Recensioni per
Il Libro dell'inquietudine
di SherryVernet

Questa storia ha ottenuto 79 recensioni.
Positive : 79
Neutre o critiche: 0


Devi essere loggato per recensire.
Registrati o fai il login.
Recensore Veterano
21/12/16, ore 21:54

Ciao, cara! Ben ritrovata! Andati bene i mille giri che avevi in programma? :)

Riprendiamo il filo delle meditazioni di Caça sulla libertà. Qualche anno dopo. Ci avevi lasciati con una domanda sulla libertà e l'illusione degli dei. Giustissimamente qui ricominciamo da lì: il dio che nel bambino (o è il bambino?) gioca e sogna sulla spiaggia e si illude di vivere libero come un mortale. Ci hai fatto vedere che i mortali non sono liberi affatto, ma forse lo sono comunque un po' più degli dei. La luce, il mare, la sabbia bianchissima, una palla rossa che sfugge sempre via... è la fotografia di un sogno: il sogno di Poseidone di essere Julian Solo. Caça, che di fingersi qualcun altro ne sa fin troppo, capisce il gioco e un po' invidia il dio illuso di essere in grado di lasciarsi illudere. Ma ha anche compassione o pietà: la palla continua a ruzzolare via e l'inseguimento ricomincia, senza sosta. Poseidone è del mare, mica può scampare alla legge della marea...
Niente, questa raccolta sta prendendo un carattere complesso, profondo, meditativo. Il tuo Caça, che vede dentro agli altri personaggi, sta diventando sempre più interessante.

P.S. Grazie della mai e del pensiero gentile: qui stiamo tutti bene, per fortuna. Fra un po' ti arriverà una risposta esaustiva. Baci!

Recensore Veterano
15/12/16, ore 21:49

Interessante questo Caça che continua a gironzolare senza meta per Lisbona, osservando le vite degli altri.

Non vede libertà, Caça, nemmeno dove gli altri la vedrebbero - nel passeggiare senza punti di partenza o d'arrivo prestabiliti per la città, nella natura (chi direbbe mai che il sole e il mare non sono liberi? Loro che non si possono rinchiudere né controllare?), o nella vita, in cui ognuno cerca di trovare un'utilità, un senso, che la renda sopportabile.
L'unica cosa che veramente dona libertà è l'illusione che essa esista. Bisogna credere di essere liberi per esserlo davvero.
Oppure, per essere liberi bisogna non esserci. Un po' come una divinità.

Bei trip mentali che si fa, il nostro portoghese, passeggiando!
JudithlovesJane

Recensore Master
13/12/16, ore 18:34
Cap. 4:

È così che mi sono immaginata Atlantide: una specie di bolla artificiale, una boule-de-neige in cui, al posto della neve finta che cade, ci sono branchi di pesci che solcano il cielo su cui risplende un alone che ricorda il sole. O meglio, quello che dovrebbe essere il sole in una giornata di foschia. Non so se mi piacerebbe vivere lì sotto, perché la Scaglia è dorata, sì; ma è fatta di metallo ed è come le squame dei pesci. Fredda al tatto. Senza contare che Atlantide si porta appresso una nostalgia che solo i velieri affondati e le città sommerse possono vantare. Chi percorreva quelle strade, quelle piazze, chi abitava in quella città?

Recensore Veterano
13/12/16, ore 17:41

Fra le poche cose di Pessoa che ho avuto tra le mani, ci sono le Odi di Ricardo Reis, in traduzione tedesca perché in portoghese arrivo sì e no a dire buongiorno e buonasera e ad ordinare da mangiare...
Continui con la geografia di Lisbona ed è una geografia quasi magica. Un po' come in Saramago. E come in Saramago la geografia di Lisbona è una geografia magica.
Come ti ho scritto altrove, rivedo ancora una volta in te abbondanti dosi di determinismo razionalista: parlerai anche di dei, bambini con poteri straordinari, ed umori poetici ed intimistici, ma il razionalismo resta. Come nell'urbanistica di chi ha disegnato la Baixa. Il piccolo Caça pensa pensieri al di là dei suoi anni. Prigioniero dell'assenza della sua faccia, s'illude che quell'assenza sia la libertà. Forse l'unica libertà possibile. Altrimenti perché mai la gente dovrebbe voler adorare gli dei o andare sempre in cerca di qualcosa?
No, non è la rassegnazione ad essere libertà: è l'illusione della volontà. O di non avercela.

