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Autore: Bethesda    23/03/2012    4 recensioni
Spoiler 02x01!
La notte di Karachi è davanti ai miei occhi, puntellata dalle luci delle case che forzano il buio, mentre dall’altra parte il mare si infrange sugli scogli dell’insenatura.
Non riesco a credere di poter ancora vedere le stelle.
Una domanda però sorge spontanea.
«Come è possibile che ignori la teoria Copernicana?»
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo dal volto coperto abbaia pochi ordini al boia.
Lui è pronto, la scimitarra sguainata stretta fra le mani.
Mi concedono un messaggio, uno solo, ma so a chi mandarlo.
Le lacrime rendono la tastiera fra le mie mani un insieme tremulo di numeri e lettere, ma ho scritto troppe volte su quel telefono, sulla mia vita, e so perfettamente dove andare a cercare i simboli che vanno a formare il suo nome.
“Goodbye, Mr Holmes”
Vorrei scrivere di più ma so che capirà. Lui capisce sempre.
Il telefono  mi viene portato via da uno degli uomini. Ormai è fatta.
Fisso davanti a me il nulla, ciò che sto per diventare.
Il mio pensiero va ancora a lui.
Va a quell’uomo che mi ha sconfitto, che ho creduto di avere in pugno, pronto a seguire gli ordini che impartivo come un burattinaio con il suo pupazzo. Avevo fatto un errore.
Non era come gli altri, non potevo controllarlo come tutti quelli che avevo dominato, uomini senza spina dorsale che meritavano di essere trattati come la feccia quale erano.
Mi ha ingannata e denudata, spogliata fino a scoprire la mia debolezza.
È riuscito ad umiliarmi.
Eppure l’ultimo pensiero va a lui, come tutti quelli dei mesi precedenti.
Chiudo gli occhi per cercare di fermare le lacrime che ormai non riesco più a trattenere.
Addio.
Un gemito familiare arriva alle mie orecchie e mi volto verso il boia riaprendo gli occhi.
E lo vedo, le iridi chiare puntate su di me.
Sussurra.
«Quando ti dico corri…corri!»
Uno scatto ferino, la lama rotea sopra di me andando a cercare chi mi ha catturata.
Sorrido grata e la speranza torna in me perché lui è qui.
 
 
 
