Ogni mese, la giudiciA ci darà un tema su cui
dovremo scrivere la nostra storia,
scegliendo il giorno in cui pubblicarla.
Ho scelto il 26 perché a Settembre è il giorno del mio compleanno,
perciò ho pensato che mi potesse portare fortuna.
Il promt di questo mese è Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera (Neruda)
(062. Primavera nella Big Damn Table).
NOME AUTORE: Lyra_weird
(forum) Lyra Snape (EFP)
TITOLO DELLA STORIA:
Io odio la primavera!
PERSONAGGI: Draco
Malfoy
RATING: Verde
GENERE: Commedia
AVVERTENZE: One-shot
NdA: continuo con la
storia di Draco e i bambini: sarò perseverante, e davvero
immaginarmelo mentre è alle prese con un'intera classe di
bambini Babbani mi fa sempre spisciare. Specialmente quando mostrano
misteriosi capricci senza spiegazione che solo i bambini possono tirare
fuori. xD
Mmmm... sì, il titolo è davvero stupido, ma non
mi veniva in mente niente che non rovinasse la super sorpresa finale
(ok, sì, vabbe), e questo è davvero l'unico che
mi sia venuto in mente. Vabbe, ora vi lascio leggere, al mese prossimo!
Io odio la primavera!
Secondo il suo modesto parere, i bambini erano
orribili: si sporcavano, non facevano mai quello che veniva loro detto
a meno
che non li si minacciasse di privarli della merenda, e piangevano con
una tale
frequenza da fargli temere che prima o poi si sarebbero disidratati.
La cosa peggiore di tutte era che non riusciva
a trovare nessuno con cui lamentarsi: Hermione sbuffava spazientita e
gli
rispondeva che settanta bambini sarebbero stati meno faticosi di lui,
Ginny si limitava a
ridere come una
perfetta idiota e non faceva che ripetere che in fondo quel lavoro
doveva
piacergli, visto che i bambini lo adoravano, Harry e Ron ridevano e
basta.
I suoi genitori si limitavano a scrollare le
spalle, dire che lavorare in un asilo era sicuramente meglio di
Azkaban, e che
comunque quello era un buon allenamento per quando avesse avuto dei
figli (come
se non avesse scartato immediatamente l’idea di averne dopo
tre giorni in
quell’inferno); Pansy Parkinson lo guardava comprensiva con
una faccia che gli
dava profondamente sui nervi, Goyle non capiva cosa fosse un asilo e
Theodore
non lo ascoltava nemmeno; una volta aveva provato a parlarne persino
con Luna,
ma quando lei gli aveva risposto di cercare il nido di Gorgosprizzi che
impediva ai bambini di essere buoni aveva deciso di rinunciare.
Una cosa, però, la doveva ammettere: per
quanto orribili fossero, non poteva negare che i bambini fossero pieni
di
sorprese.
Era sorprendente che riuscissero a credere
fermamente che una sbucciatura non sarebbe guarita, se mentre li
medicava non
cantava la canzone della bua.
Era sorprendente come riuscissero ad
assimilare qualsiasi cosa venisse loro detta: Brian era stato in grado
di
ripetere parola per parola la storia della Bella Addormentata nel Bosco
dopo
averla sentita una sola volta.
Era sorprendente il loro intuito imbarazzante:
li aveva osservati abbastanza da capire che nessuno di loro era magico
e che
erano tutti tragicamente Babbani, ma Lucy una volta gli si era
avvicinata con
aria cospiratoria e gli aveva detto: «Lo sappiamo che sei un
mago, ma non lo
diremo a nessuno».
A quelle parole, Draco l’aveva guardata
basito, e si era limitato a rispondere: «Ma che dici? Non lo
sono affatto! Quel
tipo che è venuto l’altro ieri e ha fatto i giochi
con le carte, lui è un
mago!»
Lucy aveva scosso la testa. «Ma va, lui era
solo un pret… un pret…»
«Un prestigiatore!» era accorsa in aiuto
Lizzie, per poi aggiungere: «Tu invece non fai dei trucchi,
quella che fai tu è
vera magia».
Draco aveva preferito non indagare su come
l’avessero scoperto, visto che era stato attentissimo a non
lasciarsi scappare
anche il più piccolissimo incantesimo involontario: aveva
intuito che,
talvolta, i bambini capiscono le cose e basta, mostrando un
impressionante
spirito di osservazione che ormai lui aveva perso. In più,
Babbani o no,
credevano nella magia, e molte delle innumerevoli storie che Draco
aveva letto
in quei mesi mostravano che c’erano anche adulti che vi
credessero: certo, le
storie dei Principi Azzurri che sconfiggevano streghe senza usare la
magia
erano incredibilmente stupide, e non aveva mai sentito parlare di fate
che
fossero in grado di impugnare una bacchetta (anche perché
era più grande la
bacchetta di loro), ma certe volte il realismo delle favole era
impressionante.