Recensore Veterano
11/12/16, ore 18:50
Cap. 4:

Ad Atlantide è come se fosse un eterno giorno di pioggia. Caça sembra non volersene dispiacere, ma tutto sommato è pur sempre cresciuto nella luce magica del sole di Lisbona. In quell'altra luce magica del fondo del mare, che è appena una penombra, il sole alla fine gli manca. Mi piace il contrasto sottinteso nel riferimento implicito che hai inscenato fra le Cloth e le Scaglie: le scaglie non hanno niente del sole, sono fredde. Questo è un mondo freddo, sonnacchioso. Caça non se ne lamenta, ma fra i flutti galleggiano anche i ricordi che non vorrebbe ritrovare.
Il cattivissimo cattivo prende profondità nascoste, come il mare, e tu ce le fai esplorare.

Recensore Veterano
11/12/16, ore 16:15
Cap. 4:

I giorni piovosi si apprezzano solo in casa, al calduccio, preferibilmente prima di andare a letto - credimi, qua fa freddo e c'è nebbia, il sole è un miraggio desiderato ardentemente. Tutto 'sto gelo sprecato, nevicasse almeno...

E , il mare infonde sonnolenza. Non so quante volte mi sono addormentata a sasso prendendo il sole in spiaggia per via dello sciabordio delle onde! Dormire in uno dei Pilastri di Atlantide dev'essere un'esperienza... e anche i rumori delle profondità conciliano il sonno per Caça - è tutto così dolce, lento, pacato. D'altronde, che fretta c'è?
La rifrazione e la dispersione della luce di un sole al tramonto rende l'atmosfera ancora più soffusa, e risveglia non pochi ricordi nella mente del Generale, in una saudade danzante come la neve marina.
E anche se sott'acqua si sta bene, di tanto in tanto farebbe piacere tornare a respirare l'aria di sopra - un po' come in Novecento, con il pianista che vorrebbe scendere dalla nave su cui ha vissuto per poter guardare il mare dalla terra, dall'esterno.

JudithlovesJane

Recensore Master
11/12/16, ore 12:39
Cap. 4:

Gli stracci dei pensieri e maschere. E pensieri polverosi da cercare con tenera arroganza...

Recensore Veterano
09/12/16, ore 22:22

Tu mi fai provare simpatia per Caça. Caça, il bruttissimo e cattivissimo dei sette mari ed oltre. Qua è un bambino con troppe voci in testa, che se ne va in giro in un pomeriggio d'estate. Che sente il richiamo del mare, sospeso e schiacciato fra la terra e il cielo. Vorrei non sentire tenerezza e un pizzico di angoscia per questo bambino. Ma non ci riesco.

Recensore Veterano
09/12/16, ore 16:15

Il piccolo Caça sente il richiamo del mare. Lo sente da sopra i tetti, tra le strade, oltre il silenzio della visione sopraelevata.
E' un vagabondo alle prime armi, quello che gironzola nelle viuzze in salita della città resa sonnacchiosa dal caldo estivo. E' in cerca di qualcosa, che non riesce a definire, cercando di districare pensieri suoi e non che gli ronzano nella testa. 
Chissà cosa dicono, le voci degli altri.
Chissà cosa gli sussurra, lontano, il canto del mare, come una sirena appollaiata sullo scoglio ad attenderlo.
Chissà cosa pensa, il ragazzino che osserva i tetti e le vie come un intrico di ragnatela.

Questa raccolta si prospetta come un flashback continuo nei miei ricordi, sappilo. Non capivo cosa fosse un miradouro, poi con una rapida ricerca mi sono resa conto di essere stata sull'Elevador de Santa Justa in Rua de Ouro. Riesco già a vedermi leggere le drabble con l'album delle foto aperto sulle ginocchia!
JudithlovesJane

Recensore Master
09/12/16, ore 15:34

Leggendo mi viene in mente un racconto di Borges, il minotauro... Il labirinto e i vicoli ciechi che sono il mondo ed i silenzi aggiungo io.. C<
li esplora e cerca un poco di requie.. Che nel proseguire poca ne ebbe... Vestiva maschere finte in cerca di quella vera.... Un saluto e a presto J
(Recensione modificata il 11/12/2016 - 12:01 pm)
(Recensione modificata il 11/12/2016 - 12:04 pm)

Recensore Master
09/12/16, ore 15:15

Che belli quei pomeriggi di prima estate, quando il tempo sembra quasi sospeso, come se trattenesse il fiato o schiacciasse un pisolino anche lui.
E che bello che è passeggiare senza una meta, a scoprire i mille anfratti e vicoletti di una strada che ci piace - o che magari conosciamo. Io, da bambina, lo facevo sempre. Calzavo le scarpe e me ne andavo a passeggiare, perdendo tempo per strade che non mi erano utili, che portavano in via e case che non erano le mie, a curiosare tra odori e profumi a cento metri da casa (non di più, o il battipanni di mia madre entrava in azione). Diciamo che il vizio m'è rimasto, anche se non lo pratico più, ché ad un bambino nessuno presta attenzione. È normale che un moccioso se ne vada a zonzo, assaporando qualche scampolo di libertà, ma un adulto genera sospetto (e forse non hanno tutti i torti).

