Recensioni per
Il Libro dell'inquietudine
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 79 recensioni.
Positive : 79
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
12/03/17, ore 12:49
Cap. 19:

Ooooh, i mari del Sud! *___*

Che a pensarci effettivamente, Sorrento e Caça c'azzeccano ben poco con i mari che vanno a difendere - un austriaco nell'Altantico meridionale, un portoghese in Antartide (che sì, ok, qui si può fare un'eccezione visto che in Antartide abitano solo pinguini e scienziati...); quindi c'è da immaginarli, arrivare al loro avamposto e cercare di capire come funziona il mondo su quell'emisfero, dove le correnti girano in senso contrario e il Sole allo zenith punta a nord invece che a sud (io quando ho scoperto questa cosa ci sono rimasta malissimo).
Ma il bello del mare è che rimane uguale a se stesso anche agli antipodi, quindi alla fine loro che il mare ce l'hanno dentro si sentono a casa anche lì, in questi abissi sconosciuti.

Se poi c'è Io (come minchia gli sia venuto in mente quel nome al Kuru non lo capirò mai), che questi mari li conosce, a portarli in giro per il Pacifico, ad indicar loro scogli, coralli e montagne, venti e fiumi sottomarini, cosa si può volere di più dalla vita?

Un Lucano!
JudithlovesJane

Recensore Veterano
11/03/17, ore 23:09
Cap. 19:

Mi piace come hai presentato il terzetto dei generali dei mari del sud.
Caça sarà anche dell'emisfero Nord, ma è portoghese, e i portoghesi sono navigatori ed esploratori. Ce l'hanno nel sangue. Il mare aperto, inesplorato, finalmente gli offre l'avventura e l'ignoto, a lui per cui tutto è sempre stato già visto e scontato negli occhi degli altri. La liberazione del mondo ribaltato. La stessa liberazione, forse, che prova Sorrento, cresciuto soffocato senza sbocco sul mare. E lui sembra abbandonarsi di più. Si stupisce di più.
Io è uno di quei personaggi che nella saga di Poseidone scivolano via, senza peso. Qui il ragazzino del Sud del mondo è quello del luogo e ne svela gli incanti, ostili, irruenti, temporanei come miraggi. Mi piace e mi affascina.

Recensore Master
11/03/17, ore 20:29
Cap. 19:

Sono boreale anch'io, come questi due gaglioffi inscatolati; ma mentre Caça ha avuto un assaggio di cosa sia l'Oceano, ché sull'Oceano, si affaccia Lisbona, Sorrento, no. Sorrento, che nel nome porta una ridente e giallissima località del Tirreno, è nato in un paese che non si affaccia sul mare. Ma nemmeno per sbaglio. E quand'anche in passato l'Austria lo abbia fatto, scippando la libertà a Venezia (e a cagione di ciò il Foscolo si è sentito in dovere di dire la sua e martoriare l'anima a noi, col suo patriottismo a buon mercato), L'Adriatico non è un mare. Il Mediterraneo, che noi ci ostiniamo a chiamare Mare Nostrum è poco più che un lago. Una sacca, una tasca in cui Poseidone ha infilato sirene e tritoni e marosi risibili, in confronto a quello che accade nei Mari del Sud. Come se il dio, pietoso, avesse trattato noi mediterranei come si fa coi bambini che giocano alla guerra, in cortile, due dita a mimare una pistola ed un ramo secco a far da ficule. Marinai, ci siamo definiti. Senza pensare - senza sapere - che eravamo poco più di una barchetta di plastica. O una paperella, nella vasca del bagnetto del bambino.

Recensore Veterano
20/02/17, ore 21:48

Una delle sezioni che a me sono piaciute di più di questa raccolta è stata "Solo questa libertà". Qui c'è lo stesso tono, lo stesso disperato desiderio di credere in qualcosa che non è vero. In Poseidone per primo, che vuole farsi ingannare, forse vuole essere Julian Solo. I Generali hanno questo privilegio. Il dio non del tutto, ma gioca a lasciarsi convincere. Kanon, invece, non ha più niente in cui credere. I pezzetti del suo mondo non si possono ordinare. Mi piace incredibilmente il tuo Kanon, il modo umanissimo in cui racconti quest'uomo, questo ragazzo.
E neppure Caça ha il lusso di ignorare come stanno le cose dietro la facciata splendente ed ordinata della finzione.

Recensore Veterano
20/02/17, ore 20:58

E si ricade nel caro vecchio cinismo di Caça.

I Generali vivono nell'illusione, nell'ingenua certezza di un ideale che credono vero - in parte lo sarebbe, se non fosse che la situazione è un tantino attorcigliata in inganni e macchinazioni sopra alla testa del loro dio... che non sa o forse sceglie di non sapere, aggrappandosi alla vita del suo umano simulacro.