Gli unicorni erano descritti con una precisione millimetrica, i draghi
anche, e
nella gita al museo di storia naturale aveva persino visto un Diriclaw*
impagliato: checché ne dicesse il Ministero, la magia era
davvero il segreto
peggior custodito del mondo.
La
cosa più sorprendente dei bambini, comunque, era che
talvolta perdevano
completamente la testa senza apparente motivo, e talvolta impazzivano
per
giorni: Draco se ne convinse del tutto quando, un giorno di aprile,
vide Johnny
calpestare violentemente tutte le margherite che erano appena fiorite
nel
prato.
«Che
diavolo stai facendo?» disse, prendendolo per mano e cercando
di trascinarlo
via.
«Fermo
la primavera!» strillò Johnny con gli occhi che
gli lacrimavano, riuscendo a
divincolarsi e tornando alla sua opera di distruzione delle aiuole.
Draco
decise di non commentare sull’assurdità di
quell’affermazione, sollevò Johnny
di peso e lo portò in classe. «Che
stupidaggine» borbottò poi, rinunciando al
silenzio. «Non si può fermare la
primavera».
«Beh,
io ci voglio provare!» sbottò il bambino.
«Stupida primavera, la odio!»
Arrivati
in classe, Draco lo mise giù e lo guardò
stralunato: da quando era nato, non
aveva mai sentito nessuno che odiasse la primavera. Certo, non era un
romanticone che andava in estasi quando vedeva le primule in fiore e
per quello
che lo riguardava i fiori potevano anche bruciare tutti, ma chiunque
poteva
trovare un aspetto positivo nella primavera: per lui, per esempio,
significava
belle giornate e buon tempo da Quidditch. Probabilmente nemmeno
Voldemort
odiava la primavera, e Voldemort era uno che odiava qualunque cosa
piacesse
alla gente normale.
«Non
è possibile, nessuno odia la primavera» disse
infatti.
Johnny
tirò sul col naso, lo guardò sdegnato e
borbottò: «Io invece sì»
prima di
girarsi e raggiungere i suoi compagni.
«Maestro
Draco, perché Johnny piange?»
«Perché
odia la primavera, Lizzie».
«Ma
nessuno odia la primavera!»
«Lui
invece sì» disse Draco scrollando le spalle.
Lizzie
lo guardò pensosa, poi corse dalle compagne e
cominciò a confabulare. Draco
decise che non aveva voglia di sapere cosa stessero combinando, si
sedette e
come sempre cominciò a pregare che anche quella giornata
finisse presto.
«Abbiamo
deciso di far vedere a Johnny com’è bella la
primavera!» strillò Lizzie,
sbucando da chissà dove. «Così abbiamo
decorato l’aula» aggiunse, guardandosi
intorno orgogliosa.
La
suddetta aula era straripante di fiori, veri, disegnati o di plastica,
disseminati ovunque e in una tale quantità da far pensare a
Draco che avessero
dovuto rastrellare tutte le aiuole di Hyde Park per riuscire a trovarne
così
tanti.
«Ma
che, ehm, che meraviglia!» disse, assolutamente sconcertato.
«Sembra che sia
esplosa una bomba che invece di distruggere tutto distribuisca
fiori».
Lizzie
e le altre bambine sorrisero radiose, anche se Draco non era del tutto
sicuro
che quello che aveva detto potesse essere considerato un complimento;
si girò
per cercare la cattedra, ma l’aula era un tale tripudio di
fiori che non riuscì
a trovarla: l’unico posto in cui ci si potesse sedere era il
pavimento.
«Ma
che schifo!»
Da
Johnny in effetti poteva solo aspettarsi una reazione simile. Comunque,
decise
che non era il caso di offendere. «Non dire
così» lo sgridò. «Le tue
compagne
hanno voluto farti una sorpresa per farti vedere
com’è bella la primavera».
«Ma
io odio la primavera!» ripeté Johnny per
l’ennesima volta, con gli occhi che
avevano ripreso a lacrimare.
Lizzie
lo guardò, incredula. «Nessuno odia la primavera,
Johnny».
«Io
sì»
rispose il bambino, starnutendo fragorosamente. «Sono
allergico al polline».
*il Diriclaw compare nel libro "Gli animali fantastici: dove trovarli", pubblicato dalla Rowiling qualcosa come settemila anni fa. Per chi non lo sapesse, è una creatura magica che i Babbani conoscono con il nome di "dodo", e che credono estinto per la sua capacitàdi smaterializzarsi quando si sente in pericolo.