco per rendere tutto uno spettacolo unico.

“…Grazie a tutti voi…”

E quella minuscola lacrima cristallina che scese dalla guancia…

Perché stava facendo tutto quello?

Ma naturale… così li avrebbe buttati tutti fuori.

Un piano perfetto e a prova di oca…

Stava per partire la risposta in quel gioco di falsità… ma lui aveva deciso di chiuderla qui…

“… davvero grazie ma ora… sono così stanco…”

Vide il viso della donna illuminarsi a quella faccia affranta… era riuscito nel suo intento.

E la mucca cominciò ad agitarsi.

“Ma certo… oh tesoro deve essere stata una serata stancante… povero piccolo… ora dico a tutti di andarsene… è tardi… e tu… tu hai bisogno di riflettere…”

Sculettante si allontanò dal giovane…

65 anni buttati nel cesso… povera donna…

Ma almeno ora si stava rendendo utile… ad uno ad uno tutti gli invitati vennero a salutarlo… ringraziamenti, condoglianze e domande più o meno adeguate al momento.( -Ma il salmone dove l’hai comprato?- )

Il salotto ora vuoto si stagliava di fronte a lui… a terra carta straccia… le risate scomparse… bicchieri ovunque… avrebbe dovuto pulire…avrebbe dovuto mettere ordine nella sua vita.

Ma non ne aveva la forza… salì le scale stancamente… percorrendo il lungo corridoio e fermandosi lì… di fronte a quella stanza… la sua stanza.

Non resistette e vi entrò timoroso… come se lei fosse lì dietro pronta a dargli del maniaco.

Ma non ci furono urla… non ci furono ragazzine con le cuffie… non ci furono nemmeno i libri sparsi per la stanza.

Avanzò verso il letto buttandoglisi di sopra con un tonfo… sprofondando in quel tessuto morbido… in quel copriletto colorato che avevano scelto assieme.

Si distese supino… in posizione fetale… prendendo in mano Mr. Bonie… guardando in quei finti occhi neri…

“Siamo rimasti soli eh…. Ce la faremo Mr. Bonie vero?”

Gli premette la pancia… aspettando di sentire la voce stridula di quell’insulso orso… ma non sentì nulla… ecco che doveva correggersi un’altra volta.

Lo strinse a se in un raptus…

“ Nemmeno tu Mr. Bonie eh?”

Si addormentò presto… cullato dal suo odore… e da quel finto calore donatogli dal peluches.

Aveva perso tutto… a trentanni non sapeva più cosa voleva dire sorridere.

 

~°~

 

De Spe

Sulla Speranza

 

Quanto aveva dormito?

Ore? Giorni? Mesi? Anni? … Millenni?

Quanto gli sarebbe piaciuto addormentarsi e non svegliarsi più… morire e raggiungerli…

Ormai, perché avrebbe dovuto rimanere in vita?

Per sentire gli altri ridere e scherzare… per vivere ogni giorno recitando come la sera precedente… pronto a ingannare gli altri solo per un po’ di pace.

Non sopportava una vita così… sarebbe finito come coloro che più disprezzava… come coloro che più di ogni altri non voleva imitare.

Quale modo migliore di allontanarsi da loro se non morire?

Oh si… morire, lasciarsi cullare dal buio e dall’oblio…

Tornare da lei… regalarle quel gelato che non le aveva mai preso… chiederle di che razza fosse il cane… dirle che la sua voce la sentiva sempre… prenderle la mano e dirle che lui sarebbe sempre stato con lei.

Le lacrime gli pizzicarono gli occhi… come se solo ora si fossero accorti di quello che era successo… stupidi… o forse solo mentitori…

Si erano ingannati da soli… mentendo in quella maniera così veritiera, sperando fino all’ultimo di avere ragione… di sapere cosa stavano dicendo.