A conclusione del momento amarcord, mi piace vedere come Caça senta il mare e il suo richiamo. Vivere in una città sul mare - Oceano, ché è un po' diverso, anche se la massa liquida all'orizzonte è sempre la stessa - è ben diverso che vedere il mare solo durante le ferie estive. Il mare è un dirimpettaio paziente. Ti guarda, e aspetta. E ti parla, e ti chiama e anche se riesci a relegare lo sciabordio delle onde ad un rumore di sottofondo - ché, a una certa, o così, o impazzisci - prima o poi, dovrai rispondergli.

Uhm.
Il fatto di avere qualcosa in comune con Caça mi ha regalato un lungo, lunghissimo brivido lungo la schiena. Qui ci vuole un cordialino, di quelli forti!

Recensore Veterano
07/12/16, ore 22:51
Cap. 2:

*sospira in preda ai ricordi*

Ah, Lisbona. Il mio primo viaggio all'estero, per un Capodanno. La bellezza di arrivare da una Milano a -10° con la neve in una città in cui di gradi ce n'erano dodici e l'aria dal mare tirava tiepida. I muri con gli azulejos, le persone che cercano di aiutarti anche quando non sanno dove devi andare, il Mosteiro dos Jeronimos, lo zoo sulle colline, l'acquario... <3

Hai ragione, Lisbona è magica. Una grande città che sa essere accogliente come una casa anche per chi arriva da fuori; un miraggio reale, una città su un fiume (come ce ne sono tante) ma che profuma già di mare. Santi e navigatori nella stessa chiesa, sulla stessa sponda.
Caça impara presto l'arte delle illusioni, e lo impara dal Tago - non è più fiume, ma non è ancora mare. Ha il fascino degli estuari, delle lagune, delle transizioni. Dove tutto è possibile. Dove si può essere ciò che si vuole - anche lo specchio di chi hai davanti, chissà.

Considerami abbonata! <3
JudithlovesJane

Recensore Veterano
07/12/16, ore 22:39
Cap. 1:

COSA SCORGONO LE MIE STANCHE PUPILLE! *___*

Mai mi sarei immaginata di gioire alla vista di una raccolta dedicata a Caça, ma a tutto c'è una prima volta!
Io Pessoa lo conosco solo di fama, e soprattutto grazie alla canzone Lettere d'Amore di Vecchioni che lo cita, quindi mi lascerò guidare da chi ne sa più di me, esimia autrice. Del portoghese riesco a cogliere le somiglianze con l'italiano e con lo spagnolo (che masticavo alle medie), ma le traduzioni sono sempre gradite, ché la poesia già è complicata di suo! XD
Voglio proprio vedere che cosa tirerai fuori dal nostro Brutto&Cattivo dei sette mari - che boh, posso immaginarmi che si sia fatto i denti da squalo e la pelle livida apposta per incutere più timore ai nemici che avessero la sventura di giungere al suo cospetto? 
Quel 'Gemini Kanon' buttato lì con nonchalance sull'elenco dei personaggi mi intriga assai, sallo.

JudithlovesJane

Recensore Veterano
07/12/16, ore 22:24
Cap. 2:

Finzione, inganno, autoinganno, maschere, il distacco fra ciò che è vero o reale e ciò che è artefatto. Il tema si presta al personaggio, o forse è il personaggio che si presta al tema? Un giovanissimo Caça che legge nei cuori altrui ed è come il Tago: un fiume che si finge mare ed è e non è più un fiume allo stesso tempo. Chissà che cosa legge dunque nel proprio cuore, questo bambino. Sono curiosa di cosa ci farai scoprire. E di cosa scoprirà lui.

Recensore Veterano
07/12/16, ore 22:18
Cap. 1:

Ma cosa vedo mai? Una nuova raccolta! Di più: una raccolta su un personaggio minore come Caça. Con Pessoa. Giustamente: dopo la musica, ora la poesia. Ci sono! Io mastico poco il portoghese e di Pessoa ho letto solo qualcosina, ma ti seguo.
E se Vasques sarà chi ci si aspetta che sia, mi preparo a massicce dosi di Kanon in fondo al mare. Tema indubbiamente interessante: promette bene. Poi mi fido della tua penna. A ragione.
(Recensione modificata il 07/12/2016 - 10:19 pm)