Kanon e Caça sono gli unici che sanno. E Kanon ormai anche volendo non potrebbe smettere di mentire, come impigliato nella sua stessa rete, perché il suo mondo in pezzi può essere solo cancellato, irrecuperabile oltre ogni riparazione.
Caça, nel suo sapere, è solo stanco e appesantito. Più di tanto non può fare, se non lasciar correre e aspettare che le cose si risolvano come devono risolversi.

JudithlovesJane

Recensore Master
20/02/17, ore 17:57

La verità è un funambolo che cammina sul filo della menzogna e delle illusioni, sic...il diletto Kanon lo sa come il nostro, vivono fingendo favole e sogni, parafrasando Metastasio, che penso di aver citato in altra sede.. Ben tornata e non vagare troppe tra terre e oceani... Besos 🍷🍷

Recensore Master
12/02/17, ore 20:41
Cap. 17:

A volte ci si scorda che questi personaggi uccidono. Per necessità - se sei un eroe - perché ti diverte - se sei un villanzone.
Ma sempre uccidi. Sempre strappi una vita. Prima o poi, lo devi fare. per imparare, certo, ché sennò in battaglia sarà la tua, l'esistenza interrotta.
La guerra è come la cucina: ti devi sporcare le mani. Per capire l'enormità di cosa stai facendo. Poi c'è chi trasforma questo atto necessario in piacere personale, intellettuale, direi. C'è chi ama vedere la vita spegnersi, mentre lo stupore allarga lo sguardo. Com'è possibile che lui, che lei, mi abbia fatto questo?
Ed è dolce, per il malvagio, vedere l'illusione frantumarsi sul volto della vittima.
Hai fatto bene a ricordarci quanto sappia essere vigliacco Caça, quanto subdolo sia il suo potere; se c'è un sano voyeurismo nello scrutare l'animo del prossimo per carpirne pregi e difetti e punti deboli, è altresì assodato che non lo fai solo per compiacere la tua morbosa curiosità, ma per capire dove e come e con quanta forza affondare il pugnale, guardando l'avversario - la vittima - dritto negli occhi.

Recensore Veterano
12/02/17, ore 20:28
Cap. 17:

E hai fatto bene a riportarci coi piedi per terra, rischiavo di affezionarmi al Viscidone - il che non va bene, vero?

Decisamente inquietante il modo quasi asettico con cui descrive il suo sfondare il petto ad un nemico, come paia analizzare i suoi gesti e il cuore che si ferma sotto la sua mano. C'è un che di psicopatico in questo - ma in fondo, ogni volta che si uccide si impazzisce un po', forse.
In quest'occasione Caça guarda la morte da un altro punto di vista: la conosce e l'ha vissuta, stavolta la provoca.

E il Capo approva. Gli piace vedere i suoi 'allievi' venir su bene - Generale orgoglioso, lui.

JudithlovesJane

Recensore Veterano
12/02/17, ore 19:15
Cap. 17:

Quando ho letto Caça e Kanon dopo un'etichetta rossa, mi è sceso un brivido lungo la schiena ed ho pensato "cosa?!". Ma ho fatto malissimo. Il rosso per la violenza ci sta tutto: non è solo violenza, è il compiacimento per la violenza. Il piacere di uccidere. Il senso di potere. È vero: Caça ce lo hai presentato in una luce simpatetica. Qua è tutto Caça, che da ragazzino si gode ogni minuto dettaglio dell'uccisione. Dovrebbe far provare ribrezzo, e invece viviamo questa morte attraverso i suoi occhi. C'è una certa sottile perversione nel piacere di uccidere come se fosse un suicidio, ché ha senso che per Caça lo sia, un suicidio. Per qualcun altro sarebbe un'esperienza catartica, un momento empatico, una connessione con l'umanità della vittima. Per Caça no: è quasi un liberarsi della propria, nell'accorgersi che anche gli altri hanno un'anima. E vede anche Kanon più chiaramente, più vivido. Uccidere per lui pare una droga. Mi sento anch'io un po' nei panni di Kanon, lì accanto, che approva.

Recensore Master
11/02/17, ore 19:42

Suppongo che l'ego di Kanon si sia gonfiato ben bene mentre il diluvio parte seconda inondava la Terra. Il primo, agognato passo dell'altrettanto agognata vendetta. E quant'è dolce, la vendetta, specie quando hai avuto il buonsenso di gustartela fredda - e tredici anni sono un lasso ragionevole di tempo perché la polvere si posi e la pietanza si raffreddi.
Mi è piaciuto il contrasto tra l'acqua che scroscia dal cielo e la festa al crepuscolo, ché, di solito, prevede la presenza massiccia del fuoco, tra grigliate e falò sulla spiaggia, a voler scacciare il nero della notte.

Recensore Veterano
10/02/17, ore 17:48

Quanto mi piace l'immagine degli annegati come lucine di Natale fulminate!
C'è una violenza infantile in quest'immagine. Infantile come la violenza di Kanon. E ce lo vedo Kanon, con la soddisfazione e lo smarrimento o la delusione bambino che ha ottenuto il regalo tanto desiderato e che forse non era quello che voleva.