Come se il resto del mondo tentasse solo di ingannarli…

E ora non voleva più riaprirli… quei grandi occhi blu come l’oceano, quei grandi occhi pieni di lacrime… non voleva vederli arrossarsi, gonfiarsi e poi sfogarsi in un pianto irrefrenabile… non voleva vedere arrendersi quelle sue ultime difese… per favore… voleva semplicemente dimenticare tutto.

Stava per riaddormentarsi… stanco… troppo stanco… lasciandosi cadere ancora in quell’immobilità salvatrice… ma forse qualcosa non era d’accordo.

Un rumore insistente… doloroso… lacerante…

Il campanello della porta che suonava senza sosta… da quanto? Doveva alzarsi… doveva andare ad aprire… ma aprire a chi?

Magari era uno di quegli odiosi venditori porta a porta… o un idiota con un mazzo di fiori in mano che se ne sarebbe uscito con uno di quei “mi dispiace tanto” che ora non voleva proprio sentire.

L’avrebbe ignorato… si… era la cosa migliore.

Ignorare i problemi che insistenti battono alla tua porta… lasciarle suonare invano… cercare inutilmente di arrivare a farsi aprire.

Ignorando tutto ecco che il sonno tornava, spavaldo, coprendo ogni cosa…

Ma quella non era decisamente giornata…

Il campanello prese a suonare ancora più forte facendogli aprire gli occhi dallo spavento e un urlo si sparse nell’aria…

Si scaraventò verso la porta non sapeva nemmeno lui bene il perché…

Vuoi vedere che gli avevano ammazzato uno davanti casa… sarebbe stato il colmo!

Spalancò il legno che lo divideva dal resto del mondo aspettandosi… cosa?

Beh per tutto quel fracasso di prima almeno qualcosa di importante…

E invece…

Un ragazzino sui ventanni stava lì… gli occhi verdi accusatori… resi infuocati dall’attesa prolungata… forse poteva capirlo, l’aveva lasciato lì a suonare per venti minuti minimo…

“Ma guarda allora c’era qualcuno…”

Tono arrogante e sicuro, che non contrastava affatto con il suo aspetto.

Alto e slanciato, mingherlino ma evidentemente messo bene dove necessitava… corti capelli neri che gli ricadevano scomposti sulla fronte e sulla nuca, gli occhi anch’essi neri lo rendevano… una visione delle tenebre.

Quasi un diavolo.

Vestiva stranamente leggero… una felpa smanicata viola scuro unico indumento a coprirgli la parte superiore del corpo con un piccolo cappuccio lasciato libero sulle sue spalle.

Sul braccio destro un tatuaggio evidentemente tribale e abbastanza grande per un ragazzo della sua età.

Dei Jeans chiari con delle macchie nere qua e là, come macchie di vernice e ai piedi degli anfibi neri anch’essi.

Un orecchino sul lobo sinistro e un altro un po’ più su.

Un ragazzo stravagante con quel suo modo evidentemente sfacciato di fare.

Si era perso nello studio di quel ragazzo dimenticandosi la domanda che doveva fare…

“ Scusa… ma chi diamine sei moccioso?”

Insomma doveva fare valere la sua età avanzata… anche se detto così suonava come se fosse stato un settantenne.

Il ragazzo davanti alzò un sopracciglio in un’evidente rimostranza a quella domanda… insomma ma era tonto o cosa?

Vide poi guardare dietro di lui come a cercare qualcosa o qualcuno… che strano ragazzo.

“Allora?”

Ecco doveva mettersi lo sguardo truce, si… così… e poi doveva tenere la voce ferma e dura… perfetto!

Ora era una macchina per cacciare via gli scocciatori.

“Jane non ti ha detto niente imbecille?”

La maschera che si era appena formata sul suo viso si infranse a quel nome… cavoli e dire che l’aveva appena dimenticata…

Jane…

La sua piccola Jane…

Ma… questo tizio conosceva Jane?

“E tu come conosci mia sorella????”

Sbuffò il ragazzino davanti a lui, mettendo le mani sui fianchi e guardandolo in maniera scocciata.