La notte di Karachi è davanti ai miei occhi, puntellata dalle luci delle case che forzano il buio, mentre dall’altra parte il mare si infrange sugli scogli dell’insenatura.
Non riesco a credere di poter ancora vedere le stelle.
Una domanda però sorge spontanea.
«Come è possibile che ignori la teoria Copernicana?»
Rotea gli occhi irritato e mi affianca sul piccolo terrazzo, appoggiandosi al parapetto in cemento e alzando lo sguardo.
«Non mi è di alcuna utilità. Ed è sbagliato pensare che il cervello possa contenere tutte le informazioni. Prima o poi una nuova nozione ne spinge via un’altra più importante. Bisogna saper scegliere. E per quanto riguarda il Sistema Solare, che diamine me ne importa? Anche se girassimo intorno alla luna non farebbe un soldo di differenza per me e per il mio lavoro.*»
«Si tratta sempre di lavoro?»
«Sempre.»
«Allora mi hai salvata per qualche affare?»
Volta lo sguardo verso di me in silenzio, cercando di analizzarmi.
La prima volta in cui mi ha visto non ci è riuscito, ha fallito, e per questo motivo pensavo di avere in pugno il famoso Sherlock Holmes.
Quanto mi sbagliavo.
Eppure sapevo di averlo irritato con quella domanda.
«…e comunque il fatto di non interessarmi a certe teorie non vuol dire che non apprezzi il cielo.»
Le mie labbra si incurvano in un leggero sorriso mentre gli occhi delineano la figura scura accanto a me.
Improvvisamente si allontana, torna nella stanza illuminata solo da una fioca lampada alle nostre spalle e io lo seguo.
«È rischioso rimanere qui. Devo tornare a Londra al più presto. Sul tavolino ci sono dei documenti falsi: usali per uscire dal paese. Vattene, scappa, nasconditi. Ma non farti mai più vedere o neanche io saprò aiutarti.»
Me lo dice con tono monocorde e freddo ma non mi guarda negli occhi, mi evita il più possibile.
Continua a snocciolare informazioni che mi saranno utili per fuggire ma il suo sguardo è sui fogli che sta tenendo in mano, quasi gli servissero davvero per ricordare tutto ciò che mi sta dicendo.
Allungo istintivamente una mano, li afferro e li lascio cadere ai nostri piedi.
Ora è costretto a guardarmi, una nota di stupore negli occhi.
Il cuore batte all’impazzata e mi danno. Mi maledico perché lui lo sa, lo vede, vede tutto.
«Hai le pupille dilatate.»
Brucio la distanza che ci separa e le mie labbra carpiscono le sue, impreparate e semichiuse.
Con le mani abbranco il colletto della camicia, lo attiro a me e chiudo con forza gli occhi, l’orgoglio ormai lontano.
Lui è incredulo, non si muove e lascia che continui ad assaggiarlo.
Impreparato ma curioso, pronto ad analizzare anche questo contatto.
Sento le sue mani sulla mia schiena stringermi, quasi a chiedermi di avvicinarmi maggiormente.
Ormai è mio.
Allontano la bocca dalla sua, tornando a cercarlo per un istante.
Non basta.
Scendo a tracciare una scia di baci sul lungo collo dalla pelle diafana, mordendolo con leggerezza e strappandogli leggeri gemiti.
Intanto le dita fanno abbandonare le asole ai bottoni della camicia, lasciandola cadere poco dopo a terra insieme ai documenti.
Le sue sono impegnate a slacciare la mia lunga tunica nera che scivola ai miei piedi increspandosi in mille onde.
Magro e pallido, quasi spigoloso, sembra debole e mi stupisco quando mostra la sua forza portandomi verso il letto.
L’intimo color perla mi abbandona insieme ai suoi pantaloni e finalmente lo sento sopra di me, le labbra finalmente audaci ad esplorare ogni angolo del mio corpo.
La lingua traccia spirali voluttuose sul mio ventre strappandomi più di un sospiro.
Quando la mia mano va a insinuarsi fra i riccioli d’ebano alza lo sguardo e risale, torna a baciarmi e a mordere.
Mi ha ancora ingannata: sa cosa deve fare e lo sa far bene, nonostante sia la prima volta.
Questo pensiero mi irrita, vorrei fargli male e gli mordo la lingua che si è insinuata fra le labbra ma il risultato è un ulteriore aumento dell’eccitazione di entrambi.
Una mano scende a cercare l’elastico del suo intimo, l’ultima sottile barriera rimasta fra noi.
Sfioro il membro lentamente e in modo esperto, provocandogli dei gemiti che mi giungono all’orecchio come note di una melodia.
Lo libero dell’indumento e lascio che mi stringa con forza, la bocca a giocare con i seni.
Non posso resistere e nemmeno lui ma non parliamo, non ce n’è bisogno.
Dischiudo maggiormente le gambe e presto lo sento con forza dentro di me.
Mi manca il fiato e apro la bocca senza emettere un suono.
Gli occhi chiusi, la schiena inarcata, le gambe a cingergli la vita. Sento il suo fiato sul collo e i gemiti sfuggiti al suo controllo.
Ormai non posso più trattenermi.
Lo stringo a me, le mani fra i ricci scompigliati.
Quando raggiungo l’apice sussurro il suo nome quasi ad invocarlo e pregarlo, provocandogli un brivido e un’ondata di piacere che lo strema.
Si accascia su di me, entrambi accaldati e ansanti.
Dopo un poco torna ad alzare lo sguardo e non posso fare a meno di sorridergli.
«Hai le pupille dilatate.»
«E anche il battito accelerato.»
«È una confessione la tua?»
Un mezzo sorrisino fa capolino sulle sue labbra che si posano dolcemente sulle mie per qualche istante.
So che non può durare ma sono felice, anche per pochi istanti.
Mi ha sfidata, sconfitta e salvata.
So cosa prova ma non lo ammetterà mai, non ce ne sarà bisogno.
Fra poche ore sarà in volo per Londra, lontano da me per sempre.
«Goodbye, Mr Holmes.»
«Goodbye, Miss Adler.»



Ebbene sì, alla fine sono approdata anche in questo fandom. Ho imbavagliato la me amante dei libri su Holmes e dopo essermi fatta una "maratona" Sherlock fino alla seconda puntata della seconda stagione mi son decisa a scrivere questa breve fan fiction!
L'ho scritta di getto quindi non mi stupirei affatto nel trovare errori vari (segnalatemeli!).
Benchè ormai tenda allo Slash (ebbene sì, ci son caduta anche io) amo in qualunque caso la Adler e Holmes e benchè quella rappresentata nella serie sia ben diversa dalla signora Adler dei libri mi son ritrovata ad apprezzarla molto.
Infatti alla fine di "A scandal in Belgravia" sembravo un'idiota e gongolavo per casa sotto lo sguardo stranito dei miei.
Cooomunque, tralasciando la mia miserrima condizione vi ringrazio per aver letto la storia e spero che vi sia piaciuta! 
Un bacio, 
Beth

Note:*Tratto da "Uno studio in rosso" e parafrasato, tranne che per la frase in corsivo che è stata riportata dal testo in modo preciso.
   
 
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