Recensore Master
09/02/17, ore 18:30

Nei lunghi giorni e nelle brevi notti, dinanzi a un crepuscolo cade la pioggia e i morti nel gorgo.. Domande senza precisa risposta mentre la notte cade sulla frontiera e negli abissi, la danza delle illusioni, delle Morgane, verso la lucida fine. Vibrante as usual kisses Jane

Recensore Veterano
09/02/17, ore 14:52

Gioia mia, se non si infila Kanon dovunque parlando del mondo sottomarino dove altro lo si può fare? Nessuno si lamenta, su questo versante! 

Il cielo durante la tempesta dà un senso di vuoto come poche altre cose. Capita, dalle mie parti, che quando piove a dirotto, o durante un temporale particolarmente intenso, che il cielo passi dal nero/blu minaccioso delle nubi violente ad un grigio biancastro che a me fa quasi più paura, perché sembra quasi un annullamento. Come se si fosse svuotato il cielo e tutto ciò che è rimasto sia solo acqua e grandine (perché d'estate, quando il cielo si fa di quel bianco, novanta su cento cadono gragnuole di ghiaccio, con immenso sgomento dell'orto paterno).
E così arriva il diluvio, l'ennesima versione di una storia vecchia che ci raccontiamo tutti da millenni anche senza conoscere la versione degli altri. Stavolta però nessuno ha avvisato prima Noè, non è previsto che Pirra e Deucalione si salvino per ricostruire l'umanità dai sassi. C'è solo un'unica grande inondazione che si porta dietro paesaggi, città e persone, insignificanti agli occhi di un dio, come un formicaio fastidioso da eliminare in modo drastico.

I Generali, che son pur sempre umani, qualche dubbio se lo fanno venire. Dall'anime sappiamo che Krishna se la mette via come una questione 'di bene superiore', che Poseidone comprende meglio di loro. Isaak pensa probabilmente che quel diluvio sarà selettivo e i giusti saranno graziati. Sorrento si chiede perché il loro signore li abbia voluti trascinare in una guerra sicura. 
Caça la verità la conosce e, pur nel suo cinismo, non ha problemi a riconoscere che in fondo è solo un gesto inutile, un tentativo quasi infantile di ostentare la propria potenza. 
Kanon sta distruggendo il mondo per dimostrargli che ha fatto male a sottovalutarlo, ma forse sta solo cercando di dimostrare a sé stesso di essere il più potente - e quindi degno di qualunque cosa il mondo gli abbia sottratto. Ha ottenuto ciò che voleva, ma come spesso accade non sa che farsene - in che modo sterminare interi continenti può dargli il riconoscimento individuale che aver vissuto sempre nell'ombra non gli ha mai concesso?
E (mi tolgo lo sfizio di dirlo) che senso ha distruggere il mondo, manovrare un dio, per vendicarsi di un fratello che è già morto e da quella vendetta non sarà toccato?

Scusa il pippone, ma il Kanon sottomarino è una miniera ispiratrice, sono partita in quarta!
JudithlovesJane

Recensore Veterano
06/02/17, ore 21:43

Ooh, mi piace mi piace mi piace.

Se non ricordo male nell'anime è proprio Sorrento a dire che Caça era il più terribile dei Generali. La musica non è soltanto un linguaggio universale, ma anche una porta per l'anima altrui. Sorrento e Caça imparano a conoscersi, anche se a distanza, attraverso note ed accordi. Da una parte il flauto traverso, le sinfonie d'orchestra, la maestosità di Vienna imperatrice. Dall'altra una chitarra, i giri di corda, la saudade che impregna una città di porto.

E nonostante la pericolosità, Sorrento non può resistere ad un altro che porti la musica dentro. Poi ce lo vedo Sorrentuccio bello ad essere appassionato di qualunque strumento su cui possa mettere le mani - quindi figurati se si lascia sfuggire la possibilità di imparare a suonare qualcosa di diverso.
E quindi si porta un dono in segno di pace, una chitarra. E ci si scambia un po' di conoscenze.

JudithlovesJane

Recensore Veterano
06/02/17, ore 21:30

Mi torni con una doppietta! Comincio da qui, perché aspettavo Sorrento, l'unico che alla fine la spunta. Hai messo in luce una somiglianza fra Caça e il Sirenetto cui non avevo mai pensato: entrambi intelligenti, entrambi vengono da una città fluviale (lasciami assumere che Sorrento sia viennese!), entrambi pericolosissimi. L'uno con la sua musica, l'altro con le sue illusioni, i loro colpi sono cose belle, desiderate, che uccidono. No, non ci avevo pensato. Ma hai ragione.
Bellissimo l'equilibrio guardingo che metti in scena fra i due. Con una chitarra. Un sorriso sincero. Ed il fado.