Allora quella stupida non aveva detto niente a quello che era evidentemente suo fratello…

“Tsk… frequentiamo la stessa università… almeno da quest’anno… ma non ho trovato una casa… e lei mi aveva detto che potevo rimanere qui, pagando l’affitto naturalmente, fino a che non avessi trovato un posto…”

Una spiegazione facile, veloce ma assolutamente priva di sentimento… come se stesse parlando di quel cane che ora attraversava la strada.

Matt spalancò gli occhi e fece mente locale… non ricordava assolutamente di aver preso un argomento simile con sua sorella… non ricordava… non…

 

“Ehi Matt”

Una ragazza dai corti capelli marroni entrò nella camera tutta trafelata.

Gli occhi blu, eredità di famiglia, si guardavano in giro a cercare il fratello sfaticato che, puntualmente, trovò davanti alla play station.

“Ma fratellino tu non dovresti lavorare? Sai fino a prova contraria saresti ancora un dentista…”

Ma dal fratello non ricevette altro che mugolii… ecco non la stava sentendo…

Chinò il capo rassegnato andando in cucina…

Gli occhi fieri ed infiammati…

“Obbiettivo del giorno: CHEESECAKE!!”

Matt a questo nome si alzò dal posto in cui era seduto e si avvicinò alla sorella.

“Cheesecake?”

La ragazza sorrise…

“Si ce lo hanno insegnato oggi…”

La cucina la sua passione… e quella scuola di cucina relativamente vicino casa… una manna.

“Sai oggi è arrivato un nuovo compagno… viene dal Giappone… è più piccolo di me… ma è già molto più bravo non sai quanto lo invidio… ah gli ho detto anche che può stare qui per un po’ di tempo.. fino a che non trova casa… per te è ok?”

Nessuna risposta… se non un piccolo mugolio d’assenso… non la stava ascoltando… ma per una volta tanto avrebbe rigirato la cosa a suo favore.

“Verrà tra due settimane… va bene vero?”

“Si si… vado a giocare alla play”

Non aveva minimamente capito cosa gli aveva chiesto l’ora trionfante sorella… sapeva solo che doveva vincere contro quel maledetto Heartless.

 

Gli occhi si stralunarono all’infinito… maledizione a lui e a quella sua boccaccia… non voleva avere quel ragazzino per casa… era già abbastanza deprimente.

Non poteva fare altro che spiegargli la verità… ma non voleva sentire ancora compassione… non ne poteva più.

“M…mia sorella è morta ieri quindi…”

La frase in sospeso… e questa volta non doveva nemmeno fingere tanto per la voce sconsolata…

Il ragazzo lo squadrò lentamente… sapeva che stava dicendo sul serio… sapeva capire quando le persone fingevano… stava solo esagerando sul suo stato emotivo ma… sinceramente non gliene importava molto.

“Hn… condoglianze…”

Ecco perfetto... aveva detto l’unica cosa che non voleva sentirsi dire… beh almeno ora se ne sarebbe andato…

“Allora dove mi metto?”

Matt alzò la testa guardandolo come si guarda un professore di matematica…

Che diavolo stava dicendo?

“Io ho bisogno di un posto dove vivere e, per quanto mi dispiaccia per tua sorella… la stanza mi serve… lei mi aveva detto che potevo vivere qui… e ora non saprei dove andare…”

Come al solito perfetto… conciso e senza una piega… un automa… non si sforzava nemmeno di fare la voce dispiaciuta quando faceva le sue “condoglianze”.

Ma che razza di persona era?

“Non so se hai capito ma… è stata mia sorella a farti la promessa non io marmocchio…”

Il ragazzo non si mosse, affrontando quegli occhi blu.

Matt era più grande, più possente… aveva un fisico muscoloso ed allenato, due occhi blu dal taglio non troppo grande e dei capelli marroni abbastanza lunghetti ma tenuti bene sul suo viso.

Era una di quelle persone che stanno meglio con i capelli lunghi.

Il fisico coperto da una camicia bianca e dei pantaloni neri residuo della veglia.

Ma di certo il nuovo arrivato non si sarebbe fatto intimorire… dove sarebbe andato a dormire se no? Sotto il ponte?

“Domani me ne andrò ma oggi mi serve questo posto.”

Era lì pronto a rispondere a tono quando venne superato da quella figura che, notava solo ora, si portava dietro un trollei nero abbastanza grande.

Cioè era entrato in casa sua senza neanche chiedere permesso… moccioso sfacciato e assolutamente incredibile!

Lo seguì a grandi passi mentre l’altro esplorava un po’ l’ambiente… accogliente… comodo… vicino… peccato, sarebbe stato un buon posto dove stare.

“Fermati immediatamente ladro violatore di case”

Con un urlo disumano il moretto tentò di fermare l’atto a suo avviso vandalico del più giovane.

Che era passato a guardare le foto.

Una in particolare… sembrava assorto… troppo assorto… e Matt capì… era quella foto.

“Veramente sexy questo abbigliamento da Alice… perché è Alice vero?”

Vaga sottile allusione… già… un’Alice perfetta… peccato per quella vaga somiglianza alle buone donne che per vivere non facevano un lavoro proprio buono.

Arrossì dalla testa ai piedi… un trentenne che ancora arrossiva come un bambino… che scena penosa.

“L… Lasciala…”

L’altro lo guardò abbandonando poi la foto sul comodino dove era prima…

Per poi guardare il padrone di casa… così diverso da quel ragazzo di dieci anni sorridente… spensierato… era stata pesante la vita per quell’uomo in carriera… che ormai cominciava a varcare la porta della “meno pausa” come amava chiamarla lui.

In effetti tutti i trentacinquenni che conosceva lui… erano noiosi… sempre con il muso e con quell’aria come se tutto fosse un peso… magari non lo ricordavano nemmeno cosa voleva dire avere problemi.

“Allora… posso rimanere almeno per oggi?”

Matt alzò lo sguardo… ed ora cosa era quel tono gentile?

Effettivamente i lineamenti del bel ragazzino erano distesi e rilassati… eccola ancora… quella sensazione di purezza in quel diavolo.

Annui piano… come se non potesse dire di no a quegli occhi.

Si potrebbe definire attrazione?

No, lui era etero… questo era certo!

Il ragazzo dagli occhi neri annui… riprendendo quel suo comportamento rigido prendendo il trollei e chiedendo al padrone di casa in che camera potesse stare.

Matt senza fiatare lo accompagnò nella camera degli ospiti… ancora pensieroso per quella sensazione di poco prima.

Il più piccolo invece si guardava ancora in giro giocherellando distrattamente con un suo orecchino.

Non pensava a niente in particolare… se non a dove cercare una nuova casa… non era proprio una passeggiata…

“Ecco questa è la tua camera solo per questa notte”

Sottolineò bene il concetto… quel ragazzo lo metteva in soggezione… sembrava perfetto e immune a qualsiasi emozione… una bellissima bambola.

Ed era questo bellissimo a metterlo a disagio… perché non riusciva a non pensarlo… quel ragazzo era, effettivamente, bellissimo.

Con quel suo comportamento distaccato e quella sua aria irraggiungibile… ma lui era… etero… doveva ricordarselo troppo spesso in quel periodo.

“Si si ho capito testa di carciofo…”

Ecco… poi parlava e non poteva fare a meno di trovarlo insopportabile.

Fece per voltare i tacchi ed andarsene quando si rese conto che… non si erano nemmeno presentati…

“Aspetta!”

Si fermò l’altro senza girarsi, aspettando che parlasse, con quella sua aria strafottente che mandava Matt in bestia.

“Mi chiamo Matt Kiling… tu?”

I nomi… le presentazioni… così futili… la maggior parte delle volte uno se li dimentica pure.

“ Hikaru… Hikaru Tsukino…”

Se ne andò chiudendosi la porta alle spalle… lasciando l’altro a ripetersi quel nome pronunciato tanto dolcemente… un tono strano per lui… quella voce di solito tagliente che diventava carezzevole solo al pronunciare quella parola…

E improvvisamente sentiva come… se tutto fosse un po’ meno pesante.

 

~°~

 

De Genere

Sulla Nascita

 

La cena si era svolta in maniera tranquilla…ovvero nel più religioso silenzio.

Matt non aveva voglia di parlare e Hikaru meno usava la lingua americana più era felice.

Aveva dovuto trasferirsi non per sua scelta… lui voleva andare in Italia, imparare i piatti italiani… li che poteva imparare? Come fare un hamburger?

Perché era lì allora?

Doveva andarsene dal Giappone…

Ma non aveva voglia di pensarci…

Alzò un attimo lo sguardo verso Matt… carino… scorbutico, scemo… ma carino.

Sapeva di essere bisex da tanto ormai… non gli costava niente ammettere che quello che aveva davanti era un bel ragazzo.

Il completo opposto di lui… quello sembrava un tipo acqua e sapone… quello che ci pensa milioni di volte prima di rubare qualcosa, fosse anche una caramella…

Hikaru era decisamente diverso… cresciuto in un ambiente dove per cavartela dovevi sputare sangue… o almeno… aveva scelto lui stesso di crescerci.

Odiava quei ricchi e boriosi figli di papà… quelli che non sanno fare niente ma che si vantano come pavoni, mostrando la loro coda falsa.

Odiava l’ipocrisia e le scene enfatizzate all’invero simile… odiava il dover sempre e comunque esprimere i propri sentimenti, le proprie paure, le proprie emozioni.

Lui non era chiuso e freddo per cretinate come “la famiglia lo tratta male” o ancora “ha subito traumi da piccolo” no, era un ragazzo con una famiglia quasi perfettamente normale… che l’aveva cominciato a trattare male solo dopo che lui aveva preso questa scelta.

Lui era così perché lui stesso lo aveva deciso… e non sopportava quei cretini che si davano chilometri di vita disastrata come scusa… ognuno ha le sue grane.

Aveva appena finito di mangiare… avevano ordinato all’italiano… almeno qualcosa di italiano c’era là in mezzo…

Guardò di nuovo il ragazzo davanti a lui… e si meravigliò nell’incontrare le sue pozze blu.

Lo stava fissando era palese… ma non ne capiva il motivo forse… forse solo curiosità… in fondo non si conoscevano che da quel pomeriggio…

Era piombato in casa parlandogli della sorella morta… una gran bella entrata.

Il suo famigerato tatto, aveva colpito ancora.

Matt fu il primo a distogliere lo sguardo…

Forse troppo spaventato da quel nero che non aveva fine… occhi neri… tutto in quel ragazzo contrastava con l’idea che aveva di un giapponese… che idea fosse non lo sapeva nemmeno lui ma… quello… era tutto l’inverso.

Ma ancora… come sempre… pensava fosse… bello.

Di quella bellezza di cui non credeva possibile nessuno.

Si alzò lentamente prendendo il suo piatto e portandolo verso la cucina… non avrebbe sparecchiato anche per quel tizio che non aveva fatto altro che dargli dell’idiota.

L’altro ragazzo non fiatò a quel gesto ma si alzò e con eleganti movimenti si portò nel lavandino accanto al suo…

Matt si chiese ancora una volta se in realtà non fosse muto… e che si fosse solo immaginato quella fastidiosa voce.

“Guarda che così sprechi acqua imbecille…”

No… purtroppo non era proprio stata un’allucinazione!

“Fatti gli affari tuoi marmocchio!”

Che odio… che rabbia…

“Ok vecchietto…”

Questa era la volta buona che Matt lo strozzava con il guanto da forno… poteva poi friggerlo… niente male come idea.

Ma si limitò a guardarlo con odio… colpirlo e a che pro? Era capace di ritornare in vita solo per fargli sentire la sua assillante voce.

Continuarono a lavare in silenzio… mettendo tra loro il maggior spazio possibile… Hikaru senza nemmeno rendersene conto probabilmente perso com’era nel cantare quella stupida canzone… era inglese… non la ricordava bene…

Allungò la mano per cercare il detersivo buono.. c’era una macchia che non andava via… ma non lo trovò davanti… ah era vero… lo usava sempre sua sorella per lavare.

Stava quasi per voltarsi e chiamare la sua piccola Jane quando ricordò…

Perché quel nuovo ragazzo aveva monopolizzato i suoi pensieri fino a quel momento, facendogli dimenticare… ma non per sempre.

I ricordi stavano lì nonostante tutto… odiosi, però così dannatamente reali…

Lei non c’era… non poteva chiederle di passarle il sapone… perché effettivamente non poteva prenderlo.

Questa certezza lo colpì di nuovo come la mattina… non poteva chiederle di rispondergli… perché effettivamente lei non c’era più...

Impossibile trattenerle quelle perle che sfuggivano al blu dei suoi occhi… mentre stanco si accasciava a terra seduto… le ginocchia piegate al petto, le mani che le abbracciavano e la testa poggiata mosciamente sulle braccia.

Era solo.. mortalmente… infinitamente solo…

E voleva di nuovo dormire… come quella mattina… voleva morire e raggiungerla… per sentirsi meno abbandonato…

Lasciarsi cullare da quei suoni ovattati…

Lasciarsi andare… almeno una volta.

Ma effettivamente sentiva qualcosa… come di urla… come di… preoccupazione?

Chi poteva mai preoccuparsi per lui?

Non c’era nessuno… nessuno…

Era solo così… infinitamente solo.

Meglio lasciarsi cadere nelle tenebre… non sentire più niente…

Buio intorno a lui solo quello… bellissimo ed infinito.

Non sentiva niente… meglio così no?

Poi qualcosa… pizzicava… tanto… faceva… faceva freddo… tremendamente freddo.

Cominciò ad urlare per il gelo che quel contatto gli procurava, spalancò gli occhi e guardò davanti a lui.

Eccolo lì… quello che lo aveva etichettato con tutti gli insulti possibili… davanti a lui con un secchio d’acqua svuotato sulla testa del moro.

Il suo viso faceva trasparire qualcosa?

Non riusciva a vedere…

Colpa delle lacrime… stava piangendo… stava piangendo davanti a uno che lo avrebbe sfottuto a vita.

Tentò di asciugarle con le maniche della maglietta… ma niente… tornavano… si stava mettendo in ridicolo… si stava lasciando andare…

“G…girati… n… non voglio… che…. Che mi vedi così…”

Una frase scossa dai singhiozzi… piangeva e non riusciva a smettere… ma si sentiva tanto solo…

Poi qualcosa gli si poggiava leggermente sulla testa… un asciugamano… probabilmente lo aveva preso mentre andava a prendere il secchio…

Che cosa faceva?

Lui gli diceva di andarsene e lui si metteva a fargli la messa in piega?

Hikaru cominciò a muovere le mani ritmicamente…per asciugarlo e riscaldarlo nello stesso tempo.

“Che cazzo dici? Che stato… sei solamente tutto bagnato d’acqua tutto qui…”

Era evidente che stava piangendo…

Ma quel ragazzo aveva ignorato l’evidenza… non l’aveva preso in giro e anzi… ora lo stava… consolando?

Che avesse sbagliato davvero tutto su quel bellissimo ragazzino?

Senza pensarci nemmeno si aggrappò alla schiena del ragazzo… e cominciò a tremare scosso dai singhiozzi…

Un abbraccio leggero… che temeva di essere respinto…

Perché non lo conosceva effettivamente quel suo strano coinquilino… ma si stava affidando a lui e alla sua decisione… poteva rimandarli indietro nell’oblio freddo… o tentare di ridonargli amore.

Cosa fece il ragazzo?

“Certo che devi sentire proprio freddo se tremi così eh?”

Continuo con quel movimento ritmico, stringendo quel corpo a se… come si fa con un figlio… che ironia… e dire che era lui quello più piccolo.

“Mi manca… sono solo…”

Hikaru lo guardò… cosa avrebbe dovuto dire… ci sono io?

Si erano conosciuti lo stesso giorno… sarebbe stato ipocrita… ingiusto… si limitò ad abbracciarlo più forte in silenzio… aspettando che, stanco, si addormentasse tra le sue braccia.

Rimasero lì… abbracciati… tutta la notte… e Matt dormì… dormì come mai aveva fatto.

Forse era stupido… ma sentiva di essere rinato in quell’abbraccio.

 

 

~°~

De Continuatione

Sulla Continuazione

 

Quanto tempo era passato da quella sera?

Un mese o poco più…

Hikaru era andato ad abitare in quella casa… abitante silenzioso… ora andavano… d’accordo… se non fosse stato che…

“Hikaru!!”

Il neretto alzò gli occhi dal libro di scuola per rivolgere l’attenzione al suo coinquilino che lo guardava sognante.

“Andiamo a mangiare fuori…”

Sapeva… sapeva che sarebbe andata a finire così.

“Non voglio un appuntamento con te Matt!”

Ed eccoli lì, gli occhi da cucciolo che riservava solo a lui….

Alla persona di cui si era innamorato…

Era rinato nel calore del suo abbraccio e ora voleva vivere in esso… avrebbe fatto di tutto per avere quelle braccia…

Ma il ragazzino era duro a cedere… un mese di corte ferrata e… niente.

Si sentiva quasi depresso… era così brutto?

“Ma… ma… amooore”

Un brivido corse lungo la schiena del giovane giapponese che lo guardò con odio.

“Non… chiamarmi così…”

Il più grande mise il broncio… quella era ormai una scena abituale… ogni mattina succedeva sempre la stessa identica storia…

Ma alla fine il povero moretto si doveva rassegnare a desistere dai suoi piani… come quel giorno…

Camminò mogio fino alla cucina per decidere con cosa placare la delusione amorosa.

Prese la coppa enorme di gelato alla vaniglia e si diresse verso il divano.

“Che fai?”

Era strano, inusuale… l’altro non si interessava mai dei movimenti del ragazzo dagli occhi blu… e specialmente… perché indossava l’impermeabile?…

Aveva un appuntamento!

Ecco perché l’aveva respinto… AVEVA UNA RAGAZZA!!

“HAI UN APPUNTAMENTO!”

Le lacrime gli pizzicavano gli occhi… le mani erano congiunte… come se stesse pregando a tutti i kami di fulminare quella fortunatissima oca.

“Si… e anche tu…”

Matt guardò Hikaru schokkato indicandosi con l’indice…

Lui? E con chi?

Non un’uscita a quattro... sarebbe stato troppo crudele.

Ma Hikaru lo sorprese di nuovo…

“Allora dove mi porti…”

E sorrise… quel sorriso che aveva visto solo una volta… quando si era svegliato quel giorno di un mese prima.

Che strana la vita… specialmente quando la percorri al contrario…

Lui era morto… Aveva sperato di poter vivere… e alla fine era nato… cosa stava facendo ora?

Niente… stava semplicemente continuando a vivere.

 

Note sclerotiche dell’autrice

 

Che dire O.o… non so nemmeno da dove è uscita… insomma… ma che diamine è??

Volevo creare una storia yaoi/non yaoi, dove non si capisse bene il rapporto tra i due e invece…

Va be… passiamo al motivo per cui l’ho scritto >.<

Questa fic è completamente dedicata a lady-chan amore ^O^

Tu non hai perso tutto… puoi ostinarti a pensarlo quanto vuoi ma, per quanto io sia lontana… hai sempre la meravigliosa me medesima ^O^

E in ogni caso… questa fic serve a dimostrare come, anche se si perde tutto, c’è sempre qualcosa da trovare… la speranza “spe”.

Devi solo aspettare che arrivi la tua di “Spes”… fino ad allora io sarò qui ^__^

Se poi qualcuno vuole commentare… non potete che farmi piacere ^O^

  
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